Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Root    08/08/2014    6 recensioni
Nico sapeva che, sedersi vicino alla riva, con l'acqua che arrivava a intervalli regolari a bagnargli i piedi scalzi, era un tentativo, un patetico tentativo, di sentirsi più vicino a lui. Come se stare a contatto con il mare significasse stare a contatto con lui; come se quell'immensa distesa di acqua salata potesse eliminare l'altrettanto immensa distanza che Nico sentiva tra sé e il figlio di Poseidone, e che sembrava allargarsi sempre di più.
Era stupido, maledettamente stupido, Nico sapeva anche questo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Take My Hand
Personaggi: Nico Di Angelo, Percy Jackson
Avvertimenti: Spoiler, Slash, un po' Angst 
Desclaimer: Tutto ciò cui mi sono ispirata appartiene solo ed unicamente a Rick Riordan
Note: Credo di essere completamente incapace a scrivere cose più lunghe di 600 parole, ma eccomi qui con questa cosa che ne ha tipo 2100. Spero di non aver combinato un casino, ma ho un po' paura di quel che ne sia uscito, soprattutto per i dialoghi (non so scriverli, scusate) quindi la posto prima di poter cambiare idea. 
La fic è ambientata dopo la fine della guerra con Gea e quindi ci sono alcuni spoiler per chi non ha letto La casa di Ade, ma non si tratta di nulla di trascendentale. Normalmente non mi piace la roba triste, non la leggo e cerco di non scriverla, ma stavolta sono andata contro i miei principi, per cui la fic è un tantino triste (perché l'ho fatto? Non lo so, scusate).
Bah, grazie a chi leggerà :D


 

La spiaggia era senz'altro il luogo più tranquillo di tutto il Campo Mezzosangue. Lontana dai rumori, lontana dal vociare di satiri e semidei, lontana da tutto; si poteva quasi immaginare di non essere più al campo, laggiù, circondati solo dal rumore delle onde.
Nico capiva perfettamente perché a Percy piaceva quel luogo. Era difficile da non apprezzare, pur non essendo figli di Poseidone.
Tecnicamente sarebbe stato contro le regole stare lì di notte, ma lui era Nico Di Angelo, e anche le Arpie sapevano che le regole del campo non erano applicabili a lui. E poi, il figlio di Ade preferiva passare la notte seduto sulla spiaggia piuttosto che stare sveglio, al buio, nella Casa numero tredici. Se anche ci avesse provato, a stendersi sul letto, ad abbandonarsi al sonno, si sarebbe ritrovato, entro poco, con il respiro affannoso, la pelle sudata e gli occhi di nuovo aperti a fissare la familiare oscurità della stanza.
No, Nico preferiva di gran lunga la spiaggia.
Sapeva il perché. Non lo avrebbe ammesso mai, neanche a se stesso, ma, nel profondo, sapeva perfettamente perché la vicinanza del mare fosse capace di dargli quella parvenza di serenità che non era in grado di trovare da nessun'altra parte, neanche negli Inferi.
Nico sapeva che, sedersi vicino alla riva, con l'acqua che arrivava a intervalli regolari a bagnargli i piedi scalzi, era un tentativo, un patetico tentativo, di sentirsi più vicino a lui. Come se stare a contatto con il mare significasse stare a contatto con lui; come se quell'immensa distesa di acqua salata potesse eliminare l'altrettanto immensa distanza che Nico sentiva tra sé e il figlio di Poseidone, e che sembrava allargarsi sempre di più.
Era stupido, maledettamente stupido, Nico sapeva anche questo.
Perciò preferiva non pensarci quando, ogni volta che si trovava al campo, i suoi piedi finivano, inevitabilmente, per condurlo lì e, semplicemente, si sedeva a fissare l'oceano, immergendosi nell'illusione che lui stesso si era costruito.
