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Autore: Nana_Hale    08/08/2014    0 recensioni
Attenzione: Questa fan fiction è ispirata al film "Al di là dei sogni"
Quattro anni dopo la morte improvvisa di Sam, anche Dean trova la sua fine dopo un'imboscata e si ritrova in un bizzarro aldilà, popolato da immagini e luoghi della sua vita perduta o del suo desiderato futuro. Ma il ricordo di Castiel rimasto solo è troppo forte per permettergli di godersi quel luogo fino a quando qualcosa di tremendo accade...
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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CAPITOLO 8
 

Dean si ritrova seduto, mentre i suoi occhi si aprono molto lentamente ancora immersi nell'oscurità. La barca sta viaggiando a passo d'uomo all'interno di uno stretto canale le cui pareti quasi toccano il legno dell'imbarcazione.
Balthazar è appena dietro di lui, in piedi, lo sguardo che scruta l'orizzonte distrattamente, mentre Bobby è al suo fianco, anch'egli in piedi, con una torcia salda in pugno e gli occhi vigili e attenti.
"Bobby è un brav'uomo."
Sussurra Dean sentendo l'attenzione di Balthazar spostarsi su di lui. 
"Lo so."
Si limita a rispondere l'angelo con un lieve sorriso in viso.
"Ha un lato tenero molto più profondo di quanto ricordassi. Forse perchè non lo conoscevo quando era così giovane. Mi è mancato molto in questi anni.""
Non capisce come mai questa riflessione lo abbia colpito così all'improvviso, ma il pensare a Bobby in qualche modo riporta alla sua mente piacevoli ricordi.
"E tuo fratello? Non ti manca?"
Sembra che Balthazar sia intenzionato a non permettergli di abbandonare le sue memorie più tormentate con ogni mezzo.
"...ovviamente."
Risponde sollevando le spalle mentre l'angelo lo fissa negli occhi attendendo una reazione.
"Oh, Dean, Dean, hai detto una banalissima stronzata."
Il caos nella mente di Dean sembra aumentare insieme alla sua irritazione nel sentire le parole della sua guida.
"Rifletti prima di rispondere."
"Ho detto ovviamente."
Si affretta a ribadire nervosamente per poi voltarsi, seccato e profondamente indispettito più dalla sua esitazione che dalla risposta di Balthazar; e, in quell'istante, un lampo squarcia il cielo in lontananza, come richiamato dai pensieri del cacciatore, attirando la loro attenzione.
"Adoro centrare il bersaglio. Crea energia."
Esclama esaltato l'angelo.
"L'energia è forte, unisce, fa di te un miglior ricevitore per Castiel."
Una violenta onda si infrange contro la barca facendoli sobbalzare mentre i lampi smuovono l'aria con violenza.
"Lui è la trasmittente che invia il suo ricordo di te."
Le onde aumentano quando la barca esce dal cunicolo trovandosi in mare aperto, costringendo i tre uomini ad aggrapparsi ad essa; una tempesta tremenda scuote l'acqua fino a creare bianchi turbini di schiuma mentre da ogni direzione provengono urla, grida e lamenti terrificanti. Tutto è tinto di infinite sfumature di rosso come se un manto purureo fosse sceso su quella visione atroce.
"Come mai sei qui Balthazar?"
Chiede Dean tentando di distrarsi dal quella visione, da quei rumori disperati.
