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Autore: ashton_wife    09/08/2014    0 recensioni
"La vita è piena di dettagli, ma in pochi sono capaci di notarli.
Poche persone si accorgono che esistono.
Per tante persone i dettagli sono insignificanti, altre ancora li sottovalutano.
Ma quello che non tutti sanno è che sono i dettagli a rendere diversa una persona dall’altra.
Sono i dettagli a separare le persone dalla massa.
Sono i dettagli a rendere speciale ogni persona, senza i dettagli, noi non saremmo nessuno."
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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~~ La vita è piena di dettagli, ma in pochi sono capaci di notarli.
Poche persone si accorgono che esistono.
Per tante persone i dettagli sono insignificanti, altre ancora li sottovalutano.
Ma quello che non tutti sanno è che sono i dettagli a rendere diversa una persona dall’altra.
Sono i dettagli a separare le persone dalla massa.
Sono i dettagli a rendere speciale ogni persona, senza i dettagli, noi non saremmo nessuno.


Uno.
Odio avere tutti gli occhi puntati su di me. Li ho sempre odiati. Li odiavo da bambina, quando per far contenta mia mamma, facevo gli spettacoli di danza. O quando entravo in classe e la lezione era già cominciata. Gli occhi addosso mi fanno sentire a disagio, come se tutto il mondo girasse solo attorno a me in quel preciso istante, è questa cosa mi ha sempre dato fastidio.
“Sara, svegliati dai.”
La voce di mia sorella maggiore entra in camera mia. Se solo sapesse che sono sveglia già da qualche ora.
Rispondo con un mugolio. La mattina mi viene difficile parlare, e se parlo non sembro neanche io, dato che la mia voce diventa roca.
“Dai veloce, ti stiamo aspettando per la colazione!”
Urla ancora mia sorella, alzando le coperte con le quali mi stavo coprendo. Come se facessi sempre colazione con loro.
La guardo male per il gesto che ha appena compiuto, e lei sparisce dietro alla porta.
Odio mia sorella. E’ sempre stata troppo perfetta. Troppo bella. Ha sempre avuto troppi ammiratori. E si è sempre vantata con me di questo, nonostante la nostra differenza di età non sia poi così smisurata, ha solo due anni in più di me.
Ogni anno, a san Valentino mia sorella torna a casa con tonnellate di bigliettini e cioccolatini, che poi regala a me, dato che lei non li può mangiare perché le rovinerebbero la linea. Mentre io, a San Valentino non ho mai ricevuto neanche un cuoricino disegnato su un foglio di diario.
Prendo un paio di jeans blu notte e una canottiera nera con una faccina gialla che fa la linguaccia e mi infilo le vans, rigorosamente nere.
Scendo in cucina e vedo mia sorella intenta a bere il suo thè caldo alla pesca, mia mamma vestita con una camicia bianca e una gonna grigia a vita alta, che sta seduta alla sua solita sedia in fondo a destra che tiene in mano la sua tazza di caffè bollente; mentre mio padre, in giacca e cravatta che legge il suo giornale, seduto a capotavola.
Ebbene sì, la mia è una di quelle famiglie con il padre che è un cardiochirurgo di fama nazionale, la madre che è un celebre avvocato e la prima figlia che studia legge, cercando di seguire le orme della madre.
E poi ci sono io. Una diciassettenne squinternata, che ama il rock e che ha deciso di tingersi i capelli di viola per distinguersi dagli altri, ma soprattutto che non si fa problemi a dire quello che pensa. Per farla breve, sono la pecora nera della famiglia.
Mi allungo verso il tavolo di marmo della cucina e prendo il cornetto alla crema che mangio ogni mattina. Prendo il giubbotto di pelle nera e esco di casa salutando i componenti della mia famiglia.
Mi ficco le cuffie nelle orecchie e salgo sull’autobus. Cammino lungo il corridoio del mezzo e mi siedo al mio posto, si perché quello è il mio posto. Tutti sanno che il posto in fondo all’autobus è della ragazza strana, quella che se ne sta sempre per gli affari suoi.
La canzone nel mio Ipod cambia, non appena le porte si aprono alla fermata successiva alla mia. Subito una calca di ragazzi assonnati sale sull’autobus, sparpagliandosi a gruppi per il mezzo. 
