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Autore: The_Grace_of_Undomiel    11/08/2014    1 recensioni
Sam è un ragazzo di sedici anni mezzo, che si è appena trasferito in una nuova città.
A causa del suo carattere un po' timido ed insicuro, il giovane non si era mai sentito accettato dai precedenti compagni di classe ed era spesso deriso o emarginato. In conseguenza a ciò, Sam vede nel trasferimento un'opportunità per incominciare una vita migliore della precedente ed è molto ansioso, oltre che timoroso, di iniziare la nuova scuola. Purtroppo però, le cose si mettono subito molto male per il ragazzo, diventando sin dal primo giorno il bersaglio dei più temuti bulli di tutto l'istituto, I Dark, e da quel momento in poi, la vita per lui diventa il suo incubo personale.
Ma col passare del tempo, imparerà che a volte non bisogna soffermarsi solo sulle apparenze e le che le cose, a volte, possono prendere una piega del tutto inaspettata...
Dal testo: "I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Tyler si passò una mano fra i folti quanto unti capelli neri, scompigliandoli per bene, per poi spezzare un tozzo di pane e mangiarselo con avidità.
Sam guardò con represso disgusto quella sottospecie di essere umano, se poteva essere definito tale, che gli si trovava seduto di fronte a tavola.
Da quando quel tizio aveva messo piede in casa loro, il giovane  aveva tentato in ogni modo di ignorarlo e di sfuggirgli, ma infine la tanto temuta ora di pranzo era arrivata e adesso era lì, dirimpetto ad Olio Men. Quest’ultimo, da quando avevano iniziato a mangiare, non aveva smesso un solo secondo di blaterare, compiacendosi lui stesso delle baggianate che continuava a sparare raffica.
Amber era seduta accanto al fidanzato e non faceva altro che lanciargli occhiatine e ridacchiare come un'ebete; lui di tanto in tanto ricambiava. Davvero rivoltante.
Tutti parlavano allegri e concitati, tutti tranne Sam, che si asteneva tatticamente alla conversazione. Aveva altre cose molto più interessanti a cui pensare che ascoltare stupidi discorsi da pranzo della domenica, come riflettere su cosa comprare a Daniel, per esempio, o ragionare sullo strano comportamento che Kyda aveva avuto il giorno precedente. Sembrava che fosse stata bene e che si fosse addirittura divertita, o almeno tutto faceva pensare così, quando all’improvviso la ragazza aveva di nuovo cambiato temperamento ed era ritornata cupa e distaccata, ancora più di prima, forse.  Perché si comportava così? Sam non riusciva proprio a trovare una spiegazione logica. Inoltre, anche altri avvenimenti lo avevano lasciato molto perplesso, come il fatto che Kyda lo avesse salvato da quel Brian, o ancora lui stesso non riusciva a credere di essersi così divertito a giocare a Basket con la sua nemica, anzi, tutto sommato anche il resto della giornata era stata piacevole.
Le sue riflessioni vennero interrotte dalla voce cordiale della madre:
-Vuoi un po’ di pane, Sam?- chiese porgendogli un piccolo cestino di vimini.
Lui guardò le pagnotte nauseato. Si era offerto di tagliarle Olio Men, chissà che ci era finito dentro.
Declinò l’offerta, cercando di mascherare il proprio raccapriccio.
-Quindi vi trovate bene in questa città, da quel che ho capito- disse Tyler, continuando a mangiare ai quattro palmenti -E dimmi, come sta andando il lavoro, Reneé?-
-Tutto a posto, direi. Quasi tutte le mie colleghe sono delle persone affabili e le classi sono abbastanza tranquille, a parte qualche elemento. Certo, la nota negativa sono i genitori lamentosi, ma non può essere tutto rose e fiori, giusto?- rispose la donna, sorridente.
Lui concordò con lei, ingurgitando altro cibo. Era un mangione di prima categoria, eppure riusciva a mantenere il suo fisico magro e allampanato.
-Tu Holly cofe fe la paffi?- chiese poi Tyler, con la bocca piena di lasagne, rivolgendosi alla bambina.
-Ehm, benissimo, grazie!- replicò lei, con un sorriso tirato. Esattamente come il fratello, trovava repellente il ragazzo della sorella.
-E invece tu Sam?- domandò ancora.
-Normale- replicò il giovane neutro, senza neanche guardarlo in volto.
Tyler rise ironico -Sempre molto loquace a quanto vedo! Su, è da un bel po’ che non ci vediamo, raccontami qualcosa!-
Sam sollevò stancamente lo sguardo su di lui e rispose svogliato -Boh, non ho niente da raccontare. Va tutto come al solito...-
Ma Olio Men non demorse -Dai, non ci credo! Come ti trovi nella nuova scuola?-
Il ragazzo non rispose subito, poi disse scrollando le spalle -Mah, direi abbastanza bene-
-Lascialo un po’ perdere! Non vedi che non è in grado di intrattenere una conversazione?- s’intromise Amber, acida.