"Ho avuto una seconda occasione. Come ce l'avete voi."
Seconda occasione? Il giovane aggrotta la fronte, visibilmente disorientato, spingendo l'angelo a continuare la sua spiegazione.
"Certo. Potete rinascere e avere nuove vite, ma solo se lo volete."
Il cacciatore sta per ribattere quando un'ondata violenta fa sobbalzare la barca gettandolo quasi fuori bordo.
"Merda! Me lo ricordavo diverso questo posto!"
Si aggrappa ad una corda cercando di ignorare la risatina fastidiosa di Balthazar.
"Le cose cambiano di continuo quaggiù! Volevi un pericolo fisico? Eccolo!"
Dean sputa dell'acqua che gli è finita in bocca. Acqua salata, amara, come lacrime piante per troppo tempo e mai finite.
"Cosa può farti? Ucciderti?"
L'angelo continua imperterrito, ridendo di gusto.
"Falla finita!"
Grida il giovane cercando di coprirsi il volto dagli schizzi gelidi.
"All'inferno esiste un solo pericolo reale, Dean..."
Poi, Balthazar indica qualcosa con la mano, qualcosa fuori dalla barca, sotto di loro. Dean lentamente sposta lo sguardo, timoroso e riluttante e quello che vede, quello che i suoi occhi si ritrovano ad osservare, è forse la cosa più raccapricciante e mostruosa che abbia mai dovuto guardare.
Corpi pallidi, nudi e magri scorrono inermi sotto la superficie dell'acqua; sono cadaveri ma non sono morti, i loro arti si muovono ancora, così come i loro occhi, con scatti e spasmi nervosi, come pesci in una rete.
"Perdere la ragione."
Come una scossa di corrente elettrica, le parole dell'angelo attivano i corpi nudi, che si sollevano gemendo e urlando aggrappandosi alla barca disperatamente. Ribellarsi è inutile, sono in troppi, e i tre uomini se ne rendono subito conto.
La barca si capovolge in pochi secondi sotto gli strattoni dei non-morti e Dean è il primo a cadere in quell'acqua ghiacciata e soffocante che lo stritola in una morsa di vecchi dolori, vecchi ricordi, nuovi rimpianti.
Balthazar si trascina fuori dall'acqua per primo, arrancando su di una riva piena di cadaveri ammassati, avvolti in un morboso e repellente abbraccio. Dean esce subito dopo di lui aiutando anche Bobby a raggiungere la riva.
Sollevano tutti lo sguardo attirati dal mostro di acciaio che sta davanti a loro: il relitto di una gigantesta nave completamente in fiamme su cui si contorcono e urlano altri corpi sempre più magri, sempre più pallidi.
"Che diavolo è questo posto, Balthazar?" 
Chiede Dean deglutendo a fatica la saliva.
"Il nostro dolce passaggio per l'inferno."
A quella risposta, il cacciatore respira pesantemente asciugandosi il viso con la manica della giacca. E' arrivato fin lì, fiamme o non fiamme andrà avanti. Arriverà da Cas.
"Bene. Dobbiamo seguire qualche segnale, giusto?"
Senza aspettare indicazioni di alcun genere, si mette a camminare verso il relitto infuocato; Bobby lo segue senza indugio ma l'angelo non sembra dello stesso parere.
"Beh, per la verità...non c'è nessun segnale adesso..." 
Afferma scocciato poggiandosi le mani sui fianchi.
Solo allora Dean si ferma a pensare, rendendosi conto che, probabilmente, la mancanza di una strada da seguire è solo colpa sua.
"Forse perchè... stavo pensando a qualcun'altro..."
.
.
.

