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Autore: Hely    12/09/2008    3 recensioni
Il fine giustifica i mezzi. Gli ordini sono ordini e non puoi opporti, neanche quando tutto ti sembra sbagliato e irragionevole. Perchè a te non è dato chiedere il perchè, solo eseguire.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Reno, Rude
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: dopo un periodo di inattività, ho deciso di dedicarmi al mondo di ff7 (anche perchè è il mio ff preferito :P).

Comincio con questa fiction, che ha come tema il potere, quanto può corrompere le menti delle persone (che paroloni!XD) e chi meglio dei Turks per rappresentarne gli strumenti?

(questo capitolo mi serve solo come introduzione, per questo è un pò corto)

Buona lettura!^^

 

  

Troublemakers Turks

 

 La terrazza all'ultimo piano del palazzo Shinra era  un posto speciale, unico in tutta Midgar.

Da lassù si godeva di una vista incredibile sull'intera metropoli, ma il vero spettacolo lo riservava la notte, quando le miriadi di stelle nel cielo si confondevano con le luci dei lampioni sparsi per la città, creando un'immensa ragnatela scintillante. Il luogo perfetto dove concedersi una pausa dal lavoro, e riflettere su come quella giornata fosse identica a tutte le altre, passate in un inferno di cemento grigio scuro.

 

Non era un novellino, eppure ogni sera Reno saliva su quella terrazza, accendeva una sigaretta e si sdraiava a guardare il tramonto, cercando di distrarsi dai pensieri lugubri che avevano invaso la sua mente per tutto il giorno.

 

Cosa differenziava la sua ultima missione da tutte le altre?

 

Perché, dopo anni di servizio, ancora si sentiva in colpa ripensando alle persone che aveva dovuto uccidere sott'ordine dei superiori? Sapeva che ormai erano morte e sepolte sotto la terra, incuranti della vita che continuava sopra le loro ossa... forse che i loro spiriti si stessero vendicando mettendogli in subbuglio i pensieri?

 

"Tutte cazzate!". Reno lo disse a voce alta, scuotendo il capo come per scacciare dei fastidiosi moscerini. Un paio di ciocche rosso fuoco ricaddero sui suoi occhi, lui le scostò con un gesto seccato della mano.

 

Rosso come il fuoco di un incendio

 

Reno non osava sporgersi dal parapetto, sapendo  cosa avrebbe visto: non il tranquillo tramonto che scandiva le ore serali della città, ma il risultato del suo ultimo lavoro...

 

"Non abbiate nessuna pietà"

 

Il nuovo ordine del Presidente non è poi così diverso da tutti gli altri, pensa Reno, annuendo. Sente Rude al suo fianco tossire nervoso. Non era da lui contestare un ordine diretto, ma Reno capiva qual'era il particolare sbagliato in quella situazione. Avrebbero dovuto stanare una mocciosetta su cui il Presidente aveva messo gli occhi addosso, perché fosse tanto importante a loro non doveva interessare, semplicemente, dovevano dar fuoco alle baracche del Settore 5, utilizzare la paura come arma per farla saltar fuori...

"

Perché l'intero Settore?" chiede Reno, perplesso.

 

"Più probabilità abbiamo di prenderla, meglio è".

 

Questa è la risposta del Presidente, una risposta che chiaramente vuol dire: a voi tocca eseguire, non fare domande. Dà una pacca sulla spalla a Rude e insieme lasciano l'ufficio del signor Shinra.

Stavolta Reno non sente il familiare senso d'eccitazione che precede ogni missione.

 

"Tutto per una stupida bambinetta, ah?"

 

"...".

 

Rude non gli risponde. Sicuramente i suoi occhi dietro le lenti scure stanno contemplando le piccole casette del Settore, destinate a diventare un ammasso di ceneri fumanti.

 

 

Reno avverte gli sguardi dei passanti su di sé, ascolta i loro mormorii, sanno che presto arriveranno i guai; più presto di quanto possano immaginare, pensa Reno, e presto gli sguardi diffidenti si colmano di paura, i mormorii diventano urla accompagnate dal crepitio delle fiamme che radono al suolo le case, bruciano persone innocenti.

E della bambina non c'è traccia.

 

"Una Materia Fire sprecata".

 

Reno cerca di rendere quella vista meno dolorosa con una battuta, ma il suo compare è impassibile. Nessuno dei due potrà dimenticare facilmente...

 

"Reno".

 

Ringraziando mentalmente chiunque fosse salito fin lassù per averlo distolto da quel lugubre ricordo, Reno si girò. Era il compare, con in mano due lattine di birra.

 

"Sta ancora bruciando?"

 

Rude osservò il panorama sottostante prima di rispondere. "Si"

 

"Umpf..."

 

"Immaginavo di trovarti qui. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere un po' di compagnia" disse, lanciandogli una delle due lattine, che Reno afferrò al volo.

 

"Quell'incendio ha bruciato pure qualche tuo neurone per farti dire una frase del genere. Non ti starai intenerendo, ah?"

 

"Non scherzare". Rude gli si sedette accanto, sorseggiando la birra.

 

"E va bene... è che se non penso a qualcosa di diverso mi verranno i sensi di colpa! E i sensi di colpa non vanno bene pere un Turk!". Tirò nervosamente dalla sigaretta.

 

"Non è piaciuto neanche a me"

 

"Ma come fai a essere sempre così dannatamente calmo?". Rude fece spallucce.

 

"Bah, lasciamo perdere... ti va di uscire stasera?"

 

"E' per alleviare i tuoi sensi di colpa?". Reno sbuffò. Si vergognava ad ammetterlo, ma era così.  Rude riusciva a capirlo meglio di chiunque altro.

 

"Ti va sì o no?"

 

"Ok..."

 

"Grande!". Reno si alzò di scatto, scolò la sua birra in poche sorsate, spense la sigaretta e la gettò dal parapetto.

 

E allungando la vista vide che il quinto Settore fumava ancora.

 

Sperava che con una bella sbronza, almeno per quella notte i fantasmi delle persone morte a causa sua lo lasciassero in pace.

 

 

  
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