Dopo la guerra con Gea, l'intenzione di Nico era stata quella di sparire dalla circolazione, di non farsi più vedere né al Campo Mezzosangue, né al Campo Giove. Ci aveva provato, e ci era riuscito, anche se solo per qualche mese. Ma non ce l'aveva fatta ad abbandonare Hazel, a ritirarsi negli Inferi e a dimenticarsi di lei; era la sua famiglia, dopotutto, non poteva semplicemente lasciarsela alle spalle. Dopo che era ritornato, Nico non aveva più potuto andarsene (non definitivamente, almeno). Jason praticamente lo teneva continuamente sotto controllo, lanciandogli sguardi preoccupati come se avesse paura che potesse sparire per sempre da un momento all'altro e, in un certo senso, Nico gli era grato per questo; Jason era l'unica persona che il figlio di Ade considerasse davvero un amico. Anche Percy sembrava preoccupato che Nico scivolasse via nelle ombre per non fare più ritorno e, anche lui, come Jason, faceva in modo che ciò non accadesse.
Nico non sapeva se essere contento o meno dell'attenzione di Percy nei suoi confronti, perché (un'altra cosa che non avrebbe mai ammesso) per quanto vederlo felice con Annabeth lo facesse soffrire, l'idea di separarsi definitivamente da lui, di non rivederlo mai più, gli faceva attorcigliare lo stomaco in una morsa disperatamente dolorosa.
E quindi, Nico si ritrovava a tornare indietro al campo, di tanto in tanto e ogni volta, finiva sempre su quella spiaggia, nella tranquillità e il silenzio della notte, a fissare il mare di Long Island.

 

Quando sentì dei passi dietro di lui, Nico sapeva già di chi si trattava. Non si girò ma, per un istante, il suo cuore si dimenticò di battere e l'aria si rifiutò di uscire dai suoi polmoni.
-Ehi, Nico.
-Ehi, Percy.
Il figlio di Ade poteva sentire il suo sguardo su di sé, ma non si voltò a guardarlo mentre si sedeva accanto a lui sulla sabbia fresca.
Rimasero per un po' in silenzio, il rumore del mare l'unico suono a rompere il silenzio. Nico era fin troppo consapevole della presenza di Percy vicino a lui, e dovette fare uno sforzo immane per costringersi a non voltarsi a guardarlo; invece, scelse che la cosa migliore era fissarsi i piedi, la testa chinata così che i capelli neri che gli coprissero il viso.
Era da tempo che lui e Percy non si trovavano da soli, forse da quella volta dopo che lui e Annabeth erano usciti dal Tartaro e Nico stava preparandosi per portare la statua indietro al Campo Mezzosangue; di certo non la miglior conversazione che avessero avuto. Dopo la guerra, restare solo con Percy era stata la cosa che Nico aveva più di tutte temuto e anelato, al tempo stesso.
Nico si chiese se il silenzio sceso tra di loro in quel momento, fosse pesante solo per lui, perché mentre lui si sentiva teso come una corda di violino, Percy sembrava, invece, perfettamente a suo agio. Nico poteva sentire la tensione crescere, diventare sempre più tangibile, e stava cercando qualcosa da dire, qualunque cosa pur di interrompere quel silenzio che tra un po' lo avrebbe fatto diventare pazzo, quando Percy lo precedette, impedendogli di dire qualcosa di cui avrebbe finito per pentirsi.
-Posso farti una domanda, Nico?
Senza volerlo, Nico sollevò la testa, incontrando gli occhi verde acqua dell'altro e, non fidandosi troppo della sua voce, si limitò ad annuire.
-Ti capita mai di sognare il Tartaro?
Era una domanda retorica, Percy conosceva perfettamente la risposta. Il figlio di Poseidone aveva visto il Tartaro, sapeva che non era possibile dimenticarlo, sapeva che Nico era quasi impazzito lì sotto e sapeva che, se Nico era lì e non nel suo letto era perché la risposta alla sua domanda era, senza alcun dubbio, affermativa.
