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Autore: Ya_mi    11/08/2014    5 recensioni
Dal capitolo 1:
-[...] Il fatto di non avere nessuno, di non avere radici mi rende diversa dagli altri. E questo è uno di quei posti dove la diversità viene odiata sopra ogni cosa.-
L’espressione in quegli occhi azzurri era forte, a dispetto della timidezza che aveva ostentato prima.
Lavi l’aveva ascoltata con attenzione e aveva sentito qualcosa scattare dentro di lui.
Quella ragazza non aveva origine, non sapeva da dove veniva. Era un’emarginata, era... diversa.
Come lui.
Dal capitolo 15:
Non avrebbero dovuto fargli effetto le piaghe sparse sul corpo di quella ragazza, né l’espressione triste sul suo viso. [...] Si stava dimostrando debole, aveva abbassato le sue difese e ora stava accadendo l’inevitabile.
Lui, che era il solo tra i più soli, lui che aveva fatto voto di una vita dedita alla pura conoscenza e all’assenza di ogni tipo di legame, proprio lui... stava facendo andare in malora tutto quanto per una ragazzina.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Yami: *canta* happy birthday to you, happy birthday to you, happy birthday Lavinuccio, happy birthday to youuuu! Yaai! Tanti auguri, Lavinuccio! Spegni le candeline ed esprimi un desiderio!
Lavi: wow, che bella sorpresa, miss Yami, grazie!
Kanda: tsk, questa è l’ennesima dimostrazione di quanto tu sia idiota! Forse il fatto non ha raggiunto nemmeno l’anticamera della tua zucca vuota, ma il compleanno del coniglio è stato IERI!
Yami: per tua norma e regola, caro il mio Kanda, so benissimo che il compleanno del mio coniglietto preferito è stato ieri, ma siccome per motivi di forza maggiore non siamo riusciti a festeggiare in tempo ho deciso di recuperare oggi!
Kanda: tsè!
Yami: *sbuffa* uomo di poca fede...
Angelica: dopo il solito teatrino imbarazzante mi sembra il caso di salutare i nostri amici lettori: salve a tutti, bentornati!
Allen: come promesso siamo tornati con un nuovo capitolo di “Velvet Ribbons & Fiery Hammers”!
Yami: e non è un capitolo qualunque, nossignore!
??: certo che non lo è! Per la precisione è uno dei capitoli preferiti dall’autrice, e questo grazie alla presenza del sottoscritto!
Allen: e tu chi diavolo sei?!
Angelica: ehm...
Lavi: lo so io chi è--
Yami: calma Lavi, non roviniamo la sorpresa ai nostri lettori. Già, questo è uno dei capitoli che prediligo di più, uno di quelli che mi sono costati più fatica e impegno, dato che ho dovuto fare parecchie ricerche e ho dovuto fare molta attenzione alla correttezza di ciò che scrivevo. Spero comunque che i miei sforzi verranno apprezzati e che il capitolo sia di vostro gradimento! Posticipiamo saluti e ringraziamenti così potrete immergervi in questa nuova parte della storia e conoscere il personaggio misterioso.
??: buona lettura, ci vediamo alla fine!

CAPITOLO 19 – Non hai idea di quanto sia importante per me

-Quando era l’appuntamento con la guida?-
-Più... di un’ora fa...!-
-Maledetto treno! Sbrighiamoci!-
 
Lavi e Angelica percorrevano la stazione Santa Maria Novella di Firenze di gran carriera, portando le loro valigie sotto braccio cercando di correre più velocemente possibile.
Avrebbero dovuto incontrarsi con la guida che li avrebbe aiutati ad orientarsi nella città ad un orario stabilito prima della loro partenza, ma a causa del ritardo astronomico del loro treno quell’orario era passato da un pezzo.
Si precipitarono sul piazzale antistante la stazione cercando affannosamente l’individuo di cui avevano bisogno, sperando con tutto il cuore che non li avesse piantati in asso, o non avrebbero saputo da dove cominciare.
Fortunatamente videro quasi subito qualcuno avvicinarsi loro agitando una mano.
Era un ragazzo che a prima vista sembrava avere circa venticinque anni, alto e prestante, con corti capelli castani e grandi occhi scuri.
 
-Signori esorcisti, è un onore potervi finalmente incontrare.-
 
Salutò Lavi con cenno distratto della mano, come se la sua presenza non fosse affatto importante, e dedicò tutta la sua attenzione ad Angelica, sorridendole con fare ammiccante.
Lei lo osservò per qualche secondo prima di chiedere timidamente:
 
-Voi siete la persona mandata per farci da guida?-
-Esattamente! Jacopo Arrigucci al vostro servizio, signorina!-
Si inchinò esibendosi in un teatralissimo baciamano, per il quale Angelica ridacchiò lusingata.
-E’ un piacere fare la vostra conoscenza, signor Arrigucci.-
-Mai quanto lo è per me, signorina. Sarebbe troppo chiedervi il privilegio di sapere il vostro nome?-
Ancora una volta la ragazza sorrise con fare lezioso.
-Mi chiamo Angelica, Angelica Knight.-
L’altro agitò la mano gesticolando in modo estremamente plateale.
-Ah, Angelica! Un bellissimo nome per una bellissima dama, non poteva essere diversamente!-
 
Lavi osservava torvo quello strano scambio di battute, passando lo sguardo da un interlocutore all’altro.
Era appena arrivato in quella grande e bellissima città ma aveva già trovato un motivo per odiarla.
Quel tipo non solo lo aveva trattato con arrogante sufficienza prima di dimenticarsi completamente della sua presenza, ma stava addirittura ostentando una gentilezza esagerata e a dir poco molesta nei confronti di Angelica, che con il suo comportamento riusciva ad irritarlo forse più di quanto non stesse facendo quel pallone gonfiato.
Normalmente si sarebbe sciolta per l’imbarazzo se qualcuno le si fosse rivolto in quel modo, e ora invece eccola lì a farsi corteggiare dal primo arrivato.
Che diavolo stava succedendo?!
 
-Non vorrei interrompere ma io e la mia compagna siamo qui per una missione, quindi se iniziassimo a muoverci sarebbe sicuramente qualcosa di un po’ più utile ai fini...-
 
Ma prima che potesse terminare la frase Jacopo aveva già tolto la valigia di Angelica dalle sue mani con un galante “lasciate che la porti io, non vorrei che vi affaticaste”, le aveva offerto il braccio libero (a cui lei si appoggiò senza esitazioni) e insieme si erano avviati verso il limite della piazza.
Lavi li osservò incredulo per qualche secondo prima di scattare in avanti per tenersi a un paio di metri alle loro spalle.
Jacopo si atteggiava con tutta la sua aria da splendido, snocciolando con sicurezza tutte le meraviglie di Firenze mentre Angelica lo ascoltava annuendo e sorridendo radiosa.
 
-... la Galleria dell’Accademia, Santa Maria Novella (l’abbiamo appena passata, ci hai fatto caso?) e poi Palazzo Pitti, il Bargello, Forte Belvedere, Palazzo della Signoria e, naturalmente, la cattedrale: Santa Maria del Fiore.-
 
Indicò quell’ultimo luogo di interesse con un ampio gesto del braccio, mentre entravano nella maestosa Piazza del Duomo, gremita di gente.
Davanti a loro si stagliava il Battistero di San Giovanni, che con la sua imponenza da quella prospettiva schermava quasi completamente la visuale della cattedrale.
Ripresero a camminare, tagliando attraverso la piazza verso il Battistero, sempre con la voce di Jacopo in sottofondo che sfoggiava le sue conoscenze storico-artistiche.
 
