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Autore: KleineJAlien    10/08/2014    1 recensioni
A diciassette anni cerchi un lavoretto estivo un po’ per racimolare soldi, un po’ per cercare la tua indipendenza dai propri genitori.
Così fa anche Melanie che trova lavoro preso l’ Halls Creek Camping sperando anche di fare amicizie e divertirsi.
Appena arrivata rimane incantata dalla melodia di alcuni strumenti e dalle risate che li accompagnano.
Quando i suoi occhi riescono a ricondurre una voce in particolare al proprio proprietario, un tremore all'altezza dello stomaco la colpisce e un leggero sorriso si forma sulle sue labbra.
Quell’estate la portano anche a conoscere una persona, un ragazzo, ma fino all’ultimo non saprà come andrà a finire.
13.566 parole
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio tantissimo Locked 
perchè è riuscita a motivarmi ed è grazie a lei se ho finito questa OS.
Con le sue parole mi ha incoraggiata a continuare comunque.


*IMPORTANTE: In questa storia molte delle cose descritte non coincidono con la realtà. Le scuole australiane ad esempio iniziano a Gennaio e terminano a Dicembre con quattro vacanze più o meno lunghe ad ogni stagione. In questo caso la storia è ambientata in tre mesi consecutivi di vacanze tra Giugno e Settembre (il loro rispettivo inverno). Vi prego ignorate questi errori. Grazie.
 
 
Il sole per essere ancora solamente l'inizio di Giugno, picchiava già con una certa insistenza sulla pelle di Melanie impegnata in quel momento a raggiungere la sua destinazione con uno zaino sulla spalla sinistra, e sulla destra la sacca da calcio del fratello che dopo settimane di vari tentativi alla fine aveva concesso a prestarle.
Era una fortuna che a lei quel tempo piacesse, uno sforzo del genere sotto il sole bollente della tarda mattina avrebbe fatto impazzire chiunque altro.
Adorava l'estate. Era in assoluto la sua stagione preferita. Short, maglie leggere, occhiali da sole, niente scuola e lavoro.
Si aveva diciassette anni e quell'anno era finalmente riuscita a trovare un lavoretto estivo che la tenesse lontana per tre mesi da casa, che le avrebbe permesso di guadagnare un po’ di soldi e anche divertire. Come ci si poteva non divertire in un villaggio turistico? Era euforica, non vedeva l'ora di iniziare.
Varcato il cancello su cui vi era scritto "Halls Creek Camping” il suo cellulare iniziò a squillare fuori controllo.
Melanie sbuffò sapendo già benissimo di chi si trattasse.
Raggiunto il capanno dell'accoglienza, lasciò cadere le borse ai suoi piedi e portò il telefono all’orecchio sorridendo alla donna sulla quarantina pronta per qualsiasi informazione lei avesse bisogno.
La ragazza non fece in tempo a pronunciare una sola parola che dall'altra parte della cornetta l'interlocutore cominciò  a parlare senza tregua.
-Mamma tranquilla sono arrivata- sospirò quando le fu possibile intervenire.
Conoscendo bene sua madre, la donna aveva sicuramente passato le ore che le separavano da una parte all'altra dell'Australia a fissare l'orologio fino a che non ritenne che fosse passato abbastanza tempo per un viaggio come quello.
-Certo ti chiamerò spesso- disse porgendo nel frattempo alla donna di fronte a lei l'e-mail che certificava la sua assunzione e i suoi documenti di riconoscimento.
-Non ancora e se non mi lasci chiudere la chiamata non riuscirò mai a sistemarmi come dici- osservò ancora mentre guardava la responsabile fare avanti e indietro e poggiare sul balcone cose che le sarebbero servite durante il suo soggiorno.
Due divise con lo stemma del villaggio, un fischietto da utilizzare in caso di attività in piscina o in spiaggia, mappe e orari vari.
-Va bene saluta anche papà. A presto- fu l'ultima cosa che disse prima di chiudere la chiamata e infilare il suo cellulare nella tasca posteriore dei pantaloncini in jeans.
-Questi sono la chiave e il numero della roulotte. Non spaventarti una delle tue coinquiline è già arrivata, mente l'altra dovrebbe arrivare domani. Le attività apriranno la prossima settimana quindi per ora puoi sistemarti e abituarti un po’ al posto- spiegò la responsabile all’accoglienza quando ebbe ricevuto attenzione dalla ragazza.
-Perfetto-
-Dimenticavo io mi chiamo Greta e per qualsiasi dubbio o problema puoi rivolgerti tranquillamente a me- le sorrise cordialmente. Melanie ricambiò raccogliendo tutto nel suo zaino e tenendo in mano solo la mappa e le chiavi della sua sistemazione, poi salutò e si voltò verso l’enorme terreno colmo di alti alberi che si stanziavano davanti al suo naso.
Secondo quanto la cartina diceva, per arrivare alla roulotte avrebbe dovuto camminare un bel po’, in quanto le case mobili erano tutte quante accorpate in un'unica parte del villaggio.
Nonostante avesse ancora il peso delle sacche a gravare sulle sue spalle, lei vide nella lunga passeggiata la possibilità di esplorare subito quel posto e nel farlo decise di prendere la strada che passava esattamente per il centro ovvero quella che sarebbe dovuta essere la piazza in cui venivano organizzati gli spettacoli, si organizzavano le attività principali e vi era un bar.
Un bar che in quel momento era ancora in allestimento per l’inizio della stagione.
Fu proprio li che li vide la prima volta, o meglio lo vide.
A catturare la sua attenzione furono principalmente i capelli dal coloratissimo verde acceso di uno dei quattro ragazzi seduti uno di fronte all'altro con chitarre in mano e bacchette improvvisate.
Senza neanche accorgersene Melanie si ritrovò a rallentare il passo incantata dalla melodia che fuoriusciva dagli strumenti, per le risate che riempivano lo spazio e per la voce con cui uno di loro in particolare cantava.
Quando i suoi occhi riuscirono a ricondurre la voce al proprietario, un tremore all'altezza dello stomaco colpì la diciassettenne e il leggero sorriso che venne a formarsi sulle sue labbra iniziò ad essere torturato dai suoi stessi denti.
Quello di mordicchiarsi il labbro inferiore era un vizio che aveva sin da piccola tanto che ormai, proprio dove i denti premevano più spesso, stazionava una fine cicatrice bianca, visibile solo quando questa sorrideva ampiamente o increspava la bocca.
Ma solo se qualcuno la fissava con insistenza poteva notarlo.
Era un vizio che si presentava ogni qual volta era concentrata in qualcosa che richiedeva tutta la sua attenzione, quando era agitata o anche quando vedeva qualcosa che le piaceva, e in quel momento era agitata, le piaceva quel che vedeva e soprattutto, il biondino dalla voce vibrante, catturava completamente la sua attenzione.
Melanie non aveva mai avuto un modello specifico di bellezza maschile, anzi odiava le sue compagne che durante i primi anni di scuola dicevano di voler "un principe con i capelli biondi e gli occhi celesti", solamente perché fissate sul modello delle favole, mentre lei ogni settimana si infatuava già degli amichetti del fratello tre anni più grandi di lei, e mai nessuno di loro, né a sei anni né successivamente,  aveva mai avuto capelli e occhi chiari contemporaneamente.
Quella di ritrovarsi incantata davanti ad un individuo che lo era quindi per lei era la prima volta.
In quel ragazzo però c’erano anche molti aspetti che lo distinguevano dal principe azzurro tanto desiderato da tutti e non da lei.
Non montava alcun cavallo dal bianco manto, ma al suo posto stringeva tra le braccia una chitarra acustica, i capelli biondi non erano ordinati ma scompigliati contro ogni legge di gravità, il viso per quanto gli occhi azzurri attirassero gran parte dell'attenzione, era decorato da un piercing ad anellino nero sul labbro inferiore, il che mandava ancora più fuori di testa Melanie.
Ad ogni parola cantata quel piccolo cerchietto si muoveva riflettendo la luce. Ad ogni parola quel piccolo cerchietto si spostava.
Quando poi a cantare al suo posto fu il turno del moro vicino a lui, il biondo cominciò a giocarci in modo provocante, involontariamente ma in modo comunque provocante.
Distraendosi da quella vista riuscì anche a notare le maglie che questi indossavano e si rallegrò quando scoprì che i loghi stampati su queste erano proprio di alcuni suoi gruppi preferiti o comunque gruppi che conosceva bene.
Quando i quattro si accorsero di essere osservati e della presenza della ragazza, si voltarono tutti quanti in contemporanea nella sua direzione puntando i loro sguardi su di lei, quando poi anche Melanie si risvegliò e si rese conto di avere gli occhi cristallini del biondo addosso da un po’, senza dire nulla e rossa dall’imbarazzo, sistemò meglio il borsone sulla spalla e continuò per la sua strada.
Non sapeva niente su di loro ma Melanie, raggiungendo la roulotte dove seduta sulla porta una ragazza leggeva tranquillamente un libro,  era sicura li avrebbe rivisti.
 
 
Una settimana dopo dal suo arrivo un cambio nelle sistemazioni aveva portato Melanie e le altre due ragazze, con cui fino ad allora aveva diviso la roulotte e stretto una buona amicizia, a trasferirsi in un bungalow dal buon profumo di legno.
Era più distante, ma a sorpresa della diciassettenne questo si trovava esattamente di fronte a quello dove alloggiavano i quattro ragazzi che l'avevano colpita al suo arrivo.
Non aveva ancora avuto modo di parlarci, le attività al villaggio sarebbero iniziate solo il giorno seguente, intanto come previsto era capitato altre volte di vederli tutti insieme durante le sue passeggiate alla riscoperta del villaggio.
In un primo momento Melanie li riconobbe ancora una volta solamente grazie alla chioma stravagantemente colorata del ragazzo dalla risata più rumorosa di tutti, e solo dopo, come se quell'anellino al labbro inferiore brillasse di luce propria, riconobbe immediatamente il biondino.
Un paio di buste sotto la loro tettoia sembravano suggerire che anche loro erano stati trasferiti lì da poco, eppure invece di sistemare, chiacchieravano allegramente tra loro.
Non avevano mai spostato la loro attenzione su di loro intente a fare avanti e indietro tra la vecchia sistemazione e la nuova.
Solo lei di tanto in tanto buttava, fingendo casualità e indifferenza, un’occhiata verso i ragazzi intorno al tavolino di plastica.
Era silenziosamente immersa in pensieri tutti suoi, pensieri di cui non era difficile immaginarne la natura, e ogni tanto sorrideva alle battute delle altre due ragazze, ma quando un fracasso improvviso provenne dall'interno del loro piccolo rifugio, non poté che tornare sulla terra con forza.
-Tutto sotto controllo!- urlò Liza cercando di tranquillizzare le compagne uscendo a mani alte.
Melanie scosse la testa ridendo, in una settimana aveva imparato a conoscere anche la goffaggine di quella ragazza spagnola più grande di lei di due anni dai capelli neri e gli occhi talmente chiari da sembrare trasparenti.
Nonostante tutti i buoni propositi però  non erano loro quelle da essere tranquillizzate ma i loro vicini che avevano sentito il baccano dalla loro veranda.
-Hey vi serve una mano?- aveva infatti subito dopo chiesto quello che sicuramente era il più grande nel gruppo mentre si avvicinava a loro, legandosi una bandana intorno alla testa per controllare i capelli mossi.
-No grazie, abbiamo finito. Queste sono le ultime cose- ringraziò cortese Katie, la ragazza tedesca, che per l'aspetto di tedesco aveva ben poco, in vacanza in Australia per migliorare le sue abilità linguistiche.
Proprio  con lei Melanie avrebbe condiviso il letto matrimoniale nei successivi tre mesi.
-Io comunque sono Ashton- si presentò il ragazzo facendo apparire delle leggere fossette ai lati delle labbra.
Katie ricambiò per prima ammaliata da esse, i sorrisi luminosi e le fossette erano proprio il suo punto debole.
-Io Michael- si aggiunse poco dopo il ragazzo con i capelli verdi.
-Piacere io sono Melanie- ricambiò la diciassettenne complimentandosi per il colore originale -La casinista dentro invece..-
-La casinista si chiama Liza- la interruppe la diretta interessata raggiungendo il gruppo di corsa.
-Loro come si chiamano?- chiese curiosa la tedesca riferendosi a gli ultimi due ragazzi rimasti al loro posto.
-Oh il moro è Calum invece il biondino Luke- lì presentò il primo mentre i soggetti parlavano lontano.
Melanie ringraziò mentalmente Katie per la domanda perché grazie a lei ora, poteva dar nome al ragazzo per cui aveva perso la testa dal primo giorno e di cui conosceva solo le doti canore.
Per quanto avrebbe voluto sentire la sua voce sentir pronunciare qualcosa che non fosse scritto in note musicali, non riusciva a non essere felice comunque.
Luke. Luke. Luke. Non faceva che ripeterlo nella sua testa.
 