Inconsciamente, Nico portò le ginocchia contro il petto, le braccia strette attorno alle gambe, come in un vano tentativo di proteggersi dagli orrori che lo tormentavano anche dopo tutto quel tempo.
-Sì. Dormire è fuori discussione.
Nico non disse che, quando cercava di dormire, si risvegliava quasi sempre urlando, sudato e tremante, con la paura di trovarsi ancora lì, nelle profondità del Tartaro, e non disse che era successo talmente tante volte che, ora, aveva paura anche solo di chiudere gli occhi, paura che farlo lo avrebbe riportato nuovamente lì sotto.
Non lo disse, ma sapeva che Percy lo sapeva e lo capiva perfettamente, perché Nico poteva vedere le occhiaie sotto i suoi occhi stanchi, segno di troppe notti passate insonni.
-Credi che saremo mai in grado di superarlo?
Nico avrebbe voluto tanto che il suo primo pensiero non fosse stato “no”; la possibilità di lasciarsi il Tartaro alle spalle sembrava così remota, così impossibile, che cancellava ogni traccia di speranza per il futuro. Anche se riesci a lasciare vivo il Tartaro, non sarai mai più come prima: quello si porta via un pezzo di te, e tu un pezzo di lui.
-Non lo so, forse- disse invece.
Percy sembrava aver lasciato cadere tutte le difese; pareva che, proprio come Nico, fosse sul punto di lasciarsi andare alla disperazione più totale e Nico davvero non poteva sopportare di vederlo ridotto in quello stato. Voleva allungare una mano e toccarlo, abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene; parole inutili, lo sapeva, cui lui stesso non riusciva a credere, ma che Percy sembrava aver bisogno di sentire. Invece, la sua mano si fermò sulla sabbia in mezzo a loro, più vicino, ma sempre troppo lontano.
Ad eliminare la distanza fu Percy. Nico si chiese se l'altro fosse consapevole del fatto che le sue dita si fossero strette attorno alla propria mano e, per un istante, si domandò perché Percy non stesse cercando conforto tra le braccia di Annabeth piuttosto che da lui, ma cacciò subito questo pensiero.
A Nico non piaceva essere toccato, in nessun caso ma, in quel momento, si rese conto che stringere la mano di Percy era esattamente ciò di cui aveva bisogno. Anche se non significava nulla, anche se era solo un modo di farsi coraggio a vicenda, di cercare il sostegno dell'altro, Nico non ebbe la forza di volontà necessaria per sottrarsi a quel contatto.
Il figlio di Poseidone lo stava guardando, le labbra incurvate in un piccolo sorriso e Nico pensò che se quello era il risultato allora gli avrebbe tenuto la mano per il resto della sua vita. Questa volta, non distolse lo sguardo.
-So che mi hai già detto che non ce n'è bisogno, ma io devo ringraziarti, davvero. Se non fosse stato per Bob, e quindi per te, non saremmo sopravvissuti là sotto. Quindi, che ti piaccia o no, grazie.
Nico non rispose, ma non ce n'era bisogno. Già una volta aveva rifiutato le parole di Percy, non lo avrebbe fatto di nuovo. Ma quando aveva detto che non c'era bisogno che lo ringraziasse, Nico era stato sincero, perché, se si trattava di aiutare l'altro, lui avrebbe fatto qualunque cosa. Non per essere poi ringraziato, l'unica ricompensa di cui aveva bisogno era di vedere Percy sano e salvo. Non lo avrebbe mai detto a voce alta, perché sarebbe sembrato incredibilmente patetico, ma era così.
Percy, però, non sembrava aspettarsi una risposta, perché continuò a parlare, come se avesse avuto bisogni di dire quelle cose a voce alta, come se gli pesassero sulle spalle e volesse solo liberarsene.
