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Autore: Walking_Disaster    07/08/2014    2 recensioni
Attenzione: Wincest.
San Valentino 1996.
I due fratelli Winchester sono soli a scambiarsi parole e cioccolatini.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Prima dell'inizio
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BE My ValenTINE



Si rigirò tra le mani quel pezzo del manichino anatomico del laboratorio in cui stavamo indagando.
Aveva il solito mezzo sorrisetto sghembo sulle labbra, mentre, per un'ennesima volta, lanciava verso l'alto quel cuore finto e poi lo riprendeva, offrendomelo subito dopo con le sopracciglia sollevate verso l'alto ed un'occhiata in tralice.
«Vuoi essere il mio Valentino?»
Io sollevai gli occhi al cielo e scossi lievemente il capo, lanciandogli uno sguardo di vago rimprovero.
Che domande... il suo Valentino? Lo ero già da tempo.



* * *


La televisione illuminava fiocamente e ad intermittenza la stanza. Nessuno dei due ragazzi la guardava: serviva solamente a produrre un confuso ronzio in sottofondo, utile solo per riempire un po' l'ambiente.
Quella volta erano da qualche parte nel Nebraska, perché John aveva seguito fin lì un branco di vampiri di discrete dimensioni che si erano lasciati dietro una scia di morti partita dal Minnesota. E John Winchester aveva deciso per l'"adesso basta".
Dean sbuffò pesantemente per la milionesima volta, mentre, sdraiato sul letto con le caviglie distrattamente incrociate, si divertiva a smontare e rimontare la sua pistola. John gliel'aveva regalata tre anni prima circa, quando il figlio maggiore aveva quindici anni.
Fece scorrere il carrello della sua arma tirata a lucido e pescò un cioccolatino dalla busta di cellofan al suo fianco, trangugiandolo in un paio di morsi.
«Ma perché non sei con Heather?»
Sam ruppe il silenzio che aveva avvolto fino a quel momento i due fratelli, acciambellato sul letto a fianco a quello di Dean con un libro tra le mani, i capelli che gli cadevano scompostamente sulla fronte e le spalle basse.
Erano almeno un paio d'ore che i due fratelli si impegnavano a quel modo: Dean mangiando cioccolatini e giocando con la sua pistola e Sam prestando attenzione ad un libro che stava leggendo solo distrattamente.
Erano in un motel – tanto per cambiare – ed i ragazzi erano stati esclusi dalla caccia: John aveva deciso di portare Bobby con sé, per quella volta, lasciando a riposo i due figli.
«E perché dovrei essere con lei?»
Domandò a sua volta Dean con tono casuale, osservando il fratellino solo di sfuggita, che intanto aveva spostato gli occhi sul maggiore.
«E' San Valentino. Hai detto che avevi lei come ragazza...»
Osservò Sam con ovvietà, aggrottando le sopracciglia: era abituato ai continui cambi di donne del fratello, anche perché non avrebbe mai potuto avere una ragazza fissa, non con la vita che facevano, ma, forse ingenuamente, pensava che sarebbe potuta essere una cosa carina per Dean passare un quattordici febbraio normale. Almeno per una volta.
Il ridacchiare del fratello, però, gli fece storcere la bocca, mentre tornava alle pagine del suo libro il cui tema stavolta erano le divinità minori giapponesi. Meglio prevenire che curare, insomma.
«Sammy, San Valentino è la festa degli innamorati. Ed io e Heather non lo siamo... piuttosto siamo... mh, ci siamo conosciuti in maniera biblica, ecco. E poi comunque ci siamo incontrati quattro giorni fa, come potremmo essere innamorati?»
Sam si strinse distrattamente nelle spalle, prima di rispondergli senza neanche guardarlo: «E che ne so. Pensavo solamente che ti sarebbe potuto piacere uscire per una serata normale a sbaciucchiarti con lei e a dirvi cose carine.»
Buttò lì con disinteresse, umettandosi le labbra e voltando la pagina del suo libro. Lesse un paio di righe, ma poi dovette tornare indietro: non aveva seguito il filo del discorso e non capiva cosa diamine ci fosse scritto.
Non passarono che alcuni istanti prima che le molle del letto cigolassero sotto al peso di Dean, che lo raggiunse con uno sbuffo pesante per posargli poi il mento sulla testa, tanto per punzecchiarlo un po'. Ed infatti, come previsto, Sam lo scansò con un'occhiataccia, tornando alle sue divinità.
«Ma per favore... le serate normali per me sono queste: me e te a fare cose noiose con papà impegnato a fare il supereroe con lo zio Bobby. Tu che leggi i tuoi dei dal muso giallo e io che smonto e rimonto la mia pistola.»