Opachi raggi di sole colpiscono la lapide di Sam facendo brillare le gocce della pioggia che ha appena smesso di cadere.
"Non doveva seguirmi. Non dovevo trascinarlo in questo orrore. Avrebbe dovuto sopravvivere."
Sono le prime parole che riesco a proferire dopo più di 3 giorni di completo silenzio e apatia. Castiel mi guarda, gli occhi ancora pieni di lacrime, senza staccare la mano dalla mia.
La sento perfino stringere più forte le mie dita.
"Avrebbe dovuto sposarsi e invecchiare. Doveva diventare un padre con quache capello grigio che sorride a suo figlio e gioca con lui."
E pian piano, come un soffio di vento che strappa brutalmente i petali di un fiore, sento a poco a poco la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia collera staccarsi da me, lasciando posto la dolore, alla tristezza, alla disperazione.
"Riesco a vederlo così chiaramente, Cas... Avrebbe guardato suo figlio e lo avrebbe fatto sentire come mi sentivo io, ogni volta che incrociavo il suo sguardo.""
E le lacrime cominciano a cadere di nuovo dai miei occhi.
"Gli avrebbe fatto capire che non lo avrebbe mai abbandonato, che non lo avrebbe mai... mai lasciato solo."
.
.
.


 
"Hey...andiamo." Bobby richiama Dean alla realtà passando al suo fianco e incitandono a seguirlo, dirigendosi verso il relitto
Dean è ancora decisamente intontito ma lo segue senza fare domande. 
Solo arrivati davanti al primo scheletro di metallo si rendono conto che è solo un ammasso di acciaio, uguale agli altri centinaia di cumuli di scarti e ferraglie sparsi ovunque su quella specie spiaggia della devastazione.
E' soltanto proseguendo che finalmente giungono al vero, immenso relitto: una montagna di ferro ardente sbarra la loro strada e, sopra di esso, corpi smembrati e sanguinanti gridano insulti e maledizioni contorcendosi per il dolore.
Sulla fiancata, marchiata a fuoco, lacerata e coperta da pezzi di stracci marci si può ancora intravedere la scritta 'CERBERO' e, davanti all'enorme porta che funge da passaggio, uomini, o almeno quelli che sembrano uomini, vestiti con brandelli di stoffa e armati fino ai denti sbarrano la strada. 
Bobby non accenna a fermarsi nemmeno per un secondo e si dirige a passo sicuro verso i demoni armati, staccando il cacciatore e l'angelo di diversi passi.
Dean rallenta fino a fermarsi, lo sguardo fisso sul suo amico e, nella testa, una lunga catena di ricordi che preme per uscire.
.
.
.
 
Nel rifugio riecheggiavano le voci concitate di Dean e Castiel, che litigavano animatamente muovendosi per la stanza, intorno al tavolo.
"Non è più il fratellino a cui devi badare, Dean. Ha bisogno che tu ti fidi di lui ad occhi chiusi, che non lo tagli fuori."
"Io non lo taglio fuori."
Dean era molto seccato, molto nervoso e nemmeno i tentativi di Cas di farlo ragionare sembravano avere effetto questa volta.
"Sei sempre preoccupato per lui quasi fosse un gattino indifeso! E lui questo non lo sopporta!"
L'ex angelo gli andò vicino allungando una mano per posargliela sulla spalla, ma il cacciatore si ritrasse.
"Non è colpa mia, io-"
"Lo so! Io lo so! Tu vuoi solo proteggerlo ma devi riuscire, per il suo bene e il tuo, a lasciare che lotti per quello in cui crede, anche se questo comporta rischiare la vita."
"Non posso sopportare l'idea che gli accada qualcosa!"
Cas gli prese le spalle con fermezza cercando di appigliarsi al suo buon senso con ogni mezzo possibile.
"Ogni volta che non gli permetti di aiutarti, lo uccidi, lo fai sentire inutile!"
.
.
.
 
Dean non riesce a staccare gli occhi da Bobby vedendolo avanzare verso i corpi infuriati assetati di sangue. Lo vede voltarsi in cerca del suo sguardo. Lo vede sorridere.
"Andiamo, Dean! Dobbiamo entrare!" 
Bobby lo incita a seguirlo ma Dean sembra paralizzato. Il muro di corpi armati si solleva davanti a Bobby pronto a difendere l'ingresso ad ogni costo ma l'uomo continua ad avanzare facendosi largo fra le mani che tentano di afferrarlo e le armi che tentano di colpirlo. 
Dean osserva pietrificato, incredulo.
Ma è sufficiente una mano, solo una che riesce ad afferrare Bobby per il collo trascinandolo nel mezzo della mischia di demoni, per far sì che nel cacciatore si accenda qualcosa di improvviso e brutale.
Una rabbia che gli permette finalmente di capire, di vedere.
"NO!"
.
.
.

