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Autore: Nero Wolfice    11/08/2014    0 recensioni
Niope è una placida ragazza del distretto otto che trascorre i la vita tra il lavoro e le occupazioni domestiche. Tutto cambia quando il suo nome viene estratto per gli Hunger Games.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caesar Flickerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo del distretto 7 ha appena finito la sua intervista, ed il pubblico ha apprezzato il suo messaggio di sfida verso gli altri concorrenti, sono certa che avrà tanti sponsor. Tra poco arriverà il mio turno. Sono molto agitata, non so cosa fare, cosa dire, come muovermi, ma qualsiasi cosa farò, qualunque cosa dirò potrà essere usata a mio favore o svantaggio, devo stare attenta. Cerco freneticamente nella mente una parola che faccia al caso mio. Appena Caesar griderà il mio nome, devo avere qualcosa da dire, tutti ce l’hanno, tutti tranne me. Non ho preparato un discorso e non sono mai stata brava ad improvvisare o a fare dei discorsi pubblici davanti agli altri. Quando sento:’’Niope Tymmer, dal distretto 8!’’ sobbalzo e mi avvio con calma lungo il corridoio che mi porterà al patibolo. Entro in studio, mi volto verso il pubblico ed osservo i loro volti così stravaganti: gli occhi di tutti sono puntati su di me e si aspettano che dica qualcosa o che Caesar cominci a parlare, fortunatamente l’intervistatore arriva in mio soccorso. Mi siedo su un’ampia poltrona di velluto nero e cerco di rilassarmi. Caesar incomincia l’intervista con un cordiale:”Wow Niope! Che meraviglioso abito alla sfilata! Lo hai fatto tu?” Oddio, sono bloccata: che faccio? Provo con un:” Buonasera, Ceasar! Ti piace? L'ho realizzato grazie all'aiuto della mia stilista Rose.” Tutto sommato penso che sia andata bene, almeno non sono rimasta pietrificata dalla paura. Guardo Caesar e noto i suoi capelli viola, sono così strani! Sembrano quasi irreali. Lo invidio: ha sempre la risposta pronta ed anche questa volta continua dicendo:“Oh oh oh! la ragazza sarto si fa aiutare!” Ed in quel momento il pubblico scoppia in una fragorosa risata. “Hai realizzato da sola quello che indossi ora o ci hai messo anche qui del tuo? Personalmente lo adoroooooo!” Cerco una risposta adeguata sperando con tutto il cuore che coloro che mi stanno guardando apprezzino la mia risposta: “Non avevo dubbi, Caesar, sapevo che lo avresti apprezzato. Ovviamente, dopo svariati anni di lavoro in fabbrica, ho imparato l'arte del saper cucire, ma nulla batte la sapienza dei sarti di Capitol City. Abbiamo lavorato insieme, non siamo una squadra fantastica?” Vediamo come se la cava con questa. Rose è una vecchia fiamma di Caesar, ciò che ho detto lo manderà su tutte le furie. Sul suo volto compare un leggero sorriso beffardo:“Senza dubbio siete una squadra fantastica! Non è così gente?” il pubblico applaudisce ad ogni cenno di Caesar, che lo controlla come un burattinaio. “Ma ora dicci qualcosa di te... qualcosa della Niope prima della mietitura.” Ecco che comincia a diventare impiccione. Il mio tentativo di padroneggiare l’intervista è fallito miseramente, non mi resta che attenermi alle sue regole, d’altronde non posso lamentarmi: ho toccato un tasto dolente e ora devo pagarne le conseguenze. “Dunque, la mia vita nel distretto otto è terribilmente monotona. Ogni giorno mi alzo, mi dirigo in fabbrica dove lavoro fino alle 20.00, torno a casa, aiuto Marius, il mio fratellino a svolgere i compiti e mi occupo di mia nonna Arianne. Pulisco casa e preparo la cena.” Non posso non pensare a mio padre, non ora, non qui, eppure con la mente ripercorro tutti i momenti che ho passato con lui: Ricordo il suo dolore dopo la morte di mia madre, la fatica nel crescere da solo una bambina, il suo odio per Capitol City, la sua perenne paura di morire e di lasciarmi sola al mondo. Ricordo il giorno in cui mi annunciò che aveva trovato un’altra compagna, ricordo la supplica nei suoi occhi chiari che mi dicevano:’’Ti prego, accettala. Fallo per me. Anch’io ho bisogno di essere salvato.’’ E così fu. Cerco di far riemergere dal mio passato il volto di quella donna, ma non ci riesco, per me è solo una sagoma indistinta, è solo un’altra persona che mi ha voltato le spalle una volta ricevuto quello che desiderava. Ogni giorno mi chiedo come mio padre abbia potuto illudersi con un essere simile, apparentemente dolce ed innocuo, ma dentro velenoso come un serpente. Papà… Il mio papà, che al mio sesto compleanno mi fece il più bel regalo mai ricevuto: una magnifica spada. Ricordo che quando finiva il lavoro mi portava lontano dalla fabbrica e mi insegnava ad usare la spada. Ogni giorno ci allenavamo di nascosto. Secondo lui, un giorno mi sarebbero servite quelle estenuanti lezioni. Io lo guardavo incantata mentre colpiva, parava, uccideva o risparmiava un avversario immaginario. Era lo spettacolo più bello che avessi mai visto, anche perché, nel mio Distretto, di spettacoli non se n’era mai parlato. Non c’erano distrazioni per noi poveri schiavi di una politica opportunista. All’improvviso torno in me e mi accorgo che Caesar e il pubblico sono rimasti con il fiato sospeso, per cui mi affretto a dire :“Come vedete è una vita piena di avventura!” e qui so di essermi presa una piccola rivincita sul conduttore, a giudicare dalla usa espressione: a quanto pare non gradisce per niente di non dover essere al centro dell’attenzione. “Ah, Dimenticavo! Prima di andare a dormire mi dedico alla mia passione: la musica!”