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Autore: jamesguitar    11/08/2014    8 recensioni
"So che te l’ho detto a voce, ma lo ripeto: ti innamorerai, ti sposerai, avrai bambini, e mi dimenticherai. Fa male saperlo, fa male avere la certezza che un giorno non ricorderai la mia voce, che questa lettera sarà diventata uno straccio, che magari la avrai buttata perché avrai iniziato ad odiarmi per averti lasciata."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Ball, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Personaggio ispirato a Obsessionjall come aspetto e carattere, ma niente a che vedere con i problemi del passato della protagonista è collegato a lei.

I Won't Forget.

Giorgia sedeva su una panchina, ad aspettare. Giorgia piangeva lacrime salate che le bagnavano il viso, poi il collo, e poi scendevano fredde nel colletto della sua maglietta.
Giorgia si sentiva persa, svuotata da tutto ciò che le apparteneva. Giorgia si sentiva sola.
Un giorno. Mancava un giorno, uno solo. Un giorno alla fine della sua felicità, un giorno alla fine di tutto. Non era giusto.
Giorgia era arrivata con mezz’ora di anticipo, perché voleva essere sicura di non fare tardi. Perché voleva essere sicura di passare più tempo possibile con lui.
Il mondo le era crollato addosso in una frazione di secondo, il giorno prima. Quella rivelazione, quello stupido segreto svelato. Non capiva il perché.
Perché doveva andare via? Perché non poteva semplicemente restare con lei?
Abbracciarla quando non riusciva a dormire, restare con lei fino alla mattina. Perdersi nei loro baci, nelle loro carezze, nei loro abbracci. Perché non poteva?
Giorgia era senza parole. Non se l’aspettava. Tutti i progetti, tutte le promesse, erano svanite nel nulla.
Non sapeva nemmeno perché piangeva, nella cittadina di Aberdeen, con tutti che la guardavano di traverso e che probabilmente si chiedevano cosa fosse successo. Nessuno però la avrebbe mai capita, nessuno avrebbe mai compreso la profondità del suo dolore, che la avrebbe accompagnata per tutta la vita.
 
Appoggiò la testa fra le mani, singhiozzando. Era stupida, stupida. Sapeva di dover essere felice per lui, sapeva che era la sua occasione di diventare ciò che voleva. Ma come poteva essere felice, sapendo che sarebbe andato via? Che non sarebbe più tornato?
Il suo telefono squillò, e lo afferrò.
 
Sto arrivando un po’ prima. Non voglio fare tardi.
Con J
 
Di sicuro, lo aveva battuto sul tempo. E poi, una faccina felice? Aveva davvero avuto il coraggio di scriverla?
Per lui era stato normale dirglielo il giorno prima. Informarla solo quarantotto ore prima che sarebbe andato via e mai più tornato.
Connor era sempre stato la forza di Giorgia. La sua ancora, ciò che le impediva di crollare. L’unico che le era sempre stato accanto, che la aveva aiutata a rialzarsi nei momenti peggiori. E ora stava andando via. Come avrebbe fatto a sopravvivere? Come?
 
Giorgia sentì del passi dietro di lei, e si voltò velocemente. Connor stava sorridendo, ma appena vide il suo volto, si rabbuiò.
Si sedette velocemente vicino a lei, e la abbracciò. Normalmente un gesto del genere la avrebbe tranquillizzata, ma in quel momento la faceva solo stare peggio. Il suo odore, le sue braccia. Non le avrebbe mai più viste né sentite.
-Piccola, che succede?-
Lei singhiozzò, allontanandosi un po’, per guardarlo negli occhi.
-Con, non voglio che tu te ne vada.-
Lui sospirò, e la abbracciò di nuovo.
-Lo so.-
-Io.. so che è l’occasione migliore della tua vita. Ma come puoi abbandonarmi per sempre?-
Connor strinse forte quel corpo minuto tra le braccia, ed affondo la testa nei suoi capelli.
-Alziamoci, dobbiamo parlare.-
 
Lei annuì, ed insieme iniziarono a camminare nelle vie gelide di Aberdeen.
Connor cercava di tenerla per mano, ma lei si scansava ogni volta. Faceva troppo male.
-Giorgia, io.. lo so. Lo so che quello che sto facendo è un’enorme cazzata, so che presto me ne pentirò.-
-Non puoi pentirti di inseguire i miei sogni, potresti diventare famoso e..-
-Non parlo di quello.-
Giorgia si era asciugata le lacrime, perché non voleva apparire troppo debole davanti a lui. Sarebbe sembrata una bambina capricciosa, e non era ciò che voleva essere.
 