 
Ebbe modo di conoscere quei due ragazzi presto, ovvero il giorno dopo.
Calum fu il primo, si avvicinò a lei la mattina mentre stavano facendo solitari colazione, ognuno sotto la propria veranda.
Il moro dalla pelle troppo bronzea per essere unicamente merito del sole, percorse la distanza tra i due bungalow guardando imbarazzato il terreno sotto i suoi piedi solo una volta davanti a lei alzò lo sguardo.
Tese una mano accennando un sorriso, scusandosi per l'esser stati poco carini il giorno prima non avvicinandosi. Lui e amico compreso.
Fu molto gentile e carino nel farlo, nonostante ciò, Melanie ebbe modo di incontrare l’ultimo dei quattro solo più tardi quando scoprì che per ben quattro giorni su sei lavorativi, avrebbero dovuto collaborare insieme.
L'eccitazione per la notizia, si trasformò in panico totale quando, mentre cercava di legarsi in maniera decente i capelli castano chiaro in una coda alta, lo vide seduto sul piccolo palchetto in cemento, situato nella piazza centrale del villaggio dove avrebbero dovuto accogliere i bambini per le prime attività.
Ancora una volta fu il suo labbro a pagare le conseguenze del suo nervosismo ma si costrinse, una volta arrivata al suo fianco, di controllarsi ed essere disinvolta.
-Melanie giusto?- le chiese il biondo tirandosi su in piedi e tendendo una mano verso di lei con un leggero sorriso sulle labbra.
Oh la sua voce. É così.. Così profonda e sexy’ pensò quella parte di lei che non riusciva a controllare.
-Si esatto- rispose poi un po’ sorpresa.
-Mi hanno parlato di te i miei amici- disse il ragazzo notando il suo stupore.
-O anche a me di te, Luke- rispose scacciando piano piano l'imbarazzo.
-Oh davvero?-
Melanie annuì prendendo posto al suo fianco.
Per quanto avrebbe voluto parlare con il biondo e conoscerlo meglio magari, i due ebbero solo il tempo per dividersi i compiti che un bel gruppo di bambini tra i cinque e gli undici anni si presentò davanti a loro impegnandoli per tutta la mattina.
Verso l’ora di pranzo si divisero con un cenno della mano, Luke verso il bar dagli amici Melanie verso la spiaggia dove Katie stava per terminare il suo turno da bagnina.
 
 
La settimana dopo le cose erano già cambiate.
Calum si mostrò essere, diversamente dalle apparenze, il più sociale del gruppo tanto che fu quello con cui Melanie legò di più nel primo periodo.
Essendo tutti e due molto mattinieri infatti, avevano subito preso come abitudine quella di fare colazione insieme.
Il primo che trovava la forza di lasciare le fresche mura del bungalow la mattina, faceva tappa al bar e riforniva entrambi di paste dolci e caffè super forte.
Cosa incredibile, non capitava mai che la stessa persona andasse due volte di fila a fare questa commissione. Si alternavano equamente.
Con Luke invece le cose erano ancora congelate, probabilmente per l’infatuazione che la diciassettenne si era presa per lui.
Nonostante tutto avevano comunque avuto modo di parlare e di scoprire le mille cose che avevano in comune tra cui il saper suonare bene la chitarra e l’aver gli stessi gusti musicali.
Inoltre scoprirono che quell’estate avrebbero compiuto entrambi diciotto anni, prima il biondo e dopo ventotto giorni Melanie.
Ogni tanto capitava facessero insieme un pezzo di strada tra le vie del villaggio prima di salutarsi con un cenno della mano ed un enorme sorriso. Melanie moriva ogni volta davanti a quel piccolo segno di cortesia.
Il sol pensiero che quegli occhi fossero rivolti ai suoi castani e che il sorriso di Luke fosse tutto per lei, le faceva battere il cuore all'impazzata e rendeva le sue gambe gelatina.
Più tardi di altri sette giorni, le cose migliorarono ancora.
Dopo i loro turni con i bambini, e soprattutto sotto spinta di Michael, Luke cominciò ad invitare la diciassettenne al tavolo con lui e il resto del gruppo, stesso tavolo in cui Liza stazionava per un po’ prima di intraprendere le sue lezioni di ballo con le signore del villaggio e che Katie invece raggiungeva una volta che alla torretta di controllo in spiaggia veniva sostituita.
Tra le cose che aveva scoperto Melanie sulla tedesca, c'era la sua abitudine di girare frequentemente con il suo cellulare sui social per tenersi aggiornata.
Quest'azione incondizionata però non si presentava mai quando al suo fianco c’era Ashton tutto ricci e fossette.
Cellulare? Cos'é? La sua attenzione era rivolta unicamente a lui.
Luke non era riuscito a mantenere per se la capacità musicale di Melanie per molto, così tutto il gruppo venuto a saperlo, non vedeva l’ora di sentire di cosa fosse in grado mettendola in imbarazzo e in tensione.
Ogni giorno cercavano, confrontando i loro orari di lavoro, di programmare un falò in cui riunirsi e suonare per tutta la notte.
 
 
Il giorno in cui il biondo scoprì che Calum si vedeva ogni mattina con Melanie per fare colazione, erano tutti fuori dai loro bungalow e proprio il ragazzo moro aveva appena rinnovato a voce alta il loro incontro per l'indomani e specificato che sarebbe toccato a lei andare al bar.
Mentre Ashton salutava insieme a Michael con un generale 'notte pidocchi' senza far caso a quel discorso, Luke rimase incuriosito ad ascoltare fino a quando non restò solo con l'amico che lo trascinò via con se poco dopo.
Così l’indomani mattina quando Melanie si alzò, pensò fosse strano trovare fuori in veranda un Calum ancora mezzo addormentato completamente disteso col busto sul tavolo e la colazione di fronte a lui.
-Ehy non toccava a me questa mattina?- gli chiese la ragazza corrucciando la fronte.
Il moro alzò svogliatamente la testa dal piano orizzontale voltandola nella sua direzione, ma non appena aprì bocca al suo posto prese parola una terza persona.
-Sono stato io- disse una voce scura e inconfondibile. Luke.
-Luke? Che ci fai qui?- sussultò Melanie spalancando gli occhi e portando una mano al viso.
Dannazione! Se solo avesse saputo che ci fosse stato anche il biondo, magari avrebbe controllato due volte che i suoi capelli fossero in ordine. Come minimo la sua pelle ancora più chiara appena sveglia, metteva in risalto le occhiaie violacee sotto gli occhi.
In ogni caso il ragazzo, alla sua domanda, alzò le spalle sorridendo lievemente -Mi sono svegliato presto oggi e per caso mi sono ricordato che tu e Calum fate colazione più o meno a quest'ora così.. così c'ho pensato io- spiegò -Forse però non dovevo mettermi in mezzo..-
Il moro ancora piegato sbuffò trattenendo una risata. ‘Idiota’ pensò.
-Oh nono, anzi grazie per la colazione- sorrise timidamente la castana prendendo posto intorno al tavolo seguita a ruota dal ragazzo.
Credeva davvero che non lo volesse mentre facevano colazione?
Più tardi al loro turno con i bambini, per la prima volta arrivarono insieme. Alcuni di loro li aspettavano già seduti in un angolo.
Tra le bambine ad esempio c'erano Selene e Jenna, gran chiacchierone che vedendoli arrivare insieme si fecero subito strane idee.
-State insieme?- chiese infatti la più sfacciata dopo che i due diciassettenni le raggiunsero.
-No!- esclamò ridendo isterica, senza controllo Melanie -Ehm no Jenna non stiamo insieme- ripeté nuovamente con un tono della voce un po’ più dolce.
Luke d’altra parte si inchinò all’altezza delle più piccola e finse di dir loro un segreto a voce bassa -È molto bella vero? Dite che io debba provare a conquistarla?- chiese alle bambine.
Queste squittirono immediatamente e scossero la testa affermativamente con tutta l’energia avessero in corpo.
Melanie dietro sentì benissimo, fece finta di niente durante il resto della giornata ma quella notte il labbro inferiore arrivò a farle parecchio male.
 