. Finalmente ho preso l’ iniziativa. “Ah la musica! che si suona giù nell distretto otto?”, cerca di riprendersi Caesar. Finalmente un argomento di cui posso parlare liberamente, senza il terrore di essere censurata o condannata, così rispondo:“La musica non è molto amata nel mio distretto. Solamente gli anziani continuano a tener viva questa magia …” “Oh ma è un peccato”, afferma Ceasar, interrompendo il mio discorso. Quanto lo odio! Non avrei mai dovuto nominare Rose, accidenti! Cerco di salvare il tutto, è la mia ultima occasione per apparire interessante, non posso perdere questa sfida. Provo con: “i miei concittadini suonano il flauto, ma io mi diletto con l'arpa!” ‘’Ma perché non l'hai detto subito! Avresti potuto allietarci con qualche con qualche pezzo”. Lo fisso stupita, non capisco a che gioco stia giocando, non so da che parte stia. Inspiro profondamente e con tutto il carisma di cui sono capace dico: “Datemi un’arpa e vi sorprenderò”. Non credo sia legale, ma ecco che gli addetti fanno entrare sul palco un’arpa dorata. Comincio a suonare una melodia che mio padre mi aveva insegnato da bambina e che mi rammenta le nostre lezioni. I ricordi tornano di nuovo a trovarmi, ma questa volta sono più nitidi. In quel periodo lavoravo fino a tardi (cercavo di portare qualche soldo a casa lavando i vestiti dei miei conoscenti, pulendo la casa del Sindaco e cucendo gli abiti di sua moglie), quel giorno avevamo concordato di vederci nel solito posto come sempre; ma quando arrivai lui non c’era. Non aveva mai mancato una lezione prima. Aspettai fino a tardi. Faceva freddo e c’era la neve, ma io aspettai invano, ero convita che si sarebbe presentato, prima o poi. Urla, grida, il nome di mio padre che risuonava nell’eco della notte dalle labbra di persone che si stavano mobilitando per cercarlo furono le uniche parole che udì quella notte. Robert, Robert, Robert, quel suono martellante mi logorava dentro, piano piano iniziai a capire la situazione. Non potevo rimanere lì, non quando tutti si erano attivati, dovevo fare qualcosa anch’io. Ricordo come mi sentissi distrutta, e nonostante tutto iniziai la ricerca vagando tutta la notte senza meta nella tormenta. Venni ritrovata da mia nonna distesa nella neve, scossa, turbata, piangente, infreddolita. Non lo rividi mai più. Da allora dovetti prendere il posto di mio padre in fabbrica dopo l’abbandono della mia matrigna (Mi lasciò il giorno dopo la notizia della scomparsa di mio padre, portando con sé tutti i suoi soldi), così rimasi sola a badare a mia nonna ed al mio fratellastro. Può sembrare strano, ma non mi sono mai persa d’animo, ho sempre aspettato il suo ritorno, so che un giorno tornerà da me e che in questo momento sta seguendo l’intervista, infatti ho continuato duramente ad allenarmi nella scherma, era l’unica cosa che riusciva a tener in vita il suo ricordo. Mentre le immagini mi uccidono, riverso il mio dolore nella musica, ogni nota, ogni corda dell’arpa é satura d’angoscia, a causa dei giochi, di mio padre, mia nonna, mio fratello, la mia vita, messa in pericolo da questo stupido gioco. Quando la musica finisce il pubblico esulta eccitato e Caesar deve faticare non poco per riportare l’attenzione su di sé. Alla fine il presentatore rivolge un’ultima domanda: “Qualche considerazione finale?”. Ed io stremata:”Devo vincere. I miei famigliari hanno bisogno di me. Combatterò, ucciderò tutti e vincerò. Non ho dubbi.” ‘’Signore e signori, Niope dal distretto otto!’’ Mentre il pubblico batte le mani, ritorno nel corridoio e mentre il mio compagno mi dà il cambio, penso al piccolo Marius e alla dolce Arianne: quanto vorrei vederla alla fine del corridoio, ansiosa, preoccupata, meravigliata, orgogliosa e forte! Come vorrei sentirmi protetta ancora una volta tra le sue braccia, forse per l’ultima volta! Non sono mai stata brava con i giochi, ma ho solamente un’opportunità e devo vincere, la posta in gioco é alta, troppo alta, anche per una come me: la vita. Ma come può una ragazza che ha sempre avuto la sorte contro sopravvivere al gioco più pericoloso di Capitol?
   
 
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