-E allora cosa? Di non restare?-
-Esattamente.-
Giorgia non capiva perché non voleva accettare una relazione a distanza, glielo aveva chiesto, e lui aveva rifiutato categoricamente. Perché? Cosa c’era di male?
-Connor?- gli disse. –Perché non puoi stare con me comunque?-
-Non ne riparliamo- rispose lui. –Non posso e basta.-
Il tono freddo con cui disse quelle parole le fece scoppiare il cuore, la mente, tutto.
Si fermò all’improvviso, fissandolo con gli occhi lucidi.
-Non puoi, eh? È troppo stare con me? preferisci abbandonarmi e basta?-
Lui restò in silenzio, con le mani in tasca, a guardarla. La sua espressione non era rimasta fredda, no. Ma era compassionevole, e Giorgia odiava essere compatita.
-Connor, rispondimi! Adesso!-
 
Il ragazzo la prese per un braccio e la trascinò in un vicolo, fermandosi in un posto abbastanza coperto.
-Dio, possibile che tu sia così stupida!?-
Lei non parlò.
-Giorgia, io ti amo! Ti amo con tutto me stesso! Ma devi capirmi quando ti dico che non posso, okay?-
-No, non ti credo! Devi dirmi il senso di tutta questa cazzata!-
Senza volerlo la ragazza era scoppiata di nuovo a piangere, e si odiò per questo.
 
Lui si passò una mano fra i capelli. Detestava vederla in quello stato, non lo sopportava. Per colpa sua.
-Porca troia, Giorgia!- aveva gli occhi lucidi anche lui, adesso. –Io non tornerò! E non posso farti del male, stando con te con migliaia di chilometri di distanza a dividerci! Tu dovrai essere felice, dovrei trovare qualcuno che ti ami almeno un briciolo di quanto ti amo io, dovrai sposarlo, dovrete avere bambini! E io dovrò soffrire ogni giorno della mia vita con il rimpianto di non essere restato! È così che deve andare, lo sappiamo entrambi!-
-Ma non è giusto..-
-Non è giusto? Ti dico io cosa non è giusto! Non è giusto innamorarsi così, essere completamente perso per te, e poi dovermene andare. Ma è successo, okay? E non posso evitarlo, nessuno dei due può. Sappiamo entrambi che devo trovare me stesso.-
Giorgia singhiozzò cercando di non guardarlo negli occhi, ma lui le prese il volto e la costrinse a farlo.
-Tu dovrai dimenticarmi, Giorgia.- sussurrò, appoggiando il naso al suo. –Tu dovrai essere felice senza di me.-
Lei scosse la testa, afferrando i suoi fianchi ed attirandolo a sé.
-Ma Con, la mia felicità sei tu. Non posso resistere a tutti i miei casini senza di te.-
 
Anche lui iniziò a piangere, bagnando la ragazza delle proprie lacrime. Voleva evitarlo, ma era impossibile.
-Puoi, invece. Troverai qualcun altro.-
Lei scosse la testa e provò a replicare, ma lui la zittì.
-Andra tutto bene. Te l’assicuro.-
Giorgia era sicura di non aver mai pianto così tanto.
-Tu sarai felice, Con, io non lo sarò mai.-
Lui le prese il viso fra le mani, senza intenzione di allontanarsi.
-Felice?- replicò. –Giorgia, io non sarò mai felice. Rimpiangerò ogni giorno questo momento, rimpiangerò di non essere restato. Rimpiangerò tutte le volte in cui avrei potuto baciarti ma non l’ho fatto, tutte le volte in cui ho fatto l’amore con te e non mi sono impegnato fino in fondo. Te lo prometto.-
Lei pianse più forte, afferrando la sua maglietta e stringendola tra le mani.
-No, non devi prometterlo. Tu devi promettere che starai bene.-
 