-Vi danno molti compiti?- proseguì con il suo Terzo Grado l’altro, ignorando la fidanzata.
-Dipende da volte...- replicò Sam annoiato, sperando che quel misero dialogo finisse al più presto.
-E invece con le ragazze come andiamo, eh?- s’informò Tyler con un sorriso malizioso.
Sam s’irrigidì. Sapeva che era quello a cui Olio Men puntava fin dall’inizio, ormai gli faceva la stessa e identica domanda tutte le rare volte che si vedevano.
Gli rispose che da quel punto di vista non aveva molto successo, ma che tutto sommato gli andava bene così ed era vero. Non era mai stato uno di quelli impallati e non lo toccava poi molto che le ragazze non lo considerassero. Certo, avere qualcuna che fosse interessata a lui non gli sarebbe dispiaciuto, ma non ne faceva un caso di stato come altri coetanei di sua conoscenza (tipo Daniel).
-Capisco e non sei nemmeno mai uscito con una ragazza?- continuò a chiedere l’altro, con un lieve tono di compatimento nella voce.
-No- ribatté Sam, irritato. Ma perché quello lì non la piantava di fargli domande? Che si ingozzasse e stesse zitto!
Tyler fece per commentare (e anche deriderlo un po’), ma Holly si intromise nel discorso.
-Non è vero! Sì che sei uscito con una ragazza, ti ho visto io!- esclamò la sorellina, additando il fratello.
Nella sala scese un silenzio tombale e tutti si voltarono a fissare Sam.
-Ne sei sicura, Holly?- domandò Amber scettica e inarcando un sopracciglio.
-Sicurissima! È già la seconda volta che la vedo! È un tipa tutta strana, sempre vestita di nero e con lo skateboard!- spiegò la bambina.
-Wo oh e tu che mi stavi dicendo una balla!- esclamò Tyler –Dì un po’, chi è questa ragazza tenebrosa?-
-Infatti, tesoro, di chi si tratta? Non me ne avevi mai parlato prima d’ora!- sorrise la madre, estremamente curiosa.
Sam sospirò esasperato. Pure lei ci si metteva!
-È solo una mia compagna di classe, tutto qua. Sta in coppia con me per quel progetto di Arte di cui vi avevo parlato- spiegò.
-Questo sì che è interessante- interloquì Amber –Parlaci un po’ di lei, com’è?-
-Non ne so molto- rispose lui, sempre più scocciato. Non sopportava il loro essere così ficcanaso.
 -Ma andiamo un po’ al sodo... Ti piace?- ghignò Tyler.
A quella domanda Sam si inchiodò. Non ci aveva mai pensato e poi perché avrebbe dovuto? Certo, parlando esteticamente, quella ragazza aveva un bel fisico senza dubbio, snello e nervoso. Di viso pareva abbastanza carina, ma lui  non aveva mai avuto modo di accertarsene considerando il fatto che ella si riempiva sempre gli occhi di trucco. Ma soprattutto, Kyda era  il membro di un gruppo di bulli psicopatici che lo tormentavano dall’inizio della scuola, era il braccio destro di un folle. Era una dei suoi nemici principali, ma che per l’ironia della sorte ci si era ritrovato insieme per fare un progetto. Era un ragazza apatica, impassibile e cupa, che spruzzava veleno alla prima occasione, ma che infine aveva dimostrato di aver un’anima. Lei era quella che gli aveva risollevato il morale un tetro pomeriggio di nebbia. Sì, ma che gli aveva anche rubato l’orologio. Okay, ma con la quale aveva passato uno dei pomeriggi più divertenti della sua vita...
Sam realizzò di dover smettere all’istante di ragionare. Stava cominciando a confondersi.
-...perché nel caso quella ragazza ti interessasse, posso darti degli utilissimi consigli su come conquistarla- aggiunse Tyler, spavaldo.
-No, avete frainteso tutti- ribatté il ragazzo secco. E poi non avrebbe chiesto in ogni caso l’aiuto di quello lì. In fondo, con le sue presunte tecniche di seduzione, era riuscito ad accaparrarsi solo una come sua sorella, il che la diceva lunga.
Il pranzo proseguì tranquillo e una volta finito di mangiare Amber e il fidanzato uscirono di casa per andarsi a fare dei lunghi giri in moto.
