Note:
Song-fic dedicata al mio amato Dottor House. Il testo è “Behind Blue Eyes” dei
Limp Bizkit, lo trovate scritto in corsivo. Buona lettura, I hope you enjoy.
Commenti, critiche, recensioni et similia, molto gradite^^.
behind blue eyes
La mia
chitarra, il vicodin, la mia palla antistress, un mucchio di fogli, scartoffie,
e penne varie. Tutto sparso sulla mia scrivania. Sopra tutte queste cose il
bastone e le mie scarpe da ginnastica. Sì, ho i piedi sul tavolo cercando di
rilassarmi dopo una giornata estenuante. Ma in questo ospedale rilassarsi è un
lusso che viene riservato ai pazienti.
“House ci servi nella 202, un consulto chirurgico. Il paziente soffre di aritmia e il chirurgo non è sicuro degli effetti che potrebbe avere” la dottoressa Cuddy.
Il
primario dell’ospedale. Tutte balle. E soprattutto non ho ascoltato una singola
parola del discorso che mi ha fatto perché ha comprato una bellissima maglietta
nuova e…
“House, sono qui sopra”
“Ah ci sei anche tu allora. Ascolta conosco il chirurgo, è un idiota”
“House, chi per te non è un idiota in questo ospedale?” Cameron. La mia assistente. Studentessa diligente, attaccata ai pazienti, farebbe di tutto per vederli allegri e per alleviare le loro sofferenze. Bah, che noia.
“Cameron, capiti bene. Sei un medico o no? Il consulto chirurgico è tutto tuo”
Le due
si guardano per un attimo, mi guardano, scuoto le spalle e finalmente se ne
vanno. Un po’ di meritato relax. Un po’ di musica non fa mai male. Accendo la
radio. E’ un bel pezzo: “Behind blue eyes” dei Limp Bizkit, in realtà sarebbe
degli Who, ma anche cantata da loro va bene.
Mi sto
per sedere quando una fitta mi passa per tutta la gamba. Dannazione. Ogni volta
è come se mi prendessero a sprangate. Sapete quelle spranghe di ferro pesanti,
magari anche arrugginite? Bene proprio quelle. Prendo il vicodin, vado in bagno
e ingoio due pasticche. Ora comincia ad andare meglio penso, mentre mi do
un’occhiata allo specchio.
“No one knows what it’s like, to be the bad man, to be the sad man. Behind blue eyes”
Due
occhi azzurri mi guardano fisso. Sono proprio io? Quest’ospedale mi invecchia o
ho davvero queste rughe? Chiudo gli occhi, faccio un bel respiro, un passo
indietro, e li riapro. Così va meglio. Però in effetti mi sento più vecchio;
quasi che entrare ogni santo giorno dentro questo edificio mi risucchi un po’ di
vita. Eppure sembra non accorgersene nessuno: tutti pensano “Sì è House, non ha
bisogno di riposo, non ha bisogno di conforto. Lui è il solo medico pieno di sé,
cinico e arrogante e che avrebbe voluto fare altro nella vita, ma gli è andata
male e ora tocca a noi sorbirlo”. Lo vedo negli sguardi della gente, nei loro
occhi. Nessuno prova anche solo per un attimo a capire come mi sento io. Sempre
quello che deve sapere tutto, il bastardo dal cuore di pietra, senza sentimenti.
“And no one know what it’s like to be hated, to be faded to telling only lies”
Quello che deve essere odiato, perché, bhè andiamo lui odia tutti i
pazienti, non gli importa niente, perché lui dovrebbe provare qualcosa? Provare
cosa vuol dire il dolore, l’amore, l’altruismo? Vengo accusato di dire bugie, di
inventarmi i miei dolori. Ma nessuno sa cosa vuol dire provare il mio dolore:
svegliarsi ogni giorno con una gamba che ti procura sofferenze, dover curare
ogni giorno gente che non sai se riuscirà a farcela o se la loro vita tornerà
più come prima, dover avere sempre una risposta a tutto, per riuscire a salvare
quella gente. Forse per salvare un po’ anche me stesso.