-Non posso mentirti.-
-Fallo comunque.-
-No. Tu devi prometterlo, piuttosto.-
-Ci proverò, ma non potrò mai fino in fondo.-
Connor abbassò gli occhi, guardando le labbra della ragazza.
-Giorgia, ti amo.-
-Ti amo anch’io.-
Lui la baciò, la baciò forte. E fu come un’onda, che la travolse quando meno se l’aspettava.
 
***
 
15 Gennaio. Un aereo. Una valigia. Pronti all’imbarco.
Giorgia piangeva ancora, il giorno dopo. Piangeva perché il momento era arrivato, perché non c’era più tempo. Perché era arrivata la fine.
Connor si stava trattenendo, voleva mostrare di essere forte, ma era evidente che appena salito sull’aereo non avrebbe più resistito.
Giorgia saltò al collo del ragazzo e lo strinse forte. Le braccia possenti di lui le circondarono la vita, sorreggendola mentre veniva sopraffatta dai singhiozzi.
-Mi mancherai.- sussurrò il ragazzo sul suo orecchio, con voce spezzata e roca.
-Anche tu.- disse lei. –Non sai nemmeno quanto.-
La ragazza cercò di inspirare il profumo di Connor più che poté, per poterlo ricordare per sempre. Perché si, faceva male sapere che prima o poi lo avrebbe dimenticato, che non sarebbe stato sempre nella sua mente.
Faceva male sapere che prima o poi avrebbe dimenticato la sua voce, quel timbro che adorava.
 
-Piccola, devo andare.- sussurrò Connor sul collo della ragazza.
-Prometti di dirmi se sarai diventato famoso o no.-
-Promesso.-
I due risero un po’, ma lei non riuscì comunque a smettere di singhiozzare.
Il ragazzo si girò e fece per andarsene.
-Connor?-
Lui si girò, e la guardò.
-Credo che.. questo sia uno dei baci non dati che potresti rimpiangere.-        
Connor scoppiò, non riuscì più a trattenersi, e la lacrime iniziarono a rigare anche il suo volto. Corse incontro a Giorgia e la baciò. Afferrò i suoi fianchi e la alzò da terra, girò. Mise in quel bacio tutta la passione che aveva e che sarebbe stato costretto a trattenere per sempre.
Quando si allontanarono, entrambi avevano addosso le lacrime dell’altro, quel sapore salato che avrebbero cercato di non dimenticare mai.
 
Connor estrasse una busta dal suo giubbotto, di fretta, e la porse alla ragazza.
-Leggila quando sarai sola.- disse. –E sappi che se ora me ne vado non importa, perché ti amerò per sempre, okay?-
-Okay.-
E così lui si girò ed andò via, quasi correndo, perché sentiva che se si fosse voltato un’ultima volta non sarebbe più riuscito a lasciarla andare.
 