Sam era al settimo cielo, finalmente sua sorella si era levata di torno. Si chiese cosa avrebbe potuto fare per passare il tempo; fuori era tutto chiuso visto che era Domenica, perciò non valeva la pena uscire e di andare al parco quel giorno non ne aveva voglia. E stranamente non aveva neppure da fare i compiti.
Salì in camera sua, si buttò sul letto e si mise le cuffie azzurre. Fece per collegarle al telefono, quand’ecco che questo si illumino e vibrò, segno che era arrivato un messaggio.
Si trattava di Daniel:
Ehy ehy! Senti questa: Chanel è appena passata sotto la mia finestra! È un segno???
Sam guardò esterrefatto il messaggio e rispose:
Sì, proprio un segno del destino. Dan, ma che vai blaterando?
La risposta fu immediata.
Mpf, non sto blaterando! In ogni modo, sono rimasto vent’anni attaccato al balcone per vederla passare... È sempre più bella (e sexy). Devo riuscire a conquistarla! Non basta che straveda per me in segreto, voglio qualcosa di più!
Il giovane sospirò e si passò una mano sul volto esasperato.
Non voglio infrangere i tuoi sogni, ma ti ricordo che lei è fidanzata e in più il modo in cui si comporta non fa intendere che sia “pazza” di te!
Con questa risposta, Sam sperò di riuscire a riportare con i piedi per terra il suo amico, ma senza successo.
Dettagli, dettagli. E poi sono convinto che la sua sia solo una posa! Comunque mi inventerò qualcosa, puoi contarci ;) Ora devo andare, ci vediamo domani!
Il ragazzo salutò il compagno di banco, poi crollò sul cuscino. Non sapeva proprio che altro fare per riuscire a convincerlo, Daniel era veramente testardo. E determinato. Sam sperò in cuor suo e l’amico non facesse qualche cavolata, come mettersi contro Nick per Chanel. Era già stato pestato una volta da Travis, non era il caso che venisse malmenato una seconda.
Fece partire la musica e si perse nel suo mondo, ma non per molto, in quanto il cellulare vibrò nuovamente.
Sam si tirò su di scatto e si tolse le cuffie con uno strattone. Inutile, quel giorno non c’era verso di starsene un po’ in pace!
Guardò sul display e vide che il messaggio proveniva da un numero a lui del tutto sconosciuto.
Dobbiamo organizzarci per domani
Arrivò poi un altro messaggio.
Sono Kyda
Sam ne fu estremamente sorpreso, non si sarebbe mai aspettato un messaggio da lei. In più, si chiese come avesse fatto ad ottenere il suo numero di telefono. Lui non glielo aveva mai dato, infatti rispose:
Ciao! Giusto, non ne abbiamo più riparlato. E...posso sapere chi ti ha dato il mio numero? 
Kyda replicò che lo aveva avuto chiedendo un po’ giro, poi inviò subito dopo un altro sms.
Comunque per domani ci vediamo in Via Arrow vicino a  quell’aiuola verso le 15:00?
A Sam più che una domanda parve un ordine, ma rispose che per lui andava benissimo.
Kyda gli mandò un ultimo messaggio.
Ok, allora facciamo così. Ci vediamo domani, salvati il mio numero nella rubrica
Doveva proprio reputarlo un’idiota per dirgli una cosa del genere. Non era uno sprovveduto, salvarsi il numero era la prima cosa che aveva fatto. La salutò, ma da parte della ragazza non arrivò nessun altro messaggio di saluto.
Rindossò le cuffie e si perse nuovamente in un altro mondo.


-Come mai non andiamo nella biblioteca della scuola, oggi?- domandò il giovane, perplesso.
 Lui e Kyda si erano appena allontanati da Via Arrow e si stavano dirigendo, fianco a fianco, verso una direzione casuale.
Rispetto alla scorsa volta, quel giorno il clima era tornato più rigido e freddo. Il cielo era grigio e nuvoloso e un accecante riverbero infastidiva gli occhi.
-Perché non ho voglia di rinchiudermi subito lì dentro. Come organizzarci il cartellone possiamo anche deciderlo mentre camminiamo, poi andremo in biblioteca quando sarà il momento disegnare. E in più questo è il mio tempo preferito, per cui mi piace stare in giro- rispose la ragazza.
-Si si, tanto non mi cambia nulla. Era solo per sapere- sorrise lievemente Sam, poi aggiunse –A questo proposito, cosa raffiguriamo questa volta?-
Kyda lo guardò con la coda dell’occhio -Hai stampato le foto?- chiese diretta.
Sam annuì soddisfatto.
-Sì, ce le ho in una busta dentro lo zaino- le rispose.
-Perfetto. Ciò che faremo sarà quindi incollarle su di un cartellone bianco. Però suppongo che non basti, ci vuole dell’altro...- ragionò Kyda, sfiorandosi il mento con il pollice.
