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Autore: MarziQueen    11/08/2014    3 recensioni
‹‹...Finalmente Regina sarebbe stata felice, ma, in un secondo la sua felicità era stata spazzata via come dal vento che soffia impetuoso, rovinando tutto. Anche quel che sembrava impossibile.››
OutLawQueen, finale di terza stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Broken heart
Chapter I - Sadness

Regina osservava imperterrita quella scena. La scena che non avrebbe mai voluto vedere: la famiglia di Robin riunita, lui, sua moglie Marian e il piccolo Roland.
Sapeva che lei stessa si trovava al centro dell’attenzione, perché, oltre ad essere nel bel mezzo della sala, tutti conoscevano la relazione che c’era tra lei e il ladro. Chissà quali cose si sarebbe inventata la gente ora…
La donna aveva abbassato lo sguardo e lentamente, ma con molta discrezione, scivolò verso la porta e uscì nella strada, entrando in contatto con il freddo pungente della piccola cittadina.
Il suo povero cuore aveva perso diversi battiti e sembrava che non ci fosse più nel petto. Era davvero una tristezza… Con le mani nelle tasche della giacca, aveva percorso il vialetto mantenendo lo sguardo abbassato, camminando molto lentamente, quasi non riuscendo a reggersi in piedi per lo shock.
Forse era destino, pensò. Forse era destino il fatto che lei non potesse essere felice ed avere il suo lieto fine. Evidentemente, tutti potevano averlo tranne lei. Che ingiustizia…
‹‹ Regina! ›› aveva urlato all’improvviso una voce familiare, troppo familiare. La mora trasalì, spaventata.
Dei passi veloci si erano mossi nella sua direzione fino a bloccarsi ad un certo punto. Un sospiro. La donna si fermò.
‹‹ Vai dalla tua famiglia, Robin… hanno bisogno di te ›› sussurrò senza voltarsi, con l’evidente tono di una donna distrutta che aveva perso l’ultima speranza per poter finalmente stare bene.
E poi se n’era andata, da sola, a casa. Appena entrata, si era chiusa la porta alle spalle ed era scivolata sul freddo pavimento, sul quale si era rannicchiata avvicinando le gambe al petto e appoggiandovi sopra la testa. Tutto veniva svolto lentamente: non aveva la forza per fare niente, neanche le azioni più elementari. Si sentiva un’impedita. Tanto nel corpo, quanto nel cuore.
Forse era lei che non era in grado di amare. O meglio lo era, ma aveva un modo sbagliato di farlo e questo modo allontanava le persone, facendole uscire dalla sua vita, a volte definitivamente.
Una lacrima le scivolò lenta sulla guancia, calda come lava.
Nessuna lacrima le uscì più, tanto era il dolore che provava. Le faceva male la testa, il cuore le batteva nel petto ad un livello disumano, la vista le si era offuscata e gli occhi bruciavano… bruciavano ancora alla vista di quell’incontro. Non aveva forze. Forse anche vivere sarebbe stato uno sforzo troppo grande da portare avanti.
                                                                                                             ***
Circa un’ora dopo, si era alzata, appoggiando le mani al muro non senza qualche difficoltà, e si era diretta verso lo scaffale dei liquori, dal quale estrasse una bottiglia di whisky un po’ invecchiato. Il sapore le dava il volto a stomaco, ma in quel momento, sembrava l’unico rimedio, l’unica cosa che la facesse stare bene con sé stessa.
Ne versò un bel po’ in un bicchiere di cristallo e lo bevve tutto di un fiato, trattenendo i conati di vomito. E dopo ne bevette un altro e poi ancora un altro e un altro… fino a quando non si accasciò a terra, sul punto di addormentarsi.
Ma nel momento in cui stava per chiudere gli occhi, l’immagine sfocata di un uomo che le andava incontro le aveva occupato tutta la vista.
Delle mani forti l’avevano sollevata e aiutata a rimettersi in piedi. Regina allungò una mano cercando di afferrare l’aria, ma perse l’equilibrio di nuovo. La testa le girava forte. Era ubriaca.
Barcollò ancora un poco, fino a quando sentì la necessità di andare a vomitare. Quell’uomo, che aveva riconosciuto essere Robin, l’aveva portata in bagno e le aveva tenuto i capelli, mentre lei curva rimetteva piegandosi in due dalla nausea.
                                                                                                              ***
Circa due ore dopo, Regina e Robin erano stesi sul letto. Lei, addormentata, apparentemente stanca e lui sveglio, vigilante, osservando la donna con sguardo preoccupato. Aveva vomitato parecchio fino a poco fa, aveva rimesso l’anima lì dentro. Poi l’uomo l’aveva stesa sul letto, mentre la mora cercava di opporsi con vana resistenza, per poi essere accolta dalle braccia di morfeo.
   
 
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