-Ecco sì, il Battistero di San Giovanni. E’ una struttura molto interessante, antichissima, si pensa che la sua costruzione risalga addirittura a prima dell’anno 1000. Sembra che nel luogo dove è stato eretto prima sorgesse un tempio romano dedicato al dio Marte, ne scrisse persino Dante nel tredicesimo canto del suo “Inferno”: “I’ fui de la città che nel Battista mutò il primo padrone”. Dante che, per inciso, è stato battezzato qui nel 1266, il che ci dà degli importantissimi dati per evincere...-
 
L’espressione drammatica con la quale aveva recitato a memoria i versi estratti dalla Commedia e il tono arrogante con cui in generale stava elencando tutte quelle nozioni conoscitive facevano venire voglia a Lavi di rompergli il naso.
Credeva davvero di impressionare qualcuno mostrandosi informato sulla storia e l’architettura della città in cui viveva? Sarebbe stato preoccupante e deplorevole il contrario, come minimo!
Cionondimeno Angelica sembrava pendere completamente dalle sue labbra e lo ascoltava con evidente interesse.
Attraversarono tutta la piazza e proseguirono lungo le stradine che si snodavano appena oltre essa per muoversi verso Santa Croce, sempre con Jacopo che parlava senza posa.
 
-L’albergo che vi ho trovato è poco lontano da Piazza Santa Croce e affaccia direttamente sull’Arno. Una vista spettacolare ed è poco lontano dai luoghi più significativi della città, un’ubicazione perfetta, non trovi?-
Lavi questa volta non riuscì a trattenere un commento.
-Oh sì, perfetto! Se fossimo venuti qui in gita turistica, ovviamente! Ma noi siamo venuti a Firenze per una missione, mis-sio-ne! Quale parte di questa parola non ti è chiara?-
 
Naturalmente fu ignorato da entrambi, il che gli fece ancora più rabbia.
Persino Angelica non lo aveva degnato di uno sguardo, ma aveva continuato a chiacchierare amabilmente e a fare domande su tutto ciò che vedeva.
 
-E perché la facciata di Santa Croce è così diversa dal resto della struttura?-
-Oh, ma è semplicissimo! La basilica fu completata verso la fine del XIV secolo ma la facciata è molto più recente, risale circa al...-
 
‘Certo, semplicissimo per chi queste cose le sa! Le hai appena dato dell’ignorante, no?’
Ma mentre formulava quel pensiero un altro andò ad occupare la sua mente.
‘Ma perché me la sto prendendo tanto? Se fosse stato il caso si sarebbe offesa, ma non è stato così quindi non è affar mio... o sì?’
In ogni caso che fosse affar suo o meno la cosa che più contava era che avevano finalmente raggiunto l’albergo.
Da fuori sembrava effettivamente un bel posto, modesto ma pulito e tenuto bene, impressione che venne confermata non appena furono entrati.
Naturalmente anche lì il loro accompagnatore non mancò di farsi notare, insistendo in una maniera tale da rasentare la maleducazione perchè i due esorcisti avessero le stanze migliori.
Fortunatamente sembrava che i proprietari lo conoscessero abbastanza da non offendersi e anzi, riuscirono ad assegnare a Lavi e Angelica delle camere accoglienti, con vista sul fiume e, soprattutto, vicine, il che li avrebbe sicuramente agevolati.
Lavi sperava che almeno ora quello scocciatore si sarebbe levato di torno... e invece rimase profondamente deluso quando lo vide prendere per mano Angelica e accompagnarla su per le scale.
Recuperò la sua valigia con un sospiro e li seguì, tenendosi a distanza.
Mentre percorrevano il corridoio sentì Jacopo proporre di lasciare i bagagli in camera per poi recarsi sul luogo interessato dalla loro missione e Lavi pensò che finalmente qualcuno da qualche parte doveva avere avuto pietà di lui.
Così fecero, lasciarono le valigie nelle rispettive stanze e abbandonarono l’albergo dirigendosi verso nord-ovest, il tutto senza che nessuno si curasse del ragazzo dai capelli rossi, che continuò a seguirli a distanza di qualche passo.
Raggiunsero la loro meta in pochi minuti:
la maestosa Piazza della Signoria, con le sue statue di marmo e la sagoma imponente di Palazzo della Signoria a fare da sfondo sul lato orientale della piazza.
Gli akuma avevano scelto un luogo davvero strategico per il loro attacco, data la quantità di gente che si concentrava lì ogni giorno.
Nonostante la bellezza che li circondava vennero invasi da un lieve senso di tristezza.
Le pareti della facciata del Palazzo erano annerite in diversi punti e vicino alla base della torre c’era addirittura un enorme squarcio.
Alcune delle statue ospitate sotto la Loggia dei Lanzi erano state irrimediabilmente danneggiate, così come la copia del David di Michelangelo, che aveva perso la parte superiore del busto e quasi tutto il lato sinistro. Quel che restava poggiava sulla gamba portante rimasta miracolosamente integra.
Purtroppo sembrava che visitare quel luogo devastato non sarebbe servito a molto:
in città si erano verificati solo due attacchi isolati, uno in Piazza della Signoria e l’altro sul poco distante Lungarno degli Archibusieri, a distanza di due giorni l’uno dall’altro. Era strano, molto strano che degli akuma si contenessero sul numero di aggressioni, in una situazione normale ci sarebbero state decine di vittime al giorno.
Doveva esserci qualcosa sotto, qualche piano perverso all’opera e dovevano assolutamente capire quale fosse.
Non che Lavi potesse sperare nella collaborazione di Angelica, che sembrava completamente persa ad ascoltare le ciance di Jacopo che non smetteva di parlare un secondo.
 
-... e potrei portarvi a cena in un ristorantino di classe di mia conoscenza. Un gran bel posto, buon cibo, buona musica... buona compagnia...-
La ragazza sembrava entusiasta e accettò senza esitare, mentre il suo compagno la guardava basito.
-Ann, non farai sul serio?!-
-Certo, perché me lo chiedi?-
Lavi allargò le braccia.
-Ma hai dimenticato che questa è una missione? Dobbiamo tenere gli occhi aperti, non sappiamo quando quegli akuma colpiranno di nuovo ma quando accadrà dovremo essere pronti!-
Per tutta risposta lei rise.
-Appunto, l’hai detto anche tu! Non sappiamo quando colpiranno, quindi perché sprecare una serata ad aspettare qualcosa che potrebbe anche non accadere? Divertiamoci, no?-
 
Il ragazzo era talmente sorpreso che non riuscì nemmeno a ribattere.
Quella era davvero Angelica?
No, doveva essere una qualche sosia, identica nell’aspetto ma completamente differente in quanto a carattere e senso del dovere.
Perché non esisteva che Angelica dicesse qualcosa del genere. Proprio no.
O meglio, evidentemente così pensava lui.
‘Ah, sai che ti dico? Chissene importa! E va bene, facciamo a modo suo, vediamo dove andremo a parare!’
 
* * *
 
Quella sera Lavi uscì dalla sua stanza con un sospiro e si chiuse la porta alle spalle pregando che la serata finisse in fretta e senza imprevisti.
Bussò all’uscio della camera di Angelica.
 
