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Autore: Root    06/08/2014    6 recensioni
Per un attimo, quando gli occhi di Nico si posarono su di lui, sembrò che il tempo si fosse fermato, mentre la sua mente, in un istante, si svuotava di ogni cosa che non fosse il ragazzo che aveva dinanzi.
-Ti presento Percy Jackson. É un bravo ragazzo. Percy, lui è mio fratello, figlio di Plutone.
[...]
Nico cercò di ricomporsi, di cancellare il turbamento che sicuramente era visibile sul suo volto e, ignorando il groppo che gli si era formato in gola, riuscì a trovare il coraggio e la forza di tendere la mano.
-Piacere di conoscerti. Sono Nico Di Angelo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Powerless
Personaggi: Nico Di Angelo, Percy Jackson
Avvertimenti: Slash (più o meno, non proprio, cioè, solo se volete vederlo)
Desclaimer: Tutto ciò cui mi sono ispirata appartiene solo ed unicamente a Rick Riordan
Note: Credo di averci preso gusto a scrivere in queto fandom, e in particolare su Nico :) Spero che anche questa volta ne sia uscito qualcosa di buono e che sia riuscita di nuovo a mantenere l'IC di Nico. La fic non è esattamente slash, per questo non ho messo l'avviso, ma se volete lo aggiungo.
Un'ultima cosa: i dialoghi sono ripresi esattamente dal libro Il Figlio Di Nettuno.
Grazie di nuovo a chi leggerà! :)


 

Quando Nico era andato al Campo Giove, quella era l'ultima cosa che si sarebbe aspettato.
La sua intenzione era stata solo quella di incontrare sua sorella, vedere come stava e raccontarle di come andavano le cose negli Inferi; mentre la aspettava davanti al tempio di Plutone, nulla avrebbe potuto destabilizzarlo tanto quanto vedere Percy Jackson avvicinarsi a lui, al fianco di Hazel.
-Ehi! Ho portato un amico.
Per un attimo, quando gli occhi di Nico si posarono su di lui, sembrò che il tempo si fosse fermato, mentre la sua mente, in un istante, si svuotava di ogni cosa che non fosse il ragazzo che aveva dinanzi.
-Ti presento Percy Jackson. É un bravo ragazzo. Percy, lui è mio fratello, figlio di Plutone.
La voce di Hazel gli giunse lontana, come da un altra realtà.
Lo avevano cercato per mesi e mesi, e ora ritrovava Percy nell'ultimo luogo in cui si aspettava che potesse essere, nell'unico luogo in non avrebbe dovuto essere.
Nico non capiva che cosa stesse succedendo. Capiva che Percy Jackson era finalmente davanti a lui, che stava bene e che aveva perso la memoria; capiva che c'era qualcosa di importante in ballo e che lui non poteva -non doveva- interferire.
Eppure dovette esserci una qualche forza divina a trattenerlo, perché altrimenti avrebbe senz'altro fatto qualcosa di molto stupido e imbarazzante come correre incontro a Percy e gettargli le braccia al collo, solo per assicurarsi che era davvero lì, che stava davvero bene, qualunque cosa gli fosse successo in quei sette mesi in cui era stato disperso e durante i quali Nico lo aveva cercato ovunque, senza risultati.
Invece, Nico sapeva perfettamente di non poter fare nulla, di non poter dire nulla, perché era un piano degli dei e Percy aveva un ruolo in tutto quello che stava accadendo; e lui non poteva intromettersi.
Per un istante, si perse a fissare gli occhi verde acqua di Percy, cercando di fare ordine dentro di sé, tra tutte le emozioni che sembrava lo stessero travolgendo in quel momento. Sollievo? Senz'altro. Vedere Percy sano e salvo gli aveva tolto un immenso peso dalle spalle. Turbamento? Paura? Anche. Il figlio di Ade aveva paura di quello che sarebbe potuto succedere se avesse detto troppo, aveva paura di scoprire che cosa significava tutto ciò, aveva paura dei pericoli cui, senza dubbio, Percy sarebbe andato incontro.
Nico avrebbe voluto solo raccontare tutto a Percy, ogni cosa sul suo passato, per cancellare quell'espressione confusa e smarrita che vedeva dipinta sul suo volto. Nico cercò di immaginare come dovesse sentirsi il figlio di Poseidone, senza alcun ricordo di se stesso, strappato via dalla propria casa e dai propri amici, gettato in un luogo sconosciuto e pericoloso, circondato da persone estranee, che lo guardavano come un reietto.
A quel pensiero, lo investì un'enorme rabbia, nei confronti degli dei e dei loro piani, della loro maledetta abitudine di servirsi dei semidei come delle pedine su una scacchiera.
Ma Nico, come al solito, non poteva fare nulla; non poteva aiutare Percy a ricordare, perché altrimenti, senza pensarci due volte, questi sarebbe corso al Campo Mezzosangue, laddove apparteneva.
E Nico era costretto a restare a guardare, per assecondare i progetti degli dei.
Nico cercò di ricomporsi, di cancellare il turbamento che sicuramente era visibile sul suo volto e, ignorando il groppo che gli si era formato in gola, riuscì a trovare il coraggio e la forza di tendere la mano.
-Piacere di conoscerti. Sono Nico Di Angelo.

 


 
  
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