Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: jo17    07/08/2014    1 recensioni
Era lì da quasi un’ora e, stando appoggiata con la schiena al parapetto del piano sopraelevato del locale, dava le spalle alla pista che stava più in basso, dove già si stavano scatenando alcuni ragazzi al suono di alcune canzoni degli U2 che si alternavano a brani pop anni ’90.......
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTA: Una nota prima di iniziare è doverosa, per due motivi: 1) E' una storia che ho scritto ben 12 anni fa, credo una delle prime, quindi direi che è un pò vintage a livello di canzoni citate o look dei perspnaggi :)  2) L'ho ritrovata da poco e la pubblico senza averla riletta... quindi sorry!! :)

OBSESSION
 
Era lì da quasi un’ora e, stando appoggiata con la schiena al parapetto del piano sopraelevato del locale, dava le spalle alla pista che stava più in basso, dove già si stavano scatenando alcuni ragazzi al suono di alcune canzoni degli U2 che si alternavano a brani pop anni ’90.
Si trovava in un locale che un tempo doveva essere stato una vecchia cascina/magazzino. Aveva le pareti incrostate dall’umidità e un soffitto in legno dove vi erano attaccati gli strobo e le luci colorate. Era diviso in diverse stanze a più livelli, che andavano creando diversi ambienti. Tutto contribuiva a dare la sensazione di una festa organizzata sul momento, dove le persone che si trovavano a passare erano attratte dalla musica assordante e diveniva per loro impossibile non entrare. Infatti, nonostante tutto intorno ci fosse il nulla più assoluto, all’interno si poteva trovare ogni genere di persona, dalla ragazza in tiro allo strafatto perso.
La donna osservava la ressa delle persone che si accalcavano intorno al bancone del bar, avevano la speranza di riuscire a placare la sete che si era scatenata ballando.
Stava immobile con una mano reggeva un bicchiere pieno di tequila pura, e nell’altra aveva una sigaretta, dalla quale aspirava ogni tanto profonde boccate di fumo. Sarebbe potuta sembrare una statua se non fosse stato per il movimento del braccio che portava il bicchiere alle labbra, e per quello sguardo profondo e vigile che sembrava scrutare oltre il buio e la nebbia del locale.
Ma non sarebbe sembrata una statua solo per la sua apparente immobilità ma anche per la sua bellezza. I suoi lineamenti erano regolari e in perfetta armonia l’uno con l’altro, ricordava appunto una statua greca, posta lì in onore della notte. Era totalmente vestita di nero, con dei pantaloni aderenti e una camicia anch’essa nera con una profonda scollatura che metteva in risalto il suo bellissimo seno. La sua carnagione era molto chiara, i suoi capelli neri come la notte e, in fine, i suoi occhi erano due stelle di una luce azzurra intensa.
Un ragazzo la stava osservando già da un pezzo e finalmente decise di avvicinarsi e di rivolgerle la parola.
  • Tutta sola?
Posò il suo sguardo su di lui, non rispose.
Il ragazzo ne fu turbato, ma non si perse d’animo.
  • Ti stai divertendo?
  • Ascolta amico, sei molto carino, ma con me perdi il tuo tempo, non sei il mio genere.
Fu disarmato da tanta franchezza, e per darsi un contegno fece un sorriso idiota e le chiese.
  • A no? Ma come fai a dirlo se nemmeno mi conosci.
  • Vedo che sei uno che non molla. Ti assicuro che non ho bisogno di conoscerti. Vedi quella ragazza là in fondo vicino alla porta?
  • Chi la biondina.
  • Sì proprio lei.
  • E allora?
  • Che ne pensi.
  • Che è bella, molto esotica. Ma che c’entra.
  • E’ quello il mio tipo.
  • AH!
  • Bene Ah, è stato un piacere conoscerti.
Le comparve in viso un sorriso canzonatorio. Il ragazzo si girò e se n’andò perplesso.
La donna invece continuò ad osservare la ragazza, ne seguiva ogni movimento, ne studiava ogni espressione.
Era davvero bella.
Aveva una magliettina che le lasciava libere le spalle e una parte considerevole della schiena, e una lunga gonna di Jeans, con uno spacco dietro. 
La ragazza voltandosi incontrò lo sguardo di lei, e le andò incontro continuando a fissarla. Le si fermò di fronte, a pochi passi, e si fissarono a lungo negli occhi. La donna in nero si accorse che man mano la ragazza le si avvicinava aumentava il ritmo del suo cuore, e ora che era di fronte a lei, si rese conto che sarebbe voluta morire in quel mare azzurro che erano gli occhi di quella ragazza.
  • Allora la smetti di spogliarmi con gli occhi?!
La sua interlocutrice non batté ciglio aspirò profondamente una boccata di fumo e si limitò a farle un mezzo sorriso.
La ragazza le tolse la sigaretta dalle dita, prese una boccata anche lei e poi la spense.
  • Mi sembra che stai fumando un po’ troppo.
    Penso che dovresti smettere.
  • Che fai mi conti le sigarette. L’avevo appena accesa, lo sai che non le regalano?
  • Motivo in più per smettere. Ti ho vista parlare con quel ragazzo, che voleva.
  • Niente, ha provato a rimorchiarmi.
  • O poverino! E come l’ hai liquidato.
  • Gli ho detto che sono follemente innamorata di te…
La ragazza le tolse il bicchiere dalle mani, ne prese un sorso e lo restituì alla proprietaria.
  • Tu non molli mai vero?
  • Direi di No. Ma perché me lo chiedi, mi conosci meglio di chiunque altro, e conosci già la risposta.
Bevve anche lei appoggiando volutamente le labbra dov’era rimasta l’impronta del rossetto dell’amica.
Arrivò un ragazzo alle spalle della donna bionda, l’abbracciò da dietro e le cinse la vita, prima di parlare le depositò un bacio dietro l’orecchio.
  • Amore mio, che ne dici di andare a ballare?
  • OK
Negli occhi della donna in nero passò un lampo di odio, ma l’unica che se n’accorse fu l’amica.
  • Che fai Meg vieni con noi.
  • No. Io non sono ancora entrata in serata. Prima ho visto Luca, magari ha qualcosa che mi aiuti a carburare.
  • Sì l’ho visto anch’io, ma da com’era strafatto non credo che gli sia rimasto qualcosa.
  • Caro Matteo, non sono una tossica, non m’interessa quello di cui si fa Luca, sono sicura che avrà qualche “Sigaretta” da offrirmi…..
Prima di andarsene rivolse uno sguardo quasi crudele all’amica, poi si girò e se n’andò sperando di trovare ciò che cercava.
 
 
Lo trovò fuori che stava vomitando l’anima.
  • Ei Luca, amico mio, hai bisogno di una mano?
  • No. No è tutto a posto. Come va Meg qual buon vento ti porta.
  • Volevo sapere se hai qualcosa per me…
  • Certamente, coltivata con le mie manine. Sei sicura che non vuoi niente di più forte.
  • Senza alcun dubbio. Ho già abbastanza problemi così, senza aggiungerne altri….
 
Matteo e la sua ragazza si stavano scatenando già da un pezzo in pista, Sara era una provetta ballerina, adorava la musica e ballare. Avevano mandato quasi tutti i pezzi più pompati dei Nirvana, e ora per far riposare la gente in pista misero una canzone dei Radiohead “Talk Show Host” un pezzo lento e di atmosfera.
Meg comparve alle spalle di Sara e questa volta fu lei ad abbracciarla da dietro. Le mise la mani sui fianchi, e la fecce appoggiare sul suo bacino. La ragazza non oppose resistenza, sapeva già chi era senza avere il bisogno di voltarsi, riconobbe il tocco.
Girò la testa verso di lei, trovandosi quasi a contatto con le sue labbra, poiché la donna aveva abbassato la testa come per sussurrarle qualcosa, ma non disse nulla. Sara dall’odore che sentiva si rese conto che l’amica aveva trovato ciò che cercava.
La condusse a ritmo della musica a fare movimenti lenti e sinuosi. La canzone era coinvolgente, e il calore e l’odore dolce della donna la portarono ad abbandonarsi completamente a quella situazione.
Si appoggiò al suo corpo sentendone ogni curva contro la sua schiena, chiuse gli occhi sentendo il calore del suo respiro sul collo.
Continuarono a ballare così per un tempo che le parve infinito, era come stregata. Meg aveva sempre avuto questo potere su di lei, sin dal primo giorno che si erano incontrate.
Continuando a tenere la testa inclinata sul collo dell’amica, alzò il suo
sguardo verso il ragazzo di Sara, che stava attonito al centro della pista a guardare la sua ragazza che si abbandonava nelle braccia di un’altra, era stravolto dalla rabbia. Lo sguardo di Meg era come quello di un vampiro che ha appena sedotto la sua preda, sembrava che gli dicesse “lei sta con te, ma può essere mia tutte le volte che voglio”.
 La canzone continuava “Nothing…Nothing… I’m Ready….”
Le sussurrò
  • Lo vedi che non puoi fare a meno di me
Sara aprì gli occhi, le appoggiò una mano sulla guancia e scoppiò a ridere.
  • Forse... ma non come vorresti tu…
Si staccò da lei e si diresse verso il suo ragazzo, facendo finta di non vedere la collera che c’era sul suo volto, lo abbracciò baciandolo appassionatamente, quando si girò verso l’amica, vide che stava sorridendo, le fece un gesto come a dirle “ per questa volta hai vinto tu” e se ne andò.
Sara e Matteo decisero che era ora di andare, lei andò a cercare Meg ma non riuscì a trovarla. Era un classico, com’era sua abitudine si era dileguata nel nulla.
 