-Ann, ci sei? Arriveremo in ritardo!-
Non che gli importasse, ma non voleva essere incolpato in seguito di averla fatta tardare. La voce di lei gli giunse smorzata dall’altra parte del legno.
-Vengo subito!-
 
Dopo un paio di minuti finalmente anche lei uscì e chiuse la porta, pronta ad andare.
Lavi la osservò da capo a piedi:
non portava abiti eleganti, solo la gonna dell’uniforme e una maglia senza maniche nera, ma i capelli raccolti in una corta codina ondulata e il suo portamento posato bastavano a farla apparire fine e raffinata.
Era incredibile come con pochi semplici gesti riuscisse ad apparire sempre così perfetta, così...
Scosse la testa, cercando di liberare la mente da quei pensieri.
Libera la mente, Lavi, libera la mente! Non ti puoi permettere di pensare certe cose, ricordi?
Per fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista) non ebbe occasione di soffermarsi ulteriormente su certe riflessioni:
Jacopo li attendeva fuori dall’albergo vestito in modo talmente appariscente e pomposo che sembrava più un saltimbanco che l’ospite di una cena.
Cosa di cui Angelica non parve curarsi, o forse non ne ebbe il tempo, dato che l’altro iniziò subito a prodigarsi in una serie di studiati ed esagerati apprezzamenti sulla sua eleganza e bellezza che le suscitarono delle delicate risatine imbarazzate.
Dopo quella che a Lavi parve un’eternità si misero finalmente in cammino in direzione di Ponte delle Grazie.
Attraversarono il ponte entrando così nel quartiere di Oltrarno, ancora una volta con la voce di Jacopo in sottofondo che elencava ciò che di interessante si trovava su quella sponda dell’Arno.
Raggiunsero Piazza dei Pitti, la loro destinazione, a passo spedito e il loro presunto mecenate condusse i due esorcisti all’interno di un ristorante dall’aria raffinata, da cui proveniva profumo di buon cibo e suono di musica d’opera italiana.
Un cameriere in livrea scortò i tre ad un tavolo apparecchiato con tovaglie di velluto purpureo dai motivi floreali, porcellane e cristalli di prima qualità.
La posizione era ottimale anche per godersi lo spettacolo, poco lontano dal palco dove due cantanti lirici (un tenore e una soprano, così parve alle orecchie di Lavi) si stavano esibendo.
Jacopo non diede tempo al cameriere di andarsene, ordinò a sua discrezione diverse raffinate pietanze, tornando poi a rivolgere la sua attenzione ad Angelica, a cui dedicò altre esagerate lusinghe sulla sua grazia e bellezza fino a quando un altro cameriere non portò loro il vino, mentre i cantanti eseguivano un’allegra performance del Brindisi dalla “Traviata” di Verdi.
Lavi venne naturalmente escluso da ogni chiacchiera e discorso, così che lui passò la serata ad ascoltare la musica e a lanciare ogni tanto qualche occhiata furtiva in direzione della sua compagna, che sembrava divertirsi molto.
Probabilmente lei non ci aveva fatto caso ma al ragazzo non era sfuggito il fatto che Jacopo continuasse a riempirle il bicchiere appena lei lo aveva vuotato, cosa che inconsciamente la stava inducendo a tracannare una quantità non indifferente di ottimo vino italiano.
Dopo una cena a dir poco esagerata e diversi bicchieri riempiti e svuotati in tempi record il loro accompagnatore propose ad Angelica di unirsi alle coppie che si erano riunite per ballare sotto il palco.
Per la prima volta da quando si erano conosciuti lei esitò e lanciò un’occhiata dubbiosa a Lavi.
 
-Non ti dispiace, vero?-
Lui fu preso alla sprovvista, non si aspettava di venire interpellato.
-Io... no, affatto. Vai...-
 
Così la ragazza accettò la mano che le veniva offerta e si alzò in piedi, seguendo il suo cavaliere con passo traballante.
Come Lavi aveva immaginato tutto quel vino iniziava a farsi sentire ed era palese che Angelica si reggeva in piedi solo grazie al sostegno di Jacopo.
I due si posizionarono in mezzo alla pista e iniziarono a volteggiare lentamente e in modo un po’ goffo sulle note di un estratto del “Rigoletto” che Lavi trovò tristemente adatto all’occasione.
 
“Questa o quella per me pari sono
a quant'altre d'intorno, d'intorno mi vedo;
del mio core l'impero non cedo
meglio ad una che ad altra beltà.”

Osservò la coppietta oscillare prima da un lato e poi dall’altro, mentre il tenore snocciolava il testo del libretto con allegria.
“La costoro avvenenza è qual dono
di che il fato ne infiora la vita;
s'oggi questa mi torna gradita,
forse un'altra, forse un'altra doman lo sarà,
un'altra, forse un'altra doman lo sarà.”

Vide Jacopo portarsi Angelica sempre più vicina finché lei non abbandonò la testa sulla sua spalla, mentre lui la avvolgeva in un abbraccio dall’aria possessiva con un irritante sorrisetto sul viso.
“La costanza, tiranna del core,
detestiamo qual morbo, qual morbo crudele;
sol chi vuole si serbe fidele;
non v'ha amor, se non v'è libertà.”

Ballarono abbracciati così fino a che il cantante non ebbe intonato l’ultima nota, un tempo che a Lavi parve eterno.
“De'mariti il geloso furore,
degli amanti le smanie derido;
anco d'Argo i cent'occhi disfido
se mi punge, se mi punge una qualche beltà,
se mi punge una qualche beltà.”

 
Quando tornarono al tavolo Lavi si alzò in piedi e loro lo guardarono interrogativi.
-Lavi, cosa stai facendo?-
-E’ meglio che andiamo, non voglio che facciamo tardi, o domani non avremo la mente lucida per ragionare sulla missione.-
 
In realtà l’unica cosa che voleva era togliersi di lì e tenersi occupato camminando e cercando di pensare ad altro.
Prese Angelica per un braccio e la tirò fuori dal ristorante, mentre Jacopo li seguiva senza fiatare.
Per qualche motivo gli prudevano le mani e aveva una voglia matta di tirare un pugno a qualcosa, qualunque cosa (anche se in cuor suo ciò che più desiderava colpire era la faccia di quel maledetto cicisbeo).
L’aria fresca della sera servì a schiarirgli un po’ le idee e a liberarsi dalla sfera dei suoi pensieri rabbiosi per accorgersi che la sua compagna si stava lamentando.
 
-Lavi, lasciami! Mi stai facendo male...!-
La lasciò di scatto, guardandola mentre si massaggiava la zona del braccio arrossata a causa della sua presa, ma dovette riprenderla al volo quando la vide barcollare tenendosi la testa.
-Mi... mi gira la testa...-
‘E lo credo bene, quel bastardo ti ha fatta quasi ubriacare...!’
Ma evitò di esprimere quel pensiero ad alta voce e si mostrò invece preoccupato per lei.
-Riesci a camminare? Vuoi che ti porti in spalla?-
Lei scosse il capo.
-No, solo... ho bisogno di una mano...-
 
Prima che lui potesse offrirsi per aiutarla Jacopo si intromise, spingendo leggermente da parte il ragazzo e offrendole il braccio, che lei prese con fare esitante.
Si rimisero a camminare verso l’albergo, dimenticandosi ancora una volta della presenza di Lavi, che tornò ad immergersi nella sua cerchia di pensieri negativi.
Li sentiva ogni tanto rivolgersi qualche sussurro che lui non riuscì a cogliere, sapeva solo che più li guardava più la sua rabbia montava.
Non disse una parola per tutto il tempo, anche quando raggiunsero l’hotel si limitò a stargli dietro tenendo lo sguardo fisso su di loro.
Si fermò davanti alla sua stanza e osservò come Jacopo la aiutò ad aprire la porta, il sorriso che le si dipinse in volto quando lui la salutò con un delicato bacio su una mano e lo sguardo che le tenne addosso finché lei non sparì oltre il legno dell’uscio.
Quando si accorse che nel corridoio erano rimasti solo loro due Lavi agì d’istinto, gli si avvicinò a grandi passi, lo prese per il colletto della camicia e lo attaccò al muro, tenendolo fermo premendogli addosso tutto il suo peso.
L’altro sulle prime rimase un po’ sorpreso, cosa di cui il ragazzo approfittò per iniziare a provocarlo.
 