-Sono d’accordo con te. Dovremmo creare una specie di sfondo, solo che non ho la più pallida idea di cosa potremmo disegnarci- sospirò il giovane.
-Idem- replicò la ragazza, incrociando le braccia.
Camminarono per un po’ in silenzio, entrambi intenti a riflettere. Quel giorno Sam non aveva un briciolo di ispirazione e non sapeva  assolutamente che cosa proporre. Consegnare un cartellone con solo qualche foto appiccicata era impensabile, persino Daniel avrebbe fatto qualcosa di meglio.
Al nome dall’amico, Sam sobbalzò e colpì la fronte con una mano.
-Cacchio, me ne stavo per dimenticare!- urlò.
-Di che stai parlando?- domandò Kyda.
-Devo andare a compare un regalo, domani è il compleanno di Daniel!-
La giovane inarcò un sopracciglio -Parli di Lipton?-
-Sì! E adesso come faccio??- farfugliò il ragazzo, passandosi una mano sul volto. L’intero pomeriggio lo avrebbe passato in compagnia di Kyda per realizzare il cartellone, di conseguenza non avrebbe avuto un solo minuto per andare ad acquistare il regalo di compleanno per il compagno di banco.
-Dove sta il problema? Ci andiamo ora- rispose la ragazza con una scrollatina di spalle.
Sam non credette alle proprie orecchie. Aveva davvero intenzione di accompagnarlo? Lui non aveva neanche lontanamente preso in considerazione quell’ipotesi, considerato il trascorso che c’era stato tra i Dark e Daniel. Era vero che Kyda non aveva fatto del male al ragazzo, ma il resto del suo gruppo sì, per cui il fatto che lo accompagnasse a comprare il regalo per l’altra vittima principale di Travis era alquanto...strano.
-Davvero? Sicura che per te non sia un problema? Perché, insomma, pensavo che...- mormorò a disagio.
-No, non c’è nessun problema- lo interruppe lei tagliente, per poi cambiare immediatamente discorso -In ogni modo, cosa contavi di regalargli?-
Il giovane rifletté un istante, poi rispose –Non ne sono certo, però pensavo di comprargli un profumo. Potremmo andare da “Acquamarine”, la profumeria-
Kyda scosse la testa -No, conosco un posto decisamente migliore-
Sam la guardò perplesso e le chiese dove si trovasse, ma lei gli rivolse un sorrisetto enigmatico e si incamminò senza dargli ulteriori spiegazioni.
Lo  portò in un vicolo, ma non in uno stretto e buio, ma di quelli che piacevano tanto a lui: luminoso, abbastanza spazioso e soprattutto caratteristico.
Lungo la strada erano state posizionate lanterne dagli svariati colori che sarebbero poi state accese la sera illuminando il tutto. Vari negozi molto particolari si susseguivano e un bar aveva posizionato fuori dei tavolini e delle sedie in ferro laccate di bianco con sopra centrotavola di viole.
Sam era entusiasta. Non avrebbe mai scoperto quella Via se non fosse stato per Kyda. Quella ragazza doveva passare molto spesso il suo tempo libero in solitudine per conoscere tutte quelle stradine.
Arrivarono infine davanti ad un negozio. Fuori vi erano dei vasi di rose rosse e l’insegna era legno bianco.  Non aveva l’aria di essere un posto molto grande, ma dava un senso di pace e tranquillità inaudito.
Entrarono e così Sam scoprì che si trattava di una profumeria, ma completamente diversa da tutte quelle in cui era stato fino ad allora. Le boccette di profumo erano messe in ordine con cura su degli scaffali di legno e un dolce profumo aleggiava nell’aria. L’atmosfera non era caotica, ma rilassante. Dentro non c’era nessuno, a parte loro e una donna dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurro pallido, probabilmente la commessa.
-Benvenuti da Crystallize- sorrise ella.
Sam ricambiò il sorriso, mentre Kyda tirò dritto, fino ad uno scaffale.
-Guarda, questi sono tutti profumi scontati, divertiti-
Il giovane la ringraziò e lei si allontanò mettendosi a girovagare per il negozio.
Lui iniziò a provare qualche profumo, nella speranza di trovarne uno che incontrasse i gusti di Daniel. Ogni tanto lanciò delle occhiate a Kyda, che osservava scrupolosa il piccolo reparto dei trucchi, non potendo fare a meno di notare che una come lei, vestita completamente di nero, faceva uno strano effetto in un negozio come quello.
Infine riuscì a trovare il profumo adatto, all’essenza di mare, e in quel momento Kyda chiese rivolgendosi alla commessa -Quanto dura la promozione per queste?- prese in mano una matita nera.