Una pioggia estiva calda e intensa cadeva senza sosta da oramai mezz'ora quando Sam uscì dal bar decisamente arrabbiato.
"Devi smetterla Dean, maledizione. E' snervante vedere che mi tratti come un bambino! Queste sono mie scelte! Non tue! Non credi che sia in grado di decidere da me se voglio o non voglio rischiare la vita per qualcosa di giusto?"
Il fratello uscì subito dietro i lui, seguendolo come un'ombra mentre le loro grida cercavano di sovrastarsi.
"Niente di tutto questo è giusto, Sammy! Niente! Tu dovresti essere in qualche bella città, in una casa in riva al lago a goderti la vita! Non qui a rischiarla ogni giorno!"
L'acqua li colpiva bagnandoli dalla testa a i piedi ma loro non le diedero alcuna importanza; continuarono ad urlare con la voce carica di angoscia.
"Quindi sei tu ora che decidi dove dovrei essere?"
"Io vorrei che la tua vita fosse così!
Sam si bloccò, voltandosi di scatto, e fronteggiando il fratello faccia a faccia lo afferrò per le sbraccia scuotendolo con forza.
"Ma io non sono te!"
La luce al neon dell'insegna del bar tingeva le loro figure di un rosso luminoso e inquietante, mentre i loro respiri pesanti si condensavano immediatamente a contatto con l'aria e rivoli di acqua piovana rigavano i loro volti immobili, tristi.
"E' come uno schiaffo in faccia vedere che ogni volta fai una fatica enorme per permettermi di aiutarti."
Dean non rispose, non sapeva cosa rispondere. Si limitò a guardare suo fratello dritto negli occhi seguendo le sue parole come mai aveva fatto prima.
"Nonostante tutti questi anni, ancora, ogni giorno mi sembra di avere la conferma che tu non riesci ad accettare che io voglia stare al tuo fianco in questa guerra."
Le mani di Sam non allentano la presa sulle sue spalle nemmeno per un secondo quasi avessero paura che lui possa fuggire via nel caso in cui dovessero lasciarlo andare.
"Ma nonostante questo, io non mi arrendo Dean. Non me ne vado. Starò al tuo fianco e qualsiasi cosa tu farai o dirai, non ti aiuterà a sbarazzarti di me."
Un nodo blocca la gola di Dean, accompagnato non un senso di oppressione e fastidio, bensì la gioia, di serenità, nel sapere che nonostante le incomprensioni, i litigi e la rabbia, nulla poteva cambiare tra lui e il suo fratellino. Nulla poteva cambiare Sammy.
"Sei il mio fratellone e ti voglio bene."
Sam abbandonò la presa sulle spalle di Dean con una lentezza infinita, lasciando scivolare le mani lungo le sue braccia fino ad allontanarle dal suo corpo.
Il fratello maggiore ci mise diversi secondi prima di riuscire ad comporre una frase sensata.
"Mi dispiace Sammy... non riesco a farne a meno... non riesco a smettere di pensare a come mi sento quando vado a letto la sera e sto male, e mi odio per ogni singolo fallimento della mia vita e non voglio per nessuna ragione al mondo che tu ti senta come me..."
La pioggia sembrò improvvisamente più calda a contatto con la sua pelle, o forse era il suo viso ad essersi scaldato per la paura, per l'emozione che lo aveva travolto nel fare quella confessione.
"Io vado a dormire ogni sera Dean e ho paura. Ho paura come ce l'hai tu. Ed è proprio questo che mi permette di addormentarmi. Non sono solo."
Sam non si lasciò impressionare o sconvolgere. Sam era sempre stato forte, forse perfino più forte di Dean anche se lui non se ne rendeva conto.
"Ci sei tu con me."

Era il suo fratellino dopotutto.
La bocca di Dean si tese in un sorriso fiero, commosso, felice mentre la sua mano andava a posarsi sulla nuca del fratello e scendeva ad afferrargli il retro del collo.
"La mia fiducia in te non ha limiti, Sammy. Anche se non smetterò mai di preoccuparmi per te, lo sai."
Poggiarono le fronti l'una contro l'altra mentre la pioggia scivolava fra i loro visi senza tregua; e risero, risero come facevano da piccoli, come facevano da ragazzi.
"Ma qualunque cosa accada... demoni, mostri, guerre, e perfino se dovessi attraversare l'inferno... "
Come avevano sempre fatto insieme durante tutta la loro vita.
"...c'è una sola persona che vorrei al mio fianco."
.
.
.
 
"NO!!!"
Urla, non appena una delle creature tenta di strangolare Bobby, e corre con tutte le sue forze. Nella sua mano è già comparsa una lama antidemone quando il suo braccio si solleva e colpisce con forza il mostro.
Afferra Bobby per le spalle e tenta di trascinarlo via dai suoi assalitori, ma lui continua ad avanzare, come ipnotizzato.
"NO! NO! NON FARLO!"
Le sue dita si stringono sul suo viso, voltandolo con forza per poterlo guardare negli occhi.
"CAS NON E' LI' DENTRO, SAMMY!"
Gli occhi del suo fratellino.
Il volto di Bobby non è più necessario oramai e scompare come polvere nel vento, lasciando che Dean veda quello che finalmente ha avuto il coraggio di vedere.
Sammy.
Lo afferra dietro il collo sfregando la sua fronte contro la propria mentre un dolce sorriso gli tende le labbra.
"Cas non è lì dentro... idiota."
"...i-imbecille..."
Gli occhi di Sam si riempiono immediatamente di lacrime, ma nessuna di esse riesce a rigare il suo volto davanti allo sguardo di Dean poichè, con un impetuoso gesto, il cacciatore afferra il suo fratellino con forza e si stringe contro di lui in un lungo, disperato abbraccio.
"Non c'è altro uomo con cui attraverserei l'inferno..."

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La logistica di questo capitolo purtroppo è abbastanza complicata ma spero ne siate venuti a capo!
  
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