-Non riesco a capire se quell’espressione meravigliata sia dovuta al fatto che avevi dimenticato la mia esistenza o al mio improvviso impulso di prenderti a pugni su quella tua faccia da cascamorto...!-
Jacopo impiegò pochissimo tempo a riprendersi e far comparire un sorrisetto sornione sul viso.
-Niente del genere, stavo solo cercando di capire cosa possa aver fatto per averti reso così arrabbiato...-
Lavi strinse la presa sul suo collo.
-Non fare lo gnorri, avrai anche incantato Angelica con il tuo savoir-faire da strapazzo e i tuoi modi da buffone ma non credere che potrai andare avanti così finché vuoi! Lei non è una bambola con cui puoi divertirti a tuo piacimento e non lascerò che tu la imbrogli e la umili!-
-Ehi, senti... ehm... temo di non averti mai chiesto il tuo nome, in effetti...-
-Sono Lavi.-
ringhiò lui, mentre l’altro tentava di alzare le mani in segno di resa.
-Ecco, Lavi... io non ho alcuna intenzione di...-
-E non prendermi in giro! Già quando vi eravate appena conosciuti ti prendevi confidenze che non ti spettavano: le prendi la valigia, inizi a darle del tu senza chiedere il permesso, te la porti in giro come se fosse il tuo cagnolino... fai così con tutte le ragazze che prendi in giro?-
Jacopo lo osservò, cercando le parole giuste per dargli una risposta senza farlo infuriare più di quanto già non fosse.
-Ascolta amico, davvero, devi credermi, se avessi saputo che lei ti interessava in quel modo non avrei nemmeno iniziato a provarci, ma che ne sapevo, io?-
Aspetta, e questa da dove l’aveva tirata fuori?
-Ma che stai dicendo? Lei non mi interessa...-
-Ah no?-
-No...-
Quel sorrisetto arrogante tornò ad ornargli il volto, facendo venire a Lavi ancora più voglia di picchiarlo.
-Allora, scusa se te lo chiedo, per quale motivo mi avresti attaccato in questo modo? Se lei non ti interessa non dovrebbe darti così fastidio che qualcuno le faccia delle avances, no?-
‘Mi dai fastidio tu con i tuoi modi falsi e i tuoi secondi fini... no, mi dà ancora più fastidio lei che ti dà corda e mi ignora per dare retta ad un pallone gonfiato come te perché, porca miseria, non è vero che lei non mi interessa, non è vero! Non dovrebbe essere così, però...’
-Le mie motivazioni non ti devono importare. L’unica cosa che devi tenere a mente è questa...-
Strinse la presa verso il mento di Jacopo, facendosi più minaccioso.
-Stai lontano da Angelica, non la devi neanche guardare, sono stato chiaro?-
-Ma...-
-Perché...-
Lo interruppe con un ringhio strozzato.
-Perché se provi a toccarla anche solo con il pensiero ti assicuro, anzi ti giuro, che te ne farò pentire. Ci siamo capiti?-
 
Non ebbe nemmeno il coraggio di rispondere verbalmente, si limitò a fare sì con la testa.
Lavi, ritenendosi abbastanza soddisfatto, lo lasciò, non prima di avergli dato un bello spintone in direzione delle scale.
L’altro si affrettò a correre via, mentre il ragazzo sorrideva tra sé ed entrava nella sua stanza.
Vista la soddisfazione che si era preso quella notte avrebbe dormito molto bene.
 
* * *
 
Il giorno seguente Lavi si svegliò di buonora, si vestì con calma a andò a bussare alla porta della stanza di Angelica per controllare la situazione:
dopo quella mezza sbornia voleva essere sicuro che stesse bene.
Da dentro arrivò smorzato quello che gli parve un invito a entrare, così spinse lo sportello ed entrò.
La ragazza era seduta sul letto e si stava allacciando uno stivaletto.
Quando alzò il viso per salutarlo gli sorrise ma al giovane non sfuggirono l’espressione stanca e gli occhi cerchiati.
 
-Buongiorno.-
-Buongiorno. Come stai?-
Lei sorrise un po’ imbarazzata, mentre si sistemava una manica della camicetta.
-Insomma, ho un po’ di nausea e stanotte non ho dormito molto bene.-
Lavi rise, cercando di nascondere la voglia che gli era tornata di picchiare quel maledetto idiota.
-Vedrai che dopo aver mangiato qualcosa ti sentirai meglio.
 
Lei annuì, mentre si infilava la giacca dell’uniforme.
Uscirono dalla stanza e si recarono nella piccola sala messa a disposizione dall’albergo per consumare una colazione veloce.
Quando ebbero terminato si incontrarono con Jacopo fuori dall’albergo, ma il suo comportamento era molto diverso da quello del giorno prima.
Sembrava nervoso, come se avesse combinato qualcosa e ora fosse obbligato a confessare.
Angelica lo salutò con un sorriso.
 
-Buongiorno, Jacopo!-
-Oh. Buongiorno a te, Angelica.-
 
A Lavi ancora non andava giù tutta quella confidenza che si era creata tra quei due, comunque già il fatto che non le si fosse gettato addosso come aveva fatto il giorno precedente lo soddisfava.
La ragazza si fece seria e chiese alla guida:
 
-Ehi, è successo qualcosa?-
L’altro passò lo sguardo da lei al rosso per un po’ prima di rispondere.
-In realtà sì, è successo qualcosa.
Fece una pausa di qualche secondo.
-Solo stamattina ho saputo che ieri sera mentre eravamo a cena... c’è stato il terzo attacco degli akuma.-
I due esorcisti si guardarono con gli occhi spalancati.
-Cosa? Ma... dove?-
-A Ponte Vecchio, non molto lontano da qui.-
-Ci sono stati danni? E... feriti?-
-I danni potrete verificarli voi stessi quando andremo sul posto. Però posso dirvi che sì, ci sono stati parecchi feriti e anche un paio di morti, purtroppo. Dalle testimonianze che sono riuscito ad ottenere sembra che ci fossero una decina di akuma, anche se non c’è nulla di certo.-
A quelle parole Angelica impallidì e sul viso le si dipinse un’espressione orripilata.
-Scusate...-
disse con un filo di voce, prima di dare le spalle ai ragazzi per dirigersi verso la balaustra del lungofiume. Jacopo fece per seguirla ma Lavi lo prese per una spalla e lo bloccò.
-Tu muoviti e io ti rompo un braccio...!-
-Ma...-
-Ti ho avvertito.-
 
Lo lasciò lanciandogli un’occhiataccia e raggiunse la sua compagna.
Era appoggiata al parapetto dell’argine ed era leggermente sporta in avanti ad osservare intensamente un punto alla sua destra.
In lontananza si poteva vedere Ponte Vecchio, o quel che ne rimaneva:
già da quella distanza si potevano vedere molti degli edifici costruiti su di esso anneriti o diroccati, mentre una stretta colonna di fumo si innalzava da un lato del ponte.
Lavi si appoggiò a sua volta al parapetto e si mise ad osservare distrattamente lo stesso punto.
Qualcosa in quello che riguardava quel nuovo attacco l’aveva turbata in modo particolare e forse avrebbe voluto parlarne.
O forse no, quindi il ragazzo si limitò a rimanere “a disposizione” senza però riempirla di domande.
Alla fine comunque fu proprio lei a cominciare il discorso.
 
-Ho combinato un gran bel casino, eh?-
Lui distolse lo sguardo dalla vista di Ponte Vecchio devastato e concentrò la sua attenzione su di lei, che dopo un sospiro ricominciò a parlare senza guardarlo, come se stesse recitando un monologo.
-Io volevo... volevo mostrarmi sicura di me, smettere per una volta di essere quella passiva, che si limita a seguire gli altri e non è in grado di prendere decisioni per se stessa. Volevo dimostrare che anch’io posso prendere in mano una missione e portarla avanti con le mie scelte, credevo di esserne capace. Che sciocca.-
Il ragazzo fece un sorrisetto sghembo.
-Beh, un po’ sciocchina lo sei stata, sì. Tu non hai bisogno di dimostrare niente, io so benissimo che sei un’ottima esorcista e che anche se fossi stata da sola te la saresti cavata tranquillamente.-
-No, non è vero.-
Smise di scrutare il fumo che si innalzava dal ponte e lo guardò con gli occhi lucidi.
-Avevi ragione, Lavi, avevi ragione su tutto. Avremmo dovuto tenere gli occhi aperti e aspettarci un altro attacco. Invece io ho preferito fare di testa mia e le conseguenze le hanno pagate le persone che si trovavano su quel ponte.-
-Non potevi saperlo, Ann.-
-Non importa, è comunque colpa mia. Se fossi stata più professionale e attenta quelle persone forse si sarebbero salvate.-
Lavi la prese bruscamente per le spalle e la fece voltare.
-Probabilmente non saremmo riusciti a salvarli comunque, non siamo onnipotenti!-
Quando la vide abbassare la testa capì che stava per piangere e lì si infervorò ancora di più.
-Smettila di abbatterti per qualunque cosa! Hai fatto un errore, va bene, ma possiamo cercare di rimediare! Il fatto che quegli akuma abbiano attaccato di nuovo ci aiuterà a capire la logica delle loro aggressioni, ma dobbiamo rimanere concentrati! Se tu pensi ad autocommiserarti non riuscirai a fare niente per riparare al tuo errore, è questo che vuoi?!-
Lei lo guardò con gli occhi sgranati.
-N-no... no, io non voglio questo...-
-Bene. Allora diamoci una mossa e andiamo a dare un’occhiata a quel ponte, va bene?-
-Va... va bene.-
La lasciò e le sorrise.
-E potresti per favore evitare di assecondare così tanto quel tizio? Mi infastidisce...-
Lei ridacchiò.
-Io eviterò di assecondarlo ma tu sii più cortese. E’ qui per aiutarci, ricordi?-
-Lo fa anche troppo, per quanto mi riguarda...-
 
