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Autore: Cristyne    10/08/2014    1 recensioni
Due gemelli uniti da un profondo legame. Una famiglia la cui felicità è agli sgoccioli.
I lenti ticchettii dell'orologio che segnano l'avvicinarsi della fine. Il lieto concludersi di questa vicenda è nelle mani di una persona troppo fragile perfino per badare a se stessa, ma d'altronde al destino non piace certo rendere le cose facili...
Volevo scrivere una fan fiction sulla saga del circo, narrandola attraverso il punto di vista di un personaggio inventato... alla fine mi sono decisa ed eccomi qui, potrebbe contenere spoiler per cui pensateci prima di iniziare a leggere.
Genere: Azione, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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"Tim, Tim non correre così!"
Il fratellino non la ascoltava, continuando a percorrere velocemente gli scuri vicoli della città, ridendo divertito dal gioco. Perchè per lui era questo che stavano facendo, stavano giocando.
I suoi capelli color mogano si confondavano bene nel buio della notte, ma l'abito azzurrino che riprendeva i riflessi dei suoi splendidi occhi lo rendeva visibile alla vista della sorella che si affannava dietro di lui.
"Tim, ti prego fermati!"
Ma lui continuò a correre, sempre più veloce, dimentico dei problemi della sorella, dimentico che aveva promesso che non l'avrebbe fatta sforzare.
Nella testa della ragazza iniziarono a farsi sentire stilettate sempre più acute, al pari di aghi che si infilavano a forza, gli occhi annebbiati da lampi scarlatti che le offuscavano la vista.
Il fiato che le veniva rapidamente a mancare, rubato da quella invisible sanguisuga della sua malattia. Una morsa d'acciaio che si serrava alla base della sua gola, bloccandole il respiro.
"Tim... per.. favore.."
Furono le ultime cose che disse, mentre si accasciava con un tonfo sul terreno e la figura del suo fratellino che continuava a fuggire diventava sempre meno nitida.

I singhiozzi della donna risuonavano strazianti per tutta l'abitazione.
Il viso era stravolto in una maschera di sofferenza, le esili mani pallide stringevano con forza un fazzoletto ormai inutilizzabile poichè zuppo, le lacrime avevano inumidito anche il suo elegante abito viola a balze nere. La stringeva tra le braccia un uomo austero, il cui volto non faceva trasparire nulla di ciò che stesse provando, gli occhi color del mare del Nord fissi sulla figura della moglie.
"Tesoro.." iniziò, rompendo il pesante silenzio nella stanza, la voce bassa e dolce.
"Karl, è morto... mio figlio... il mio bambino.." fu la risposta che ottenne.
"Non possiamo sapere se sia morto, c'è ancora..."
"Cosa, speranza? Sono una donna, ma non sono stupida," lo interruppe lei, fissandolo con umidi occhi rabbiosi "è stato rapito, come gli altri. E' morto, come gli altri."
Le parole di Kristine lo sorpresero suo malgrado, frasi così cariche di disperazione non erano tipiche di sua moglie. Lei, sempre ottimista e allegra, sembrava ora ridotta all'ombra di se stessa.
Una ragazza fece ingresso nella camera, aprendo la porta che cigolò annunciando il suo ingresso.
Occhi dello stesso colore di quelli di Tim, capelli leggermente più lunghi, la "seconda metà di lui" come la chiamavano a volte.
"Vattene!" le sputò contro la donna " Togliti dalla mia vista!"
"Madre," mormorò la giovane, guardandola con occhi spalancati e avvicinandosi a lei con le mani sollevate come si fa di fronte ad una bestia feroce "non sai quanto.."
"Cosa, quanto ti dispiace? E' colpa tua se Tim è morto, non chiamarmi madre." proseguì Kristine, distogliendo lo sguardo dalla poveretta "Tu non sei più mia figlia."
"Io..."
"Ha ragione" esordì il padre, alzando il tono di voce "Se tu avessi fatto quello che ti era stato detto, questo non sarebbe successo. Vai via, Kim."
"Ma, la mia malattia... è stata quella a..." proseguì con le lacrime agli occhi la ragazza, facendosi avanti per toccare il braccio del padre.
Fu un movimento talmente rapido da chiedersi quasi se lo schiaffo fosse stato vero o parte dell'immaginazione dei presenti, ma il segno rosso sul volto di Kim ne era la prova tangibile.
"Mi sembra che tua madre ti abbia detto di non avvicinarti" proseguì l'uomo, mentre si strofinava il palmo della mano sulla nera stoffa dei pantaloni.
Ci fu qualcosa, nella ragazza, che in quel momento si ruppe.
Il suo cuore, il suo amore per i genitori, la sua anima?
Non poteva saperlo, ma sentiva un vuoto doloroso nel petto, tanto che ormai lo schiaffo si era ridotto ad essere un leggero fastidio.
Uscì dalla stanza, dalla camera e dalla vita dei due coniugi. Ma solo momentaneamente.
Ti troverò Tim, promise Ti troverò e torneremo ad essere una famiglia felice.

Il bussare alla porta fu così lieve che perfino il fine udito del maggiordomo fu tratto inizialmente in inganno. Quando aprì la porta però, era convinto di aver percepito il suono in modo corretto. Difatti, davanti alla soglia di casa Phantomhive, stava una ragazza che doveva avere all'incirca sui quattordici anni, il volto arrossato e lievi gocce di sudore che correvano sulla sua fronte. Lo fissava con un'espressione di pura determinazione dipinta negli occhi cerulei, le mani strette a pugno che riposavano ai fianchi della sua esile corporatura.

Spazio autore:
Dunque, ecco la mia prima fan fiction in assoluto, spero vi piaccia questo capitolo iniziale. Le recensioni sono sempre le benvenute! ^^

 
   
 
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