*************************************
 
Erano appena le nove del mattino, quando qualcuno bussò alla porta dell’appartamento di Sara. La ragazza andò ad aprire in tenuta da notte, che consisteva in una camicia leggera con delle bratelline. Aveva ancora gli occhi impastati dal sonno, pensando che se non fosse perché stesse andando a fuoco il palazzo avrebbe ucciso quel rompiscatole.
Aprì la porta e si trovò davanti Meg. Era ancora vestita come la sera prima con l’unica aggiunta di un paio di occhiali da sole. Era appoggiata con un braccio allo stipite della porta e in mano teneva una busta di carta. Aveva stampato in viso un bel sorriso.
  • Buongiorno raggio di sole!
  • Meg, avrei dovuto immaginarlo….
  • Ei che accoglienza. Comunque colazione a domicilio.
Le diede la busta ed entrò. Era un bilocale, la zona cucina con il soggiorno erano separate da un divano dietro il quale era posto un tavolo con delle sedie. C’erano solo due porte, che conducevano una al bagno e l’altra alla camera. Andò a sedersi al tavolo.
  • Come mai così mattiniera? A quanto vedo non sei tornata a casa.
  • Veramente ci sono tornata. Ma appena sveglia ho preso le prime cose che ho trovato e sono scappata.
  • Non aggiungere altro. Come si chiama.
  • Lara, Clara.. Adesso non ricordo.
  • Sei sempre la solita. Poverina, sicuramente ci rimarrà male quando non ti troverà.
  • Sai quanto me ne importa. Non sopporto le smancerie del giorno dopo. Senti dovrei aver lasciato qui dei vestiti, se mi lasci usare la tua doccia tolgo subito il disturbo.
  • Dovrai aspettare, c’è Matteo in bagno.
  • Non c’è problema.
In quel momento il ragazzo uscì dal bagno. Fu visibile la sua irritazione trovando Meg lì. La ragazza lo guardò con un sorriso beffardo e gli disse
  • E’ un piacere anche per me vederti – rivolgendosi a Sara – allora dove sono i miei vestiti?
La ragazza andò a prenderli e in fine Meg si chiuse in bagno.
  • Vi lascio soli piccioncini.
Matteo si rivolse a Sara in tono arrabbiato
  • Ma che ci fa qui a quest’ora?
  • E’ una lunga storia.
  • Ah non ti preoccupare, non la voglio sapere. Questa situazione inizia a stancarmi sai?
  • Andiamo, ne abbiamo già parlato.
  • Sì lo so, è la tua migliore amica, vi conoscete da sempre… Ma sappi che la mia pazienza ha un limite.
Sara lo baciò per calmarlo.
  • Ti prometto che le parlerò, e le farò capire quanto sei importante per me.
  • Va bene, adesso devo andare. Sarò di turno fino a domani, ma per favore non farmi stare in pensiero.
  • Promesso.
Finalmente uscì.  Sara si ritrovò sola immersa nei suoi pensieri.
Già, far capire a Meg che questa volta era diverso. Non era una cosa facile. E non lo era nemmeno per lei separasi dall’amica. Ripensò alla prima volta che la vide. Avevano 15 anni e frequentavano la stessa classe, Meg si era trasferita dall’Inghilterra da qualche mese, e sin dal primo momento era rimasta affascinata da lei. Meg era sempre stata una ragazza “difficile” piena di problematiche, i professori la catalogarono come una personalità autolesionista che portava un’influenza negativa sull’intera classe. Non aveva rispetto per nessuno, diceva sempre quello che pensava in faccia alle persone, o comunque anche se non le pensava, ciò che diceva era sempre votato a ferire gli altri. Era sfacciata e strafottente, e per questo non aveva molti amici, anzi le uniche persone che frequentava erano quattro teppistelli con cui combinava di tutto.
Meg notò Sara soprattutto per la sua bellezza e per quell’aria angelica che ingannava tutti. Perché di angelico Sara aveva ben poco, e Meg se ne accorse subito, notando nei suoi occhi un’espressione che conosceva benissimo.
Però Sara a differenza di lei sapeva dire basta quando si stava per esagerare. E poi lei aveva dei valori o per meglio dire riconosceva le sue responsabilità verso se stessa e gli altri, e in genere rispettava le altre persone. Per questo manteneva quell’aria angelica e remissiva davanti agli altri, era un allieva se non modello quasi, e il suo rendimento scolastico era buono. Le uniche volte che fu sospesa fu per colpa di Meg, una volta perché utilizzarono la piscina della scuola senza permesso, e un’altra perché le sorpresero a fumare nei bagni. I professori non capivano come due personalità così diverse potessero andare d’accordo. Avevano solamente notato l’influenza negativa di Meg su Sara, e non che quest’ultima era capace di tenere sotto controllo le pazzie dell’amica. Infatti, Sara era l’unica persona che Meg rispettava, il più delle volte riusciva ad impedirle di fare sciocchezze, e in fine era grazie a lei se era riuscita a diplomarsi e a non farsi espellere dalla scuola. Sara aveva capito che sotto la crosta di menefreghismo e di cattiveria si nascondeva un profondo bisogno d’amore.
Neanche Meg se ne rendeva conto poiché non sapeva riconoscerlo.
Aveva avuto una “strana” situazione familiare. Suo padre era morto in un incidente. Erano insieme, lei si salvò mentre suo padre morì sul colpo. I suoi genitori si amavano alla follia, e sua madre alla morte del marito cadde in una profonda depressione, dove tentò più di una volta il suicidio. Meg per sua madre divenne invisibile, e la ragazzina di allora iniziò a pensare che sarebbe dovuta morire lei e non suo padre, lui era capace di renderla felice, cosa che lei invece non riusciva a fare. Poiché la donna non riusciva più a prendersi cura di sua figlia, la costrinsero ad affidarla a dei parenti in Italia, terra d’origine di sua madre.
La consapevolezza che sua madre non l’amava abbastanza per riscuoterla dalla morte del marito, la fece chiudere in se stessa, con la convinzione che non era una persona degna d’affetto, poiché era rifiutata persino dalla donna che l’aveva generata.
Ma cosa più importante pensava che la sua vita sarebbe dovuta finire quel giorno, insieme a suo padre, e che senza dubbio c’era stato un errore, a cui prima o poi avrebbero posto rimedio. Per lei la sua esistenza era senza futuro, non riusciva a vedere oltre al giorno che stava vivendo, non si legava a niente e non si affannava a compiacere gli altri per rendersi gradevole, non faceva progetti in modo tale che quando avrebbero rimediato a quell’errore si sarebbe staccata dalla vita nel modo meno doloroso possibile, e in sostanza, viveva nell’attesa di quel momento, e vivere aspettando la morte equivale a non vivere affatto.
Ma poi incontrò Sara, una strana ragazza piena di amici che amava la vita, che aveva sogni e progetti da realizzare, e a cui non dispiaceva trasgredire le regole in sua compagnia.
Con lei riusciva ad essere se stessa, non le nascondeva mai niente ed era l’unica persona a cui teneva. Non riusciva a capire perché Sara si affannava tanto a volerla aiutare, ma in sostanza non le importava più di tanto perché gli unici momenti di serenità li aveva in sua compagnia.
Con il passare del tempo la loro amicizia si rinsaldò sempre di più. Meg conosceva tutto della sua amica, le sue ambizioni e aspettative, e soprattutto conosceva il suo lato trasgressivo, che la portava a fare pazzie insieme a lei, anche se con l’andare del tempo si riducevano a rare occasioni.
Sara era ormai consapevole che prima o poi Meg avrebbe fatto qualcosa che l’avrebbe portata ad un punto di non ritorno, e promise a se stessa che avrebbe fatto di tutto per impedire che ciò avvenisse. Sapeva già in anticipo, il più delle volte, quando stava per combinarne una delle sue e cercava di ridurne le conseguenze il più possibile. Insomma sapeva quasi sempre cosa le passasse per la testa. Ma questo non le permise di capire il motivo per cui diventava irritabile o addirittura la maltrattava volutamente, ogni volta che lei frequentava un ragazzo. Quando decise di affrontare la questione, scoprì che il sentimento che Meg provava per lei andava ben oltre l’amicizia, che addirittura l’amava. Sara visse questa scoperta come un tradimento, come se l’amica avesse approfittato della loro amicizia per raggiungere un suo scopo. Per Meg fu un colpo sentire quelle accuse, proprio dalla persona che amava di più al mondo, o per meglio dire l’unica. Per lei, non abituata ad essere l’oggetto delle attenzioni di qualcuno, l’affetto che Sara dimostrava per lei le riscaldò il cuore, fino a farla rendere conto che anche lei era in grado di amare. Ma l’essere rifiutata in quel modo fu per lei la conferma che non era in grado di farsi amare e che dopotutto se lo sarebbe dovuto aspettare. Quello per lei fu il periodo più brutto della sua vita, si chiuse ancor più in se stessa. Non tornò a casa per più di un mese, tanto che lo zio di turno fu costretto a chiamare la polizia. Tornò da sola, era in uno stato pietoso, non disse mai dov’era stata o cosa avesse fatto per tutto quel tempo, ma il suo stato faceva capire che non aveva fatto niente di buono….
Sara si rese ben presto conto che era stata ingiusta, che conoscendola, sapeva quanto le era costato aprire il suo cuore ad un’altra persona, e che il suo rifiuto così brutale l’aveva quasi annientata. Andò a cercarla in uno dei locali squallidi che era solita frequentare e cercò di scusarsi e di convincerla a perdonarla.
Andò a sbattere contro il muro di diffidenza dell’amica.
  • Perché dovrei fidarmi di te. Sei come tutti gli altri. O forse è colpa mia…
  • No. Non è colpa tua, e ti prego di perdonarmi. Anch’io ti voglio bene ma…
  • Ma non puoi amarmi.
  • Meg, è più complicato di quanto credi io non…. Ma ci tengo a te. Il non averti visto in questi giorni mi ha fatto male, ho bisogno di te e della tua amicizia.
Meg sapeva che era sincera, la conosceva molto bene e decise che l’avrebbe perdonata. Si lasciò anche convincere a tornare a scuola.
Il mese dopo si diplomarono.
Quando andarono a ritirare il diploma un professore si sentì in dovere di fare un discorso a Sara.
  • Congratulazioni. Sono sicuro che riuscirai nella vita. Però accetta un consiglio, smetti di frequentare Meg. E’ una di quelle persone che ha il dono di rovinare tutto quello che tocca. Tu sei una ragazza che ha un futuro radioso davanti, mentre non credo che lei ne avrà mai uno.
  • La ringrazio per l’interessamento, ma le garantisco che non sarà così, perché ci sarò io ad aiutarla.
Furono interrotti dall’arrivo di Meg.
  • Salve prof. Scommetto che non pensava che sarebbe arrivato questo momento. Finalmente si libera di me, è per questo che mi ha promosso vero? La devo ringraziare, perché se non so cosa voglio dalla vita so di certo cosa non voglio, lei rappresenta tutto quello che spero di non diventare mai.
  • Andiamo Meg
  • Sara ricordati ciò che ti ho detto e pensaci…
 