Quella per Dean era la verità, per quanto sul semplice l'avesse buttata. Rendere tutto quanto normale – anche se di normale non c'era un bel niente – era il suo modo per starci dentro. Poche domande. Ecco il metodo perfetto per la sopravvivenza.
«E che mangi cioccolatini?»
Domandò Sam, che aveva voltato il viso verso Dean e lo guardava con le sopracciglia sollevate.
Il maggiore tra i due sorrise prima di annuire al fratello: «E che mangio cioccolatini, anche quello, sì.» Gli confermò con tono divertito, sollevando una mano per scompigliargli affettuosamente i capelli. Subito dopo si alzò, lasciando sul letto un Sam che sorrideva, per dirigersi al minifrigo della stanza e recuperare due birre dal suo interno, stappandole subito dopo. Ne consegnò una a Sam per poi brindare facendo tintinnare insieme i due colli delle bottiglie.
Il minore non batté ciglio e si portò immediatamente la birra alla bocca. Prima che potesse bere, però, Dean gli scoccò un'occhiata ammonitrice: «Sammy, mi raccomando: solo metà.»
Sam aggrottò le sopracciglia, stringendo le labbra e cominciando all'istante a protestare: «Ma papà--!»
«Non mi interessa cosa ti permette papà. Ora non c'è, per cui comando io e ti dico che non ne berrai più di metà. Insomma, hai quattordici anni! Vedi di aspettare ancora un po' prima di farti venire il vizio dell'alcool.»
Concluse con un grugnito prima di prendere un sorso dalla bottiglia e di ricevere uno sguardo torvo dal fratellino, ritiratosi nel mutismo per quell'impedimento: John lo aveva abituato agli alcolici, ormai, ma quando era solo con Dean quest'ultimo si faceva sempre un sacco di problemi. Diceva che, a dispetto di come il loro padre li avesse abituati, non era giusto che un ragazzino potesse bere a quel modo. Sosteneva che fosse una cosa sbagliata.
Dean si rimise a sedere sul proprio letto, di nuovo gli occhi smeraldini assunsero un'espressione infinitamente annoiata. Certo: gli faceva piacere passare le serate con Sammy, stavano bene insieme... Dean solamente in quei momenti si sentiva sereno. Ed era uno stato che lo visitava così raramente che teneva quei momenti chiusi gelosamente nel cuore. Solo che l'inattività lo rammolliva, troppo abituato a dover dormire con un occhio aperto ed una pistola sotto al cuscino per evitare di morire agli appena compiuti diciotto anni.
Aveva provato a protestare quando aveva saputo che John avrebbe coinvolto Bobby e non i due fratelli per quel caso, perché, a suo dire, troppo pericoloso e poi era San Valentino e si sarebbero riposati, a quel modo. Aveva provato a protestare col finire zittito dal rinnovato fare da generale del padre, al quale era stato costretto a rispondere con un sottomesso
"sissignore".
E quindi eccoli lì, a bere birra nel motel, la sera di San Valentino del millenovecentonovantasei. Dean crescendo si rendeva sempre più conto come per un cacciatore tutto si dovesse necessariamente annullare, riducendosi ad una simil-felicità che per ogni praticante di quel mestiere mutava: per Dean erano le serate di noia passate con Sam. Era strano come lui percepisse la noia come una manna dal cielo, mentre si lasciava andare all'oziare in silenzio ascoltando il respiro tranquillo del ragazzino suo fratello costretto a crescere troppo in fretta.
Lanciò uno sguardo a Sam, a quel punto, che guardava con espressione assente davanti a sé, le mani – la cui destra stringeva la bottiglia – posate in grembo. Dean aggrottò le sopracciglia prima di chiamarlo: «Sammy?»
Sam si riscosse pigramente, tornando presente a se stesso e voltandosi verso il proprio fratello.
«Mh?»
Dean gli rivolse un sorriso sghembo, cambiando posizione e tornando di nuovo a sedersi al suo fianco, il capo piegato verso di lui.
«Tutto bene?»
Sam annuì distrattamente, mentre tornava a guardare di fronte a sé e si stringeva nelle spalle: «Pensavo solamente che oggi dovremmo essere a Lawrence. È la festa degli innamorati, giusto? Ed allora dovremmo essere lì.»
Dean si ritrovò a deglutire sonoramente. Se una qualunque altra persona gli avesse parlato di Lawrence probabilmente gli avrebbe spaccato la faccia. Ma non Sammy. Sammy non si meritava tutto quel male, ed avrebbe dovuto passare San Valentino dove più avrebbe preferito. Anche a Lawrence, davanti ad una tomba vuota. D'altro canto era la festa degli innamorati, poco importava di che amore si parlasse, no? John avrebbe avuto Mary e Dean avrebbe avuto Sam. Ottimo.
Se Dean non fosse stato così codardo ed attaccato all'unica spalla che gli era stata concessa dalla vita, probabilmente avrebbe odiato il suo stesso padre per tutto ciò a cui aveva costretto Sam, troppo maturo e serio per la sua età.