Ma il giovane attese a borbottare quell’ultima frase, aspettò che Angelica si fosse allontanata abbastanza perché non potesse sentirlo.
La ragazza si era spostata in direzione di Jacopo e con un gran sorriso stampato in volto lo aveva invitato a mostrare loro la strada più breve per raggiungere il luogo dell’ultima aggressione degli akuma.
Udita la sua richiesta la guida si era rianimata e stava già per andare a prendere sottobraccio la fanciulla quando il suo sguardo incrociò quello del ragazzo dai capelli rossi... e allora si convinse che forse non era proprio una buona idea...
Si limitò a precederli lungo la sponda dell’Arno e non proferì parola finché non giunsero nei pressi di Ponte Vecchio.
I due esorcisti si avvicinarono cauti ai resti della struttura e solo quando si furono assicurati che fosse stabile vi salirono per esaminarlo più da vicino.
Le botteghe su entrambi i lati erano state distrutte o irrimediabilmente danneggiate, praticamente di tutti gli edifici che sorgevano su quello storico ponte non restava che un mucchio di macerie.
 
-Di nuovo nessuna traccia degli akuma, nemmeno un indizio che ci aiuti a capire da dove arrivassero o dove siano finiti...-
sbuffò Lavi, tirando un calcio ad una pietra abbandonata sul ciglio del passaggio lastricato.
-Non ha alcun senso...-
la voce di Angelica era talmente bassa che il rosso la udì appena.
-Scusa, hai detto qualcosa?-
Lei distolse la sua attenzione dalla parete semidistrutta che stava esaminando e lo guardò seria.
-E’ che... ho pensato una cosa... ma non ha senso.-
-Cos’hai pensato?-
La ragazza esitò prima di rispondere.
-Questi attacchi hanno qualcosa di strano... voglio dire, sono troppo regolari, sono sempre avvenuti a due giorni di distanza l’uno dall’altro, come se ci fosse una logica dietro... forse nemmeno la scelta dei luoghi è casuale...-
Il suo compagno ripensò per un secondo a quello che aveva appena detto.
-Potresti avere ragione, ma non vedo nessun collegamento tra i diversi luoghi delle aggressioni, non mi sembra abbiano qualcosa in comune...-
-Nemmeno a me... ma deve pur esserci qualcosa!-
-Non sarebbe tanto folle come idea, i Noah vedono tutto come un gioco, potrebbero aver deciso di lanciarci una sfida. Ci lasciano il tempo necessario per cercare di indovinare la loro prossima mossa e poi colpiscono.-
-Ma non riesco a vedere nessuna indicazione per capire quale potrebbe essere la prossima mossa... non c’è niente, nemmeno un segnale.-
-Deve esserci qualcosa qui da qualche parte, celato ma abbastanza in vista perché possiamo accorgercene...-
-Oppure non c’è nessuna logica e quegli akuma si divertono a prendersi gioco di noi attaccando a caso!-
sbuffò esasperata Angelica, voltando le spalle al compagno e allontanandosi da lui di qualche passo.
-Non ti agitare, Ann, dobbiamo cercare di ragionare.-
 
Lei si coprì il viso con le mani e vi soffocò un sospiro nervoso, prima di tirarsi i capelli all’indietro.
Certo, ragionare. La faceva proprio facile lui.
Era difficile dimenticare che se si trovavano su quel maledetto ponte era solo colpa sua e della sua mancanza di giudizio e quel pensiero le rendeva difficile pensare a qualunque altra cosa.
La verità era che non c’era alcuna logica nelle aggressioni e non c’era modo di sapere quando e dove gli akuma avrebbero colpito ancora! Se non fosse stata così sconsiderata avrebbero potuto risolvere la cosa la sera prima, e invece...
Il filo delle sue riflessioni venne interrotto perché qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
C’era qualcosa di diverso tra quelle macerie annerite, qualcosa che ad un primo sguardo non aveva notato, ma che ora risultava evidente nella luce accecante del sole.
In alto, a pochi metri dalle loro teste, appena sopra gli edifici che affollavano il lato occidentale del ponte, c’era una struttura che si distingueva da quelle circostanti per forma e condizioni: sembrava una lunga passatoia di muratura gialla, coperta e con tanto di finestre, attraversava il ponte per tutta la sua lunghezza e pareva che continuasse all’infinito a seguire il profilo variopinto della città anche oltre entrambi i capi del viadotto. Il dettaglio più singolare era che appariva assolutamente intatta, non c’erano tracce di danni o crolli, l’intonaco leggermente scrostato dal tempo e dalle intemperie risaltava con prepotenza contro le pietre martoriate dall’attacco della sera precedente.
Ma come aveva fatto a non accorgersene prima?
 