 
Riuscirono ad organizzare il famoso falò sulla spiaggia solamente a metà Luglio in onore del compleanno di Luke.
Che poi "organizzazione" si fa per dire. Un paio di coperte, una pila a batteria per sicurezza, tre casse di birra - che Melanie non avrebbe potuto bere neanche se le fosse piaciuta - i loro strumenti e poi tutti in spiaggia subito dopo il turno di lavoro.
Sin da subito quella serata si rivelò essere la migliore durante il loro soggiorno al villaggio fino a quel giorno.
Michael si era presentato come il re indiscusso del fuoco ma l'unica cosa che era riuscito a fare era stata quasi bruciare la coda di cavallo di Liza a pochi passi da lui.
A salvare la situazione alla fine fu Ashton che con un semplice accendino creò un'enorme falò in pochi minuti.
Il gruppo prese ognuno un posto nel cerchio subito dopo aver intonato brevemente la canzone d'auguri al festeggiato e aver dato lui alcuni regali.
Da Calum ricevette un paio di mutande gialle davvero ridicole con una banana attacca sul davanti.
La faccia di Luke quando le aprì completamente fu davvero buffa, in un secondo le fece sparire ritenendole poco adatte da esibire in presenza di signorine, quando in realtà pensava già a come potersi vendicare.
Ashton optò per un paio di cd che era sicuro il biondo non avesse, mentre Michael gli regalò una custodia per la chitarra che a forza di essere trasportata senza, iniziava ad aver alcune brutte ammaccature.
Infine anche le ragazze fecero colletta riuscendo a comprare una felpa e una maglia proprio nello stile di Luke.
-Hey perché a me non mi hai abbracciato?- si lamentò Calum vedendo che il biondo ringraziava ad una ad una le ragazze.
-Perchè non te lo meriti- rispose questo andando per ultimo incontro a Melanie.
Nonostante quello che disse alla fine non poté comunque fare a meno di chiudere in unica morsa anche gli altri tre amici.
Il resto della nottata passò come previsto tra mille risate e un'infinità di canzoni cantate tra un marshmallow e l'altro.
A scegliere che cosa suonare fu principalmente Luke ma nessuno si lamentò finché rientravano ancora nelle ventiquattro ore del suo compleanno e quindi era ancora il festeggiato, e poi perché i gusti del gruppo non erano molto diversi tra loro.
Melanie ricevette i complimenti di tutti per la sua bravura nel suonare, non che pensassero comunque potesse essere negata prima di sentirla, però probabilmente superò le aspettative.
La ragazza fu grata a tutti per i bei pensieri ma la cosa che la fece sentire davvero la persona più brava e fortunata del momento fu l'occhiolino fugace che Luke le lanciò durante la loro performance di Teenage Dirtbag senza smettere di strimpellare e cantare.
Il primo a crollare dal sonno - e dalla quantità industriale di birra bevuta - fu Michael seguito a ruota da Liza.
Katie che pareva avere altrettanto sonno invece rimase a vegliare su Melanie fino a quando non si addormentò.
L'ultimo ricordo della diciassettenne? Luke e una melodia più lenta.
 
Il risveglio fu un po’ traumatizzante per via della fresca brezza oceanica che batteva sulla costa a quell'ora.
Qualcosa di leggero le copriva gran parte del corpo, una coperta, ma non ricordava di averla aperta la notte prima.
Il sole non era ancora sorto e Melanie sentiva le palpebre troppo pesanti per riuscire ad aprire subito gli occhi perciò dovette stropicciarli parecchie volte prima di avere successo.
Davanti a lei a pochissimi centimetri di distanza, in tutto il suo splendore, Luke le dormiva beato.
Dovette sbattere più volte le palpebre per assicurarsi che fosse davvero sveglia e che non stesse facendo un sogno.
Bene avevano già bruciato le tappe. Dormito insieme: tecnicamente fatto.
Dovette trattenersi parecchio dal non allungare appena una mano e accarezzargli il viso o per spostargli da sulla fronte un ciocca di capelli scompigliata.
Le chiacchiere assonnate alle sue spalle fortunatamente la distrassero poco dopo, fermandola da qualsiasi azione avventata.
-Ehy guarda chi ritorna tra noi. Come hai dormito?- sussurra Katie ammiccando nella direzione del ragazzo al suo fianco.
-Si non male. È stato lui? Intendo la coperta..-
-Si- annuì la tedesca -Guarda gli altri tre. Credo ti sia trovata l’angelo custode- sorrise.
E aveva ragione, Luke aveva pensato a lei lasciando i suoi amici a cercare di coprirsi con gli avanzi dei loro asciugamani o con le loro stesse felpe completamente sigillate.
-Pensavamo di fare un salto veloce al villaggio, tu vieni?- le chiese Liza iniziando a tirarsi su in piedi.
La diciassettenne però non rispose, perse tempo a pensare vari pro e contro stupidi.
-Dai Melanie andiamo a darci una sistemata veloce e a prendere la colazione per tutti. Il tuo Luke lo troverai ancora qui- la riprese l’altra alzando gli occhi al cielo.
-Shh Liza! Sei pazza?!- esclamò Melanie preoccupandosi con la coda dell'occhio che il ragazzo dormisse ancora.
Le due amiche intanto si stavano già incamminando ridacchiando tra loro.
Come promesso più volte durante il tragitto dalla spagnola, non ci misero molto e quando tornarono i ragazzi erano ancora addormentati.
Melanie non se lo fece neanche dire e prese nuovamente posto al fianco del biondo infagottato nella sua coperta come un bambino. Di un bambino aveva anche il labbro inferiore leggermente sporto in avanti e dopo un paio di respiri profondi la ragazza si costrinse a distogliere lo sguardo.
Ci fu anche al risveglio di Luke, infatti la prima cosa che questo vide appena aperti gli occhi fu il giallo acceso di una felpa.
-Buongiorno dormiglione- l'apostrofò Melanie non appena i loro sguardi si incontrarono.
-Giorno- gracchiò il ragazzo tirandosi a sedere ancora confuso. Oltre a lui e alle tre ragazze, solo Mike era sveglio e questo lo fece sentire sollevato.
-Oh scusa ho la coperta tutta per me- esclamò poi notando il modo in cui era avvolto al caldo.
-Nono tranquillo ho la felpa, sto bene- rise appena la ragazza intenerita dall’espressione preoccupata mista ai capelli spettinati del ragazzo.
 Il biondo però non si arrese, il sole era ancora molto basso, la sabbia era bagnata per l'umidità di quella notte, essendo mattina presto faceva piuttosto freddo e la ragazza era in pantaloncini corti. -Vieni qui sotto dai- le fece cenno aprendo con il braccio sinistro la coperta.
Melanie lo fissò per un secondo indecisa e molto imbarazzata ma poi spense il cervello e si trascinò fino al suo fianco lasciando che Luke l'avvolgesse e di conseguenza avvicinasse a lui. Erano così vicini che i loro corpi erano completamente uniti.
L'ormai diciottenne si accorse di quanto rigida fosse Melanie allora le accarezzò un braccio.
Quel gesto la mandò a fuoco sotto gli sguardi divertiti delle amiche ma servì anche a farla rilassare e dopo una decina di minuti arrivò persino a lasciar andare la sua testa contro la spalla del ragazzo.
-Abbiamo preso la colazione- lo informò la ragazza respirando lentamente.
-Mhh magari dopo- mugugnò il biondo appoggiando la sua guancia contro la testa di Melanie.
 
 
Qualcosa nella sua sveglia non andava, eppure nel suo stato confusionario da addormentata qual era ancora, non era in grado di capire perché. Era sicura di saper distinguere Around the World dei Red Hot Chili Peppers da quell'altra melodia che ogni secondo si faceva sempre più vicina e forte alle sue orecchie.
"Tanti.. Te.." diceva sempre più chiara.
Dannazione dov'era il suo cellulare? O meglio perché non riusciva a farlo tacere il suo giorno di riposo? Voleva dormire solamente un altro po’ e invece si sentiva strappata brutalmente dalla braccia di Morfeo.
 "Tanti auguri a Melanie.. Tanti auguri a.."
"Me!" pensò la ragazza scattando sul posto fino a sedersi sul letto. Davanti a lei quattro ragazzi in fila, più le sue compagne di bungalow al loro fianco, cantavano a squarciagola sopra la base di una chitarra la canzone di compleanno. Precisamente per lei.
Era possibile dimenticare che quello era il suo giorno?
-Aspettate! Fermi!- urlò più forte di tutti il ragazzo con i capelli verdi riuscendo a sovrastare ogni voce e schiamazzo e ad attirare la loro attenzione -Ragazza mezza nuda! Non guardate!- aggiunse poi chiudendosi a riccio su se stesso.
Realizzando al volo le parole pronunciate dall'amico, Ashton si voltò immediatamente dall'altra parte dando le spalle al letto, Calum si tappò gli occhi con le mani e Luke infine, che fino a pochi secondi prima suonava la chitarra, utilizzò lo strumento per coprire la visuale.
La diciottenne fresca di poche ore, non riuscì a trattenersi e rise guardando la situazione e le posizioni buffe in cui il gruppo si trovava.
-Ragazzi?- li richiamò allora -Non c'è niente che non abbiate già visto, è come se fossi in costume-
Al massimo erano il suo viso o i capelli spettinati le cose che avrebbe dovuto coprire in quel momento.
-Questa ragazza mi piace- sentenziò ancora una volta sempre lo stesso ragazzo aprendosi con un'enorme sorriso stampato sul viso.
Le andò incontro subito dopo per farle gli auguri seguito a ruota anche dagli altri tre lo imitarono.
Solo Luke però si soffermò un po’ più a lungo sussurrandole all'orecchio -Per il mio regalo dovrai aspettare a stasera-
La castana lo guardò accigliata ma non poté dire niente che subito venne sommersa di regali.
Il primo fu Calum che le allungò una scatoletta coperta da una carta regalo con su disegnate delle palmette.
-Devo avere paura?- fu il commento della ragazza che diede il via ad una risata collettiva.
-Nono niente perizomi o reggiseni imbarazzanti. Non ad una ragazza- scosse la testa il moro lanciando un'occhiata divertita al biondo dietro di lui.
Ed è così che scartata la confezione Melanie si ritrovò tra le mani un enorme bicchierone in ceramica con manico, personalizzata con la frase "La migliore compagna di colazione" e dietro il suo nome.
-Così ti ricorderai di me anche quando sarai a casa- le disse Calum.
Il pacco di Michael invece differiva da quello precedente in tutto. Era più fine ma anche molto più lungo e largo.
-Spero ti piacciano. Ho chiesto consiglio a mia cugina- disse il ragazzo mentre lei svelava una valigetta contenente dei gessetti colorati -Sono colori per capelli chiari come i tuoi. Mi ha assicurato che non sono permanenti e non sono dannosi-
Melanie li conosceva già grazie ad internet e Michael inconsciamente aveva appena reso possibile la rimozione di un suo sfizio.
-Oh grazie Mike! Mi piacciono tantissimo. Li proverò appena possibile così anche tu potrai vederne l'effetto-
Ashton fu forse il più furbo perchè approfittò dei numerosi complimenti ricevuti da parte della castana nei confronti delle sue canotte rovinate. Trovare il regalo perciò non fu difficile.
Una delle maglie l'aveva acquistata già con dei particolari tagli sulla schiena, la seconda più sportiva era stata personalizzata invece da lui stesso con l’uso del taglierino.
Ma non erano finite le sorprese. Anche Katie e Liza si erano organizzate alle sue spalle.
Una loro foto fatta l’esatta settimana in cui si erano conosciute -  foto che mostrava benissimo ancora il loro non essere perfettamente in sintonia - era stata racchiusa in una cornice di legno decorata da numerose conchiglie di ogni grandezza.
Sicuramente quell’oggetto non si abbinava granché con il resto della sua camera a casa, ma il ricordo che la legava ad esso era più importante, e poi al suo posto il cd dei Green Day che le mancava alla discografia si sarebbe adattato sicuramente.
-Grazie ragazzi. Non so davvero cosa dire, non dovevate- disse Melanie con le guance doloranti per l’enorme sorriso che stava sfoggiando in quel momento.
-Certo che dovevamo! Compi diciotto anni Melanie! Questo è il minimo- le scompigliò i capelli l’esperto delle bacchette del gruppo stringendola nuovamente a se per un secondo.
-I ragazzi hanno preso una torta gelato, andiamo a mangiarla prima che si sciolga?- propose Katie avanzando verso la porta.
La festeggiata annuì -Va bene voi iniziate ad andare io intanto mi metto qualcosa addosso-
Tutti uno alla volta lasciarono la stanza e Melanie allora si diresse verso la valigia alla ricerca di un paio di pantaloncini puliti da indossare con una delle maglie ricevute quel giorno stesso.
Era convinta di esser sola nella stanza ormai, ma lo spavento che prese quando un tocco leggero si appoggiò sul suo fianco, dovette ricredersi.
-Stasera fatti trovare pronta per le sette e mezza. Ti porto a mangiare in un posto- sussurrò al suo orecchio la voce di quello che indubbiamente associò a Luke.
Ancora una volta la castana non ebbe il tempo di rispondere che il ragazzo aveva raggiunto gli altri.
 