Dal giorno che Meg le aveva dichiarato il suo amore, Sara si era abituata alle sue battutine e alla sua corte insistente. Erano sempre amiche, indispensabili l’una all’altra, anche dopo, quando Sara era riuscita a realizzare il suo sogno di diventare un’attrice, e Meg saltava da un lavoro all’altro.
L’unico cambiamento  avvenuto era che Meg non si arrabbiava più di tanto quando Sara stava con qualcuno, si limitava a maltrattare il poveraccio di turno, ma faceva solo quello, perché aveva la consapevolezza che Sara prima o poi lo avrebbe lasciato e si sarebbe rifugiata da lei.
In una di queste occasioni Sara aveva creduto nel rapporto che stava vivendo con un ragazzo, ma lui non sopportando quest’amicizia quasi ossessiva l’aveva lasciata. Sara andò a piangere da Meg. Da brava amica la consolò, ma per la prima volta approfittò della situazione.
  • Andiamo Sara, sai benissimo che non ti meritava. Ma mi dispiace davvero perché in fondo è stata colpa mia.
  • Si hai ragione, è stato per colpa tua. Mi rendi la vita difficile, e fai terra bruciata tutto intorno a me. Dovrei odiarti, ma non ci riesco. A volte penso che non dovremmo vederci più, che le nostre strade si debbano dividere, ma al solo pensiero di lasciarti in balia di te stessa mi fa rabbrividire.
  • E lo sai perché? Perché tu mi ami. Non vuoi ammetterlo ma è così. Le tue storie non finiscono perché non vado d’accordo con i tuoi ex, ma perché tu mi preferisci a loro. E’ da me che ritorni ogni volta che loro se ne vanno. Sara io ti conosco, pensi che non me ne accorga del piacere che provi ogni volta che cerco di sedurti, anche se credi che sia solo un gioco, perché ti fa piacere il pensiero che ci sia qualcuno che ti desideri quasi alla follia.
Aveva uno sguardo sensuale, e la sua voce era bassa e monotona, si poteva avvertire appena un tono divertito. Le si avvicinò, le passò le dita fra i capelli sfiorandole appena l’orecchio. Sara si appoggiò a quella mano.
  • Ti sbagli, non è così.
Ma non era molto convincente. Meg Fece un sorriso obliquo e le si avvicinò molto lentamente fino a quando non la baciò. Sara dopo un attimo di abbandono si riscosse e si allontanò da lei.
  • Ok, stiamo esagerando!
  • A me non sembra, il meglio deve ancora venire.
  • Non credo che ci sarà mai! Meg, io non lo so…. C’è qualcosa in te che mi attrae e a cui non riesco a resistere, e il non sapere cos’è mi fa paura.
  • Te lo dico io cos’è. E’ perché ti faccio sentire viva. Sono il tuo lato oscuro, rappresento tutto quello che vorresti avere e che non hai il coraggio di prendere. Scommetto che non hai mai provato con uno dei tuoi fidanzati quello che hai sentito con me prima.
Era vero, l’aveva toccata come nessuno aveva mai fatto, e col tempo si rese conto che riusciva a mandarla in tilt ogni volta che voleva, anche solamente sfiorandola.
  • Forse, ma andiamo io e te insieme. Non è questo quello che voglio dalla vita
  • A no? E cosa allora.
  • Voglio una vita normale. Magari un giorno avere una famiglia, dei figli..
Meg scoppiò in una fragorosa risata.
  • Dei figli! E magari un marito da accudire e aspettare che ritorni a casa dal lavoro
  • Non vedo cosa ci sia di divertente o di sbagliato in questo.
Si fece improvvisamente seria.
  • Non c’è niente di sbagliato. E’ solo che non fa per te, e te ne accorgerai da sola. Vedrai sarai tu a venire da me.
 
Da allora era iniziata tra loro una sorta di “battaglia”, Meg cercava in tutti i modi di sedurla come aveva fatto la sera prima al locale, e Sara riusciva benissimo a difendersi, anche se a volte era stata tentata a cederle. Da quando stava con Matteo però si era fatta più insistente.
  • Sara?
Meg era uscita dal bagno e la stava osservando. Sara la guardò sorpresa, persa nei suoi pensieri si era dimenticata che era lì.
  • Va tutto bene?
Aveva i capelli bagnati, e aveva indossato un maglione aderente verde militare e un paio di Jeans scoloriti, si stava allacciando la cintura.
  • Sì certo.
  • Non sarei dovuta venire dopo ieri sera. Non era molto contento di vedermi.
  • Tu cosa credi. Comunque non ha importanza, non si è arrabbiato più di tanto.
  • Io vado via, che progetti hai per la serata.
  • Niente di speciale. Ho voglia di rilassarmi un po’.
  • Che ne dici di rilassarci insieme?
  • Meg…
  • Non in quel senso. Propongo una tregua, a patto però che stasera la passiamo insieme, come ai vecchi tempi. Una bella cenetta preparata con le tue manine, un po’ di buon vino quattro chiacchiere, che ne pensi?
  • Una cenetta preparata da me, ecco dove volevi arrivare. D’accordo, ma non ho niente di commestibile in casa.
  • Ti passo a prendere quando stacchi dalle prove, andiamo a fare rifornimento e poi dritte a casa. A che ora finisci?
  • Alle sette.
  • Perfetto ci vediamo più tardi.
Le diede un sonoro bacio sulla guancia e se ne andò.
 
La sera Meg andò a prendere Sara in teatro. Era entrata in una piccola compagnia teatrale, dove stavano preparando l’Otello di Sheakspire, Sara aveva il ruolo di Desdemona.
Dovette aspettare l’amica un po’ più del previsto poiché le prove si prolungarono. Infine uscì.
  • Allora si va?
  • Si scusami per il ritardo, ma il regista ha manie di perfezione. Ma a quest’ora dove andiamo.
  • C’è un market qui vicino che è sempre aperto.
Arrivarono e iniziarono a fare le loro compere.
  • Cosa ti va?
  • Fai tu, per me qualsiasi cosa va bene, purché non sia cibo surgelato e precotto. Io mi allontano un attimo.
E si perse tra gli scaffali. Sara comprò tutti gli ingredienti per fare un buon piatto di pasta al tonno. Quando Meg la raggiunse teneva fra le braccia tre bottiglie di vino.
  • Guarda che ho intenzione di rilassarmi non di stordirmi con dell’alcool.
  • Non ti preoccupare non sono tutte per stasera. E’ solo che non ho più niente in casa da offrire alle mie ospiti….
Andarono all’ultima cassa aperta.
  • Ma porc…
  • Che ti prende.
  • La ragazza alla cassa è la stessa di ieri, o di stamattina, fai tu.
Sara si mise a ridere.
  • Adesso voglio proprio vedere come te la caverai.
  • Cos’è una sfida? Sta a guardare donna di poca fede.
Arrivò il loro turno e quando la ragazza notò Meg, dopo un primo momento di stupore, fu palese la sua rabbia.
  • Ma che fortuna… Clara!
Fu molto evidente che si ricordò il suo nome solamente perché lo aveva letto sulla targhetta del camice.
  • Ma perché non mi hai aspettato questa mattina.
  • Avrei dovuto? Ho avuto come l’impressione che tu fossi scappata.
  • Ma che stai dicendo. Come potevo scappare dopo la bellissima notte passata insieme, e poi scusa eravamo nel mio appartamento, da dove dovevo scappare? Sono solamente uscita a comprare la colazione, ho perso un po’ più di tempo del previsto, e quando sono tornata tu non c’eri più. Ho pensato che ti eri approfittata di me, e che ero stata solo la storia di una notte. Non sai quanto ho sofferto.
Sara la guardava stupita “che faccia di bronzo”. Il suo discorso non faceva una piega e così la ragazza iniziò a dubitare di se stessa.
  • Se non mi credi puoi chiedere conferma a questa mia amica. Quando non ti ho trovato sono andata a casa sua per sfogarmi. Diglielo anche tu com’ero distrutta.
Ebbe un attimo di esitazione, non pensando che l’avrebbe tirata in causa.
  • Si, si! Certo, era veramente a pezzi.
  • Clara tesoro, perché non mi dai il tuo numero, magari ci sentiamo nei prossimi giorni.
La ragazza fece un timido sorriso e le scrisse su un bigliettino il suo numero.
  • Meg, mi dispiace, sul serio non volevo farti soffrire, ho frainteso le tue intenzioni.
Meg sfoderò il suo sguardo ammaliatore, prese il bigliettino e con voce suadente disse.
  • Non ti preoccupare tutti possiamo sbagliare. Ti chiamo presto.
Quando uscirono gettò subito il numero.
  • Ma che fai, non hai intenzione di richiamarla?
  • Fossi matta! Ma l’hai vista. Ieri mi sembrava molto più bella, forse perché ero un po’ sbronza.
  • Certo che sei un bel tipo. Sei riuscita a farle credere che era in errore.
  • Cosa vuoi, se sono irresistibile, che ci posso fare.
  • Sì certo…
Arrivarono a casa e Sara iniziò a cucinare e Meg, nel suo piccolo, le diede una mano.
Alla fine della cena si sedettero sul divano a bere un bicchiere di vino e ad ascoltare un po’ di musica.
  • Non ricordo l’ultima volta che ho mangiato così bene.
  • Mi fa piacere.
Meg si girò a guardarla, posò il suo bicchiere sul tavolino che avevano davanti, e si distese appoggiando la testa sulle sue gambe.
Fece un profondo respiro.
  • Vorrei rimanere così per sempre. E’ in questi momenti che mi accorgo di essere davvero stanca.
Sara le stava accarezzando la testa facendo passare alcune ciocche di capelli attraverso le dita.
  • Dovresti prenderti un periodo di riposo.
  • Sai che non mi riferisco ad una stanchezza fisica.
  • Si, lo so. Vorrei poterti aiutare, ma non posso.
    Comunque smettere di torturare Matteo potrebbe essere un inizio.
  • Ma che scherzi, è l’unico piacere che ho ultimamente.
  • Ma quando ti decidi a crescere Meg. Hai 26 anni e ancora ti perdi dietro a queste cose. Non pensi che sia ora di iniziare a fare una vita un po’ più normale?
  • Normale? Ma che significa “normale”… a già i figli un marito la carriera….Ma non fa per me, non è questo ciò che voglio.
  • E cosa vorresti.
Si aspettava che le dicesse che era lei ciò che desiderava, ma non disse nulla del genere.
  • Non lo so. O forse si, c’è qualcosa che desidero più di ogni altra cosa, persino più di te.
Sara smise di accarezzarle la testa e le mise il palmo della mano sulla bocca.
  • Non lo voglio sapere…
Meg le tolse la mano e la strinse nella sua.
  • E perché. Visto che siamo in vena di confidenze voglio dirtelo. Anche se penso che sai già cos’è. Desidero la pace assoluta, del corpo e dell’anima, ma non riesco a decidermi a fare qualcosa per ottenerla.
  • Smettila. Ti prego, smettila.
Ma non l’ascoltava.
  • In quest’ultimo periodo ci penso spesso, e credo che…. Ma lasciamo stare, l’unico pensiero che mi trattiene ancora qui sei tu.
Sara si alzò e la guardò dall’alto.
  • Non puoi farmi questo. Il tuo è un ricatto morale bello e buono.
  • Ma che dici, io non ti sto chiedendo niente.
  • O si! Invece lo stai facendo. Fai dipendere da me la tua felicità se non addirittura la tua vita.
Meg la guardava dal divano, era rimasta sdraiata.
  • No, ti sbagli non è così – guardò il soffitto – Io non dipendo da nessuno. Non l’ho mai fatto. E se è il tuo pensiero che mi trattiene dal fare qualunque cosa è perché ti voglio bene, e saresti talmente stupida da sentirti in colpa.
Bussarono alla porta. Le due ragazze rimasero a guardarsi ancora un attimo, poi Sara andò ad aprire.
Era Lisa, anche lei una superstite della loro classe, con cui continuavano ad uscire. Conosceva sia Sara che Meg e, neanche a dirlo, adorava la prima e odiava la seconda. Lisa era stravolta, entrando non si accorse della presenza di Meg (ancora sul divano) e si precipitò verso Sara.
  • Ma che ti è successo.
  • Ho litigato con Mario. O Sara non so che fare
  • Vieni siediti, raccontami con calma cos’è successo.
Fu a quel punto che Meg si alzò. Capì subito la delusione di Lisa nel vederla lì.
  • Vedo che non sei sola. Lasciamo stare, preferisco andare via
  • Dove vuoi andare così sconvolta?!
  • Sì Lisa dove vai? – fece una voce da oca giuliva – Adoro questi momenti in cui si fanno le confidenze fra donne.
Le si avvicinò porgendole la sedia.
  • Sara io me ne vado non sono in grado di sopportare il sarcasmo di questa qui.
  • No, no resta pure, e fa le tue confidenze a Sara. Io preferisco andare nell’altra stanza piuttosto che ascoltarti che ti lamenti perché lui è più freddo e ti tratta come se non ci fossi.
  • Allora ha parlato con te! Devi dirmi cos’è successo e perché si comporta così.
Meg scoppiò a ridere.
  • Non ci posso credere, ho tirato a indovinare e ci ho preso! Certo che sei davvero banale, anche nei tuoi litigi.
  • Adesso Basta! Vieni Lisa e siediti. E tu non stavi andando nell’altra stanza?
  • Si, sì certo.
Ma invece di andarsene notò il disordine che regnava in cucina e iniziò a sistemare.
Lisa iniziò a raccontare che nell’ultimo periodo il suo ragazzo praticamente l’ignorava e ogni volta che lei cercava di iniziare la discussione lui cambiava argomento.
  • Lisa non so che dirti. Può capitare alle volte di avere delle crisi. Ma vedrai che si risolverà tutto.
  • Già. Anche se tu non vuoi un mio consiglio te lo do lo stesso. Non lo ossessionare con le tue paure, non pensare che i suoi problemi dipendano tutti da te. Ho avuto modo di parlare diverse volte con lui e devo dire che è davvero una persona noiosa come te. Ma a parte questo sono sicura che lui ti ama, lo si vede da come parla di te, gli piace la sicurezza che gli dai, e proprio per questo non è un tipo da tradimento.
Lisa rimase stupita. Da quando la conosceva questa era la prima volta che le parlava sinceramente e che addirittura la stava rassicurando.
Mentre diceva queste cose aveva smesso di rimettere a posto, e aveva preso la sua giacca. Ma per non smentirsi mai, terminò in modo tale da distruggere tutto quello che aveva detto prima.
  • O forse No. Magari sei troppo anche per lui e ti tradisce davvero.
  • Meg…
  • Tesoro – rivolta a Sara – Ti ringrazio per la splendida serata, e non ti preoccupare per me, so badare a me stessa.
La baciò sulla fronte e uscì senza salutare Lisa.
  • Per un attimo è riuscita ad ingannarmi. Mi domando come fai a sopportarla.
  • Vedi Lisa, la ragazza che prima ti ha consolato, è quella la mia Meg.
 
