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Autore: waterdrop    11/08/2014    3 recensioni
Sono Sidney, e ho dodici anni. Vivo a Nuova Londra. I miei genitori sono ricchi e io sono molto brava a scuola.
Sono Sidney, e ho tredici anni. Vivo a Nuova Londra. Non piaccio a molte persone.
Sono Sidney, e ho quattordici anni. Vivevo a Nuova Londra, ma mi hanno confinato nel Riprogrammatore perché ho quasi ucciso una mia compagna di classe. Ho ricevuto il mio primo Marchio.
Sono Sidney, e ho quindici anni. È un anno che sono nel Riprogrammatore. Ho ricevuto il mio ventunesimo Marchio. Ho appena conosciuto un ragazzo, si chiama Ashton Irwin. Quando penso a lui, mi fa male la pancia.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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“Puoi ripetere, scusa?"
"Ho detto che puoi andare a farti fottere" dico annoiata buttando lo zaino nell'armadietto.
"Sai con chi stai parlando, stronzetta?"
Fisso Emma Boxtop con l’aria più annoiata che riesco a fare.
"Chiedimi scusa" dice lei bloccandomi la strada.
"Tua madre"
Sono abbastanza piccola per sgusciare fuori dal muro umano di Emma. Cristo, quanto è alta. Sarà tipo un metro e ottanta. Il corridoio del Riprogrammatore è capace di darti gli incubi, se sei di stomaco debole. Molto più della metà dei ragazzi ha i capelli di colore improbabile, la pelle deturpata dai Marchi e dai lividi, e in più le ragazze, la divisa nera slacciata nei punti giusti. Tutta la scuola sembra un raduno punk dell'inizio millennio. La campanella suona, perforandomi i timpani come al solito; più che una dannata campanella scolastica, sembra un allarme antiaereo. Sospiro, prima di aprire con un calcio la porta della classe. La metà delle persone che ci sono già dentro ha il naso schiacciato contro il vetro; incuriosita, salgo in piedi su un banco per vedere un camion blindato entrare nel cortile. Novellini. Cinque sei ragazzi scendono, scortati dalle Sentinelle vestite di nero. Una di loro piange disperata e tirando calci in aria mentre viene trascinata dentro. Non ci vuole molto perché tutti i miei compagni che prima erano incollati al vetro si girino verso la porta, trovandomi in piedi sul banco. Decidono che non sono abbastanza interessante e si affacciano alla porta, nel tentativo di vedere i ragazzi che vengono scortati all’Ufficio Assegnazione Marchi per ricevere il loro primo. Nella confusione, mi arriva un libro ai piedi; mi ricordo che devo passare in biblioteca, se non voglio rimanere in classe per altre due noiosissime ore senza niente da leggere.
Fra gli spintoni e le urla, mi faccio strada su per le scale.
Quella della scuola è una biblioteca abbastanza piccola, dato che i libri sono troppo preziosi per essere sprecati per il Riprogrammatore. Do uno sguardo veloce agli scaffali di libri che ho già letto, in un saluto silenzioso, prima di andare verso quelli che devo ancora iniziare. Confesso di avere un terribile vizio, quello di scegliere i libri dal colore dalla copertina. Quelli viola in particolare sono la mia debolezza. Così, nella fretta di scegliere, finisco sempre per prendere, fra file di volumi di un triste giallo ocra, quelli che brillano di più. Oggi in particolare, c’è un libro rosso scuro che non ho mai visto. Mi arrampico sullo scaffale in basso per raggiungerlo, ma quando provo a tirarlo fuori un dolore lancinante mi percorre la mano. Il mio ultimo marchio. Lo guardo disperata: brucia ancora parecchio ed è arrossato e gonfio. È carino - alla fine - soprattutto perché è piccolo e sembra persino un tatuaggio fatto apposta. L'unico problema è che non riesco a fare sforzi con le mani senza trattenermi dall'urlare di dolore. Purtroppo il libro che voglio è incastrato fra così tanti volumi e non riesco a tirarlo fuori perché il marchio si gonfia e sembra che la vena che pulsa sotto debba esplodere a momenti. Preferisco rinunciarci piuttosto che chiedere aiuto, così decido di portare una sedia sotto gli scaffali in modo da poterci salire sopra e poter usare entrambe le mani per prenderlo. Mentre trascino uno gabellino di acero per la stanza, do uno sguardo in giro. Ci sono solo un paio di ragazzi che studiano e un altro, in fondo alla stanza, che sembra piuttosto concentrato a non fare niente, con una decina di libri chiusi davanti a sé. Per mia fortuna la libreria è quasi sempre così tristemente vuota. Finalmente riesco a farlo saltare fuori; il problema è che piomba pesantemente a terra insieme a un libricino dall'aria molto vecchia. Mi precipito a raccoglierli entrambi per non attirare troppa attenzione; è questione di istanti e sul libricino antico le mie mani vengono afferrate da altre pesanti e più forti.