-Cos’è quello?-
Lavi udì la sua voce e le si avvicinò.
-Cosa?-
Lei indicò ciò che stava osservando.
-Quello... quella specie di passaggio...-
Il giovane si voltò verso Jacopo, che era rimasto in disparte ad aspettarli, e lo chiamò con un gesto impaziente.
-Ohi, guida! Vieni qui e fai il tuo lavoro!-
Non era un modo molto educato di comportarsi, e senz’altro non era da lui trattare la gente a quel modo, ma quanto lo divertì vedere Jacopo che caracollava lungo il ponte, preso completamente alla sprovvista.
-S-sì, eccomi! Cosa posso fare per voi?-
Angelica tornò ad indicare la struttura che le interessava.
-Volevo sapere cosa fosse quella strana costruzione, non ho mai visto niente del genere...-
Il ragazzo inquadrò la “strana costruzione” di cui parlava la giovane esorcista e sentenziò:
-Ah, quello? Beh, quello è il Corridoio Vasariano...-
-Corridoio Vasariano? E cosa sarebbe?-
Jacopo riprese la sua aria sicura e saccente e iniziò ad elencare la solita serie di nozioni.
-E’ un passaggio rialzato realizzato nel XVI secolo da Giorgio Vasari per permettere ai granduchi di Firenze di spostarsi in sicurezza e comodità da Palazzo della Signoria a Palazzo Pitti...-
Angelica lo interruppe, improvvisamente non interessata ai suoi vaneggiamenti culturali (cosa che fece spuntare un sorrisetto soddisfatto sul viso di Lavi).
-Hai detto che parte da Palazzo della Signoria?-
-Sì, l’ho detto... perché?-
La ragazza si era fatta pensierosa, osservava il Corridoio con attenzione e sembrava riflettere intensamente su qualcosa.
-Cos’hai in mente, Ann?-
Il suo compagno aveva seguito il suo sguardo, cercando di intuire cosa le stesse passando per la testa.
-Che percorso compie? Quali luoghi attraversa prima di arrivare a Palazzo Pitti?-
Angelica aveva ignorato la domanda di Lavi ed era tornata a rivolgersi a Jacopo.
-Vuoi sapere... il percorso?-
Lei si voltò verso di lui, perdendo la pazienza.
-Sì, questa città ha un centro storico talmente concentrato, una costruzione del genere dovrà per forza passare attraverso degli altri edifici, e immagino che qualunque essi siano non saranno certo dei luoghi qualsiasi! Quali sono?-
-Ehm, vediamo... partendo da Palazzo della Signoria passa attraverso le Gallerie degli Uffizi, costeggia il Lungarno degli Archibusieri, passa da qui, sopra Ponte Vecchio, raggiunge la Torre dei Mannelli...-
Ma non serviva che continuasse, adesso anche Lavi aveva capito dove voleva arrivare la sua compagna.
-Sono i luoghi delle aggressioni degli akuma!-
Angelica sorrise, felice che qualcuno avesse compreso la logica dei suoi ragionamenti.
-Sì, esatto!-
Il rosso la prese per le spalle, ricambiando il suo sorriso.
-Potresti avere ragione, potrebbe davvero essere una specie di sfida che i Noah ci hanno lanciato...-
-Non possiamo ancora esserne sicuri...-
-C’è un solo modo per risolvere la cosa...-
Lavi si rivolse a Jacopo con lo stesso tono un po’ scortese di prima.
-Ehi tu, hai modo di farci entrare lì dentro?-
L’altro rifletté per qualche secondo prima di replicare incerto:
-Non lo so, in realtà il Corridoio Vasariano è chiuso al pubblico ed è possibile accedervi solo con permessi particolari...-
Angelica si liberò dalla presa di Lavi e gli si avvicinò.
-Andiamo, noi siamo esorcisti, godiamo ovunque di speciali privilegi, non c’è davvero niente che si possa fare?-
-Io... non saprei...-
-Jacopo, ti prego. Potremmo essere in grado di evitare altre aggressioni, ma per farlo dobbiamo entrare nel Corridoio e ci serve il tuo aiuto.-
Lui esitò ancora, ma poi lo sguardo forte negli occhi della ragazza parve convincerlo, perché annuì e disse:
-Va bene, andiamo a Palazzo della Signoria, in qualche modo riuscirò a farvi entrare.-
 
I due esorcisti lo seguirono di corsa lungo il percorso relativamente breve che li portò da Ponte Vecchio a Piazza della Signoria, ansiosi di scoprire se le loro congetture sarebbero rimaste tali.
La più impaziente dei due era Angelica, che con le sue intuizioni sperava di riscattarsi dagli errori commessi.
Giunsero alla loro destinazione in pochi minuti e Jacopo li condusse all’interno del Palazzo chiedendo loro di attenderlo nel cortile interno prima di sparire oltre il portico colonnato che circondava l’ambiente.
I due esorcisti dovettero aspettare poco, la guida tornò in fretta e molto trafelata, intimando loro di seguirlo.
Li condusse nei meandri del Palazzo fino all’ingresso del Corridoio Vasariano, una porta di legno bianco a due battenti che spiccava tra le pietre di una parete finemente affrescata.
Jacopo estrasse dalla tasca una chiave arrugginita e la usò per far scattare la serratura, aprendo appena uno degli sportelli.
 
-Presto, entrate! Il curatore ci ha dato solo pochi minuti.-
-Saranno più che sufficienti.-
 
sentenziò Lavi, superando Jacopo ed entrando nel Corridoio per primo.
Angelica lo imitò ed entrambi estrassero le loro armi, per essere pronti ad ogni evenienza.
Iniziarono a correre lungo il percorso, guidati solo dalla luce del sole che penetrava dagli oblò sulle pareti, i passi più incerti della loro guida risuonavano a qualche metro dietro di loro, segno che li stava seguendo.
Dopo un po’ si accorsero di essere sopra Ponte Vecchio, grazie alle finestre più grandi che si aprivano su un lato per permettere di ammirare il fiume Arno in tutta la sua grandiosità.
Poco più avanti il tracciato curvava verso destra per girare intorno ad una torre e non permetteva di vedere cosa si celasse più avanti.
Lavi e Angelica si appiattirono contro la parete e sbirciarono oltre il punto nel quale il Corridoio svoltava, ritirando subito la testa quando videro che c’era qualcuno seduto sul pavimento.
 
-Ma non era chiuso al pubblico?-
sogghignò Lavi, tenendo la voce bassissima.
-Sembra che avessimo ragione noi, quelli devono essere gli akuma...-
rispose Angelica con tono altrettanto basso.
-Lo scopriremo subito!-
Senza alcuna esitazione il ragazzo voltò l’angolo brandendo il suo martello.
-Bene, sembra che abbiamo degli abusivi, qui. Non sapete che non si può entrare in questo posto?-
 
Angelica attivò la sua Innocence e lo seguì, prendendo coscienza di quel che stava loro davanti:
c’erano sette persone nel tratto ristretto tra le due curve compiute dal Corridoio, tutte di età e sesso diverso, che guardavano lei e il suo compagno con aria sorpresa. Senz’altro non si aspettavano di avere compagnia.
Una rapida occhiata alle uniformi indossate dai due ragazzi sembrò chiarire i loro dubbi.
 
-Sono esorcisti!-
urlò uno di loro, prima di abbandonare il suo corpo umano e rivelare quello di akuma, imitato dagli altri che erano con lui.
-Complimenti Ann, pare che tu avessi davvero intuito come stavano le cose, dopotutto...-
-Me li farai più tardi i tuoi complimenti, adesso abbiamo del lavoro da fare, mi sembra!-
Prese il compagno per un braccio e lo trascinò indietro, per riparare entrambi dai colpi dei loro nemici.
-Allora, qual è il piano?-
chiese il rosso con fare scherzoso.
-Piano? Perché, ne abbiamo mai avuto uno?-
-Improvvisazione, allora?-
-Tu cosa dici?-
 
protestò la ragazza rimettendosi a correre nella direzione verso la quale erano venuti.
Lavi la imitò quando vide che gli akuma si stavano muovendo in massa verso di loro e seguì la compagna tornando sul tratto del Corridoio che sovrastava Ponte Vecchio, incontrando Jacopo che era rimasto indietro.
 
-Togliti da qui, vai! E’ pericoloso!-
gli urlò Angelica mentre gli correva incontro.
-Perché? Che succede?-
-Gli akuma! Stanno arrivando!-
fece eco il rosso, che prima di poter vedere le espressioni esterrefatte degli altri due giovani sentì qualcosa che lo afferrava per le spalle e lo scagliava verso destra, sfondando i vetri delle finestre panoramiche e gettandolo verso le acque scure dell’Arno.
-Lavi!-
Angelica corse verso l’enorme buco che il corpo del suo compagno aveva provocato e facendo attenzione a non tagliarsi con i vetri si sporse in avanti per cercare di individuare dove fosse finito Lavi.
-Lavi!-
-Angelica, stai attenta!-
Questa volta era stato Jacopo a gridare per mettere in guardia la ragazza, che si voltò di scatto trovandosi davanti il gruppetto dei sette akuma al gran completo che la osservava con aria divertita.
-Guardate, guardate com’è disperata adesso che ha perso il suo compagno!-
-E’ rimasta sola, tutta sola...-
 
Per tutta risposta lei scattò in avanti e cercò di combattere come poteva quegli avversari più forti di lei sia per poteri che per numero.
L’impresa non si prospettava semplice, erano tutti Livello 3 e puntavano unicamente su di lei, non c’era modo di isolarli in un ambiente così stretto e la pericolosa voragine alle sue spalle non le lasciava vie d’uscita.
Tentò qualche disperato fendente per aprirsi un varco e cercare di portarsi in una posizione più favorevole ma venne subito bloccata e spinta violentemente all’indietro, cosa che la fece urtare contro gli spuntoni aguzzi delle finestre rotte alle sue spalle.
Un acuto urlo di dolore le lasciò spontaneamente la gola quando uno di quei vetri acuminati le tagliò un fianco, procurandole una ferita profonda che iniziò subito a sanguinare copiosamente.
Il dolore e la sensazione del sangue che le gocciolava lungo la gamba la deconcentrarono, al punto che fu a sua volta presa di sorpresa e buttata fuori verso le acque del fiume.
Prevedeva già l’impatto violento che la aspettava, aveva l’Innocence attivata e l’acqua si sarebbe trasformata in ghiaccio non appena l’avesse sfiorata, così serrò gli occhi preparandosi al brutale atterraggio che per sua fortuna non arrivò mai.
Sentì solo un braccio che la afferrava per la vita, bloccando la sua caduta e strappandole un sibilo di dolore quando la mano del suo salvatore premette contro la ferita al fianco.
Angelica aprì gli occhi e trovò che ad evitarle la rovinosa caduta era stato un Lavi fradicio (a causa del precedente bagno nel fiume che doveva aver seguito il suo volo fuori dalle finestre del Corridoio Vasariano) a cavallo del manico del suo martello.
Il ragazzo la aiutò a salire davanti a lui, tenendola tra le braccia per sorreggerla.
 