**************************************
 
I mesi che seguirono questi episodi furono molto frenetici per Sara, si avvicinava la prima del suo spettacolo, e stava cercando di dare il meglio di se.
 Meg comprese che l’amica era sotto pressione, per cui decise di mollare un po’ la presa, senza mai rinunciare a stuzzicare Matteo.
Le ragazze si vedevano di meno, per cui Sara non ebbe modo di accorgersi che nella vita di Meg qualcosa era cambiato. Non aveva più gli stessi orari, anzi a dirla tutta non ne aveva per niente. Stava parecchi giorni senza farsi vedere, per poi ritrovarsela in casa negli orari più disparati come le quattro del mattino. Sara iniziò a rendersene conto quando ogni volta che cercava di mettersi in contatto con lei non ci riusciva, notò la sua aria stanca che cercava in tutti i modi di nascondere.
Ma iniziò a preoccuparsi quando le dissero che l’avevano vista spesso in compagnia di Luca e di alcuni suoi amici. Un giorno che aveva libero dalle prove decise di andarla a trovare sul lavoro, ma quando arrivò le dissero che Meg non si faceva vedere da un paio di mesi.
Nella mente di Sara affiorarono mille paure.
Si precipitò a casa dell’amica, dove rimase in attesa dietro la porta per un po’. Sapeva che era in casa poiché si era informata con la portinaia dello stabile. Finalmente Meg aprì. Era evidente che stava dormendo, aveva i capelli arruffati e la maglietta con cui era solita dormire.
  • Sara ma che ci fai qui.
La ragazza non rispose, spinse la porta e entrò di forza.
  • Ma che ti prende?!
  • Allora. Me lo dici che cosa sta succedendo?! Che cavolo stai combinando!
  • Ei, ma perché sei così allarmata. Mi sono presa un giorno di riposo.
  • Non raccontarmi stronzate! Non l’ho sopporto.Sono stata dove lavori e mi hanno detto che non ci vai da più di un mese. Che mi nascondi Meg!
  • Ma insomma cosa vuoi! Con che diritto vieni qua a farmi il terzo grado. Non devo dare conto a nessuno, tanto meno a te…
  • Già hai ragione, non vedo perché continuo a preoccuparmi per te.
  • Non sono io che te l’ho chiesto.
Fece per aprire la porta, ma Meg ci mise la mano sopra in modo tale da impedirle di uscire.
  • Aspetta. Diamoci una calmata. Si può sapere cos’è successo per farti venire qui urlando come una pazza? Ho solo cambiato lavoro, che c’è di male in questo.
  • Cambiato lavoro? E cosa fai adesso.
  • Lavoro di notte in una tipografia di un giornale.
  • Di notte..
  • Sì e non mi dispiace affatto. Anzi ho più tempo libero e poi pagano bene.
  • Perché non me ne hai parlato?
  • Avrei dovuto? Comunque sei stata molto impegnata ultimamente e non abbiamo avuto molte occasioni di parlare.
  • Sì lo so… E’ solo che…ho saputo che frequenti molto Luca ultimamente e io…
  • Hai pensato il peggio. Anche se è un tossico non vuol dire che non possa avere amici, anzi è molto simpatico.
    Certo che sei davvero strana, ti è bastato accorgerti che per un attimo hai perso il controllo sulla mia vita per farti uscire di testa.
  • Mi preoccupo semplicemente per te, ho paura che tu…
  • Capisco che ti aspetti sempre il peggio da me, ma Sara – le prese il viso fra le mani – Non è di una madre che ho bisogno. Se vuoi starmi vicino e avere il diritto di farmi scenate da fidanzata tradita, sai cosa devi fare.
La baciò dolcemente sulle labbra.
Sara non respinse quel bacio, quanto le era mancata, solo in quel momento se ne rendeva conto. Ma poi le venne in mente il volto solare di Matteo e le parole dolci che le diceva sempre. Respinse dolcemente Meg
  • Che fai, vuoi recuperare il tempo perduto?
  • Non dirmi che ti dispiace, sono sicura che ti sono mancata soprattutto per questo.
  • Smettila di dire stupidaggini. Ho la giornata libera e mi sembra anche tu, ti va di passarla insieme, magari mi racconti meglio queste novità.
  • Per me va bene, il tempo di rimettermi in sesto.
Passarono la giornata a zonzo per la città, a chiacchierare un po’ di tutto, come ai tempi della scuola quando saltavano le lezioni.
A fine giornata Meg la riaccompagnò a casa.
  • Ti va di salire a bere qualcosa?
  • Si. A quanto pare non vuoi proprio lasciarmi andare.
  • Guarda che non sei obbligata.
  • No, no, salgo volentieri. Anzi se vuoi abusare di me non ci sono problemi
  • Ma smettila.
Salirono, e mentre Meg andò a sedersi molto comodamente sul divano, Sara preparava qualcosa da bere. Meg si guardò intorno, notò che c’erano delle foto nuove che ritraevano l’amica con il suo ragazzo. Notare l’espressione allegra di Sara, e vedere che non c’era lei al suo fianco la fece ingelosire. Divenne seria e aveva un’espressione cupa, in forte contrasto con il sorriso che manteneva per cercare di nascondere il suo improvviso cambiamento d’umore. Sara le diede il suo bicchiere, e Meg evitò di guardarla in viso. Sul tavolino vide il copione, lo prese in mano.
  • “Otello” – fece scorrere le pagine fra le dita – Quando hai detto che c’è la prima?
  • Fra una settimana.
  • Un uomo che uccide la sua donna per gelosia…
Gelosia. Un sentimento che conosceva benissimo.
Si diede il caso che si fermò sulla pagina dove c’erano le ultime battute tra Otello e Desdemona. Lesse la prima battuta che le venne sotto gli occhi
OTELLO: Basta, prostituta! Osi piangerlo davanti a me?
Sara le rispose recitando la sua parte.
DESDEMONA: Scacciatemi, signore mio, ma non mi uccidete.
OTELLO: Giù, prostituta!
DESDEMONA: Uccidetemi domani. Lasciatemi ancora vivere questa notte.
OTELLO: Se ti ribelli...
DESDEMONA: Mezz'ora soltanto!
OTELLO: L'azione non conosce indugi.
DESDEMONA: Il tempo per una preghiera...
OTELLO: Troppo tardi!
Meg la fece alzare.
  • Suppongo che sia qui che la strangola.
Le mise le mani intorno al collo
  • Lo capisco. Uccidere la propria donna non sopportando l’idea che sia stata di un altro. Si, lo capisco benissimo. La gelosia è un sentimento che può portare alla pazzia.. E alle volte, ti giuro mi sembra di impazzire. Sul serio, ti vedo tra le braccia di quel tipo, lo vedo che ti tocca come io non ho fatto mai, ma la cosa che mi distrugge è sapere che sei tu a preferirlo a me.
  • Allora che stai aspettando, fallo.
Un’altra persona avrebbe avuto paura vedendo quegli occhi freddi, che facevano capire che sarebbe stata in grado di farlo.
Ma non Sara, non lei.
Meg strinse leggermente la presa, ma abbastanza da far diventare bianca la pelle dove appoggiavano le sue dita. Ma poi sorrise e allentò la presa.
  • Non me ne farei niente di un corpo freddo. Quello che voglio è vedere il desiderio e l’amore nei tuoi occhi quando mi guardi. Vorrei stringerti a me e sapere che ogni centimetro della tua pelle, ogni fibra del tuo corpo mi appartiene….
Sara sorrise amaramente, sapeva che sarebbe stato possibile se solamente avesse avuto un po’ più di coraggio.
In quel momento entrò Matteo. Nel vedere Meg con le mani in torno al collo della sua ragazza, gli fece provare un brivido di paura, e si scaraventò addosso a Meg facendola andare a sbattere contro il muro. Sbatté violentemente la testa e si portò le mani dietro la nuca.
  • Ma sei impazzito!
Cercò di andare verso Meg ma lui glielo impedì. Meg dopo un primo momento di stordimento e di dolore, si rese conto di quello che era successo e iniziò a ridere. Matteo si arrabbiò ancora di più, e l’afferrò per il colletto della camicia.
  • Lo trovi divertente! Che cosa diavolo credevi di fare.
Rispose Sara.
  • Stavamo solamente provando la mia parte.
  • Dai segni rossi che hai sul collo stava prendendo la sua parte troppo seriamente.
Meg continuava a ridere come a sottolineare la stupidità di lui. Riuscì a dire.
  • No, no Matteo, sei arrivato proprio in tempo. Bravo sei riuscito a salvare la tua bella da una psicopatica.