-Katie non pensi anche tu che Mel sia troppo tranquilla?- esordì Lisa a tre ore dal pranzo rompendo il silenzio rilassante in cui la stanza era calata.
Melanie smise un secondo di giocare con il cellulare e lanciò un’occhiata furtiva verso l’amica distesa più in là.
-Si hai ragione. Ha un appuntamento con il ragazzo che le piace tanto ed è sdraiata sul letto come se niente fosse- rispose Katie.
Anche lei venne immediatamente fulminata. Il tutto senza però che la ragazza si scomodasse più di tanto dalla sua posizione.
-Sono molto più agitata di quanto voi pensiate- sbuffò la castana a gran voce tornando girare a vuoto nella sua galleria virtuale.
-Oh si lo notiamo- rise la spagnola.
 -Ѐ solo che sto cercando di non farmi prendere dal panico. Non so come comportarmi questa sera, non ho idea di dove mi voglia portare e soprattutto non so cosa mettere. Ho solo una montagna di pantaloncini e jeans. Forse preparandomi all’ultimo momento sarà tutto più semplice-
-Sii semplicemente te stessa, comportati come sempre- disse Katie come se fosse la cosa più ovvia. E lo era anche per Melanie se solo non fosse lei la persona che quella sera aveva un impegno con un ragazzo.
Cercava sempre di dare consiglio agli altri ma era la prima a non seguirli.
-Andrete a mangiare qualcosa in zona, non andrete sicuramente molto lontano- continuò Liza -Domani lavorate no?!-
-Per quanto riguarda cosa indosserai.. abbiamo un altro regalo per te. Un regalo che sapevamo sarebbe servito prima o poi-
-Non sapevamo quanto prima ma il momento è arrivato in fretta-
Katie avanzò verso l’armadio, sparì dentro di esso per qualche secondo con parte del busto e frugò fino a quando un esclamazione felice fece intuire che aveva trovato quello che cercava.
Tornò indietro sedendosi sul letto matrimoniale con una busta di carta in mano che appoggiò sulle gambe stese dell’amica.
-Cosa è?- chiese Melanie corrucciando la fronte.
-Aprilo su!- la incitarono.
La diciottenne non se lo fece ripetere due volte e infilò una mano all’interno della busta. A primo impatto sentì la consistenza di un tessuto, anzi due in realtà.
Questo si spiegò quando, teso in alto tra le sue mani, la castana vide un vestitino dalla gonna verde smeraldo in pizzo delicato, e la parte alta che copriva il seno in jeans.
Non era niente di esageratamente elegante, forse per il colore, forse per quel piccolo pezzo di tessuto più spesso, o ancora per le brettelline che lo reggevano su.
Senza nemmeno accorgersene Melanie sorrise colpita, le amiche avevano fatto perfettamente centro.
-Ora non vogliamo sentire storie. Vai a farti una doccia e poi pensiamo noi a te- le fece l’occhiolino la tedesca.
Dieci minuti dopo con un telo tra i capelli e l’intimo già indosso, Melanie era tra le grinfie delle due amiche.
Ognuno si occupò di qualcosa, Katie ad esempio mise a disposizione le ballerine che si era portata dietro per evitare che la castana abbinasse a quel vestito un paio di vans rovinate.
Il momento in cui si trattò di discutere su quanto la gonna dovesse essere accorciata per mettere in mostra quanta più pelle possibile, Lisa fu il supporto numero uno. La terza ragazza si godette il dibattito ridacchiando tra se e se.
Melanie ci teneva a tenere certe parti coperte. Se avesse dato ascolto all’amica, avrebbe fatto prima ad uscire in costume.
-Ok grazie così Liza. La lunghezza del vestito è perfetta com’è- la fermò Melanie allontanandosi da lei con urgenza.
La spagnola sbuffò e borbottò nella sua lingua madre per un paio di minuti fino a che non partì di nuovo alla riscossa per il trucco.
Liza era un tipo che sperimentava molto con ombretti e eyeliner neri, e Melanie nonostante non disprezzasse in alcune occasioni un bel trucco elaborato, voleva evitare esagerazioni per quella sera.
Il risultato, contro ogni timore, alla fine fu grandioso. I suoi occhi vennero valorizzati particolarmente grazie all’ombretto scuro.
Niente fu fatto ai capelli. Tutti votarono per lasciarli sciolti e naturali sulle spalle.
Quando verso le sette e mezza poi bussarono alla porta - ottima alternativa al campanello - Melanie era pronta.
-Whooo- esclamò stordito Luke facendo un passo all’indietro -Come fate a stare qui dentro? Aprite una finestra per carità- esclamò infastidito dalla nube tossica di profumo che lo travolse appena aperta la porta.
-Senti biondino non lamentarti. Abbiamo fatto tutto questo per te e..-
-Sisi grazie ancora Liza- le tappò la bocca la castana sorridendo nervosa.
-Sei pronta?- le chiese Luke sperando di potersi allontanare il più in fretta possibile da quella situazione imbarazzante.
-Si solo un secondo. Devo recuperare una borsa-
-Ecco a te- corse Katie in suo soccorso porgendole una piccola tracolla in jeans -Ho messo tutto io-
-Possiamo andare- disse Melanie raggiungendo Luke sotto al portico.
-Divertitevi piccioncini!- li apostrofò la spagnola.
-Buonanotte ragazze- le fece eco Melanie sventolando una mano senza voltarsi.
Al contrario delle coinquiline della castana, dall’altra parte Michael, Ashton e Calum non dissero niente. Gli sguardi insistenti però che riservarono fino alla fine del viale, bastarono per farli sentire a disagio e non farli dialogare fino all’uscita del villaggio dove salutarono Greta all’accoglienza.
-Stai benissimo stasera- notò Luke -Cioè stai bene sempre ma non ti ho mai visto in vestito- si corresse tirando nervoso il piercing al labbro.
-Anche tu. Sei diverso- sorrise Melanie fissando la unta bianca delle sue ballerine.
-L’ultima volta che ho messo una vera camicia è stato tanto tempo fa per la laurea di mio fratello-
-Dovresti indossarne più spesso-
-Cercherò di seguire il consiglio-
-Allora dove andiamo?-chiese Melanie decisa a sciogliere la situazione.
Più sarebbe rimasta tesa e più conoscendosi sarebbe stata propensa a fare brutte figure o ad essere ridicola.
-C’è un posto davvero carino a quindici minuti da qui. Ho pensato che mangiare al ristorante del villaggio sarebbe stato innanzitutto imbarazzante perché avremmo potuto incontrare un sacco di persone che conosciamo, e poi possiamo ordinare lì ogni giorno-
-Si hai scelto bene- annuì d’accordo.
Il locale in cui Luke prenotò per due era un piccolo ristorante indiano.
Durante una delle serate tenute al villaggio con tutto il gruppo, Melanie aveva espresso distrattamente quanto il cibo indiano quella volta che con i genitori l’aveva provato, le era piaciuto.
Il biondo fu carino a ricordare quelle parole e ancora più fortunato a trovare un ristorante simile nelle vicinanze.
I tavoli erano disposti lungo le pareti arancio brillante, lasciando al centro un corridoio a dividere le due file.
C’era molto che facesse pensare ad un tempietto. Oltre ai colori accessi, le arcate e i quadri ne erano un esempio.
Entrambi decisero di ordinare la stessa cosa almeno se avessero sbagliato a rimpiangerci sarebbero stati in due.
Nonostante questo gli ordini furono azzeccati e dopo una zuppa rossastra niente male dal nome Urad Dal, si affidarono al Pollo Tandoori che grazie al cameriere come loro australiano che lavorava lì scoprirono essere un pollo normale cucinato con qualche spezia e lo yogurt in un forno appunto chiamato Tandoori.
Tra una risata e l’altra e i racconti delle loro vite nei particolari che non avevano ancora mai raggiunto, Luke riuscì a convincere Melanie a prendere anche un dolce, a patto che lo dividessero.
Del Suji Halwa di una cosa erano sicuri, in mezzo ci doveva essere per forza qualcosa che sapeva di cocco.
Lasciarono il ristorante con la pancia piena come un cocomero e allegri come non mai.
Il cameriere che si occupò anche di fare loro il conto, o meglio di farlo a Luke visto che era stato lui ad invitar Melanie a cena, mentre lei era fuori a respirare un po’ d’aria fresca, fece una battuta su quanto fossero una coppia davvero carina.
Il biondo finse ringraziando e una volta uscito non disse nulla alla castana che lo accolse con un sorriso.
-Ho un regalino per te- esordì Luke intanto che percorrevano la strada per tornare al villaggio.
-Un altro?- chiese stupita Melanie.
Il ragazzo la guardo aggrottando le sopraciglia ma poi capì -La cena non conta Mel! Ehm ecco..- disse porgendole una piccola bustina.
-È una cavolatina però..-
-Luke è fantastico. Mi aiuti a metterlo?- disse la ragazza interrompendolo e fermandosi di colpo in mezzo alla strada.
-Certo!- esclamò il biondo legando un fine braccialetto in pelle al polso di Melanie -Ho notato che indossi molti braccialetti e quando ho visto un uomo che incideva la pelle ho pensato di regalartene uno con su la frase di una canzone scritta da me-
La diciottenne rimase a fissare la fascetta anche quando Luke lasciò la presa sul suo polso.
“Torn in two, wherever you are.” era la frase incisa sulla pelle scura. Divisi in due, ovunque tu sia.
-Scrivi canzoni?-
-Si in realtà le scriviamo tutti e quattro. Speriamo di registrare un CD prima o poi- disse Luke riprendendo a camminare e spingendo anche la ragazza a farlo.
-Ci farete sentire qualcosa in questi giorni? A me e alle ragazze intendo-
-Ne parlo con gli altri ma credo che saranno d’accordo ad avere il nostro primo pubblico-
-Grandioso!- esclamò Melanie felice. Magari sarebbe anche riuscita anche a sentire la canzone che il suo braccialetto citava.
Il resto del tragitto fu in generale molto tranquillo. Si trovarono d’accordo sul fatto che avrebbero dovuto replicare in futuro perché erano stati bene senza quei scalmanati del resto del gruppo, Luke si preoccupò se Melanie avesse freddo e una volta arrivati ai cancelli del villaggio il loro passo inconsciamente rallentò. Non volevano rientrare, anche se l’indomani lavoravano.
Si fermarono per salutarsi esattamente a metà strada tra i due bungalow.
Melanie guardava ovunque tranne il biondo. Cos’era tutto quell’imbarazzo all’improvviso?
-Mi sono divertito con te stasera Mel-
-Anche io. Grazie per avermi invitata e grazie ancora per il braccialetto- sorrise lei stringendosi nelle spalle.
Avvenne tutto in fretta. La castana si sentì afferrare il viso con due grandi mani. Delicatamente ma abbastanza velocemente da non accorgersi subito che Luke era molto vicino a lei. Così tanto che i loro nasi si scontrarono e dopo essi le labbra.
Melanie credete di sta sognando di star sognando quando sentì le labbra del ragazzo sulle sue.
Furono delicate e per niente pretenziose. Si limitò a stringere con un po’ più forza il labbro inferiore in modo che potesse ben percepire il piercing freddo, lo stesso che era stato molte volte il soggetto dei suoi sogni insieme al proprietario, e ad inspirare il suo profumo.
Fosse stato per lei lo avrebbe stretto a se e tenuto in quella posizione per eterno, ma i progetti del biondo erano diversi e non riuscì a controllarli.
Si allontanò da lei guardandola dritta in viso. Sospirò abbassando la testa.
Un secondo dopo -Buonanotte Melanie- stava sussurrando prima di indietreggiare velocemente fino al suo bungalow.
La ragazza rimase dov’era poggiandosi una mano sul petto. Era sicura che da un momento all’altro il suo cuore sarebbe potuto schizzare fuori tanto battesse forte.
Vide il ragazzo entrare nel suo alloggio, un cuscino arrivargli dritto in faccia e la porta chiudersi.
Le guance le facevano male. Sicuramente sul suo viso stazionava un enorme sorriso, sorriso che difficilmente sarebbe riuscita a far sparire.
Non sapeva se quel bacio fosse l’inizio per qualcosa ma in quel momento Melanie volle solamente concentrarsi sulla sensazione che aveva provato al contatto tra le labbra di Luke e le sue.
 
