Temporale.
L’oscurità era
chiusa attorno a loro.
Il brontolio di un tuono
rimbombò nella stanza e la pioggia prese a cadere con un
tambureggiare fitto sul pavimento della terrazza.
Il temporale la inquietava da
quando era bambina.
Il cuore le batteva forte e allora
desiderò di stringersi a lui.
Si era abituata a dormire con il
corpo raggomitolato vicino alla compattezza dei muscoli del suo
compagno e si sentiva infinitamente protetta da quelle spalle larghe e
robuste.
Era incapace di farne a meno di
quel contatto: era un bisogno straziante che evocava qualcosa di
più potente; travolgente come il vero amore.
Chiuse le palpebre e
ascoltò il fruscio delle foglie dell’albero di
magnolia mosse dal vento, respirando l’odore della terra del
giardino, trasportato dal vento che arrivava dalla finestra socchiusa.
No, adesso sarebbe stato
impensabile rinunciare a lui e pensare che un tempo era stato un essere
malvagio, arido, avido, crudele.
Pura collera era stato, senza
nessuna remora morale.
Vegeta aprì gli occhi
nel buio: tuonava e la luce dei lampi immergeva la stanza di bagliori.
Brontolò non senza un lieve sorriso d’irritazione
nel sentirsi oggetto di simile ingordigia femminile, giacché
Bulma si era ancor più stretta alla sua schiena.
“Il temporale mi mette
qualche brivido, mi piace starti vicina, mi rassicura.”
caldo, il suo respiro, lo sfiorò attraversando la
profondità del silenzio.
Quella piccola frase fu disarmante.
Il principe non si sarebbe mai
aspettato di poter riuscire a confortare nessuna creatura in vita sua,
ma alla fine cedette per un moto istintivo.
Cedette solo per lei.
Si voltò e la
fissò in volto e poi si sistemò più
comodamente, aderendo al suo corpo nudo.
Sentì in bocca il sapore
dell’eccitazione.
La donna lo abbracciò e
si appoggiò al suo petto, inclinando la testa da un lato e,
accarezzandogli piano i capelli, lasciò che la pioggia
parlasse per loro.
Chiunque fosse stato prima di
allora non le importava, ora era tutto ciò che desiderava:
un saiyan, un uomo, un amante…Vegeta.
Tuonò.
Le sue carezze la consolarono come
fosse una bambina e lei voleva solo restare lì tra
le sue braccia nella luce livida del lampo, nell’attesa che
la tempesta scemasse, unita a un profondo e intenso senso di dolce
benessere.
Fine.
Ciao a tutti, grazie di aver letto
questa piccola ispirazione, come sempre vi dico che è
gradito il vostro commento.
Un bacio.
LORIGETA
^^