***
 
Giorgia non aveva cessato di singhiozzare da quando aveva salutato Connor. Poteva sembrare ripetitiva a piangere sempre, ma era inevitabile.
Era a casa sua adesso, con la busta di Con in mano, seduta sul suo letto. Tremava, quando la aprì.
La svuotò, e si portò una mano alla bocca.
Nella busta di carta c’erano una lettera, una foto di loro due insieme e.. una collana. Quella collana.
Giorgia la strinse al petto, ed afferrò la lettera, iniziando a leggerla.
14/1/2015
Cara Giorgia,
se stai leggendo questa lettera, è perché sono andato via. Perché sono salito su quell’aereo, armato di un biglietto di sola andata, una valigia e tante lacrime.
So che la mia può sembrare una scelta stupida, so che sono un idiota, ma ho dovuto farlo.
Sarà una lettera lunga, e so che scoppierai a piangere, se non lo stai già facendo.
Tu ricordi il giorno in cui ci siamo conosciuti? Io si, alla perfezione.
Avevo dieci anni e tu ne avevi otto, eravamo alla scuola elementare. Io ero un bambino un po’ strano, non avevo amici. E tu? Tu eri continuamente triste, piangevi sempre. Mi chiedevo perché lo facessi, perché la migliore amica non venisse a consolarti.
Compresi solo quando ci parlammo che non ne avevi una.
“Ciao, come ti chiami?” ti ho chiesto.
“Sono Giorgia.” Hai risposto, asciugandoti le lacrime. “Puoi lasciarmi in pace?”
“Io sono Connor, e no, non posso lasciarti in pace.”
 È iniziato tutto così, ricordi? Siamo diventati migliori amici in tutto e per tutto, passavamo ogni secondo insieme. Mi spiegasti che piangevi perché ti sentivi sola, perché non avevi nessuno con cui sfogarti, e io ti dissi che potevi farlo con me.
Tu rimanesti colpita, e mi dicesti che nessuno te lo aveva mai detto. Ricordo di averti sorriso, e di aver risposto: “Io non sono nessuno, sono Connor!”
Quando andai alla scuola media, tu smisi comunque di piangere, perché anche se non frequentavamo la stessa scuola eravamo amici. ‘Amici per sempre’, dicevamo.
Fu l’anno in cui arrivasti alle medie anche tu che iniziarono i problemi veri. Tutti ti escludevano, eri la ‘scema del villaggio’, ti giudicavano senza conoscerti. Io stavo male per te, lo giuro. E ogni volta che qualcuno ti feriva mi incazzavo, per il semplice fatto che nessuno, nessuno poteva toccarti.
Quando avevi 15 anni, prendesti un bel po’ di peso, e la situazione peggiorò. Piangevi ogni notte e mi telefonavi perché ti tenessi compagnia, e io ti imploravo di non singhiozzare, ti dicevo che eri bellissima e che nessuno poteva convincerti del contrario.
Quando scoprii che eri autolesionista e bulimica, fu il giorno più brutto della mia vita. Si, lo fu, perché mi sentii crollare il mondo addosso. Sentii che avevo sbagliato tutto, che non ero stato l’amico che ti serviva. Piansi tutta la notte, sai?
Il giorno dopo, ti obbligai a darmi la tua lametta, e non te l’ho più restituita (Ce l’ho ancora, è in valigia, e non la butterò mai); mi promettesti di mangiare e di smettere di tagliarti. Fu la conversazione più dolorosa che abbia mai avuto con te, ovviamente escludendo quella prima di oggi pomeriggio.
Quel giorno mi hai detto che ti sentivi inutile, che ti sentivi brutta e senza speranza, che volevi morire. Fu la prima volta che piansi davanti a te per un motivo grave, che non fosse un ginocchio sbucciato di quando cadevamo dalla bicicletta.
M hai detto che eri un disastro, che non mi meritavi. E io ti dissi che ti amavo. Fu la prima volta, e lo ricordo come se fosse ieri. Mi guardasti con un’espressione persa, e mi chiedesti se lo dicevo solo per farti contenta. E io ti dissi che no, non lo dicevo per quello, che ti amavo con tutto me stesso e lo avevo capito in quel momento, quando la possibilità di perderti era più che probabile.
Tu quel giorno non rispondesti a quel ti amo, ma mi promettesti di smettere di tagliarti e di vomitare.
Fu una soddisfazione, ma non fu abbastanza. Non fu abbastanza perché mi mancava qualcosa, perché anche se potevo sembrare egoista, volevo che il mio sentimento venisse ricambiato.