"Questo libro serve a me" dice la voce di un ragazzo. È quello che ho visto prima, seduto in fondo.
"Beh, adesso l'ho preso io"
"Sopra c'è scritto proibito"
"Questo non ti dà il diritto di fottermelo"
"Ma io so perché è proibito e tu no"
Mi mordo un labbro, trattenendo la colorita raffica di insulti che mi sta attualmente frullando in testa. L'unico motivo per cui lo faccio è che stiamo in biblioteca, e la biblioteca è sacra. Ci squadriamo per qualche istante. Lui ha i capelli ricci e biondi, è alto e ha la carne rigonfia di muscoli. Sono la metà di lui. Non so quanto mi convenga mordergli la mano. "Senti, che cosa vuoi?" chiede lui esasperato, soffiandosi via dal viso una ciocca ribelle.

Conto mentalmente tutte le cose che desidero in questo momento.
1) nuovi anfibi. Questi sono corrosi alla punta. (Promemoria: non si gioca con l'acido muriatico del laboratorio di scienze)
2) superare l'esame di letteratura, materia che odio.
3) una pomata al mentolo per il Marchio appena fatto
4) nuovi coltelli (me li hanno sequestrati tutti. Promemoria: non si lasciano nell'armadietto - anche se ha un comparto segreto - o ti fanno i Marchi sui palmi e dopo non puoi prendere più i volumi dagli scaffali)

"Dipende da quanto è importante per te questo libro"
"Ti do un paio di secondi per rispondere”
"Non alzare la voce, idiota. Siamo in biblioteca"
"L'ho notato. Allora, cosa vuoi?"
"Posso scegliere qualsiasi cosa?" chiedo insistente.
"Si, ma sbrigati" dice stringendo i denti e allo stesso tempo la presa sul libro.
"Ho bisogno di anfibi, coltelli, pomata al mentolo e superare l'esame di letteratura"
"Per anfibi e coltelli non c'è problema. La pomata al mentolo costa troppo, lo sai bene. Letteratura? Ho dieci, ti aiuto volentieri"


Riduco gli occhi a due fessure.
"Adesso che abbiamo un accordo, molla il libro" dice misurando le parole.
"No. Lo tengo fino a che non mi aiuti con tutte queste cose e poi te lo restituisco"
"Promesso?"
"Promesso”
"Okay. Io sono Ashton. Te?"
"Sidney. Hai un accento strano"
"Vengo dall'Australia"
"A che stanza sei?" gli chiedo mentre lui allenta piano la presa al libro. Le sue dita scottano come se fossero elettriche, e quando le allontana dalle mie non riesco a decidere se ne sono sollevata o se adesso tutto il mondo è più freddo.
"57D, tu?"
"13S" Raccatto i libri da terra, nascondendo quello proibito nella giacca di pelle.
"Ci vediamo questa notte. Vengo io in camera tua"
"Io nella tua. La mia compagna di stanza parla troppo”
Lui si siede a uno dei banconi della biblioteca, incrociando le braccia. Posso letteralmente sentire i suoi occhi penetrare nella mia schiena, e nei miei polmoni, mentre mi avvio fuori dalla porta. Gli lancio un ultimo sguardo mentre i corridoi cominciano a svuotarsi. Ha appoggiato i piedi su una sedia e ha la testa fra le mani.
  
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