  • Stammi bene a sentire – continuava a tenerla stretta – Mi hai davvero stancato! Se ti azzardi di nuovo a toccarla o se ti trovo ancora qui giuro che ti ammazzo!
Meg si fece seria.
  • Spero che tu sia uno che mantiene le promesse.
Si liberò dalla sua presa e cercò di alzarsi. Ebbe un capogiro e si appoggiò alla parete. Sara le si avvicinò e la sostenne per un braccio. Meg l’allontanò dolcemente, e si avviò verso la porta.
  • Ma dove vai, non sei in grado di guidare.
  • No lascia stare, preferisco andarmene.
E sparì oltre la porta.
Sara si voltò a guardare Matteo
  • Ma che ti è preso, per poco non l’ammazzavi sul serio.
  • L’averla vista con le mani intorno al tuo collo mi ha fatto impazzire. Ho avuto paura. Non mi fido di lei. C’è qualcosa nel modo in cui ti guarda a volte che mi fa rabbrividire.
  • Non mi farebbe mai del male. Se avesse voluto “uccidermi” l’avrebbe fatto già molto tempo fa. Matteo io la conosco molto bene, e non è cattiva come la vedi tu. Forse un po’ pazza ma non da far del male a qualcuno, tanto meno a me.
  • Sì lo so, la vostra è un’amicizia che dura da undici anni, vi conoscete meglio di chiunque altro ... Ed è questo che mi fa arrabbiare, tu sembra che tieni di più a lei che non a me.
  • Non è così.
  • Sì invece. Ma non ti accorgi della morbosità del vostro rapporto? Sembrate ossessionate l’una dall’altra. Prova lo è che stamattina eri arrabbiata solamente perché non sapevi cosa stava combinando Meg.
  • E’ solo perché mi sento responsabile nei suoi confronti.
  • Responsabile? Non mi sembra che sia una bambina, e credo che lei se ne approfitti. Sara io non so se sono disposto a tollerare ancora questa situazione.
  • Matteo, no…
  • Questa sera ero venuto con l’intenzione di chiederti di venire a vivere con me, di iniziare a mettere le basi per un futuro insieme. Avevo immaginato di chiedertelo in maniera un po’ più romantica, ma lei è riuscita a rovinarmi anche questo momento. Sara ti chiedo di prendere una decisione. Non ho intenzione di iniziare qualcosa di importante con te se non ho la certezza di essere la persona più importante della tua vita.
Sara andò ad abbracciarlo.
  • Non voglio una risposta subito. Prenditi tutto il tempo che vuoi. Ma se scegli lei sappi che ti porterà a fondo con lei, e io spero sinceramente che questo non avvenga mai.
L’indomani Sara fu impegnata tutto il giorno, ma non appena libera il suo pensiero fu di andare da Meg.
Per le scale incontrò Luca
  • Ciao. Come mai da queste parti.
  • Sono venuto a prendere Meg… Beh adesso devo andare.
Sembrava molto imbarazzato.
Quando aprì la porta Meg era pronta per uscire, e indossava già il suo lungo cappotto nero.
  • Stai uscendo?
  • Si.
  • Con Luca?
  • Esattamente. Sei venuta per qualche motivo in particolare o solo per farmi un interrogatorio.
  • Ero venuta a vedere come stavi. Ma se stai uscendo vuol dire che stai bene.
  • Si. Se credevi di trovarmi in un angolo tremante di paura per le minacce del tuo ragazzo ti sbagli. Vuoi sapere altro?
  • No. Veramente volevo parlarti. E’ una cosa un po’ lunga per cui se hai fretta facciamo un’altra volta.
  • Luca può aspettare, si direbbe una cosa seria.
  • Matteo mi ha chiesto di andare a vivere con lui.
  • E allora, praticamente già lo fate. Ti trasferisci tu o viene lui da te.
  • Nessuna delle due cose. Vuole che prendiamo un appartamento nuovo, dove non ci sia niente che appartenga solo a lui o a me. Vuole che iniziamo una nuova vita insieme.
Meg capì dove stava per arrivare, trattenne il respiro, poi riuscì a dire
  • E scommetto che io non faccio parte di questa “nuova vita” o che comunque se me ne stai parlando l’ha messa come condizione.
  • Si.
  • Hai già preso la tua decisione, perché stai qui a farmi perdere tempo. Ti auguro una bellissima e noiosissima vita insieme al tuo principe azzurro.
Si diresse verso il tavolo per prendere le ultime cose che le servivano e stava per uscire.
  • Aspetta non puoi liquidarmi così!
  • Liquidarti?! Sei tu che mi stai buttando fuori dalla tua vita! Cosa ti aspettavi che facessi che mi sarei strappata i capelli e che ti avrei implorato di non farlo? Beh non lo farò, non ti darò questa soddisfazione!
  • Soddisfazione? ma che stai dicendo.
  • Senti hai già fatto la tua scelta. Potevi risparmiarti il disturbo di venire  a scaricarti la coscienza. In fondo me lo aspettavo, sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma te ne pentirai, non sarai in grado di starmi lontana neanche per un mese, ma forse allora sarà già troppo tardi!
  • E con questo cosa vuoi dire. Cosa significa sarà troppo tardi, per cosa?! Mi stai minacciando? Vuoi che ti dica che resterò con te pur di impedirti di commettere stupidaggini!
  • Lo sai qual è la cosa che mi fa arrabbiare di più? E’ che tu non hai mai voluto prendere in considerazione quest’eventualità.
  • Ma per fare che cosa. Che futuro possiamo avere insieme.
  • Futuro? Ma perché senti la necessità di pianificare tutto. Che c’è di male nel vivere il giorno che si sta vivendo senza per forza sapere che si farà domani. Perché?
  • Perché io ho bisogno di certezze! E se c’è qualcosa che tu non mi dai sono proprio queste. Non sono nemmeno sicura che tu mi ami veramente e che non sei attratta da me solo perché sai che non mi puoi avere.
  • Come puoi dirmi queste cose, tu mi conosci…
  • E’ proprio perché ti conosco che te le dico. Prima mi hai fatto capire che ti ucciderai solo per dannarmi l’esistenza.
  • Uccidermi. Già….
Si toccò nelle tasche come a cercare qualcosa, poi diresse il suo sguardo verso il posto dove sapeva si trovava ciò che stava cercando. Anche Sara seguì il suo sguardo. Sul tavolo c’era una pistola.
  • Che vuoi fare con quella.
C’era il panico nella sua voce.
  • Ma come? Abbiamo appena finito di parlarne.
Andò a prenderla.
  • Smettila mi stai facendo paura.
  • Paura, e perché? Non ti aspetti da sempre quest’eventualità. Come hai detto io non ho futuro…e si… hai ragione.
Si puntò la pistola alla tempia.
Sara era terrorizzata. Non riusciva a fare un passo e le parole le morivano in gola. Due lacrime scesero a rigarle le guance.
Meg aveva uno sguardo folle e un sorriso cattivo.
  • Sara io ti amo. Credo di averlo sempre fatto, ma vivere sapendoti nelle braccia di un altro mi è insopportabile.
  • Se mi ami smettila.
La sua voce era un sussurro.
  • Davvero non posso, mi dispiace. Voglio solo che quando raccoglierai il mio cervello sparso per la stanza ti ricorderai che il 60% l’ho utilizzato pensando a te.
Caricò il grilletto.
Sara chiuse gli occhi pronta a sentire lo sparo, e invece sentì solamente il grilletto che sparava a vuoto e la risata di Meg.
  • Ma davvero credevi che mi sarei uccisa solamente perché mi stai buttando via.
Sara la guardava con gli occhi sbarrati.
  • Sei davvero una pazza. Avrei dovuto dare retta agli avvertimenti di tutte le persone che mi hanno messa in guardia su di te. Se solo te ne dessi la possibilità mi porteresti a toccare il fondo insieme a te.
  • Credi pure tutto ciò che vuoi, o che ti fa comodo in questo momento. Sai questa è davvero la conclusione ideale di una lunga amicizia.
Ripose la pistola intasca.
  • Addio Sara. Sii felice, spero di non rivederti mai più.
Aprì la porta per andarsene. Si voltò a guardarla.
  • Voglio solo chiederti un’ultima cosa, quando avrai finalmente la tua fantastica famiglia, se avrai una figlia chiamala come me sarebbe davvero divertente – si mise a ridere – Chiudi bene la porta quando vai via.
Sara rimase sola in quella stanza buia, con l’unica compagnia delle sue lacrime.
 
