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Autore: Fefina    12/09/2008    1 recensioni
Un temporale scoppia all'improvviso e sembra preannunciare una brutta avventura per Altea.. ma a volte non tutto il male viene per nuocere..
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una goccia di pioggia le cadde sul viso. Altea alzò gli occhi, più scuri del cielo che la sovrastava e fissò i nuvoloni neri che si addensavano sopra di lei. Pioveva.

La ragazza adorava la pioggia, quindi non imitò tutti i passanti intorno a lei che correvano per trovare un rifugio. Continuò a camminare tranquilla per il centro della città. Ma dopo poco la pioggia iniziò a farsi un po’ troppo insistente persino per i suoi gusti.

Il cielo ormai era plumbeo e iniziavano a vedersi lampi accompagnati dal rumore dei tuoni. La pioggia cadeva sempre più fitta, impedendo ad Altea di vedere la fine della via. La ragazza iniziò allora a soppesare l’opportunità di andarsi a rifugiare in un bar.

Si mise sotto i portici, ma ogni locale che vedeva era strapieno di gente e lei doveva proseguire oltre. Quando arrivò alla fine dei portici, si volse a guardare il lungo viale.

Sicuramente in un qualche bar c’era un posto asciutto per lei, ma quanto avrebbe dovuto girare per trovarlo? Di tornare a casa non se ne parlava: abitava troppo lontano e non sarebbe mai arrivata a casa asciutta.

Un lampo incredibilmente vicino e il rombo del tuono che lo seguiva la distolsero dai suoi pensieri. Doveva trovare un riparo. Ora la pioggia era fortissima e Altea non vedeva dall’altra parte della strada.

Va bene, adorava i temporali e la pioggia, ma qui si esagerava.

Uscì dai portici e si infilò nella prima stradina che vide, nella speranza di trovare qualcosa sotto cui ripararsi. La pioggia fitta le impediva di vedere bene dove stava andando e lei lasciava che fosse l’istinto a guidarla. Poi finalmente vide la tettoia di una fermata dell’autobus e andò a ripararsi lì sotto.

Si guardò intorno, cercando di capire dov’era, ma con scarsi risultati. La stradina che aveva imboccato e la pioggia l’avevano portata ai margini della piccola città.

Cercò di fare il punto della situazione, ma con scarsi risultati. Per quel che ne sapeva lei, non c’erano bar o negozi da quelle parti. Un albero nel giardino della casa di fronte si piegò pericolosamente sotto una folata di vento e pioggia più potenti. Doveva trovare un riparo un po’ più sicuro di quella tettoia in plastica.

Riconobbe una via stretta, incastrata fra due case. Portava alla sua palestra! Il pensiero che si sarebbe sicuramente bagnata la fermò per un momento, ma realizzò che era comunque bagnata fradicia. Che differenza facevano un paio di gocce in più?

Altea si mise a correre e attraversò velocemente la strada che minacciava di allagarsi. Percorse il più rapidamente possibile la via che conduceva all’edificio e finalmente, attraverso il velo di pioggia lo vide.

Era lì, proprio come lo ricordava. Una costruzione bassa, grigia, ma abbastanza grande da ospitare una pista da pattinaggio e una povera ragazza che cercava riparo dalla pioggia.

Guardò velocemente l’orologio. A quell’ora probabilmente c’erano solo un paio di coppie che si allenavano. Era ancora aperta, per fortuna.

Aprì velocemente la porta ed entrò. In pista c’erano solo Daniel, il figlio del dirigente della società, con la sua partner Giulia, un ragazzo biondo che Altea aveva visto poche volte e di cui non conosceva il nome e Michael, un ragazzo castano abbastanza timido con cui si era allenata alcune volte.

Avvicinandosi alle panche a bordo pista si tolse la giacca di pelle, resa fradicia dalla pioggia e l’appoggiò sulla panca più vicina. Era sintetica e si sarebbe asciugata da sola. Si strizzò i capelli fradici e si spostò dagli occhi quello che fino a un’ora prima era stato un ciuffo ben curato e che ora era un insieme di ciocche nere bagnate. I jeans avevano assorbito l’acqua e stavano gocciolando sul pavimento e la maglia le aderiva come una seconda pelle umida di pioggia.

Imprecò sottovoce.

Non sapeva quando avrebbe smesso di piovere e lei era bagnata fradicia.

Rivolse un cenno di saluto all’allenatore, che a sua volta si voltò per salutarla. Poi si mise seduta sulla panca nella sua solita posizione, con le spalle appoggiate alla colonna contro cui poggiava e si mise a guardare i campioni mentre si allenavano.

Rimase un po’ a osservarli, poi loro finirono e uscirono dalla pista, lasciandola sola. Altea si volse a guardare la pioggia che cadeva fuori dalla porta a vetri.

Ma un rumore la fece sussultare. Si girò di scatto e vide Michael che prendeva la borsa che aveva appoggiato sulla panca di fianco a quella sulla quale era seduta lei.

«ciao!» lo salutò lei. il ragazzo rispose con un cenno, prima di sparire in direzione degli spogliatoi.

Fino a qualche mese prima Altea avrebbe pensato che si sentiva troppo in alto per parlare con una come lei, ma aveva scoperto che Michael non era snob, era solo molto timido.

Giulia fu la prima a uscire dallo spogliatoio. Salutò velocemente la giovane e uscì fuori, cercando la sua macchina nel parcheggio che stava iniziando ad allagarsi, segno che probabilmente tutte le strade del centro lo erano già.

Poco dopo uscì anche Daniel e si fermò a parlare con la ragazza.
  
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