“But my dreams they aren’t as empty as my consious seems to be. I have hours, only lonely. My love is vengeance, that’s never free”
Nessuno
sa che ho dei sogni anch’io. Delle passioni, delle speranze. Tutti vedono ciò
che vogliono vedere. Un uomo dalla coscienza apparentemente vuota, che non si fa
scrupoli. Ma il vero motivo per cui non mi faccio scrupoli è salvare la vita
alla gente.
A
questo non ci pensa nessuno. Né Wilson, il caro buon vecchio Wilson, un ipocrita
che dice alla gente come dovrebbe essere; né Foreman, il perfettino, il
politically-correct, mai una frase sbagliata, una sola presa di posizione; né
Chase o Cameron, troppo dolci e indifesi per permettersi di capire un vecchio
bastardo come sembro; né tanto meno la Cuddy, preoccupata dal brutto dottor
House che minaccia ogni giorno di far chiudere l’ospedale tentando l’impossibile
per degli insulsi pazienti.
E
quindi ho ore solo nel mio studio a pensare. Pensare a qualche cura assurda, a
qualcosa che possa aiutare qualcuno, ma anche a pensare alla mia vita. A ciò che
ne ho fatto, diventando una persona completamente persa nel suo lavoro, qualcuno
che secondo gli altri non può provare sentimenti umani, come amore o
compassione. Si sbagliano. Amo anch’io. Un amore che però non può mai essere
libero, nascosto da una corazza di cinismo e sarcasmo puro. Forse per
difendermi.
“No one knows what it’s like, to feel these feelings. Like I do, and I blame you!”
Nessuno
sa cosa si prova a sentire queste cose sulla pelle. Questa indifferenza che mi
piove addosso e che ormai mi ha permeato. Sembro essere solo, e non riesco a
farmene una ragione.
Non
riesco a capire come si possa chiudere gli occhi, come si può lasciare che false
sensazioni ci oscurino gli occhi, lasciandoci vedere le cose come in realtà non
sono. Non riesco a farmene una ragione e me la prendo con la gente, che mi dà
del superficiale, del bieco, senza rendersi conto che forse sono più biechi di
me, più interessati a portarsi a casa il loro stipendio, a mantenere il loro
posto di lavoro per capire le cose come in realtà stanno.
“No one bites back as hard, on their anger. None of my pain woe can show through”
Spesso
sembro uno che ha difficoltà a trattenersi, che si fa sopraffare dalla rabbia.
In realtà forse sono quello che la trattiene di più, che la tiene dentro
cercando di regolarsi. Forse è questo che mi fa venire le rughe. Ma se la gente
provasse la metà della rabbia che provo, probabilmente esploderebbe. Mi sono
chiesto più volte se forse è il vicodin a rendermi così.
Forse
sì, forse no; alla fine non importa. Alla fine non importa più niente se il
mondo intorno a te è così e tu non puoi fare nulla. Non può trasparire la
rabbia, non può trasparire il dolore. L’unica cosa che mi rimane è il sarcasmo e
l’apparente cattiveria. Ed è quello che la gente vede.
“No one knows what it’s like to be mistreated, to be defeted. Behind blue eyes. Now one know hot to say, that they’re sorry, and don’t worry. I’m not telling lies”
Nessuno
sa cosa vuol dire essere maltrattato per un solo errore, dover avere la
responsabilità di non commettere sbagli. La colpa di ogni singola sconfitta
ricade su questi occhi
azzurri.
Ma nessuno sembra essere capace di dire un “mi dispiace, come stai?” solo
sguardi truci che mi piovono addosso ovunque. E state sicuri che non sto dicendo
bugie.
“House esci da quel bagno, ha bisogno di te il mio paziente. Ha sbalzi di temperatura e tosse e non so cosa possa avere” Wilson.
La musica sta finendo
“Now one knows what it’s like, to be de bad man, to be the sad man. Behind blue eyes”
Lancio un ultimo sguardo agli occhi azzurri che mi guardano dallo specchio. Nessuno vuol essere l’uomo dietro questi occhi azzurri. A volte neanche io.