Posò la sua birra sul comodino e subito fece sì che anche quella del minore la seguisse, sfilandogliela di mano.
«Non cambierebbe niente, Sammy. Non avremmo potuto festeggiarlo neanche lì... sai, servirebbe una ragazza per queste cose. E poi San Valentino è una festa che non viene considerata da nessuno, in pratica, quindi non prenderla così seriamente.»
Tentò Dean in modo ben poco convincente scrollando le spalle mentre storceva le labbra verso il basso e Sam faceva salire gli occhi grigi sul suo viso.
«No, Dean. Viene considerata, siamo noi che non diamo peso a nessuna festa perché abbiamo sempre qualcos'altro da fare. È già tanto se ci ricordiamo quand'è il nostro compleanno.»
Era vero. Era tutto, schifosamente vero. E l'elemento più brutto era il tono con cui Sam aveva detto quelle parole, con così tanta naturalezza, per niente amareggiato come invece un ragazzino di quindici anni qualunque sarebbe dovuto essere. Perché vivevano così, quella era la normalità per loro e tanti saluti. Non c'era spazio per nessun ma, nessun perché e nessun desidero che. Nessun regalo sotto l'albero, nessun coniglio di cioccolato a Pasqua o grandi feste per i ventun'anni.
Dean si ricordava ancora di quando il ventiquattro gennaio del novantatré si era svegliato con tranquillità, come se niente fosse, pronto ad un nuovo giorno che l'avrebbe visto uccidere un qualche altro aborto della natura. Ed un Sam undicenne gli era zompato addosso, un gran sorriso sulle labbra, gridandogli i suoi auguri. Si ricordava ancora di come aveva aggrottato le sopracciglia, rendendosi conto solamente dopo qualche istante di quale ricorrenza cadesse il ventiquattro gennaio.
Sam era rimasto taciturno e triste per tutta la giornata.
«Hai ragione.»
Ammise Dean, e la voce gli era calata di un paio di toni quando parlò. Sollevò una mano e posò il palmo sulla guancia del minore, sorridendogli mestamente. A lui non interessavano poi tanto quelle cose – o nessuno gli aveva mai insegnato ad interessarsi, più probabilmente, e gli doleva il centro dello sterno quando pensava a quanto fosse vacuo Sam quando sottolineava certe mancanze.
Il minore tra i due rimase tentennante qualche momento, pensando bene di non muoversi e di lasciarsi andare a crogiolarsi dalla mano grande e ruvida di Dean.
Si strinse nelle spalle, prima di parlare: «Be'... ma magari quest'anno riusciremo a festeggiare il Natale. Facciamo un patto: io ti prometto che ti comprerò un regalo e tu lo comprerai a me. E poi ce li scambieremo sotto l'albero che decoreremo.»
Propose Sam con semplicità, mentre sulle labbra gli si disegnava un piccolo sorriso compiaciuto per la trovata che gli era saltata in mente. Era fiero di se stesso: pensava fosse un ottimo patto che avrebbe potuto far felici entrambi. Una sera come quella che stavano passando... molto bella e tranquilla, da soli loro due.
Dean rimase fermo ad osservare il più piccolo, l'espressione impassibile. Poi però vide l'accenno di sorriso che assunsero le labbra di Sammy, ed allora all'improvviso divenne un'idea grandiosa, anche se era febbraio e loro parlavano di dicembre.
«Un classico scambio di regali natalizi, quindi?»
Domandò con interesse, volendogli dare un altro po' di soddisfazione, mentre toglieva la mano dalla guancia di Sam e tirava le gambe sul materasso, finendo per incrociarle seduto davanti al minore.
Sam annuì con convinzione, sputandosi sulla mano destra per porgerla poi a Dean.
«Ci stai?»
Il più grande imitò i gesti dell'altro con un sorrisetto arrogante stampato in faccia, mentre le loro salive si univano in quella stretta e sancivano così il loro patto.
«Affare fatto.»
Concesse Dean dopo che le loro dita si disintrecciarono, arrampicandosi poi verso il cuscino per sdraiarsi pigramente sul letto di Sam, la pancia rivolta in su e facendosi da parte per far posto anche al fratello.
«Sammy, mi passi i cioccolatini?»
Il maggiore indicò la busta semivuota sul comodino a fianco a quello del più piccolo con un gesto del mento e il minore sbuffò scocciato, anche se, nel mentre, da bravo e gentile fratellino, si allungava verso quei dolci e li passava a Dean. Solo allora fu libero di imitare la posizione del fratello per accomodarsi al fianco del corpo del più grande, che lo accolse allungando il braccio di modo che Sam si potesse accomodare contro al suo corpo ed il bicipite diventasse il cuscino del più piccolo.