-Ti ho presa, non preoccuparti!-
-Lavi... stai bene?-
-Sì, sto bene, solo un po’ bagnato. Dio, ma cosa ci buttano dentro quel fiume? L’acqua è sudicia!-
La ragazza ridacchiò debolmente.
-E tu? Stai bene?-
Il rosso trovò risposta alla sua stessa domanda quando gli cadde l’occhio sulla sua mano destra, coperta di sangue.
-Ann, sei ferita!-
-Solo al fianco, mi sono tagliata con un vetro rotto...-
-Ti riporto a terra, non puoi combattere in queste condizioni!-
 
Non fece in tempo a portare a termine il suo proposito perché una serie di colpi provenienti da sopra di loro li distrasse e fece perdere l’equilibrio ad entrambi, che caddero dal martello di Lavi di nuovo verso le correnti del fiume.
Il ragazzo finì un’altra volta a mollo mentre Angelica atterrò sulla dura lastra di ghiaccio che sapeva l’avrebbe attesa.
La testa rossa del giovane riemerse dall’acqua e sputacchiando si avvicinò alla sua compagna.
 
-Ann...-
-Non pensare a me, dobbiamo occuparci degli akuma!-
La fanciulla si mise faticosamente in piedi facendo leva sulle sue ginocchia tremanti, brandendo le sue spade con la poca forza che le restava.
-Ho perso il martello!-
Angelica si voltò esasperata verso il compagno.
-Cosa?!-
-Ho perso la presa quando siamo caduti, non ce l’ho più!-
-Cercate questo?-
La voce maliziosa di uno degli akuma provenne da sopra di loro e quando i due esorcisti alzarono lo sguardo videro che erano tutti lì, a pochi metri sopra le loro teste, e quello che aveva appena parlato sventolava l’Innocence di Lavi, tornata alle sue dimensioni ordinarie.
-Credo di aver trovato il tuo martello, Lavi.-
-Fai la spiritosa, adesso?-
-No, cerco di recuperartelo.-
 
La giovane si abbassò e poggiò una mano sulla superficie dell’acqua.
Appena la ebbe toccata quella reagì all’istante e uno spuntone di ghiaccio si innalzò fino a trafiggere la mano dell’akuma aveva rubato l’Innocence, facendogli perdere la presa.
L’arma precipitò e cadde nel fiume, poco lontano da dove si trovavano i due esorcisti, così che a Lavi bastarono poche bracciate per andare a recuperarla.
Una volta ripreso possesso del martello il ragazzo lo fece ingrandire e vi si issò sopra con un sorrisetto.
 
-Grazie, Ann. Adesso potrò occuparmi di questi scocciatori una volta per tutte.-
Prese Angelica con sé e depositò entrambi sul ponte, finalmente all’asciutto.
-Resta qui, mi occupo io di loro.-
-Sei sicuro di farcela da solo?-
-Sì, certo. E’ venuto il momento di usare le maniere forti.-
Fece roteare il martello tenendolo in alto e attese che apparisse la solita sfilza di simboli.
-Dopo tutta quest’acqua ci vuole proprio un po’ di calore per asciugarci, non siete d’accordo?-
 
Riservò un’occhiata ironica ai nemici prima di scegliere il simbolo che rappresentava il fuoco abbattendo la sua arma al suolo.
Dal selciato di Ponte Vecchio spuntò un enorme serpente infuocato che intrappolò nelle sue spire i sette akuma che ancora fluttuavano a pochi metri dalle acque scure dell’Arno.
Fu lì che finirono i loro resti, ingoiati dai flutti.
Angelica si lasciò andare ad sospiro di sollievo, afflosciandosi contro il parapetto del belvedere di Ponte Vecchio.
Lavi le corse incontro, preoccupato.
 
-Ann!-
-Sto... sto bene, Lavi... è solo la ferita... ho perso troppo sangue...-
Il giovane si sporse in avanti per esaminare il fianco della compagna.
-E’ un brutto taglio, dobbiamo occuparcene subito!-
La prese tra le braccia e la sollevò di peso, tra le proteste varie che seguirono quel suo gesto.
-Lavi, so camminare da sola...-
-Ti sei già affaticata abbastanza per le condizioni in cui ti trovi, ti porto io.-
-Lavi...-
-Smettila di lagnarti e fatti portare, Ann.-
 
Non voleva essere un ordine ma il tono con cui le si rivolse la fece ammutolire.
In pochi secondi, in ogni caso, come per confermare le parole del compagno, la giovane perse i sensi.
Il ragazzo percorse Ponte Vecchio e si diresse verso il loro albergo.
Sulla strada incontrò Jacopo, che aveva rifatto il giro per uscire dal Corridoio Vasariano e si era perso gli ultimi istanti dello scontro con gli akuma.
 
-E’ finita?-
-Sì, li abbiamo distrutti tutti.-
La guida annuì e finalmente individuò Angelica esanime tra le braccia del rosso.
-Sta...?-
-... bene, sì, ha solo bisogno di cure.-
tagliò corto Lavi, irritato.
-Oh... bene...-
Jacopo cercò di allungare una mano per toccarle una guancia ma l’altro ragazzo lo fulminò con lo sguardo.
-Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro: non la devi toccare neanche con un dito. E adesso scansati, devo passare.-
L’altro si spostò con un timoroso passo all’indietro e lo lasciò passare, osservandolo in silenzio mentre si allontanava portando via la sua compagna priva di sensi.
 
* * *
 
Angelica osservava gli edifici rovinati di Ponte Vecchio dall’alto della terrazza dell’albergo, appoggiata al parapetto, godendosi l’aria fresca della sera.
La ferita che si era procurata quella mattina l’aveva indebolita e ogni tanto le provocava ancora delle sgradevoli fitte, ma il trattamento riservatole da Lavi l’aveva senz’altro fatta stare meglio.
Sfiorò con le dita la fasciatura che faceva capolino tra la cintura e l’orlo della maglia e sorrise.
Sembrava così preoccupato mentre le puliva la ferita, le sue mani erano così delicate mentre le avvolgevano le bende intorno ai fianchi. Non fosse stato per il dolore sarebbe rimasta a farsi toccare così da lui per delle ore.
 
-Ti senti meglio?-
Una voce la riscosse dai suoi pensieri e quando si voltò e vide a chi apparteneva rimase sinceramente un po’ delusa.
-Oh... ciao, Jacopo. Sì, sto molto meglio, ti ringrazio.-
-Mi fa piacere. Ero molto preoccupato quando ti ho vista svenuta, oggi.-
Nel frattempo le era arrivato vicino e si era appoggiato al parapetto di fianco a lei.
-Non ce n’era bisogno, non è la prima volta che mi faccio male, e anzi, ho provato ad avere ferite anche peggiori di questa...-
 
A loro insaputa c’era una terza persona che ascoltava la loro conversazione:
Lavi, che aveva intenzione di salire in terrazza per tenere compagnia ad Angelica e informarsi sulle sue condizioni, quando vide che Jacopo lo aveva preceduto si affrettò a celare la sua presenza nascondendosi dietro la porta che dava accesso al poggiolo, limitandosi ad origliare.
Non sapeva nemmeno lui cosa lo fermasse dall’uscire semplicemente infischiandosene della presenza di quel dannato che faceva da terzo incomodo... o era forse il pensiero che si sarebbe sentito egli stesso il terzo incomodo a bloccarlo?
 