Fra le facce di quei ragazzi noto un sorriso, l’unico sorriso che farebbe venir voglia di sorridere a chiunque. Mi allungo un po’ per vedere meglio quel ragazzo, ma fra la confusione non riesco a vedere molto, a parte il suo sorriso. Giuro di non aver mai visto un sorriso così bello.
I miei pensieri su quel fantastico sorriso s’interrompono dal rumore delle porte del mezzo che si aprono. Scendo dal mio posto, ma come sempre, voglio essere l’ultima a scendere.
Raggiungo il mio armadietto, l’ultimo in fondo al corridoio di sinistra. Metto la combinazione e la portina si apre, butto dentro tutti i libri tranne quello di matematica e il mio blocco per gli appunti.
In realtà non prendo mai appunti, io disegno. Disegno tutto quello che mi passa per la testa in quel momento. Per me è un modo per sfogarmi.
Mi dirigo verso l’aula e cammino fino all’ultimo banco, mi ci siedo e appoggio sul banco le uniche cose che ho in mano. Aspetto che tutti gli studenti entrino in classe e poco dopo la professoressa di storia fa il suo ingresso in classe.
Fingo di interessarmi alla sua lezione, ma prendo la mia matita e inizio a disegnare. Disegno il sorriso di quel ragazzo del quale non conosco l’identità.
Dopo troppo tempo, la campanella suona, annunciando la fine delle lezioni e tutti gli studenti, come un branco di pecore corrono verso la fermata dell’autobus, mentre io inizio a correre fino al giardino posteriore della scuola, raggiungendo il mio albero. Non è un albero come tanti, quell’albero mi da sicurezza, quando mi siedo sotto di lui mi sento protetta, come se fossi in un altro luogo. Come se mi trovassi in un altro mondo, in un mondo che funziona come la mia fantasia decide.
Riprendo in mano il mio blocco e continuo il mio disegno.
Qualche minuto più tardi sento la presenza di qualcuno affianco a me, mi giro e vedo un ragazzo. Ha i capelli tinti di uno strano rosa, un rosa che non è ne chiaro ne scuro. Una tonalità che tutti possono definire rosa, perché è troppo facile dire che sono rosa. Come i miei capelli, tutti dicono che sono viola, ma secondo me non sono solo viola, questi capelli rappresentano una parte di me. C’è un motivo se li ho voluti colorare. Non l’ho fatto perché mi andava, come avrebbero fatto tutte le altre persone.
Il ragazzo si volta, fissandomi. Io odio essere fissata, è una cosa che mi da troppo fastidio.
Abbasso la testa, non sostenendo lo sguardo.
“Ehm.. ciao. E’ da un po’ di giorni che ti vedo venire qui ad ogni intervallo. Ecco, io volevo solo conoscerti.”
Inizia a parlare il ragazzo con i capelli rosa. A dire il vero non me lo aspettavo, non credevo che qualcuno mi osservasse, chi mai perderebbe tempo con me?
Questa storia non mi piace, secondo me è uno scherzo. Oppure questo ragazzo ha perso una scommessa.
“E sentiamo, perché?”
Rispondo tenendo la testa sul mio blocco, continuando a disegnare.
“Be’ perché c’è qualcosa in te che mi fa credere che tu sia diversa dalle altre. Non sono un tipo che ama la compagnia, e non mi fido spesso delle persone. Ma tu.. tu hai qualcosa che ha infranto la mia normalità. Vorrei solo conoscerti, per capire se mi sbagliavo o meno su di te.”
La sua risposta mi sorprende, ancora una volta non mi aspettavo delle parole simili. Involontariamente alzo lo sguardo, per guardarlo bene, e sorrido. Sembra sincero.
“Vuoi davvero conoscermi?”
Rispondo con un filo di voce, un po’ spaventata. Potrebbe rispondermi con un “no, davvero pensavi che dicevo sul serio?” fra le risate e non mi stupirebbe affatto, ci sono abituata. Oppure potrebbe dire di sì, il che mi complicherebbe le cose. Non ho mai avuto amici, non so come sia averne. E se poi dovesse deludermi? Ho paura. In genere una persona “normale” non si farebbe tutti questi problemi, ma io sono diversa, in senso negativo, credo.
“Sì.”
Questa semplice affermazione mi spiazza. Sul serio vuole essere mio amico?
“Mi chiamo Micheal, Micheal Clifford.”
Mi sorride, tendendomi la mano destra. Mando giù la saliva.
“Sara, Sara Evans.”
Rispondo stringendogli la mano, poi sforzo un sorriso.




TUTTI QUI:
Ciao bella gente :3 Inanzitutto mi presento, mi chiamo Elena e sono veneta :)
Spero davvero che la storia vi incuriosisca e che il capitolo vi piaccia. E' la mia prima fanfiction, quindi mi farebbe piacere ricevere delle recensioni :)
Grazie per l'attenzione, baci Elena :*
 

   
 
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