La donna rispose che sarebbe durata fino alla prossima settimana e così la giovane rimise a posto la matita, dicendo che sarebbe poi ripassata fra qualche giorno.
Sam non era mai riuscito a capire perché le ragazze  tenessero così tanto a truccarsi, la riteneva una davvero stupida! Si perdeva solo tempo e poi avere tutta quella roba sugli occhi...Che fastidio! In particolare Kyda esagerava sempre tantissimo tra strati di matita nera sopra e sotto e chili di mascara. Quel giorno poi aveva calcato la mano ancora più del solito.
Il ragazzo andò a pagare e fu allora che notò appeso al muro, dietro alla commessa, il poster di un bellissimo tramonto, che gli fece tornare alla mente quello che aveva visto il giorno in cui aveva giocato a basket con Kyda.
Pagò il profumo e uscì dal negozio con la giovane.
-Disegniamo un tramonto come sfondo?- dissero in coro i due ragazzi, non appena furono fuori.
Kyda guardò Sam corrugando la fronte ed egli a sua volta sgranò gli occhi. Avevano avuto la stessa idea nel medesimo istante.
-Beh, direi che la risposta è un sì- ridacchiò, ancora sorpreso.
-Credo anch’io- replicò lei sorridendo sarcastica.
-Visto che poi sopra ci attaccheremo le foto dobbiamo essere certi che lo sfondo non si perda, per cui stavo pensando che potremmo realizzarlo con le tempere, cosa ne dici?- continuò il ragazzo.
-Come ti pare- commentò Kyda indifferente e aggiunse -Allora andiamo...-
-...Da Hugh?- concluse per lei Sam.
La giovane lo guardò appena un istante, pareva stranita, poi si riscosse e si avviò, affrettando il passo.
Sam la raggiunse subito, incredulo quanto lei. Assurdo a dirsi ma...Che stessero iniziando ad essere una squadra?

Non appena il cartolaio vide Kyda, anzi, non appena il cartolaio vide Kyda insieme Sam, sorrise con gioia e li accolse con ancora più allegria e gentilezza della volta precedente.
Procurò loro un cartellone bianco molto resistente, otto tubetti di tempera e vari pennelli. Mise tutto in un grosso sacchetto lilla e nuovamente non volle una sola banconota, nonostante le proteste accese della ragazza.
Sam si rese conto che quel signore, oltre che generoso, era davvero molto simpatico, a parte quando si metteva a studiare e a valutare l’orologio verde.
-Da quanto lo conosci?- domandò il ragazzo, mentre si  dirigevano verso la scuola. Erano solo le cinque e mezza e avevano tempo per fare un buona parte del lavoro.
-Da un bel po’ direi, Hugh è un caro amico di mia madre...- 
-Ah ecco, infatti ho notato che siete molto in confidenza- considerò il giovane, poi sparò a bruciapelo - Ho saputo che hai un fratello...-
Kyda rispose semplicemente annuendo.
-E insomma, com’è? Il classico fratello minore rombi balle?- proseguì Sam, cauto. Voleva riuscire a scoprire qualcosina in più sulla famiglia di lei, ma doveva misurare bene le parole e soprattutto non infastidirla. 
-Abbastanza, come tutti i fratelli direi...Tu invece, sei figlio unico?- chiese Kyda.
Sam non seppe dire se la ragazza fosse davvero interessata o se quello fosse solo un modo per sviare il discorso, tuttavia rispose -No, ho due sorelle. Una di nove anni di nome Holly e una di quasi diciotto anni, Amber-
-Siete in buoni rapporti?-
-Con quella piccola sì, stravedo per lei, a parte quando mi manda fuori dai gangheri- replicò, ripensando a quello che era successo giorni fa -Io ed Amber invece non ci sopportiamo-
Si aspettò qualche considerazione da parte di Kyda, ma lei non disse nulla. Sembrava stesse pensando a tutt’altro.
Infine giunsero nella biblioteca della scuola, ma videro che ogni singolo tavolo era occupato. Alcuni studenti si erano messi addirittura per terra, tanta gente c’era.
-Questo potrebbe essere un problema...- commentò Sam.
Kyda studiò ancora per un po’ l’ambiente circostante, poi sbuffò -Inutile, non c’è un posto libero manco a pagarlo-
-Chissà come mai è così affollato...- mormorò il giovane.
-Che giorno è oggi?-
-Uh? Oggi è Lunedì, perché questa domanda?-
-Allora penso di aver capito- rispose la ragazza –Il Lunedì è il giorno in cui solitamente c’è più calca. Tutti vengono qui a studiare e a fare i compiti. O a realizzare cartelloni- indicò due ragazzi intenti a disegnare.