Non appena Sammy si fu sdraiato, ritrovando quel posto che gli spettava di diritto, Dean se lo strinse un po' più addosso, sorridendo tra sé con rinnovata serenità. Poi raccolse il telecomando della tv che era stato abbandonato in mezzo ai corpi dei due fratelli, cambiando canale e trovandosi difronte ad una morettina con le mani tutte sporche di argilla, lo sguardo mieloso rivolto verso un fusto mezzo nudo che stava alle sue spalle e gli teneva a sua volta i palmi sulla scultura di creta che pian piano, ruotando, prendeva la forma di un vaso. Intanto c'era un prolungato e schifoso "ooooh my love..." ed altre parole zuccherose in sottofondo (che non avevano niente a che vedere con la musica a cui erano abituati i due fratelli) che accompagnavo i due piccioncini nella modellazione del pezzo di argilla.
Ecco, tutto ciò era una schifosa quanto improbabile scena da film che mai sarebbe potuta avvenire nella realtà.
Dean e Sam rimasero entrambi col naso arricciato a quello spettacolo ed il primo a riprendersi fu il maggiore, che ridacchiò tra sé e diede un colpetto sulla pancia dell'altro: «Vedi cosa sarei andato a fare se fossi stato con Heather? Scommetto che non mi avresti più rivolto parola!»
Sam fu contagiato dall'ilarità del maggiore, e scosse il capo con un risolino: «No, infatti... io pensavo alle rose rosse e ai dolci, non ai... vasi! Le fanno sul serio queste cose?»
Chiese con sincera curiosità mista a sconcerto, mentre Dean si compiaceva dell'allegria del fratello.
Poi pescò uno dei cioccolatini dal sacchetto a cui si era dedicato per buona parte della serata, recuperandone uno e rigirandoselo tra le mani. Lo chiuse nel palmo, prima di far scivolare lo sguardo su Sammy, che continuava a mantenere l'espressione corrucciata sullo schermo della tv. Ora quei due tizi si stavano baciando appassionatamente e – oh, stavano per scopare. Be', ben per loro.
«Non so se fanno sul serio i vasi, ma sono sicuro che i dolcetti di cui parlavi ci sono davvero. Quindi, sai, in attesa del Natale...»
Le parole del maggiore riuscirono a catturare l'attenzione di Sam, che si volse verso di lui e inarcò le sopracciglia con vivace e palese curiosità, scrutandolo attentamente. Dean gli porse la mano e schiuse le dita di modo da mostrare un cioccolatino a forma di cuore rivestito di una carta lucida e rosa. Se ne stava lì, in equilibrio sul palmo della mano di quello che, teoricamente, doveva essere il più adulto. Ma anche gli adulti potevano lasciarsi andare ogni tanto, no?
«...vuoi essere il mio Valentino, Sammy?»
Gli rivolse un occhiolino scherzoso, provocando così una risata allegra al più piccolo. Sam, annuendo, prese il cioccolatino che Dean gli offriva, lo scartò e se lo fiondò in bocca all'istante, masticandolo con gusto. Poi, contro ogni previsione, il piccolo – non poi più così tanto piccolo, probabilmente – Sammy si sporse verso il viso di Dean, stampandogli un bacio sulle labbra con tanto di schiocco.
«Grazie. Vedi che io sono meglio di Heather? Con me non devi costruire i vasi di notte.»
Dean rimase immobile. Bloccato nell'istante in cui le loro bocche si erano sfiorate ed il sapore di cioccolato gli aveva stuzzicato la punta della lingua, dopo essersela passata sul labbro inferiore.
No, non doveva modellare argilla, né doveva staccare il cervello per liberare la rabbia e la frustrazione nel sesso. Non con Sam. Con Sammy andava bene restare a guardare un film melenso ed improbabile. Con Sammy andava bene anche non fare un bel niente.
Dean lo sentiva riaccomodarsi contro il proprio corpo, fianco contro fianco. La testa del minore stavolta si spostò verso la spalla del fratello, posandogli lì la tempia, gli occhi di nuovo fissi sullo schermo della televisione, a guardare quello schifoso film melenso ed improbabile, nella stanza di un motel, con un paio di fucili e tre pistole cariche sparse per la camera e una linea di sale sulla soglia della porta e sui davanzali delle finestre.
Dean posò la punta del naso tra i capelli di Sammy, socchiudendo le palpebre e lasciandogli un tenero bacio sulla testa.
«Meglio di tutti, non solo di Heather. - mormorò, per poi aggiungere – Buon San Valentino, Sammy.»
Sam sorrise, il profumo di Dean che lo avvolgeva, il braccio su cui era posato a proteggerlo da qualunque cosa ci fosse fuori da quella nicchia.
Andava bene lasciarsi alle spalle Lawrence, i vampiri e le divinità minori giapponesi. Andava bene lasciarsi indietro tutto se gli permetteva di guadagnare quel cioccolatino a forma di cuore.
«Buon San Valentino anche a te, Dean.»