-Ti ammiro, sai Nico? Tu sei riuscito a sopravvivere da solo, hai una forza d'animo incredibile. Io, se fossi stato da solo sarei impazzito. Senza Bob e Damasen, senza Annabeth, io non ce l'avrei mai fatta.
Si sentiva debole, debole e impotente, Nico lo capiva. Eppure, in quel momento, Nico riuscì a vedere Percy, così come lo vedeva quando era più piccolo, quando lo aveva appena incontrato, quando, con la sua spada luminosa, aveva salvato lui e Bianca: un'eroe, un vero eroe, potente ed imbattibile. Adesso sapeva che non era vero, che neanche Percy Jackson è perfetto ma per lui, era ancora l'unico davvero degno del titolo di eroe.
-Non è vero, ce l'avresti fatta, comunque. In un modo o nell'altro saresti sopravvissuto. L'idea di dover uscire di lì, per poter salvare tutti, per poter sconfiggere Gea-, “per poter tornare da lei”, pensò, ma non lo disse, -tutto ciò ti avrebbe sostenuto, ti avrebbe permesso di andare avanti e di uscire dal Tartaro.
Non significava nulla, a dire il vero. Riuscire o non riuscire a sopravvivere da soli, non aveva davvero importanza, perché anche una volta uscito e tornato nel mondo dei vivi, un pezzo di te non sarebbe mai tornato indietro, perché gli incubi, dopo, ti avrebbero perseguitato lo stesso. Ma Percy doveva comprendere che non era vero, che lui non era un debole e che se lo fosse stato, non sarebbe servito a nulla avere qualcuno accanto, perché avrebbe comunque perso la ragione; doveva comprendere che era la persona più forte e coraggiosa che Nico avesse mai conosciuto a prescindere che ci fosse o meno Annabeth al suo fianco. Perché Percy aveva visto da solo il vero volto del Tartaro e, nonostante tutto, non si era lasciato abbattere, aveva continuato a combattere e ad andare avanti.
Non era infallibile ma, anche dopo quel che era successo a Bianca, dopo essersi sentito tradito da Percy, Nico non avrebbe affidato la propria vita a nessun altro.
-Perché è così che fanno gli eroi.
Non aveva voluto dirla ad alta voce, l'ultima parte, ma le sue labbra avevano arbitrariamente deciso di muoversi da sole e che quello era un buon momento per farlo morire dall'imbarazzo. Nico avvertì le guance farsi più calde e sapeva perfettamente di stare arrossendo; distolse lo sguardo e, di nuovo, ringraziò di avere i capelli abbastanza lunghi da coprirgli il viso.
Alle sue parole, Percy fece una risatina; non una ironica -anche se Nico sapeva che non credeva alle sue parole- e sentirlo ridere per davvero, fu abbastanza per far sorridere anche il figlio di Ade che, ignorando le proprie guance rosse, tornò a rivolgere il proprio sguardo sul ragazzo seduto vicino a lui.
-Non sono d'accordo, ma ti ringrazio, Nico.
Stava ancora sorridendo e il cuore di Nico, per la seconda, volta, perse un battito.
-Non ce n'è bisogno- mormorò lui in risposta.
A quel punto, le dita di Nico si chiusero attorno alla mano di Percy, che ancora teneva stretta la sua. Non significava nulla, Nico lo sapeva. Il giorno dopo la mano che Percy avrebbe stretto sarebbe stata un'altra; il giorno dopo Percy sarebbe tornato da Annabeth e lui, magari, se ne sarebbe andato via dal campo; il giorno dopo, forse, Nico avrebbe ancora sentito il calore delle dita di Percy e si sarebbe pentito di non aver ritratto la mano.
Ma, per il momento, solo per quella notte, Nico decise di vivere fino in fondo l'illusione di aver eliminato la distanza che esisteva tra sé e Percy Jackson, decise di averlo vicino per davvero, decise di dimenticare gli incubi e il Tartaro.
Solo per quella notte, Nico avrebbe continuato a stringere quella mano.

 

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Root