 
Stranamente sul solito palchetto in cemento in cui era stabilito l’incontro con i bambini ogni mattina Melanie non trovò Luke.
Per la prima volta toccò a lei aspettarlo alternando la sua attenzione dalle sue vans color navy, al sentiero da cui sarebbe dovuto comparire.
Il sole splendeva e la giornata si prospettava meravigliosa, o almeno così sembrava a lei con tutta quella felicità che ancora le circolava nelle vene.
Dopo quasi dieci minuti però del biondo nessuna traccia, al suo posto invece un ragazzo castano con una fascia rossa legata tra i capelli disordinati.
-Ciao Mel- la salutò Ashton ormai a qualche metro da lei mettendo in mostra le sue fossette ai lati delle labbra.
 -Hey!- ricambiò la ragazza seguendo i suoi movimenti mentre questo si sedeva accanto a lei.
-Oggi Luke non verrà. Mi ha chiesto di sostituirlo perché non stava bene-
-Sta male? Cos’ha?- chiese aggrottando le sopraciglia.
-Non lo so ma mi sono bastati tre minuti della sua lagna da bambino per convincermi. Sa essere molto pesante- lo prese in giro nonostante il diretto interessato non fosse presente per difendersi.
-Senti Ash..- esordì Melanie vergognandosi appena per la richiesta che stava per fare -..voglio andare a vedere come sta Luke. Potresti tapparmi se tardo un po’?-
Il ragazzo sorrise scuotendo la testa affermativamente -Tranquilla dovrei riuscire ad intrattenere un gruppo di bambini da solo-
-Grazie mille- ricambiò in sorriso riconoscente prima di correre letteralmente verso i loro alloggi.
Quello che era successo la notte prima al rientro dall’uscita in ristorante, anche se non sapesse bene cosa volesse significare per il futuro, la spingeva ad assicurarsi della salute del ragazzo.
Soprattutto visto che stava bene fino ad una decina di ore prima. Magari era colpa di qualche ingrediente presente in quello che avevano mangiato. Tutto era possibile.
Con le nocche strette in un pugno e il labbro stretto tra i denti bussò alla porta del bungalow. I secondi d'attesa che vennero dopo si rivelarono un fiasco e Melanie non ricevette alcuna risposta.
L'idea di entrare senza il permesso non solo le sembrava poco rispettosa ma le faceva provare anche un certo timore.
Già la camera che divideva con Liza e Katie spesso non era nelle condizioni migliori, non poteva sapere cosa avrebbe trovato in quella di quattro ragazzi.
-Luke non ti risponderà mai- disse una voce alle sue spalle facendola sussultare. Michael in tenuta lavorativa aveva in mano una pila di tovaglie pulite da portare al ristorante del villaggio -Entra, magari tu riesci a convincerlo a lasciare quel letto- le consigliò continuando subito dopo per la sua strada.
Melanie lo ringraziò confusa aggrottando appena le sopraciglia. In ogni caso se non fosse stato per lui in quel punto non avrebbe mai abbassato la maniglia e non sarebbe mai entrata.
La prima cosa che notò non appena mise piede all’interno fu la scarsa visibilità che caratterizzava l'ambiente per via delle finestre chiuse a parte quella proveniente dal bagno infondo.
Proprio grazie a quella poca luce poté individuare, sdraiata sul letto a pancia in su, la figura di Luke.
Trovò strano che non l’avesse sentita entrare dato che tutte le porte di quei fabbricati scricchiolavano e non poco, ma la risposta arrivò subito quando vide partire dall'iphone buttato sul letto un lungo filo bianco che salendo arrivava fino alle orecchie.
Oltre ad ascoltare la musica ora strimpellava due notte con la chitarra posta sul suo petto, il tutto senza mai staccare gli occhi dal soffitto.
Lentamente Melanie si avvicino al letto poggiandosi sul bordo di esso. Il biondo captò il movimento e spaventato si alzò repentinamente a sedere -Mel..- sussurrò flebilmente facendo scivolare la chitarra al suo fianco appena la riconobbe.
Non la guardò negli occhi a lungo. Preferì un punto impreciso nella parete di fronte a loro.
-Hey Luke come stai?- gli chiese Melanie sedendosi.
Il ragazzo portò nuovamente per un secondo lo sguardo sulla castana prima di cambiare ancora direzione -Non dovresti essere a lavoro?- cambiò discorso.
-É proprio per questo motivo che sono venuta. Mi sono preoccupata quando ho visto Ashton. Volevo sapere come stavi-
-Tutto ok- fu la breve ed atona risposta che diede.
-Non sembra dato che sei a letto- insistette Melanie inarcando un sopraciglio. C’era per forza qualcosa ma non capiva perché si ostinasse a mentire con lei.
Luke sbuffò rumorosamente e tornò disteso alla posizione iniziale nascondendo la testa sotto il cuscino.
La ragazza invece abbassò la testa colta da un dubbio che approfondì mentre fissava le lunghe e snelle gambe del ragazzo intrecciate tra il lenzuolo -È colpa mia? Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
-Oh no Mel!- si sbrigò a dire il biondino spostando la sua copertura da davanti al viso -Ho sbagliato io ieri baciandoti, sono stato troppo avventato e mi dispiace-
La ragazza dapprima arrossì presa alla sprovvista da quel ricordo ancora molto vivido poi rise -Non sei stato avventato-
-La tua faccia non sembrava molto entusiasta quando mi sono staccato-
-Oh- esclamò  -Sei subito scappato. Se solo avessi aspettato altri due secondi forse.. Io non me l'aspettavo Luke-
-Quindi ho passato la notte a farmi seghe mentali inutilmente?- chiese il ragazzo.
-Quindi è per questo che non sei venuto oggi?- chiese Melanie intenerita.
-Può darsi..-
-Luke come hai potuto pensare una cosa del genere?-
 -Potrei dire la stessa cosa. Perché eri stupita? Non ho mandato abbastanza segnali? La cena ad esempio..-
-Cerco sempre di non illudermi- ammise lei cercando di camuffare l'imbarazzo con i suoi lunghi capelli davanti al viso.
Il materasso si mosse di nuovo inclinandosi dalla parte del ragazzo, tanto da far intuire a Melanie che questo si stesse tirando su o ancora meglio avvicinando.
-Beh non è questo il caso- disse Luke sollevando con una leggera pressione sotto il mento, la testa della castana.
Lei sorrise incondizionatamente. Ormai non si trattava più di avere le farfalle nello stomaco e credere che Luke fosse un ragazzo proprio carino. Arrivata all'inizio dell'ultimo mese al villaggio , aveva migliorato notevolmente i rapporti con il biondo.
Aveva avuto modo di conoscerlo davvero, dal suo colore preferito ad ogni suo vizio peggiore come quello di non cambiare il rotolo della carta igienica quando lo finiva, cosa di cui i suoi amici si lamentavano molto spesso.
Proprio per una serie di motivi, negativi compresi, aveva perso completamente la testa per lui.
I movimenti allo stomaco dovuti dall'agitazione, ora non erano completamente spariti ma appena sovrastati dalla sensazione di benessere che stare al fianco di Luke conseguiva.
E capito che anche lui aveva intenzioni serie, ecco che non si sorprese per niente quando cancellò la distanza tra di loro e fece in modo che le loro labbra combaciassero.
Ancora meglio strinse le dita tra i suoi capelli per avvicinarlo a se e fargli capire che se avesse voluto approfondire lei era pronta.
Il biondo se lo fece ripetere due volte e premette l sua lingua contro le labbra della ragazza fino a che non ebbe accesso.
Sarebbero rimasti in quella posizione scomoda per molto tempo senza che se gliene importasse davvero, ma Melanie si ricordò del lavoro che aveva da fare e scivolò lentamente giù dal letto.
-Ho paura di trovare Ashton legato a testa in giù su un albero mentre i bambini accendono un falò sotto di lui. Devo andare- disse dispiaciuta Melanie sistemando la sua coda di cavallo.
-Ci vediamo più tardi allora?- chiese con una luce di speranza negli occhi. Che temesse ancora che lei potesse scappare da lui.
-Certo- sorrise Melanie -A dopo!-
 