Erano le tre di notte quando bussarono alla porta di Sara. Matteo andò ad aprire e si trovò davanti Luca.
  • Che ci fai qui. Se ti manda Meg puoi tornare da dove sei venuto.
  • Non mi manda Meg, però è per lei che sono qui. Volevo vedere Sara.
  • Sta dormendo, torna domani.
Invece comparve dietro di lui.
  • Se non è perché è morta non voglio sapere altro.
  • No. Non è morta. Ma credo che sia successo qualcosa di grave. Ascolta Sara so che avete litigato, ma non so a chi altro rivolgermi. Devi sapere che Meg ultimamente mi ha aiutato molto, mi ha fatto smettere di bucarmi e mi ha tirato fuori dal giro. Oggi avresti dovuto vederla, è stata davvero grande, ha fatto morire di paura il tipo che mi riforniva e con cui avevo un grosso debito, mi ha prestato i soldi e poi si è voluta assicurare che quel tale non venisse più a cercarmi. Ti giuro gliela fatta fare nei pantaloni.
Ecco a cosa serviva la pistola.
Sara era stupita Meg che aiutava qualcuno. Ebbe una fitta al cuore. Come aveva fatto a non accorgersi del cambiamento che stava avvenendo in lei. Il pensiero che in fondo non la conosceva come credeva la fece stare male.
  • Dimmi cos’è successo.
  • Eravamo usciti a festeggiare, quando le è arrivata una telefonata. Man mano che ascoltava si faceva sempre più pallida e quando ha finito la conversazione, anche se lei non ha detto nient’altro che sì o no, era davvero sconvolta. Non l’avevo mai vista così. E a dire il vero non credevo che ci fosse niente che potesse ridurla in quello stato.
  • E che cosa ti ha detto.
  • Che doveva andare via, ha farneticato qualcosa su sua madre e una clinica e poi è scappata via.
  • Ti ringrazio, sei davvero un amico.
  • Bene ora sono un po’ più tranquillo, se serve qualcosa fammi sapere.
  • Va bene.
Andò via.
Sara si preparò e uscì di corsa seguita da Matteo.
  • Vengo anch’io.
  • Non so se sia il caso. Spero solo che non sia successo il peggio.
  • No davvero fammi venire.
Non voleva perdere altro tempo così si lasciò accompagnare.
Quando arrivarono trovarono Meg seduta su una sedia del lungo corridoio solitario della clinica. Aveva le mani ben piantate sulle ginocchia e fissava il pavimento. Non si accorse della loro presenza fino a quando Sara non si sedette al suo fianco e le passo la mano sotto la sua.
Meg non si voltò neanche.
  • Meg…
  • Questa volta la vecchia ha fatto le cose in grande, c’è andata davvero vicino.
  • L’hai vista?
  • No. I dottori sono ancora con lei.
Le tramarono le labbra.
  • Non ti preoccupare. Non sei sola, ci sono io qui con te.
  • Io invece vorrei che tu non ci fossi – la sua voce era molto dura - e che ti portassi via quest’idiota che sta a guardarmi come se mi vedesse per la prima volta.
  • No Meg. Invece rimarrò qui al tuo fianco, e la supereremo anche questa volta come abbiamo sempre fatto, insieme.
Finalmente Meg smise di fissare il pavimento e la guardò negli occhi. Aveva lo sguardo lucido come se avesse pianto, e Sara non ricordava nemmeno l’ultima volta che glielo aveva visto fare. L’unica cosa che Meg fece fu di stringerle la mano che stava sotto la sua.
Matteo rimase sorpreso nel sentir dire “anche questa volta” a dire il vero non sapeva neanche che Meg avesse una madre.
Finalmente uscì il dottore.
  • Come sta?
  • E’ fuori pericolo, se vuole può vederla.
Fece cenno di sì con la testa. Si strinse nel suo cappotto e si alzò il bavero come a ripararsi da un’improvvisa folata di vento. Sara le passò la mano sotto il braccio.
  • Andiamo, ti accompagno.
Quando entrarono videro la donna sdraiata sul letto, con una mascherina di ossigeno sul viso. Meg le si avvicinò e stese a guardarla, poi le prese la mano. A quel contatto la madre si svegliò. Non riconobbe subito la figlia, ma poi sussurrò il suo nome per intero, era l’unica ancora a farlo.
  • Si sono qui mamma.
  • Mi dispiace bambina mia. Ti avevo promesso che non lo avrei più rifatto ma..
  • Non dire niente mamma, non c’è né bisogno.
La sua voce era dolcissima.
Sara assisteva alla scena rimanendo accanto alla porta. Le uniche volte che aveva sentito la sua voce e visto il suo sguardo così tenero e dolce era stato in quelle occasioni, o comunque ogni volta che era con la madre.
  • E invece sì – si tolse la mascherina – Mi dispiace davvero, non sono stata una buona madre per te, e non lo sono ancora se ti costringo a sopportare tutto questo. Ma bambina mia – fece un lungo sospiro – la vita a volte mi è insopportabile.
  • Sì lo so mamma. Ti capisco.
  • A si? Allora non sai quanto mi dispiace.
Meg sbarro gli occhi e le strinse la mano.
  • Riposati adesso, sarò qui quando ti sveglierai.
Rimase ancora a guardarla mentre si riaddormentava, poi fece cenno a Sara che potevano uscire.
Una volta fuori incontrarono il dottore.
  • Sono sicuro che la sua presenza qui l’incoraggerà a riprendersi.
  • Già ha proprio ragione. L’ho proprio incoraggiata esortandola a metterci più impegno la prossima volta.
Il dottore la guardò sconvolto.
  • Mi sa spiegare com’è potuto accadere? Io la tengo nella vostra clinica e vi pago per tenerla sotto controllo, e invece non vi siete nemmeno accorti che collezionava tranquillanti!
  • Meg, il dottore non c’entra.
  • Io mi posso solo scusare, e capisco che siete sconvolta, ma personalmente il mio lavoro l’ho fatto.
E se ne andò.
Rimasero da sole e in silenzio, Meg e Sara si guardarono e in fine quest’ultima l’abbracciò facendo passare le sue mani sotto il cappotto, come a cercare un contatto più diretto, e facendole allacciare dietro la schiena. Meg teneva le mani in tasca, e non le uscì in modo tale da avvolgerla, come a volerla inglobare in se.
  • Meg – aspirò profondamente il suo profumo – ci siamo dette cose terribili.
  • Penso che sia stato un bene, Avevamo il bisogno di dircele.
  • Credi?
  • Sì adesso possiamo incominciare da zero.
Rimasero ancora abbracciate, non trovando la forza di separasi.
  • Sara.
  • Si.
  • Ho paura di diventare come lei.
  • Non lo diventerai
Le loro voci erano calme, senza un’inflessione particolare.
  • Non ne sono così sicura.
  • Io si. Te lo prometto.
Alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Meg sorrise.
  • L’importante è che almeno una di noi due ci creda veramente.
  • L’importante è che sia tu a volerlo.
Meg fece cenno di si con la testa. Si separarono e andò a sedersi.
  • E’ inutile che restiate ancora qui. E’ meglio se tornate a casa.
  • Sei sicura?
  • Si ormai il peggio è passato.
  • E tu che farai.
  • Voglio essere qui quando si sveglierà. Sono sicura che non si ricorderà che già ci siamo viste, e non voglio che pensi che sia sola.
  • Ti serve qualcosa. Vuoi che passi da casa tua?
  • No davvero sto bene così.
Sara le accarezzò la testa.
  • Va bene allora, ci vediamo domani.
Per tutto quel tempo Matteo era rimasto in disparte seduto in un angolo ad osservarle da lontano. Era colpito dall’intimità che c’era tra quelle due. Sapeva che erano molto unite, ma solo allora si era reso conto della profondità del loro rapporto, che andava ben oltre le classiche confidenze fra amiche o le baldorie fatte insieme. Quelle due avevano condiviso qualcosa di più importante, cioè il dolore. Aveva visto come fra di loro bastava un gesto o uno sguardo per capirsi, senza sentire la necessità di parlare, come Sara sapeva consolare e tenere sotto controllo Meg. Ma la cosa che lo colpì di più era la forza che prendevano l’una dall’altra. Ne rimase turbato, e per un attimo ebbe la certezza che tra lui e Sara non ci sarebbe mai stato niente di simile.
  • Matteo, andiamo.
Trasalì.
  • Si certo – andò verso Meg – Mi dispiace davvero. Se posso fare qualcosa…
  • No ti ringrazio. E, scusami per prima.
  • Non fa niente.
L’indomani Sara andò direttamente alla clinica. Trovò Meg nella stanza di sua madre. Entrambe stavano dormendo profondamente. Sara la svegliò baciandole la fronte.
  • Ei che ci fai qui? Che ore sono?
  • Sono appena le otto. Vieni ti ho portato un caffè e qualcosa da mangiare.
Uscirono dalla stanza.
  • Ma non dovresti essere a teatro?
  • Non ti preoccupare, ho ancora un po’ di tempo. Come ha passato la notte.
  • Abbastanza bene. Si è svegliata un paio di volte, ma è ancora stordita, ci vorrà ancora un po’ prima che smaltisca quello che ha preso.
  • E tu, come stai?
  • Vorrei dirti che sto bene, ma non è così. Comunque supererò anche questa.
  • Si, ne sono sicura.
Sara guardò l’orologio.
  • Per me si è fatto tardi. Pensi di restare ancora qui?
  • No. Passerò da casa a cambiarmi e poi devo trovare un altro posto per mia madre. Fra un paio di giorni la dimetteranno e io non ho nessuna intenzione di lasciarla in mano a questi idioti.
  • Dove ti trovo quando stacco dalle prove.
  • Qui. Ho intenzione di passare un’altra notte con lei. Non mi va di lasciarla sola. Penso che stasera sarà un po’ più lucida.
  • Va bene, a più tardi allora.
 