Il giorno dopo la mia presa di coscienza, mi venisti incontro correndo alla fermata dell’autobus, lo ricordo. “Ti amo anch’io” mi dicesti, mentre stavo per salire.
Perdetti il mezzo, ma di certo ne valse la pena.
Ma fu il nostro primo bacio, il momento più bello della mia vita. Riesco ad averlo in mente come se fosse ieri. Ricordo la corsa, la pioggia, l’erba. Ricordo che ti fermasti e che mi baciasti all’improvviso, senza un motivo. E ricordo le farfalle nello stomaco, la sensazione di volare. Non lo dimenticherò mai.
Da quel giorno, amore mio, non ci separammo più. Io ero il tuo punto di forza, lo sapevo. Ero ciò che ti impediva di crollare. E tu eri il mio tutto. Non potevamo vivere senza l’altro, non potevamo perché io facevo parte di te e tu facevi parte di me, era così.
Hai presenta le prima volta che abbiamo fatto l’amore? Hai presene quel mio letto disfatto, la tua ansia? Io si. Avevo paura di farti male, avevo paura di sbagliare tutto, avevo paura di perderti per sempre. Ma è stato bellissimo comunque.
Io me ne sono andato, è vero. Sono partito, si. Me ne sono andato, via, per sempre. Ma tu devi smetterla di piangere. Hai pianto troppo, da quando te l’ho detto. L’ho fatto due giorni prima di partire proprio perché potessi piangere meno, ma credo che il mio metodo non abbia funzionato.
La vedi la foto che ho messo nella busta? Quella scattata con la polaroid?
Probabilmente non ricordi quando la abbiamo scattata, ma io si. Eravamo appena svegli, quella notte eravamo rimasti in piedi, a guardare film e a ridere sottovoce, sperando che mia madre non se ne accorgesse.
Giorgia, ti amo.
Ti amo con tutto me stesso, senza di te.. sarò vuoto. Vuoto per sempre.
Ma tu meriti di essere felice, va bene? Meriti di incontrare un altro ragazzo, che ti renda felice più di quanto possa fare io.
So che te l’ho detto a voce, ma lo ripeto: ti innamorerai, ti sposerai, avrai bambini, e mi dimenticherai. Fa male saperlo, fa male avere la certezza che un giorno non ricorderai la mia voce, che questa lettera sarà diventata uno straccio, che magari la avrai buttata perché avrai iniziato ad odiarmi per averti lasciata.
Tu pensi che io farò lo stesso, che ti dimenticherò, ma non è così. Non lo farò mai, perché tu sei sempre stata la ragazza con cui avrei voluto trascorrere il resto della mia vita. Ma la mia vocazione è la musica, capisci? Devo andare in Inghilterra per farmi scoprire, devo diventare chi voglio essere.
Sembro un egoista, che rinuncia alla ragazza che ama per il proprio sogno, ma non lo sono. Sono semplicemente un ragazzo giovane, che ha bisogno di essere se stesso, che ha bisogno di trovare la sua strada.
Giorgia, mi mancherai. Mi mancheranno le tue labbra sottili, i tuoi occhi bellissimi, i tuoi capelli. Mi mancherà stringerti finché non ti addormenti, baciarti quando piangi e sentire le tue lacrime bagnarmi, per poi asciugarle.
Mi mancherai tu.
Ti amo, ti amo, ti amo. Continuerò a ripeterlo all’infinito. So che probabilmente sembro un idiota, che ti sto un po’ annoiando, ma non posso smettere di scriverti. Sarebbe lasciarti andare, e non posso, non ancora.
Hai presenta la collana in questa busta? Te l’ho regalata io, ricordi? Quando le cicatrici sulle tue braccia hanno finito di formarsi. Non la hai accettata, ma è tua, quindi è giusto ridartela.
Sei la cosa migliore che sia mai stata mia, lo sai? Sei stata un’amica, una confidente, una fidanzata. Ma no, non una fidanzata. La fidanzata.
Non so se sono stato il fidanzato per te, o almeno, non lo sapevo fino a poco fa. Vederti piangere in quel modo per me ha fatto male, ma mi ha fatto capire quanto tieni a me. Me l’hai detto tremila volte, lo so, ma sono dell’idea che sai di amare davvero una persona solo quando la lasci andare.
Mi dispiace di non averti messa al primo posto, lo rimpiangerò per tutta la vita.
Forse un giorno sarò Connor Ball il musicista, o forse rimarrò Connor Ball lo strambo con la chitarra. In tutti e due i casi non tornerò, devi saperlo. Devi avere qualcuno che ti ritenga la sua priorità, perfino più di se stesso.
Ti amo, ti amo tanto.
 