Sam sospirò sconfortato -E adesso che cosa facciamo? Dove andiamo?-
La giovane rifletté un attimo, poi replicò stringendosi nelle spalle -Andiamo a casa tua-
-A casa mia!?- esclamò, voltandosi di scatto verso di lei. Doveva aver sentito male.
-Sì, in fondo tu abiti abbastanza vicino alla scuola, giusto? Perciò non vedo dove sia il problema-
Sam rimase silenzio. Non gli piaceva molto l’idea di dover portare Kyda a casa sua, lo metteva un po’ a disagio, ma la ragazza aveva ragione: quella era la soluzione più logica.
E così, acconsentì.
Uscirono dalla scuola e si diressero verso la casa di Sam. A quell’ora non vi era nessuno, ma fortunatamente il giovane aveva provveduto a portarsi dietro le chiavi.
Arrivarono di fronte al cancello bianco ed entrarono nel cortile. Kyda non faceva altro che guardarsi intorno, mentre Sam cercava di ripescare le chiavi in fondo allo zaino.
Infine, il ragazzo riuscì ad aprire la porta ed entrò in casa, mentre l’altra rimase sulla soglia.
-Devo togliermi le scarpe?- chiese.
Il giovane la guardò come se davanti a lui ci fosse un alieno e rispose -No, affatto! Noi non le togliamo mai!-
-Ah, okay. A casa mia sono abituata così, per quello...- replicò Kyda e così entrò anche lei. Non appena mise piede in casa di Sam, perse completamente la parola. Si guardava intorno con la bocca schiusa, colpita dalla grandezza di quella villetta. Iniziò a curiosare un po’ in giro e il ragazzo la lasciò fare. Evidentemente non era abituata a stare in spazi così enormi.
Intanto Sam posò lo zaino a terra e appese la giacca all’attaccapanni, mentre Kyda continuava ad esplorare e a guardare le varie foto sulle mensole.
-È una bella casa...- le sfuggì ad un certo punto.
-Ti ringrazio, anche a me piace moltissimo- sorrise Sam, accendendo un po’ di luci –Mia madre non poteva sceglierne una migliore, anche se le costa molti sacrifici...-
Scese un attimo di silenzio imbarazzante, che il ragazzo interruppe chiedendole se le andava di vedere il piano di sopra.
Ella accettò e il ragazzo le mostrò le varie stanze. Quella sì che era una situazione veramente assurda, Sam se ne rendeva conto. Stava facendo fare il giro turistico della casa a Kyda! A Kyda!
-Questa invece è la mia camera- disse, aprendo la porta della stanza.
La giovane entrò e, dopo aver passato lo sguardo da un particolare all’altro, buttò sul letto la giacca di pelle e lo zaino, senza troppo complimenti, e vi ci sedette comodamente sopra.
-Mica male come stanza, eh Wild?- esordì sarcastica.
-Già, non posso lamentarmi- rispose lui, cercando di sorvolare sul fatto che Kyda avesse scaraventato in quel modo le cose sul letto come se fosse stata a casa sua –Tu la dividi con tuo fratello invece?-
-No, ho la mia privata, anche se come grandezza non è paragonabile alla tua-
Ci fu un altro lungo e imbarazzante momento di silenzio. Si udiva solo il ticchettio della sveglia sul comodino.
-Oh beh, forse dovremmo metterci al lavoro, non trovi?- si riscosse Sam, mostrandole il sacchetto lilla.
-Sì giusto. Dove ci stabiliamo?- domandò la giovane, alzandosi dal letto.
-Temo che l’unico posto adatto sia qui per terra- sospirò lui -Il cartellone è gigantesco e non ci sta sopra la scrivania-
Kyda non rispose, tirò fuori dalla busta il cartoncino bianco e lo distese sul pavimento.
-Dobbiamo bloccare gli angoli, passami un attimo la giacca di pelle- 
Sam ubbidì e gliela lanciò, così la ragazza bloccò l’angolo vicino a lei con il giubbotto e un altro con il cappello da baseball.  Il ragazzo fece lo stesso con la felpa e con il proprio telefono, poi prese i pennelli e i tubetti di tempera e li posizionò lì a fianco.
-Ottimo, ora possiamo cominciare- sorrise il giovane.
-No, non possiamo- lo interruppe lei, scuotendo la testa.
Il sorriso di Sam si spense all’istante  e la guardò confuso. Avevano tutto, cosa c’era allora che non andava?
-Guarda, ci siamo dimenticati di comprare il rosa- spiegò lei indicando i tubetti di colore -E senza il rosa non si può dipingere un tramonto!-
-Accidenti, hai ragione!- esclamò il ragazzo, poi aggiunse –Però forse non è tutto perduto. In un cassetto dovrei averne un tubetto, aspetta...- si alzò e andò ad armeggiare nella scrivania, finché non trovò quello che cercava.