 
Era fine Agosto e fuori dalle quattro spesse mura di legno di cui era composto quel bungalow, stava impazzando il temporale, temporale insolito per la parte meridionale del continente solitamente abituato a piogge abbondanti e forti venti solo verso il mese di Marzo. Poteva cadere il cielo all’esterno, ma Melanie e Luke non si lamentavano.
A loro stava più che bene quel tempo perché li permetteva di stare al riparo sull’enorme letto matrimoniale che il ragazzo divideva con Michael. Tutti gli altri erano sicuramente sotto la tettoia dell’alloggio femminile a parlare, bere o giocare a carte.
Avevano acconsentito a lasciarli da soli solo se nove mesi dopo non avrebbero trovato nessun bambino a chiamarli zii.
Forse non c’era più niente che i due non si fossero detti, sapevano tutto l’uno dell’altra.
Le uniche cose che potevano ancora fare era raccontarsi la loro giornata se non l’avevano passata insieme, cosa avevano combinato i compagni di stanza o comunque piccole e divertenti vicende legate a quando era piccoli o successe prima che si conoscessero.
Luke raccontò di quando aveva iniziato a scrivere canzoni con Calum e a suonare le prime cover con Michael, di come si formò il loro gruppo, di quando Ashton andò per la prima volta alle prove con la band a casa di Mike e le loro impressioni, di come a parte le tre serate eccezionali in tutto l’anno, non avessero più suonato nei pub, e di come erano positivi per quello a venire.
Un ragazzo nella loro scuola aveva già messo per loro una buona parola con lo zio gestore di un locale.
Poi con un sorriso colpevole le descrisse nei dettagli quella volta in cui, dopo aver guardato un programma alla tv, era salito sul tetto con il suo paracadute fatto di lenzuola e corde per saltare.
-Mia madre era bianca come un cadavere. Continuava a ripetermi che quello che avevo costruito non era un paracadute vero e che mi sarei sfracellato al suolo se fossi saltato, temeva per qualsiasi mossa facessi e temeva che potessi scivolare sulle tegole. Mio padre era a lavoro quindi era ancora più preoccupata, non sapeva che fare. Quando alla fine mio fratello maggiore riuscì ad afferrarmi, lei svenne lì in giardino stesso- ricordò ridendo.
Melanie rise a sua volta immaginando la povera Liz, madre del ragazzo, disperata.
Di lei e la sua esperienza con la musica ebbe poco da dire. Non era un tipo molto costante nello sport, ne aveva provati parecchi, ragion per cui si era buttata a capofitto sulla chitarra e dopo la prima prova non l’aveva più mollata.
Un episodio divertente, solo perché gli anni erano passati, che raccontò fu quando a sei anni decise di dilettarsi con le forbici e provare il mestiere del parrucchiere.
Prima si esercitò con quelle tre bambole regalatele dagli zii e neanche le piacevano, poi fatta la pratica adeguata si mise davanti allo specchio e decise di cambiare taglio a se stessa. La madre non sentendola già da un po’ cantare o parlare da sola come spesso faceva quando giocava al piano di sopra, la trovo quando ormai Melanie aveva già tagliato una ciocca. Un enorme ciocca castana.
Non poterono fare assolutamente nulla per rimediare, anche con il taglio corto alla maschiaccio che dovette tenere per due anni, la parte sinistra dei suoi capelli era sempre meno folta. Il buco era troppo visibile.
-Fu una fortuna che nessuno chiamò gli assistenti sociali. Dovresti vedere le foto, anzi no. Meglio di no-
Era andati avanti così per ore. Vecchie vicende, aneddoti e soprattutto coccole.
Quando le loro pance iniziarono a chiedere perdono, dovettero cercare di frenare le risate.
E fu così che si ritrovarono vicini più che mai con le gambe intrecciate tra loro come rami su un albero, o ramoscelli catturati su una vite. Pelle contro pelle perché nonostante fuori la temperatura fosse scesa notevolmente, loro indossavano comunque indumenti corti e tipicamente estivi.
I loro occhi si scrutavano attentamente, spegnendosi solamente quando le labbra sentivano il bisogno di incontrarsi con uno schiocco veloce. Le guance arrossate - ma quello era un fenomeno normale quando erano insieme - e respiri profondi, rilassati.
La pioggia poteva essere più rumorosa di così?
In quel silenzio di parole un altro argomento che fino ad allora non avevano mai affrontato, riuscì a farsi vivido nella mente di Luke sottoforma di pensiero.
Fu difficile trovare le parole per chiedere alla ragazza -Quando torni a casa?-
Melanie ricevette il colpo immaginario con non poca indifferenza smettendo di giocare con la mano del biondo -Il tredici sera-
-Io e i ragazzi partiamo la sera- sospirò.
Beh avrebbero potuto vedere la parte positiva ovvero non partenze a distanze insopportabili come giorni.
La parola magica per loro in quel momento era godersi il tempo che mancava alla fine delle vacanze. E non ne avevano molto.
Tre colpi alla porta li riportarono brutalmente sulla terra ferma.
-Pensate di uscire almeno per mangiare o siete troppo occupati?- chiese loro Michael con malizia.
I ragazzi all’interno risero consapevoli comunque che il ragazzo dall’altra parte dell’ingresso non li avrebbe sentiti.
-Andiamo?-
-Si prima che si facciano strani filmini- annuì Melanie rotolando giù dal letto.
 
 
-Scendo in spiaggia. Ci vediamo stasera- esordì Melanie
-Non dimenticare che partiamo alle sei- le ricordò Katie cercando di chiudere la sua valigia grigia.
-Certo- esclamò lasciando il bungalow.
Fuori ad aspettarla sul sentiero, Luke era già lì. Indossava un paio di jeans consumati sulle ginocchia, una canotta bianca molto sbracciata e un paio di occhiali neri sul naso nonostante la giornata fosse più fredda e nuvolosa.
Proprio per questo Melanie aveva indosso l’unico paio di jeans che si era portata dietro e sopra la maglia a bretelline una felpa bordeaux.
Una volta giunti in spiaggia si tolsero le scarpe lasciando i piedi a contatto con la sabbia fredda.
L’oceano era agitato e se i bambini si limitavano a fare enormi castelli sotto lo sguardo attento dei genitori, molti giovani invece cavalcavano abilmente le onde con le loro tavole da surf.
Camminarono per quello che parvero ore, ognuno immerso nei proprio pensieri o catturati da qualcosa in particolare nel paesaggio.
Solo quando tornarono indietro acconsentirono a sedersi e passare l’ultima serata insieme in relax.
Oltre a questo però c’era da decidere cosa sarebbe successo dopo le loro partenze e Luke parve avere un’illuminazione a riguardo.
Sai pensavo” fu la frase con cui ruppe il silenzio staccare lo sguardo dalla distesa d’acqua di fronte a se, mentre Melanie alzava appena la testa per vederlo in viso. L’idea che gli saltò in mente era abbastanza strana per due persone che stavano bene insieme e temevano la distanza che li avrebbe separati, lo stesso ragazzo ne era consapevole, eppure questo non lo fermò dal spiegarle tutto.
-Si ecco in poche parole sarebbe non rimanere in contatto questo inverno, sfidare il destino e vederci direttamente l’estate prossimo. Stesso periodo, stesso luogo-
La faccia che Melanie doveva avere in quel momento non doveva essere delle migliori dato che il biondo si preoccupò di rimangiare subito tutto quello che aveva detto vergognandosi come un cane. E beh forse lei sperava davvero che sarebbe andata in un modo diverso da quello descritto.
-Nono aspetta pensavo- mentì e a spingerlo a farlo fu l’espressione dispiaciuta, il sorriso a malapena accennato per cercare di rimediare il casino che credeva di aver fatto e i continui borbotti con cui si malediva.
Melanie lo guardò sicura dritto negli cristallini in cerca di una risposta adatta -È una cosa nuova. Perché no?- sorrise poi.
Come poteva dirgli di no? Non era completamente cosciente.
 