Qualche giorno più tardi la dimisero. Sara e Matteo accompagnarono Meg e sua madre nella nuova clinica. Era un bel posto e non ricordava per niente un ospedale, ma più tosto una grande casa di villeggiatura.
  • Sembra un bel posto, non credi mamma?
  • Si.
Da quando era uscita e per tutto il tragitto, nonostante i tre ragazzi cercassero di esortarla a parlare, la donna rispondeva a monosillabi, o comunque in maniera laconica. Ma quando arrivò il momento della separazione tra madre e figlia la donna raccolse tutte le sue energie.
  • Margareth, ti prometto che non mi rivedrai più in quello stato.
  • Mamma non lo fare, non c’è né bisogno. Preferisco che tu non mi dica niente.
  • No davvero. Non ti costringerò più a sopportare quello che hai passato in questi giorni. Non soffrirai più a causa mia.
  • Vorrei crederti. E davvero spero che tu ci riesca, ma sappiamo entrambe che non sarà così.
  • Non dirmi queste cose. Tu mi devi credere, ho bisogno della tua fiducia.
  • Io voglio avere fiducia in te, ma fallo più per te stessa che per me. Adesso dobbiamo andare. Ti voglio bene mamma.
  • Anch’io bambina mia, e mi dispiace di non avertelo dimostrato abbastanza.
Se ne andarono. Meg era taciturna e persa in un mondo lontano. Matteo per riscuoterla pensò bene di dirle
  • E così ti chiami Margareth
  • Si. E se lo dici in giro giuro che ti ammazzo.
Scoppiarono a ridere.
  • Vi ringrazio ragazzi. Di tutto.
Un paio di sere dopo ci fu la prima dello spettacolo di Sara. Matteo era seduto in prima fila, mentre Meg aveva preferito assistere da dietro le quinte.
Fu un successo. Vennero osannati dalla critica, soprattutto Sara che fu definita la Desdemona più appassionata dell’ultimo secolo.
Quasi ogni sera il teatro registrava il tutto esaurito, e a Sara incominciarono ad arrivare proposte da ogni parte. Lo spettacolo andò avanti per più di un mese, fino a quando Sara non arrivò con la notizia che al termine dello spettacolo sarebbero partiti in tournee, anche se ancora non sapevano per dove. Sarebbero stati in grado di mettere in scena l’opera anche all’estero, perché il pazzo del regista aveva voluto che gli attori imparassero la loro parte anche in lingua originale, in modo tale da comprendere la vera essenza dell’autore. Per chi masticava l’inglese non fu difficile, chi invece lo ignorava fu costretto a prendere lezioni private. Sara anche se aveva padronanza della lingua si fece aiutare comunque da Meg.
Meg decise di organizzare una festa in onore di Sara, e tutti furono d’accordo, anche perché ogni occasione era buona per fare baldoria. Meg dopo l’episodio di sua madre, era quasi serena o almeno così parve a Sara, anche se a volte aveva notato sul volto dell’amica un’espressione pensierosa e quasi assente.
La festa fu grandiosa, intervennero tutti i loro amici, vecchi e nuovi, e nessuno ebbe modo di annoiarsi o di rimanere sobrio a lungo. Sara notò che Meg era in compagnia di una ragazza che lei non aveva mai visto prima, sembravano molto in confidenza. Avrebbe voluto avvicinarsi a loro, ma sia perché era assediata da altre persone, sia perché avvertiva una sensazione di disagio non riuscì a farlo. Quando però vide la ragazza che si allontanava lasciando sola Meg trovò il coraggio di andarle vicino.
  • Ti stai divertendo?
  • Si e tu.
  • Abbastanza. Chi è la ragazza che è con te.
  • Come?
La musica era molto alta.
  • Ho chiesto chi è la ragazza che è con te.
  • Ah, è una mia amica Emma.
Riapparve come se avesse sentito il suo nome. Si aggrappò al braccio di Meg circondandolo con le sue.
  • Emma ti presento Sara.
  • A si, tu sei la festeggiata. E un piacere conoscerti, ho visto la tua interpretazione sei davvero grande.
  • Ti ringrazio.
Arrivò Matteo e circondò le spalle di Sara con un braccio.
  • Ciao ragazze! Cosa state confabulando.
  • Niente d’importante. Meg mi ha presentato la sua amica.
  • Perché ancora non vi conoscevate?
  • No
  • Che fai Meg, la tenevi nascosta?
Un improvviso imbarazzo investì le due amiche.
  • Ci potete scusare. Meg ero venuta a chiamarti, serve qualcuno che faccia star zitto Luca ha di nuovo incominciato a raccontare le tue gesta eroiche.
  • Ancora?! Arrivo subito.
Meg e Sara si guardarono ancora un attimo, poi si allontanò.
  • E così tu la conoscevi già.
  • Si
  • E come?
  • L’ho conosciuta in teatro, era in compagnia della nostra amica.
  • Ma dico, perché a te l’ha presentata e a me No. Da quanto si frequentano?
  • Da un a settimana circa. Ma perché le chiedi a me queste cose.
  • Non ci posso credere.Da quando in qua voi due siete diventati confidenti!
  • Ma perché ti scaldi tanto, non vedo perché te la stai prendendo con me.
  • Io non sono affatto arrabbiata.
  • Non si direbbe.
Furono interrotti da alcuni amici che iniziarono a parlare del più e del meno, ma Sara non li ascoltava neanche.
Cercò con lo sguardo Meg e per un attimo i loro occhi si incontrarono. Non si erano mai sentite così lontane l’una dall’altra. Per la prima volta non era Sara a controllare l’irruenza del carattere di Meg, e non era Meg a corteggiare e a stuzzicare Sara.
  • Allora Sara tu che ne pensi.
  • Come? Di cosa..
La guardarono con un espressione interrogativa.
  • Va tutto bene?
  • Si. E’ solo che c’è molta confusione. Ho bisogni di prendere un po’ d’aria.
  • Vuoi che ti accompagni.
  • No resta pure. Mi allontano solo un attimo.
Uscì dal locale. Era una splendida notte stellata di inizio primavera. Faceva ancora un po’ freddo, ma fuori si stava davvero bene.
Aspirò profondamente l’aria fresca.
Aveva una gran tristezza nel cuore, e non voleva ammetterne la causa.
  • Mi scusi ma lei non è quella famosa attrice che tutti i critici hanno definito il nuovo astro nascente nel panorama artistico italiano?
Al suono di quella voce così calda e familiare sorrise.
  • Direi di si.
  • Posso avere l’onore di un suo autografo. Sa sono una sua accanita ammiratrice.
Sara si mise a ridere.
  • Che ci fai qui tutta sola. Sei la festeggiata e dovresti essere al centro dell’attenzione.
  • Nell’ultimo periodo ci sono già stata abbastanza. Ho bisogno di prendere una boccata di aria fresca e soprattutto di silenzio.
  • Allora ti ho disturbato.
  • E’ una domanda che dovresti porti quando mi chiami alle sei del mattino. Comunque no, non mi disturbi affatto. Di tutte le persone là dentro tu sei l’unica con cui vorrei stare in questo momento.
  • Mi sembra di capire che la festa non è stata una buona idea.
  • Non fraintendermi, e solo che…. Mi piacerebbe passare un po’ di tempo con te. Ma tu più tosto perché sei qui fuori.
  • Sono stanca di sentire Luca che racconta la solita storia di come l’ho aiutato.
  • Già, ma perché lo hai aiutato. Cioè tu non ti sei mai posta il problema se gli altri stessero bene o No.
  • Ho solo voluto provare come ci si sente ad aiutare qualcuno, ad essere un po’ meno egoisti.
  • E allora?
  • Sono felice di averlo fatto.
Mentre parlava si accese una sigaretta. Sara com’era suo solito, la tolse dalle sue dite fece un tiro e pio la spense.
  • Sei riuscita a non far bucare più un tossico, e tu non riesci a smettere di fumare.
  • Ti assicuro che tu hai un vizio più pericoloso del mio. Lo sai che rischi la vita ogni volta che fai questo?
  • Guarda che non mi fai paura. Facciamo così, io ti aiuto a smettere di fumare, così lo puoi raccontare ai tuoi amici di come sono stata eroica…
  • Ah...Ah...Ah.. Ho cose più interessanti da raccontare.
  • Ad esempio come hai conosciuto Emma? Ma com’è che Matteo ne era a conoscenza e io No.
  • E’ stato solo un caso. Non doveva conoscerla nessuno.
  • Però stasera l’hai portata qui.
  • Non è solo una mia “amica” ma anche degli altri. Ma poi che importanza ha.
  • Nessuna….
Rimasero per un po’ in silenzio. Lo sguardo di Sara era rivolto verso il cielo stellato, mentre Meg non le toglieva il suo di dosso. Per quanto stesse cercando di togliersela dal cuore, starle così vicino le provocava una sofferenza fisica. Avrebbe voluto abbracciarla, accarezzarla, o semplicemente dirle quello che provava. Ma non fece niente di tutto questo.
  • Ti va di fare quattro passi?
  • Si.
Incominciarono a camminare avvolte nell’oscurità di una notte di luna nuova, rimase ancora in silenzio.
  • Mi piacerebbe stare un po’ con te, è da tanto che non lo facciamo. Non so magari una di queste sere possiamo cenare a casa mia, io e te da sole.
  • E Matteo?
  • Lui non se la prenderà più di tanto. Ultimamente abbiamo qualche attrito. A quanto pare non eri tu il problema.
  • Mi dispiace.
Sara si fermò di colpo.
  • Ti dispiace?! Ma tu chi sei?
Meg si mise a ridere.
  • Ho notato che qualcosa in te è cambiato, ma non credevo fino a questo punto.
  • Si è vero, in qualche modo sono cambiata, ma se in meglio o in peggio non lo so.
  • Dovrei esserne contenta, ma ho come l’impressione di parlare con un’estranea. Vedi che abbiamo proprio bisogno di stare un po’ insieme.
Meg continuava a stare in silenzio.
  • Fra qualche giorno ci sarà finalmente l’ultima rappresentazione. Gli altri vorranno sicuramente fare baldoria, io invece penso che sia l’occasione giusta per questa cenetta.
  • Io non ci sarò.
  • Come?
Si fermarono.
  • Sto partendo Sara, e starò via per un po’ di tempo.
  • Stai partendo? E per dove?
  • Per adesso vado in America, poi forse in Messico, dipenderà da come si metteranno le cose.
  • Le cose? Quando lo hai deciso?
  • Il giorno che abbiamo accompagnato mia madre alla nuova clinica. Sara mia madre ha provato il suicidio diverse volte, ma per me stavolta è stato diverso. Per la prima volta nella sua vita mia madre ha fatto qualcosa per me. Mi ha fatto capire che se non voglio diventare come lei, è ora che decida di cosa fare della mia vita, cosa voglio veramente.
  • Meg, questo è successo più di un mese fa! Quando avevi intenzione di dirmelo?
  • Lo sto facendo adesso.
  • Già quando ormai hai deciso tutto. Ma che bisogno c’è di andare così lontano per capire cosa vuoi dalla vita.
  • Finché ci sarai tu nella ma vita non sarà mai troppo lontano.
  • E così sarei io il problema.
Le tremò la voce.
  • No. fammi finire. Da quando ti conosco la mia vita è girata intorno alla tua. Non ho fatto altro che elemosinare il tuo affetto, o per meglio dire il tuo amore. Sono quasi arrivata a rovinare la tua esistenza pur di essere la persona più importante della tua vita. Tutto questo è sbagliato. Hai sempre avuto chiaro il tuo futuro. Anche se non sarà con Matteo sarà con qualcun altro, o comunque sia hai il teatro, che è la tua vera passione, e non la famiglia perché credo che tu la usi solamente come scudo per tenermi lontano.
    Io invece cosa ho qui.? Non ho neanche te.
  • E dimmi in questo viaggio di riflessione, Emma verrà con te?
Sara si mise a camminare verso il locale.
  • Emma? Che cosa centra adesso lei? Vuoi fermarti!
Si fermò.
  • Già lei non centra, Hai ragione tu. Il punto è che tu te n’andrai, e molto probabilmente non tornerai più. Mi stai dicendo addio, e non hai nemmeno sentito il bisogno di sapere cosa ne pensassi io!
  • Perché! Perché avrei dovuto!
  • E il minimo che tu potessi fare! Ma per te la nostra amicizia non conta niente?
  • No!
  • Ah bene! Ti auguro buon viaggio!
Meg la afferrò per un braccio.
  • Lo sai! Lo sai benissimo che non è la tua amicizia che voglio – stava urlando – Ma cosa vuoi tu da me?! Vuoi che rimanga in eterno al tuo fianco, ricordandoti di me solo quando ti fa comodo?! Delle due ho sempre pensato che fossi io l’egoista, ma mi sbagliavo. – aveva abbassato il tono di voce – Non voglio accontentarmi delle briciole del tuo affetto.
  • Va bene, fa come vuoi. – le tolse la mano dal braccio – non voglio sapere altro.
Fece per andarsene, ma poi ci ripensò e si voltò a guardarla.
  • Sai cosa ho capito in tutto quello che mi hai detto? Che per te sono un’ipocrita, un egoista, che ti uso solo per soddisfare il mio ego, perché mi piace sentirmi desiderata. Me lo hai detto più di una volta in diverse occasioni. Bene non voglio deluderti.
Si diresse verso di lei, e Meg vide nei suoi occhi un fuoco che non aveva mai visto. Sara le passò le braccia intorno al collo e l’obbligò ad abbassarsi verso di lei. Fermò le labbra a qualche millimetro dalle sue e sussurro.
  • E’ questo che vuoi, che desideri da sempre.
Meg sentiva il calore delle sue labbra.
Sara prima la baciò dolcemente, poi con foga sempre più crescente. Meg le fece passare le mani sulla schiena, sotto la maglietta travolta da quello che stava succedendo. Sara separò le labbra dalle sue, la guardò dritta negli occhi, e le accarezzo una tempia, stava scottando.
  • Vieni via con me.
  • No. Hai detto che devi trovare te stessa, e lo puoi fare solamente lontano da me. Allora fallo e sii coerente con te stessa.
Meg era stupita, non conosceva questa Sara. Iniziò ad applaudire.
  • Brava, questa è stata la tua interpretazione migliore. Per un attimo sei riuscita ad illudermi.
  • E tu invece mi hai ferito per sempre.
Si voltò e Meg non ebbe modo di vedere le sue lacrime.
Ritornò al locale.
  • Matteo voglio tornare a casa.
  • Ma come la festa non è ancora finita e tu sei la festeggiata.
  • O mi riaccompagni o me ne vado da sola!
Solo allora si accorse che aveva pianto
  • Cos’è successo?
  • Per favore non farmi domande, voglio solo tornare a casa.
  • Va bene.
Quando aprirono la porta per uscire andarono a sbattere contro Meg. Le due amiche si guardarono dritto in faccia, e questa volta Sara non poté nascondere il suo pianto.
Uscì di corsa seguita da Matteo, salirono in macchina e partirono.
  • Dovevo immaginarlo che c’entrava lei.
  • Ascolta Matteo, non appena saremo a casa voglio che tu te ne vada.
  • Sei sconvolta e stai sfogando la tua rabbia su di me.
  • Dico sul serio. Tu sei il ragazzo migliore che abbia mai conosciuto e ti meriti il meglio dalla vita, cosa che io non potrò mai darti.
  • Suppongo che debba ringraziare Meg.
  • No. Mi sono resa conto che questa è davvero la notte adatta per le separazioni definitive. Per mia fortuna notti così non si ripetono più.
Si mise a ridere.
  • Tu sei pazza.
  • Si, e non sai quanto….
 