Walking_Disaster's corner:

E come promesso nell'altra mia FF, rieccomi! Non so, probabilmente sono rimasta più soddisfatta dell'altra, nonostante quella fosse la prima e questa già la seconda... ma a mente fredda potrò dare un giudizio migliore, ora non riesco, dato che sono tre o quattro ore buone che ci lavoro.
E be', che dire? Il classico "do you wanna be my Valentine?" di Dean ha colpito anche me. Come si fa a shipparli insieme, bah, io sono sempre più perplessa...
Btw, passiamo ai dovuti crediti!
Ovviamente l'introduzione in corsivo è la scena del manichino anatomico della 6x14 – Mannequin: la resa dei conti. Non ho usato il "do u wanna be my Valentine?" della 5x14 per un qualcosa di molto semplice: nella 5x14 ci trovavamo proprio a S. Valentino, quindi, che so, sarebbe potuto benissimo essere uno scherzo – a maggior ragione per il fatto che c'era Castiel con loro. Ma il cuore del manichino... non so, io personalmente li ho adorati.
Per quanto riguarda invece la scena del film è ovviamente la scena del vaso del film Ghost, così come la melensa canzone "oooh my love" è Unchained Melody (dei Righteous Brothers), colonna sonora della medesima scena. Io me li immaginavo super traumatizzati dal fluff che trasuda quel momento e penso che non l'avrebbero apprezzato poi tanto. Forse Dean sì, ma dai, voglio poter conservare la mia nomea da persona seria.


Qui chiudo!
Grazie per chi leggerà, inserirà tra seguite/ricordate/preferite e/o recensirà (lo farete? Sì che lo farete, so che mi amate <3)
Enjoy!
WD

   
 
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