 
La mattina degli ultimi addii giunse inevitabilmente.
Svegliarsi senza Katie e Liza fu strano e triste. Non c'era più quel macello di oggetti e rumori vari a caratterizzare i minuti dopo il suo risveglio, o Liza a lamentarsi perché avrebbe potuto dormire ancora se loro non gliel’avessero impedito.
Ad aumentare il suo stato di inquietudine c’era anche la partenza dei ragazzi e di Luke che in quel momento sonnecchiava beato ancora al suo fianco.
Il sole era già sorto da un po’ ed era ora che il biondo finisse la sua valigia ma Melanie decise di rimanere un altro po’ ad ammirarlo.
La notte prima approfittando dell’assenza delle due coinquiline, i due ragazzi furono in comune accordo sul dormire insieme, niente di più. E a tutti gli effetti non successe nulla.
Anche se avessero voluto, il momento non si rivelò quello giusto e non volendo forzare le cose, non fecero niente.
Dopotutto erano stati bene anche solo con i baci e le carezze fino a tarda notte.
Un cellulare attaccato alla presa lontana suonò improvvisamente. Luke aveva messo la sveglia e lei non lo sapeva.
Furtivamente e con una certa fretta scivolò fuori dal letto per spegnerla. Voleva svegliarlo lei con delicatezza.
Gattonò attentamente fino a raggiungere il fianco su cui il ragazzo era placidamente sdraiato.
Mentre con una mano fece leva per tenersi su e in equilibrio, con l’altra andò ad accarezzare il suo viso.
Con il pollice accarezzo il profilo del volto salendo dal basso verso l’alto, fino a raggiungere la fronte che liberò con un gesto dai capelli biondi scompigliati. Un leggero sorriso incurvò le labbra di Luke ma oltre a quello non accennò altro.
Melanie allora passò al piano B. Cominciò a lasciare piccoli baci sulla pelle chiara dell’addormentato, avvicinandosi sempre più alle sue labbra, e solo così raggiunse il suo obbiettivo.
Il labbro cominciò a tremare e una fossetta a formarsi a poca distanza da esso.
-Mmmh che bel risveglio- mugugnò il biondo aprendo lentamente gli occhi -Vorrei svegliarmi così ogni giorno- disse facendo felicemente esultare la castana.
-Mi piacerebbe accontentarti- sussurrò Melanie baciandogli la punta del naso -Dai alzati hai una valigia da finire-
-Ancora cinque minuti mamma-
La ragazza rise -Non vorrai mica perdere il pullman-
-Ottima idea! Perché non c’ho pensato?- si schiaffò la fronte il biondo
-Perché non puoi. Forza, alzati e vestiti. Gli altri sono già a lavoro- rispose Melanie guardando fuori dalla finestra appena aperta.
-Si certo!- rise Luke scendendo contro voglia dal letto.
-Non scherzo guarda!-
E aveva ragione. Stranamente i ragazzi non solo erano svegli, ma sembrava avessero già cominciato a radunare le prime cose.
Dopo una doccia molto veloce e una merendina mangiata un po’ a strozzatura, anche il biondo li raggiunse trovando la camera immersa ancora nel macello totale.
Fu tutto un continuo "Quella è la mia maglia", "Melanie potresti andare a prendere gli spazzolini in bagno?", "Attenzione mutande volanti", "Mi passate le scarpe?", "No aspetta Ash, quella me la presti per tornare?" in cui la castana si trovò al centro.
Passò così tante cose ai ragazzi che quasi poteva dire di aver fatto lei stessa le valige e di saper a memoria ogni indumento o oggetto presenti in esse.
Così la veranda iniziò a riempirsi di sacche e buste di tutti i tipi, mentre la stanza ormai ospitava Luke intento a ritirare la sua chitarra e la ragazza seduta sul letto di fronte a lui.
-Magari ti sembra stupido ma voglio che tu tenga questo plettro. Voglio che lo conservi tu così da avere qualcosa che ci collega- furono le parole pronunciate dal diciottenne quando Melanie si ritrovò tra le mani quel piccolo pezzo di legno duro.
La castana lo rigirò più volte davanti al viso certa di una cosa oltre allo svariato utilizzo che doveva averne fatto per tutti quei segni che lo strumento presentava, ovvero -Ma questo non è il tuo preferito? Sei sicuro?-
-Certo, ci tengo-
-Oh grazie Luke- lo abbracciò consapevole dell’enorme regalo che le era stato fatto.
Finirono di ritirare tutto giusto in tempo per raggiungere la fermata e salutarsi a dovere mentre il pullman già era in sosta.
Michael - il primo a  farsi avanti - non riuscì a trattenere le lacrime quando staccandosi da Melanie andò a mettere le sue borse dentro il porta bagagli del mezzo, e anche Ashton cercando di calmarlo fu vittima di una lacrima fuori controllo.
Risero tutti e tre con visibile sforzo. In qualche modo però dovevano pur smorzare la tensione e quello parve il migliore.
Il massimo che invece Luke riuscì a fare una volta rimasto solo con la ragazza, fu stringere forte le mani sui suoi fianchi e attirarla a se per una serie di baci, o anche l’ultima.
La gola gli pizzicava ma nella sua mente non era per niente difficile scusarsi con un possibile colpo d’aria la sera prima in spiaggia.
In realtà non vedeva l’ora che quei mesi passassero per poter tornare, riabbracciarla e passare il tempo con lei che in quel momento si era lasciata andare qualche secondo contro il suo petto.
Entrambi ad occhi chiusi aspirarono profondamente e più volte il profumo dell’altro per poterlo sentire ancora una volta divisi.
-Devo darti una cosa prima che tu vada- disse Melanie allontanandosi il tanto per estrarre dalla tasca destra dei suoi jeans un piccolo oggetto triangolare rosso -Non è il mio preferito, è persino in semplice plastica, ma questo è il plettro che ho usato di più. È stato con me in tutte le occasioni più importanti e voglio lo tenga tu. Così ora anche tu hai qualcosa di me da conservare-
Luke sorrise, sorrise come un bambino che il giorno di Natale riceve proprio il regalo tanto desiderato tutto l’anno e che i genitori hanno sempre evitato di comprargli.
La castana si sentì leggera vedendolo in quel modo, e lo fu ancora di più quando incrociò i suoi occhi.
Una luce particolare brillava in diamanti azzurri.
Quando poi dovettero staccarsi per davvero perché Calum pretendeva anche lui un ultimo saluto prima che partissero, e il biondo dovette prendere posto sotto lo sguardo un po’ spazientito dell’autista, Melanie lasciò calare il cappuccio sulla sua testa, senza mai perdere il contatto visivo con Luke.
Il rumore del motore quasi non si sentì quando il pullman venne messo in moto e partì.
La diciassettenne aspettò che il mezzo sparisse dal viale - o forse molto più tempo - e solo allora girò sui tacchi e s’incamminò verso il villaggio.
Non pianse. Non lo fece quando arrivò al suo bungalow, non lo fece mentre finiva le valige e non ci andò vicino neanche quando vide l’agenzia di pulizie riordinare quello di fronte dove prima stavano i ragazzi.
Semplicemente si trattenne fino a quando sul pullman che con parecchie ore di viaggio avrebbe attraversato mezza Australia, prese posto in uno dei sedili posteriori con la musica a volume massimo.
Solo allora si lasciò andare permettendo alle lacrime di scendere da sole e di riflettersi sul finestrino alla sua destra.
Il bracciale era ancora legato al suo polso e lo sarebbe rimasto ancora per molto molto tempo. Il plettro poco distante nello zaino.
Passò tutto il tempo sullo stesso fianco in modo che  nessuno potesse vederla, con la consapevolezza che poi avrebbe sofferto dolori atroci per quella posizione.
Non sapeva come prendere la storia del non risentirsi fino a che non si fossero rivisti.
All’inizio le era sembrava una bella cosa, ma qualche ora dopo l’ultima volta che poté ascoltare la voce di Luke, sentiva già la sua mancanza di e se ne stava pentendo.
La parte razionale di lei stava avendo la meglio. Continuava a bussare contro il suo inconscio gridando che la loro decisione avrebbe portato solo a tanta sofferenza. Ripeteva che durante l’inverno, mentre lei avrebbe passato il tempo a piangere per i bei mesi passati e a chiedersi che cosa Luke stesse facendo, lui magari avrebbe potuto trovare qualcuno di migliore.
E aveva ragione, sapeva che avrebbe passato molti momenti simili, eppure sperava ancora nelle vacanze successive.
Doveva solo tener duro.
 


 
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1 years later
Quando l'assistente dall'altra parte della cornetta la informò che tutti i posti al “Halls Creek Camping” erano terminati, Melanie dovette stringere forte i denti per non piangere mentre la linea era ancora aperta.
Si maledì un infinità di volte da quella chiamata. Era stato stupido da parte sua non organizzarsi anche solo con un mese di anticipo. Se lo avesse fatto sarebbe stata sicura di rivedere i suoi amici e Luke.
Oh Luke.. si erano ripromessi di rivedersi l'anno successivo. Erano certi sarebbe successo e invece... Ora non l'avrebbe più rivisto.
Se l'avesse immaginato avrebbe messo in chiaro le cose con il ragazzo prima di partire e magari avrebbero fatto a meno di quello stupido patto con il destino.
Se.. Se.. Se. Era piena di rimpianti, il suo corpo, il suo cuore ne scoppiava.
Solo una cosa la riportava a galla da quell'oceano di tristezza, ed era il fatto che avrebbe rivisto almeno Katie e Liza, e che il posto che l'avevano intimata a scegliere per raggiungerle era un vero paradiso terrestre.
Diversamente dalla vita costiera che avevamo sperimentato l'anno prima, il lavoro che avrebbero dovuto compiere quella stessa estate si svolgeva anch'esso in un enorme villaggio, con la differenza che al posto di tende, roulotte e semplici bungalow, quel posto possedeva bungalow simili più a dependance e un enorme hotel a cinque stelle fornito di tutti i servizi possibili e inimmaginabili. Il tutto tra le verdi montagne sud orientali dello Stirling Range.
Quella volta al suo arrivo, entrambi le ragazze erano ancora alla hall per l'accettazione.
Non appena la videro le saltarono addosso sotto lo sguardo infastidito dell'uomo dietro al balcone. Oltre loro in quel momento non c'era nessuno che aspettava le chiavi per il proprio alloggio, aveva ben poco da lamentarsi, eppure preferirono rimandare le chiacchiere fino a che non fossero nella loro stanza.
-Quindi? Che ci racconti?- le chiese Liza incrociando le gambe sulla sedia posta davanti alla scrivania.
-Hai più sentito Luke?- specificò invece Katie.
Melanie scosse la testa lasciandosi andare contro la parete alle sue spalle -No mai-
-Avete davvero fatto quella cosa del sfidare il destino?-
Questa volta la ragazza annuì. Avrebbe tanto desiderato evitare l'argomento ma sapeva che fosse inevitabile.
-Non sei neanche stata tentata di cercarlo sui social?- inarcò un sopraciglio la spagnola. Ormai si era innamorata dell’Australia e delle persone che aveva conosciuto lì, così come Katie, per questo avevano deciso di tornare in quel paese.
-Più di una volta a dir la verità e ci sono andata anche piuttosto vicino cercando Calum, Ashton e Michael ma avevano i profili privati- fortunatamente.
-Dai lasciamo perdere e godiamoci i tre giorni liberi che abbiamo e godiamoci la piscina dell’hotel- cambiò improvvisamente discorso Liza pescando un costume dalla sua valigia -Sapevate che possiamo usufruirne anche noi ?-
 