Visse i giorni successivi come un automa, non riuscendo ancora a credere che la persona più importante della sua vita le aveva detto addio.
Le rappresentazioni andarono avanti ancora per qualche giorno, fino a quando con grande sollievo di Sara arrivò l’ultima sera. Il teatro come al solito registrò il tutto esaurito, gli attori erano tutti in fibrillazione, tranne una, Sara, che era avvolta da un’aura di calma e concentrazione. Gli altri l’ammirarono molto per la sua professionalità, ma lei in realtà riusciva solo a pensare che in quel momento, molto probabilmente, Meg era già in volo.
Si alzò il sipario e fu un gran successo. Sara incanalò tutto il suo dolore e la sua frustrazione nel suo personaggio, tanto che quando proclamò la sua ultima battuta
  • Muoio innocente
La maggior parte del pubblico in sala non riuscì a trattenere le lacrime.
Sara non sapeva che in sala c’era anche Meg. Non sapeva che sarebbe partita da lì ad un’ora, e che non era riuscita ad andarsene senza averla vista un’ultima volta. Che il bacio che le aveva dato le bruciava ancora le labbra, marchiandola a fuoco e segnandola per sempre.
Alla fine del terzo atto, quando tutti gli attori furono sul palco a prendere gli applausi, ci fu un’ovazione.
Quando finalmente ritornò la calma e gli attori ripresero le loro sembianze il regista li riunì intorno a se. Tenne un lungo discorso, disse che era orgoglioso di tutti, e concluse che presto avrebbe fatto sapere loro la meta del tour. Si salutarono e Sara non vedeva l’ora di ritornare alla calma del suo appartamento, ma fu fermata da un suo collega.
  • Sara, ancora complimenti.
  • Ti ringrazio, ti auguro una buona serata.
  • Anche a te. AH prima ho incontrato la tua amica.
  • Quale?
  • Quella alta, occhi chiari, come si chiama?
  • Meg!
  • Si, l’ho salutata ma credo che non mi abbia visto.
  • Quando l’hai vista?
  • Neanche mezzora fa.
Non riusciva a crederci, non era ancora partita e forse, se faceva una corsa fino all’aeroporto riusciva a raggiungerla. Scappò in macchina e guidò come una pazza, tanto che quando arrivò a destinazione si domandò come faceva ad essere ancora intera.
Corse verso la sala d’attesa, ma era vuota. Andò a consultare il tabellone delle partenze e vide che il volo della sua amica non era ancora stato annunciato. Ma allora dov’era?
  • Che ci fai qui?!
Sara si voltò di scatto e si ritrovò davanti Meg. Non aveva per niente un’espressione contenta.
  • Io… Ho saputo che eri a teatro. Così ho saputo che non eri ancora partita.
  • Si è vero, ma questo non vuol dire niente, è solo questione di qualche minuto. Perché sei venuta?
  • Non potevo lasciarti partire sapendo che le ultime parole che ti ho detto erano solo cattiverie, dette solamente perché mi sono sentita ferita e abbandonata.
  • E invece preferisci farmi partire con un profondo senso di colpa.
  • No. Non è per questo che sono qui.
  • E perché allora, cosa vuoi che mi ricordi degli ultimi momenti passati insieme. Cosa mi devi dire di tanto importante da non potermi fare partire senza averle sentite.
  • Voglio dirti che avevi ragione tu. Che non riesco a vivere senza vederti per più di tre giorni, figuriamoci per tutta la vita. Ti amo. E se non te l’ho detto prima è perché avevo paura, non di te e della nostra vita insieme, ma di me,  che non sarei riuscita a sopportare il peso di una relazione importante con una persona che amo veramente. E che sono un’egoista... Avevi ragione tu. Avevi ragione su tutto.
Meg la guardava, e non poteva credere a ciò che le stava dicendo. L’abbracciò.
  • Tu sei pazza. Hai aspettato che io partissi per dirmi queste cose?
  • Perdonami, mi sono resa conto troppo tardi che ti stavo perdendo. O forse ti ho già perso e ancora non mi sono rassegnata.
  • Ma che dici, tu non mi perderai mai. E’ da quando ti conosco che aspetto questo momento.
  • E ti ho fatto soffrire per tutto questo tempo.
  • No. Credo che doveva andare così. Sono sempre stata una persona distruttiva, e la sofferenza ha sempre fatto parte di me. Ma gli avvenimenti di quest’ultimo periodo mi hanno fatto cambiare, o è più giusto dire che mi hanno fatto crescere. Non sono più quell’adolescente che pensa che solo la morte possa liberarla dal peso del dolore e dell’odio verso la vita.
  • Ne sono contenta, ma credo d’amare anche quella sciocca ragazzina.
  • Bene, perché non credo che se ne sia andata del tutto.
Finalmente Meg la baciò, incurante dello sguardo indagatore d’alcune persone ferme in quella sala d’attesa.
  • L’ultima volta che mi hai baciato mi hai chiesto di venire con te, adesso ti rispondo come avrei dovuto fare allora, Si. Non ho nessuna intenzione di lasciarti vagare tutta sola per l’America. Anzi ad essere sincera non ho intenzione di lasciarti e basta.
  • Ma come farai con il teatro.
  • Non importa, farò sapere dove sono, e se vorranno saranno loro a venire. Il mio unico problema è che in questo momento ho solo quello che indosso.
  • Ti sbagli quello è l’unico problema che non hai. Non appena saremo arrivate ci faremo spedire la tua roba da Lisa, in fondo questa ragazza deve pur servire a qualcosa.
  • Meg…
  • E poi i vestiti ti serviranno a ben poco. Ho intenzione di chiudermi con te nel primo albergo che troviamo a Los Angeles. Perlomeno fino a quando non arriveranno i tuoi vestiti.
Annunciarono il volo.
  • Forza andiamo, non vorrei rischiare di non trovare un biglietto.
  • Meg. Conoscendoti non credo che riuscirai ad aspettare fino al nostro arrivo.
  • Infatti! Sai ho sentito storie molto interessanti sui bagni degli aerei….
 
 
 
E così sono partite.
Sara è stata raggiunta dalla sua compagnia teatrale, sapevano che non avrebbero avuto lo stesso successo senza di lei. Hanno fatto una tournee che è durata qualche mese, dopo i quali Sara ha deciso di prendersi un lungo periodo di vacanza. In fondo Meg era partita per viaggiare e vedere un po’ gli USA, e quando finalmente Sara si è liberata si sono messe in viaggio su una vecchia cadillac. Si sono fermate in molte città e hanno conosciuto tante persone nuove con cui hanno stretto amicizia. Adesso sono dirette alla volta del Texas per passare poi in Messico.
La loro vita insieme è molto movimentata. Meg per quanto possa essere cambiata è rimasta la solita spaccona, e spesso ha trovato pane per i suoi denti. Inutile dire che questo è causa di litigi fra di loro, e non solo, visto che ora Sara ne ha tutto il diritto coglie tutte le occasioni per farle scenate di gelosia. Con questo non voglio dire che passano tutto il loro tempo a litigare, anzi loro sostengono che c’è un particolare piacere anche in questo, perché dopo sperimentano mille modi per far pace, e di solito in quel periodo non è facile trovarle in giro.
Sara adesso può dire di conoscere veramente Meg, perché ha avuto modo di scoprire il lato dolce e sensibile, ma soprattutto protettivo del suo carattere. E anche Meg ha scoperto sfumature in Sara che non credeva possedesse, come la passionalità e la possessività.
Recentemente ho visto una loro foto, sono ferme davanti ad un distributore di benzina, in mezzo al deserto, a bordo della loro vecchia cadillac decappottabile. Hanno un sorriso che non ricordo di aver mai visto sui loro volti.
Guardandole mi rendo conto che a volte la felicità  non è così lontana come sembra. Il più delle volte la chiave per realizzare i nostri sogni e le nostre aspettative è così vicina che non riusciamo a vederla, quando invece basta allungare una mano per prenderla. La famiglia che Sara sognava tanto adesso è racchiusa in Meg, che rappresenta il centro della sue esistenza.
E Meg, la ragazza senza speranze, che ha ritenuto opportuna andare oltre oceano per capire cosa fare della sua vita ha capito che la risposta che cercava era lì a portata di mano, ha trovato in Sara tutto il suo futuro.
 
 

FINE

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: jo17