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Autore: Mayyflower    08/08/2014    2 recensioni
L'allucinazione di un amore si era conclusa così come finiscono i film.
Inaspettatamente.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Note: Hola babes! Di solito scrivo nel fandom di Harry Potter e Percy Jackson, ma stavolta ho deciso di scrivere qualcosa di diverso, colpa delle ispirazioni improvvise! La canzone "Mai saputo il tuo nome" dei Tiromancino mi ha dato l'idea! Ecco, bene, sarebbe carino se leggeste la storia ascoltandola.

Ps: Lui lo immagino come Dylan O'Brien { http://data1.whicdn.com/images/128894393/large.jpg }
Lei come Kaya Scodelario {http://data3.whicdn.com/images/128260612/large.png }

Buona lettura!

Secret.

Il sabato sera Micheal lo passava spesso in discoteca, tra fiumi di alcool e musica martellante. Fastidiosa e coinvolgente nello stesso tempo.  Micheal, Mike come lo chiamavano gli amici, si annoiava facilmente e ballare non era roba per ragazzi come lui. Si limitava ad appoggiare la schiena al bacone, con un bicchiere di coca e rum stretto tra le dita. Era un osservatore, passava lo sguardo distrattamente sui corpi che si muovevano all'unisono su quella pista illuminata a tratti, a volte rimorchiava qualche ragazza, a volte no. Stava di fatto che nessuna in realtà lo colpiva realmente, avevano tutte quello sguardo che si ferma in superficie, che non andavano oltre. Erano belle ma comuni.
Il sabato sera, Mike non restava mai fino al termine della serata in quei pochi metri quadri ma quella sera, colpa dell'alcool, colpa dei pensieri, colpa di quegli occhi blu che non lo abbandonavano nemmeno un secondo, era rimasto immobile, con l'ennesimo bicchiere di coca e rum e lo sguardo rapito da quella ragazza che si muoveva velocemente tra la folla.
Quando i loro sguardi si incontrarono e lei, con i gomiti poggiati sul bancone, aveva chiesto vodka al melone al barista, lui l'aveva osservata a lungo prima di parlare. Mike non era il tipo di ragazzo a cui piaceva parlare, era timido il più delle volte. Ma l'alcool fa davvero miracoli.

«Sei davvero bella.»

Aveva detto, incurvando le labbra in un piccolo sorriso.

«Lo dici a tutte le ragazze che incontri in discoteca?»

Aveva risposto lei, battendo le palpebre prima di portare il bicchiere alle labbra e prendere un sorso di vodka. Lui aveva riso, scuotendo la testa, si vedeva che non lo conosceva. Poi aveva spinto il bicchiere sul bancone facendo segno al barista che avrebbe pagato anche per lei, senza notare lo sguardo confuso di quest'ultimo.

« Ti va di fare due passi? »

Le aveva chiesto, poggiandole una mano sul gomito liscio e pallido, spingendola appena verso l'uscita, come se si fosse risposto da solo a quella domanda inutile. Lei afferrò la giacca e con un sorriso enigmatico quanto bellissimo si era diretta verso l'uscita. Mike avrebbe voluto tanto chiederle quale fosse il suo nome, ma la paura di essere catalogato come il solito imbecille lo tratteneva.

« Dove vai a scuola? »

Gli aveva chiesto, girando la cannuccia nel suo bicchiere. Aveva la faccia da ragazzino, a quanto pare.

« Stanford, tu? »

Rispose semplicemente, lei si limitò a scrollare le spalle evitando di rispondere. Si spostò una ciocca di capelli dal viso, rivolgendogli l'ennesimo sorriso che sembrava urlare "tanto non mi conoscerai mai realmente".
Le domande continuavano ma erano tutte a senso unico, lei non rispondeva, continuava a sorridere e a battere le palbebre mentre le lunghe ciglia le sfioravano le guance. Mike sospirò.

« Miss misteriosità 2014, vuoi almeno dirmi dove abiti così ti accompagno? »

Le chiese, con la voce strascicata dall'acool, lei rise e scosse la testa.

« Prenderò un taxi. »

Annunciò, alzando la mano per chiamare quest'ultimo, un auto gialla con il conosciuto cartello nero a lettere bianche accostò al marciapiede. La ragazza misteriosa fece per andarsene ma Mike le bloccò il polso, costringendola a voltarsi.

« Quando ti rivedrò? »

Le chiese, con la speranza che trapelava da ogni singola lettera, lei si avvicinò lentamente, lasciandogli un debole bacio su una guancia.

« Non bere troppo, Micheal. »

Gli sussurrò ad un orecchio, Mike non era sicuro di averle detto il suo nome. Con lo sguardo confuso e appannato la guardò mentre andava via, nel suo vestito corto, con i capelli mossi dal vento. Lei si girò, regalandogli un sorriso e piano piano svanì nel nulla. Mike battè gli occhi, strofinandoseli più volte, il tassista pigiò la mano con tutte le sue forze sul clacson.

« Allora? Sali o no? »

Aveva urlato, mentre il ragazzo si copriva il volto con le mani, scosse la testa e il tassista sfrecciò via, lanciandogli diversi insulti. Il ragazzo barcollò verso un muro e con la schiena contro esso scivolò verso il basso, ancora incredulo di quello che era appena successo.

Un'illusione.

L'illusione di aver trovato finalmente qualcuno che combaciava perfettamente con lui.

Colpa dell'alcool.

Colpa della musica.

Colpa del colore blu.

Di chi era la colpa?

Mike prese un respiro profondo e cacciò il cellulare dalla tasca.

« William? Vieni a prendermi? Sono ubriaco e ho le allucinazioni. »

Il cellulare gli cascò dalle dita, mentre l'immagine di quella ragazza era ancora limpida nella sua testa. L'alcool e l'amore si erano presi gioco di lui.

L'allucinazione di un amore si era conclusa così come finiscono i film.

Inaspettatamente.
   
 
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