-Niente male questo posto!- esclamò Katie estasiata dalla bellezza di quella sala.
-Si bello- sussurrò Melanie già alla ricerca di alcune sdraio su cui appoggiare la loro roba e lasciarsi andare al relax.
Dalla conversazione avvenuta in camera, il suo umore era sceso fin sotto i piedi. Era il suo pensiero fisso.
-Ci accontentiamo di quelle vicino ai bagni?-
-Uh carini sono anche quelli dei maschi- ironizzò Melanie.
-Dai pensiamo positivo. Magari esce qualcuno di carino da lì dentro- disse Liza ammiccando.
Neanche un secondo dopo la castana era già davanti fingendo di non aver sentito, mentre Katie riprendeva l’amica per la battuta inadeguata.
Melanie sapeva che il comportamento che stava sfoggiando in quel momento non era dei migliori. Nonostante fosse triste, non poteva andare avanti così e rischiare di rovinare l’intera vacanza a se stessa e alle sue amiche.
Probabilmente per il primo periodo avrebbe dovuto stringere i denti , ma ce l’avrebbe fatta e il primo passo da compiere era quello di sorridere ed essere un po’ più socievole con il mondo.
-Dai che ci fatte ancora lì? Non volevate fare un bagno?- chiese sforzando un sorriso verso le due ragazze rimaste indietro.
Queste si guardarono per un secondo e ripresero a camminare in contemporanea a Melanie.
Vi è mai capitato di camminare in un lungo corridoio in cui le porte aprono verso l’esterno e rischiare di avere un infarto quando una di queste si apre di scatto, o magari rischiare di prenderla in pieno?
Ecco nel caso di Melanie togliete gli infarti e la parola rischiare. Nell’esatto momento in cui si volto per raggiungere il primo lettino davanti a lei, la porta del bagno le arrivò dritta addosso. Se poi ci aggiungiamo il pavimento scivoloso, il risultato sarà una ragazza dolorante a terra.
-Auch il mio fondoschiena!- si lamento Melanie massaggiandosi una parte della zona colpita.
-Non ci credo- sussurrò Katie incredula.
-No sto bene, tranquilli tutti eh. Davvero bella idea prendere posto vicino ai bagni- disse scontrosa la vittima.
-Si grandiosa idea. Mi merito un premio- ribadì Liza compiaciuta.
-Ma cosa..-
La sentì come un sussurro quella voce maschile dire il suo nome -Mel- e fu solo grazie alla sua vicinanza.
Il suo sguardo partì esattamente da quel paio di infradito azzurre piantate tra lei e la porta che l’aveva spinta dov’era in quel momento. Risalì per le lunghe e magre gambe notando il colore latteo della pelle alternato a dei pinocchietti in jeans chiari e ad una canotta con su raffigurato il ponte di Brooklyn. Infine si soffermò ad esaminare i lineamenti del viso.
-Impossibile- soffiò a fior di labbra quello che sperava rimanesse solo tra le pareti della sua testa sottoforma di pensiero.
Quegli occhi celesti e luminosi erano davanti a lei. I capelli erano bagnati e spettinati ma erano i soliti capelli biondi.
Quel piercing poi incastrato in un sorriso mozzafiato appena accennato ne era il marchio.
-Luke?-
-Melanie- sorrise ancora più ampiamente il ragazzo tendendo una mano verso di lei.
Melanie l’afferrò senza esitazione e lasciò che il ragazzo l’aiutasse a tirarsi su. L’attimo dopo i due si ritrovarono l'uno abbracciato all'altra come se una forza magnetica avesse agito per loro.
La ragazza teneva la testa appoggiata al petto del biondo e contemporaneamente questo teneva il suo capo su quello di lei.
Avrebbe voluto piangere Melanie, chiusa in quella stretta che profumava di cloro grazie alla piscina. Aveva sognato quel momento, durante la notte e anche a occhi aperti parecchie volte. Aveva continuato a farlo anche una volta convinta che non sarebbe mai più successo. E invece lo sentiva stringerla forte a se.
Sapeva che c’era anche se in quel momento aveva gli occhi chiusi.
Si staccarono poco dopo storditi e confusi per quanto riguarda il tempo che stettero abbracciati.
Il biondo non si dimenticò delle altre due ragazze e con un unico gesto le avvolse in un’unica morta frettolosa chiedendo loro come stessero e del perché fossero lì.
-Potremmo chiederti la stessa cosa- disse Katie scherzosamente -Iniziamo a lavorare questo finesettimana-
-Tre mesi?-
-Tre mesi- annuì la tedesca.
-Fantastico! Anche io!- esclamò il ragazzo.
Melanie sorrise forse con un po’ meno entusiasmo di quanto avrebbe voluto mostrare.
Se fosse stato per il suo io si sarebbe buttata vestita in piscina in quel momento stesso, qualcosa però la fermava. Il voler avere certezze magari?
-Ehm immagino che voi siate venute qui per rilassarvi..  ma potrei rubarvi Melanie per una mezz'ora?- chiese Luke alle due ragazze con un’espressione quasi implorante.
-Portatela via!- esclamarono Katie e Liza in coro, prima di scoppiare a ridere. Erano entusiaste anche più della stessa Melanie che ancora credeva di sognare.
Così, senza farselo ripetere due volte, Luke trascinò la ragazza fino alla hall dell'enorme hotel, su una delle poltroncine che davano sul paesaggio esterno.
-Pensavo non ti avrei più rivisto- sospirò felicemente il biondino per rompere il ghiaccio.
Era come se in quell’istante avesse ripreso a respirare aria pulita dopo tanto tempo.
-Anche io fino a 5 minuti fa- rispose la ragazza a disagio.
Era a disagio perché non sapeva cosa significava per lui a nove mesi di distanza quello che tra loro era successo l'estate precedente.
Non sapeva se durante l'inverno aveva trovato di meglio.
Inconsciamente invece le stesse sue domande se le stava ponendo anche Luke che non riusciva a decifrare la faccia della ragazza.
-Prima di tutto voglio mettere in chiaro alcune cose. Sono stato uno stupido a chiederti di rivederci direttamente l'estate successiva senza nessun contatto sicuro con cui sentirci-
-Sembrava una cosa carina- disse Melanie cercando un appiglio. Non era tutta colpa sua.
-Si sul momento pensavo che sarebbe potuta essere una prova visto come le cose sono andate così velocemente, ma mi sono reso conto di aver fatto una gran cazzata già sul pullman. Non parliamone poi arrivato a casa, dopo una settimana. Un mese dopo era ancora peggio. Ash e gli altri poi non sono stati di aiuto, avresti dovuto sentire la ramanzina che mi hanno fatto e se non mi sentivo già abbastanza idiota, loro hanno rimediato-
La ragazza accennò un sorriso fissandosi le ginocchia. E poi? È riuscito a passarci sopra. Luke sembrò leggerla nel pensiero.
-Ho pensato un paio di volte che magari uscire con qualche ragazza della mia città mi avrebbe fatto distrarre almeno durante l’inverno, ma non ce l’ho fatta, non sono quel genere di persona. Il fatto che non ci sentissimo più inoltre, che non potessimo mettere le cose in chiaro mi ha spinto a lasciare le cose come le avevamo lasciate-
Di una cosa poteva essere certa dunque Melanie, dopo di lei nessuna ragazza si era avvicinata a lui. Niente le assicurava però che effettivamente provasse ancora qualcosa per lei, o che volesse provare a ricostruirlo.
-Sei mai uscita con qualche ragazzo in questi mesi? Non è che a casa hai qualcuno che ti aspetta?- chiese il biondino giocando nervosamente con il piercing al labbro. I suoi non lasciavano mai il viso della ragazza per un motivo valido.
Questa infatti aspettò giusto il tempo a Melanie di scuotere la testa, di avere il via libero, che si spinse a cercare le sue labbra.
Un conto era essere respinto perché non lo voleva, un altro era costringerla mentre a casa aveva già un ragazzo che forse non metteva giochetti stupidi in mezzo alla loro storia come aveva fatto lui.
Ma Melanie non lo respinse. Sussultò giusto appena all’inizio, il tempo di capire quello che stava succedendo e la sua mano era salda dietro il collo del ragazzo in una morsa che faceva intendere che non voleva mollarlo assolutamente.
Se non fossero stati in un posto chiuso, probabilmente i fuochi d’artificio che sentirono avrebbero potuto pensare fossero veri.
-Non volevo commettere altri errori imperdonabili- sussurrò il ragazzo ancora fronte contro fronte.
-Avresti potuto farlo già dalla piscina per quanto mi riguarda-
Il biondo rise –Riprendiamo da dove eravamo rimasti a Halls Creek? Intendo dire.. se non ci fossimo divisi ti avrei sicuramente chiesto di essere la mia ragazza. A così tanto tempo di distanza ti va ancora?-
-Oh Luke mi sei mancato così tanto. Non volevo neanche più partire quest’estate quando al villaggio mi hanno detto che non c’erano più posti. Invece devo ringraziare le ragazze per avermi convinta a venire qui. Non ci credo ancora che tu sia qui e si, si che voglio stare con te, seriamente questa volta- disse tutto di getto senza respirare Melanie.
-Chissà cosa diranno i ragazzi. Saranno felicissimi-
-I ragazzi? Ci sono anche loro?-
-Si è merito di Cal se ora siamo qui. Quando al villaggio ci hanno detto di avere disponibili solo due posti, lui ha trovato immediatamente lavoro qui- spiegò -Mi dispiace essermi fatto trascinare in questo posto nonostante la nostra promessa..-
-Invece siamo stato fortunati che i posti al villaggio fossero già stati presi. Inoltre immagina se fossi andato lì e non avessi seguito i tuoi amici. Adesso saresti solo e io con Calum, Michael e Ashton qui-
-Ok ho afferrato il concetto- sorrise terrorizzato il biondo -Ho un'idea! Ti va di fare una sorpresa agli altri?-
-Certo!- saltò sul posto la ragazza.
-Dai vieni dovrebbero essere in camera- si alzò il biondo cercando una mano di Melanie da stringere.
Anche se non proprio vicine, i due giovani durante il tragitto si rallegrarono di scoprire che le loro stanze non erano poi così distanti. Nessun piano a separarli ma solo due corridoi.
-Pronta?- chiese il ragazzo poggiando la mano libera sulla maniglia. Melanie annuì elettrizzata.
-Guardate chi ho incontrato giù in piscina- esordì Luke appena fatto ingresso nella stanza in cui quattro letti occupavano gran parte dello spazio e solo tre erano occupati.
-Di sicuro non è una ragazza o un suo simile- rispose Michael a testa bassa, abituato come anche gli altri che risero alla resistenza che Luke aveva cominciato a sviluppare da lì a nove mesi nei confronti del genere femminile.
-Vi sbagliate-
-Hey ragazzi come va?- chiese allora Melanie a gran voce. Nella sua mente intanto immaginava la loro reazione.
-Melanie?- corrugò la fronte Calum convinto di avere un'allucinazione -Melanie!- ripeté,  questa volta sicuro, scendendo dal letto e saltandole addosso.
-Ciao Cal- rise la ragazza indietreggiando tramortita -Ma quello è un nuovo tatuaggio?-
-Non ci credo hai tinto i capelli!- esclamò Michael contemplando alcune punte verdi seminascoste tra la chioma liscia della castana.
-Il fascino di quei gessetti mi ha colpito e vedo che anche tu non scherzi. Hai davvero tinto i capelli di lilla? Aspetta e cos'è quel piercing sul sopraciglio?-
-Ti piace?- chiese euforico il ragazzo.
-Oh si!-
-Per favore fatte spazio anche a me- si lamentò Ashton facendosi strada tra quell’intreccio di braccia -Ma guardati sei rimasta bassa- la prese in giro stringendola a se.
-Ash non credo crescerò più ormai. Ma che mi racconti di nuovo?-
-Mah... Ho solo allargato la mia collezione di bandane- alzò le spalle il batterista.
-Allora Luke..- esordì Calum -..che ci dici ora che hai rivisto la tua ragazza?-
-Mmh che é bellissimo e stento a crederci- sorrise il biondo afferrando la mano di Melanie e attirandola a se.
-Oh- sussurrò il moro preso alla sprovvista.
Il suo era uno scherzo. Lo aveva detto per mettere in imbarazzo il migliore amico, non pensava che invece i due avessero già messo in chiaro le cose.
E a quanto pare anche gli altri tre erano dello stesso parere dato che sui loro visi erano stampate facce da pesci lessi.
-Quindi..-
-Esatto- sorrise luminosa la castana-
-Oh Mel ti ho già detto che è bello vederti? Non ci credo, passeremo un’estate senza un Luke che sta tutto il tempo a lagnarsi- teatralizzò il più grande del gruppo.
-Non ascoltarli ti prego- s’intromise il biondo tappando le orecchie alla ragazze e spingendo via l’amico.
-Oh invece ci sono tante cose che dovresti sapere come ad esempio la collana che si è fatto con il plettro che le hai regalato- disse Michael.
-La collana con cosa?- chiese la ragazza.
-Si beh te l'avrei fatta vedere dopo- borbottò il ragazzo estraendo una cordicella dall'interno della maglia.
All'estremità non fu difficile per Melanie riconoscere il plettro rosso che gli aveva consegnato il giorno della sua partenza un anno prima.
Sorrise. Non era possibile che l'avesse tenuto così stretto a se.
-In realtà anche io devo farti vedere una cosa- disse lei alzando il braccio in cui al polso vi erano legati un sacco di braccialetti.
Oltre a quello di pelle che Luke le aveva regalato al suo compleanno ce n"era un altro che ricordava qualcosa dell'estate precedente. Legata ad un nastrino nero, nella parte interna pendeva un plettro in legno. Legno duro e usurato.
-L'hai conservato?-  chiese stupito Luke.
-Come te a quanto pare-
In quell’istante, guardandosi intorno in mezzo ai suoi amici e nella presa salda di Luke non ebbe più dubbi su come sarebbero andate le cose.
Quell’estate sarebbe stata anche migliore di quella precedente. Sarebbe stata la migliore della sua vita. Ne era certa.
Se non fosse per tutta quella gente che la circondava probabilmente avrebbe anche pianto. Si, ma di gioia.


 
   
 
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