-Bingo! Mi sembrava di averlo visto un po’ di tempo fa e infatti eccolo qui!- esultò mostrandolo alla ragazza –Faceva parte del set di tempere che mi aveva regalato mio padre per un compleanno...-
-Problema risolto allora- annuì Kyda, poi aggiunse, cercando di mostrarsi indifferente –E... A proposito di questo...Le cose con tuo padre, si sono raggiustate?-
Il viso di Sam si incupì leggermente e la sua espressione divenne triste –Non proprio, in verità. Dopo quello che è successo non ci siamo più risentiti- si riscosse e cercò di ritornare a sorridere –Ma non m’importa, ci sono abituato. Insomma, ha sempre fatto così. Non mi ha mai mostrato del vero affetto, ha sempre pensato che per rendermi felice bastasse riempirmi di giocattoli, vestiti o orologi costosi...- lanciò uno sguardo a quello verde che Kyda portava al polso e non aggiunse altro.
La giovane non disse nulla e sfiorò piano lo schermo dell’orologio.
A quel punto i due giovani poterono iniziare a dipingere. Decisero di partire creando le varie sfumature del giallo, il che risultò essere un lavoro piuttosto lungo. Kyda si concentrò poi a pitturare il sole, mentre Sam volle iniziare a dedicarsi alle tonalità del rosa.
Prese in mano il tubetto e lo schiacciò, ma non uscì nemmeno una goccia di colore. Riprovò una seconda volta, con più forza, ma di nuovo niente. Doveva essersi seccato. Continuò a stringere, richiamando a se tutte le energie, ma il tubetto non ne voleva sapere.
-Si può sapere che stai combinando, Wild? Batti la fiacca?- fece Kyda lanciandogli un’occhiatina tagliente.
-No...-ribatté, strizzando al massimo il rosa -Sto cercando di far uscire un po’ di tempera da questo maledetto...coso-
La giovane alzò gli occhi al cielo e rispose -Da qua, lascia fare a me...-
Si voltò verso di lui, che continuava a premere, e fece per prendere in mano in tubetto, quando all’improvviso uno zampillo di  colore (quasi metà della tempera)  le arrivò dritto in faccia.  Il colore le gocciolò su tutta la maglietta e sui pantaloni e macchiò anche la giacca di pelle.
Sam, con ancora il tubetto in mano, rimase completamente pietrificato e con la bocca aperta, mentre a Kyda, che teneva le palpebre serrate, iniziarono a tremare le labbra per il nervoso.
Stizzita, si passò una mano sul viso, poi piantò un paio di occhi fiammeggianti di collera in quelli di Sam.
-TU...- ringhiò, iniziando a ricoprirlo di insulti e parolocce. Cercò addirittura di tiragli un pattone, ma lui si scostò in tempo.
-Cacchio, cacchio, ti chiedo scusa! Non l’ho fatto apposta, il colore è schizzato all’improvviso!- farfugliò il ragazzo, cercando in ogni modo di placare l’ira della giovane.
-Non mi interessa!- sibilò lei -Guarda che cazzo hai combinato! Giuro che se ti prendo...-
-Mi dispiace, sul serio! Però, ti prego, adesso cerca di calmarti!- la implorò Sam, rifugiandosi il più lontano possibile da lei, ovvero dentro l’armadio, e tentando di bloccare un attacco di ridarella convulsa, poiché Kyda in quello stato era veramente esilarante. Aveva i vestiti, i capelli e il viso completamente ricoperti di vernice rosa e in più le si era sbavato tutto il trucco, trasformandola in una specie di Pierrot ambulante. Ma non era proprio il caso di scoppiare a riderle in faccia, se non voleva che la ragazza lo riempisse di botte e finire così al pronto soccorso.
Kyda continuò a imprecare, oltre che tirare qualche bestemmia, sottovoce, finché parve calmarsi un po’.
-Avanti idiota, esci da quel belin di armadio. Non ho intenzione di massacrarti. Per ora...- bofonchiò.
A quel punto, cauto, Sam tornò allo scoperto e le si avvicinò un po’, dicendo -Sono davvero mortificato...-
-Stai zitto, non aggiungere altro altrimenti per te è la fine, te lo assicuro- ringhiò Kyda.
Il giovane guardò verso il basso, mogio -C’è qualcosa che posso fare per rimediare?- sussurrò.
-Oltre che lanciarti dal balcone liberandomi così della tua presenza? Sì, potresti darmi dei vestiti puliti e degli asciugamani. Ho bisogno di una doccia per lavarmi via questa robaccia...- rispose, passandosi una mano fra i capelli e scrollando la vernice, intenzionalmente, sul copriletto di Sam.