Connor
 
Giorgia era sconvolta. Dimenticarlo? Buttare la lettera? Come diavolo poteva farlo? Non lo avrebbe mai odiato, mai, non sarebbe stata in grado. Anche lei lo amava, lo avrebbe sempre amato.
La lettera la faceva riflettere, oltre che piangere come una disperata. Connor diceva che lei meritava qualcuno che la mettesse al primo posto, prima di se stesso, ma lei non voleva un ragazzo così. Lei voleva un ragazzo che pensasse ad entrambi. Se gliene avesse parlato, adesso probabilmente avrebbero una relazione a distanza? Non lo sapeva. Non lo avrebbe mai saputo.
Un giorno avrebbe visto cartelloni di concerti del suo Connor, un giorno avrebbe saputo se aveva ottenuto ciò che voleva. Lo sperava per lui.
 
***
 
Doveva essersi addormentata piangendo, perché sentì sua madre scuoterla.
Quando aprì gli occhi, la vide piangere.
-Mamma, cosa c’è?- le chiese allarmata, balzando a sedere.
-Vieni in piazza, adesso.-
Non capiva cosa stesse succedendo, ma decise di ubbidire. Si alzò dal letto, infilò un paio di vans e corse in strada senza nemmeno afferrare il cappotto, da quanta fretta aveva.
Quando arrivò nella piazza principale di Aberdeen, stavano piangendo tutti.
-Cosa succede?- chiese ad Emily, una sua compagna di classe, che stava piangendo a dirotto.
-Perché a noi? Perché?!- urlò lei, appoggiando la testa sulla spalla di un suo amico.
Giorgia non capiva. Sentì il sindaco richiamare l’attenzione, e tutti si girarono verso di lui. Aveva in mano un microfono, e i suoi occhi erano vacui, tristi.
 
-Ho un annunciò da fare.- dichiarò, con la voce spezzata. –Un aereo oggi è precipitato, e sopra ad esso c’erano alcuni abitanti di questa città.-
Il cuore batteva a mille nel petto di Giorgia quando urlò, interrompendolo. –Dov’era diretto l’aereo?-
Lui la fissò, e si morse un labbro. –A Londra, Giorgia. Era diretto a Londra.-
Giorgia sentì qualsiasi parte di lei spezzarsi dall’interno, sentì il cuore frantumarsi in mille pezzi. Scoppiò a piangere.
-Connor Ball era su quell’aereo, non è così!?-
Lui non riuscì a trattener una lacrima, quando rispose.
-Si. È morto sul colpo.-
 
La ragazza sentì cedere le ginocchia. Cadde a terra, con il volto fra le mani. Tutti la fissavano comprensivi, qualsiasi abitante di quella città sapeva della relazione tra lei e Connor.
Adesso lei si sentiva davvero vuota. Non come prima, perché prima sapeva che lui era in vita e che avrebbe inseguito i suoi sogni. Ma no, adesso non avrebbe più potuto.
Connor Ball era l’unica persona che la avesse mai amata, e l’unica che lei avesse amato. Nessuno lo avrebbe sostituito, nessuno sarebbe stato come lui.
Giorgia perse i sensi, pensando a lui, alla collana, alla lettera. Pensando a quanto diavolo amasse quel ragazzo, che non sarebbe mai stato chi voleva essere davvero.


#ANGOLOAUTRICE
Non so cosa dire, perchè sto piangendo perfino io. A leggere la mia stessa storia ho le alcrime agli occhi.. Non sono normale.
Sono soddisfatta di questa os, mi piace come è venuta fuori, nonostante sia triste, deprimente e.. boh, mi ha lasciato un vuoto quando la ho finita.
Ringrazio Obsessionjall per avermi ispirata, senza di lei non avrei scritto questa os.
Voi che ne dite? Vi piace almeno un po'?
Affogo nei feels,

-jamesguitar


 
  
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