-Devi essere davvero forte, allora.-
Aveva un modo penoso di corteggiarla, il rosso sperava con tutto il cuore che la ragazza non si sarebbe lasciata incantare.
-Non forte come vorrei, in realtà sono più i momenti nei quali mi sento una completa incapace di quelli in cui riesco ad essere fiera di quel che faccio...-
 
‘Non ne hai motivo, non devi! Tu sei perfetta come sei, Ann, non ti abbattere così!’
Avrebbe voluto dirglielo, spalancare quella dannata porta e urlarlo con quanto fiato aveva in gola.
Ma non poteva, una forza sconosciuta lo bloccava lì dov’era e dovette sopportare un’altra volta la voce melliflua di Jacopo che la lusingava.
 
-Sono certo che le tue ansie siano ingiustificate. Oggi ho visto come combatti e sono rimasto senza parole.-
Lei, per la prima volta da quando era arrivato, lo guardò in viso.
-Davvero?-
-Certo! Ti muovevi come una bellissima farfalla, non ho mai visto niente di più aggraziato!-
Lavi si sentiva morire dentro al pensiero che quel bifolco stesse dicendo cose che pensava e avrebbe voluto dire lui.
-Ma... non lo so... io non ho fatto praticamente nulla, oggi...-
esitò Angelica.
-In ogni caso io non avevo occhi che per te.-
Aspetta, le aveva preso la mano? Sì! Quel maledetto! E Angelica parve non farci nemmeno caso, si limitò a sospirare.
-Magari fosse lui a parlarmi così...-
Seguì un momento di gelo a quella sua frase.
-Con “lui” intendi...-
-Intendo Lavi, il mio compagno.-
Il giovane, sentendosi nominare, sorrise.
-Quindi... lui ti piace...-
-Oh sì, tu non hai idea di quanto lui sia importante per me. Ma purtroppo so che tra noi non potrà mai esserci nulla, ne ho dovuto prendere atto molto tempo fa...-
L’amarezza che accompagnava quelle parole rese Lavi improvvisamente triste.
-Beh, ma se pensi che non provi lo stesso dovresti smettere di pensare a lui...-
‘Cosa sta dicendo quel bastardo...?!’
-Sono certo che avrai molti ammiratori, sei una fanciulla talmente graziosa...-
La sua mano si stava lentamente spostando lungo il braccio della ragazza, fino ad arrivare a prenderle una spalla per farla voltare verso di lui.
-Davvero una fanciulla graziosa...-
sussurrò sporgendosi in avanti. Il primo istinto di Angelica fu naturalmente quello di farsi indietro, ma le mani del moro le limitavano i movimenti.
-Jacopo, cosa stai facendo?-
-Niente che non ti piacerà...-
Era sempre più vicino, nonostante lei cercasse continuamente di fuggire il suo inesorabile approssimarsi.
-No, io... no, lasciami!-
All’improvviso Jacopo si sentì afferrare un braccio e uno strattone lo costrinse a perdere la presa dalle spalle di Angelica e a girarsi verso la persona che lo aveva distratto dai suoi propositi.
-Lavi?-
Entrambi erano a dir poco sorpresi dall’apparizione improvvisa del rosso, che con la mano sinistra stringeva l’avambraccio di Jacopo come se volesse romperglielo.
-Va bene, amico, sembra che i miei avvertimenti non siano stati sufficienti, adesso hai veramente passato il limite.-
E senza attendere oltre sollevò la mano libera e assestò un violento pugno contro il viso dell’altro ragazzo, che si accasciò a terra portandosi le mani al volto per arginare il fiotto di sangue che aveva preso a uscirgli dal naso.
-Così imparerai a prendere sul serio i suggerimenti di un Bookman.-
Lasciò il poveretto a rantolare per terra e fece qualche passo in direzione di Angelica, che aveva assistito alla scena a bocca aperta.
-Lavi, ma cosa...?-
-Cosa? Dovevo lasciare che arrivasse fino in fondo?-
-N-no... anzi, grazie per... beh...-
Il giovane ridacchiò.
-Non c’è problema, Ann.-
Entrambi lanciarono un’occhiata a Jacopo ancora a terra che si teneva il naso sanguinante.
-Dici che dovremmo aiutarlo?-
Lavi la guardò di traverso.
-Gli ho appena rotto il setto nasale perché stava per metterti le mani addosso e tu lo vuoi aiutare? Sei davvero un bel tipo, lo sai?-
-Uhm... forse hai ragione... allora lo lasciamo lì?-
-Sì, quando ne avrà voglia si tirerà su da solo.-
Prese la ragazza per mano e insieme si avviarono verso la porta della terrazza.
-Approposito, da quanto eri lì dietro?-
Le guance di Angelica si colorarono di rosso quando pose quella domanda.
-Uh? Oh, non da molto, stavo arrivando giusto in quel momento. Che tempismo, eh?-
-Quindi non hai sentito ciò di cui stavamo parlando prima Jacopo ed io?-
-No, perché? Qualcosa di interessante?-
Il suo sorriso birichino la contagiò e la fece stare più tranquilla.
-No, niente di importante. Era solo per sapere...-
 
Lavi si limitò ad annuire, senza smettere di sorridere.
Non poteva dirle che in realtà aveva sentito tutto fino all’ultima parola, che si era sentito sprofondare quando aveva avvertito la tristezza nella sua voce, che avrebbe tanto voluto che le cose fossero diverse per loro.
Ma non poteva.
Non era il momento giusto. Non ancora.

Author
and characters corner:
Jacopo: accidenti, che male!
Lavi: dì, sei ancora qui? Non ti è bastato il naso, vuoi che ti rompa qualcos’altro?
Angelica: dai Lavi, calmati...
Yami: sì Lavinuccio, calma, gli hai già dato una bella lezione, non mi sembra il caso di infierire ancora!
Jacopo: ecco, sentito? Io le ascolterei!
Lavi: umpf!
Yami: ma bene, vedo che siamo arrivati alla fine! Come vi è parso? Io mi sono divertita un mondo a scriverlo, spero che abbia fatto divertire anche voi!
Allen: prima di ogni cosa vi lasciamo i riferimenti musicali relativi a questo capitolo: “Libiamo né lieti calici” da “La Traviata” e “Questa o quella” da “Rigoletto”, entrambe composte da Giuseppe Verdi.
Angelica: potete ritrovarli quando volete nell’archivio del “VR&FH Red Rope” sulla home page dell’autrice!
Yami: adesso passiamo finalmente ai ringraziamenti: ringrazio innanzitutto NiyraV e GiulyRabePro per le loro recensioni e il sostegno continuo, ringrazio tutti quei lettori che mi esprimono appoggio e apprezzamento fuori da EFP e a tutti voi che continuate a seguire le avventure di Lavi e Angelica. In particolare un grazie speciale voglio riservarlo a tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite o le ricordate, siete molto più numerosi di quel che mi aspettavo e la cosa mi riempie di gioia e orgoglio. Grazie di cuore.
Lavi: detto questo vi diamo appuntamento al prossimo capitolo che, ve lo assicuro, è imperdibile! Conterrà un evento direi fondamentale per i futuri sviluppi della storia.
Jacopo: non ti sembra di aver anticipato un po’ troppo?
Lavi: tu zitto, se ci tieni alle tue ossa!
Jacopo: eek!!
Yami: a presto e grazie ancora a tutti!
   
 
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