-Oh si si, ma certo! Vado subito! non ti muovere!-
-E dove vuoi che vada!?- sbottò Kyda, incavolata nera.
Sam la ignorò e volò in camera di sua sorella alla ricerca di abiti puliti. Sapeva che Amber teneva nell’armadio un reparto di vestiti che non usava mai, per cui non si sarebbe mai accorta della loro assenza. Prese una maglietta semplice rosa e un paio di jeans, poi corse a recuperare un accappatoio e ritornò da Kyda.
-Rosa?- disse la ragazza inarcando un sopracciglio alla vista della T-shirt.
-Non sono riuscito a racimolare niente di meglio...-
Ella scrollò le spalle e afferrò con uno strattone l’accappatoio. Infine si fece mostrare il bagno da Sam e vi si chiuse dentro, sbattendo la porta.
A quel punto, il ragazzo poté finalmente scoppiare a ridere ed accasciarsi per terra. Ciò che era appena successo non se lo sarebbe mai dimenticato, sarebbe passato alla storia. In più, quello ripagava alla perfezione la bastardata della china!
Continuò a ridere a crepapelle e appoggiò la schiena contro il muro, cercando di riprendersi, e notò che Kyda aveva dimenticato i vestiti sul letto.
Aspettò a lungo la ragazza, con ancora un sorrisetto divertito sulle labbra, guardando verso un punto indefinito della camera, finché i passi della giovane non attirarono la sua attenzione.
Sam spostò lo sguardo su di lei e fu allora che il proprio sorriso scomparve lentamente.
L’unica cosa che Kyda indossava era l’accappatoio bianco, corto, che le fasciava la vita perfettamente e ; i capelli neri, ancora gocciolanti, le scivolavano lungo le spalle, incorniciando un ovale perfetto, e gli occhi, non più truccati di nero, erano blu cobalto.
Sam si paralizzò sul posto, mentre sentiva il fiato venirgli meno e il cuore palpitare all’impazzata. Non mise un istante di guardare Kyda, che si era seduta sul letto e si asciugava i capelli, non riuscendo ad articolare una sola parola, ne a rialzarsi in piedi. Rimase lì, con la bocca dischiusa, a contemplare la cosa più bella che avesse mai visto.
-Dovresti darmi uno smacchiatore o qualcosa del genere, perché devo provare subito a smacchiare i vestiti prima che non riesca più a recuperarli- disse lei, poi, non udendo nessuna risposta, levò lo sguardo su Sam.
-Che ti prende?- domandò, notando in lui qualcosa di diverso.
-Niente...- balbettò con fatica, voltando la testa da un’altra parte. Cercò di tornare a respirare regolarmente e di riprendere il controllo delle proprie emozioni. Si rese conto di essere anche arrossito. Doveva darsi una calmata e ritornare se stesso il prima possibile, prima che Kyda potesse accorgersi di qualcosa.
-Comunque ho dei prodotti apposta nello sgabuzzino, te li vado a prendere- 
-Perfetto- disse la ragazza e, presi i vestiti, ritornò in bagno.
-Ho usato i trucchi di tua sorella. Non aveva matite nere, per cui mi sono dovuta arrangiare- commentò poi, scrollando le spalle.
-Va bene, non ti preoccupare. Tanto non se ne accorgerà mai- replicò lui, constatando che aveva di nuovo calcato con il trucco, ma esso, non essendo nero, non la appesantiva e metteva in evidenza quegli occhi così belli.
Le procurò degli smacchianti e la aiutò a dare una pulita agli abiti.
-Adesso è venuto tardi- constatò ad un certo punto la giovane –Devo andare, il cartellone lo continuiamo un’altra volta. Hai una giacca da prestarmi?-
Il ragazzo annuì e le andò a prendere un cappotto bianco di sua madre. Kyda lo guardò scettica, ma infine lo indossò senza dire nulla.
-Ci vediamo domani - disse la ragazza sull’uscio e fece per andarsene.
-Kyda...- la chiamò lui, senza nemmeno sapere il perché.
La giovane si voltò, in attesa, ma egli scosse la testa.
-No, niente...-
E così la ragazza se ne andò.
Sam, con ancora il cuore in subbuglio, salì al piano di sopra per dare una sistemata al bagno, quando notò, sopra ad un mobiletto, il suo orologio verde. Lo prese in mano stranito, come se si fosse trattato di un oggetto mai visto prima.
Chissà se Kyda  lo aveva dimenticato o se lo aveva lasciato lì intenzionalmente. Forse non lo avrebbe mai saputo.







  
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