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Autore: Amaya Lee    12/08/2014    2 recensioni
Breve one-shot che ripercorre, rivolgendosi direttamente alla protagonista dai capelli azzurri, le emozioni e i pensieri di Sayaka, nel momento della dichiarazione di Hitomi a Kyousuke.
Considerazione sulla speranza, che porta alla rovina, e su ciò che conduce sulla via dell'ombra.
Osservazione: l'ingiustizia che subì, senza alcun rimorso.
Riflessione sulla lenta morte della giovane maga che, per me, meritava molto di più.
[tratto dal testo]
Ma al posto del fuoco ardente, nel tuo petto non sentivi nulla. Nella tua mente rimbombavano a vuoto le parole della persona che ritenevi tua amica, e del ragazzo che avevi sempre amato profondamente.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hitomi Shizuki, Kyosuke Kamijo, Sayaka Miki | Coppie: Kyosuke/Hitomi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mors Occulta














La tua morte fu lenta, come la corrente di un ruscello che, una volta avviatosi, scivola sul proprio letto e non può più essere fermato, giungendo inevitabilmente alla foce. E, come la morte di tutte le maghe, nessuno la conobbe realmente fino in fondo.

La tua morte fu un segreto, che mantenesti per l'eternità in quel tuo cuore spezzato.

La tua anima ti era appartenuta fino alla stipula di quel contratto, con il quale sacrificasti non solo la tua vita, ma tutta te stessa. Eppure non rimpiangesti mai quell'accordo, con il quale donasti la tua felicità in cambio della sua.

Non rimpiangesti la tua scelta, nemmeno quando, allo stremo di tutte le tue forze, piangevi sotto alle lenzuola. Nemmeno dopo l'ennesima battaglia, dalle quali, assassinato l'obbiettivo o meno, tornavi sempre sconfitta.

Le ferite sul tuo corpo si rimarginavano con la velocità di un lampo. Le ferite nella tua anima venivano rimarcate ogni notte, ed ogni notte sanguinavano attraverso le tue lacrime.

Finché le tue lacrime finirono.

Chissà quando di preciso, ma quella fonte che le produceva si prosciugò, e al suo posto rimase un arido deserto di desolazione.

Ti chiedevi quale fosse il tuo posto, e ti rispondevi che fosse dovunque esistesse una strega da uccidere. Era quello lo scopo per il quale avevi ceduto ogni cosa che ti apparteneva, a cominciare dalla tua vita.

Ma non ti pentisti mai, benché quel desiderio, avverandosi, diede inizio alla tua distruzione.

Eri così lieta che Kyousuke fosse finalmente felice, talmente tanto da ignorare che, quando quel giorno andasti a trovarlo all'ospedale, e l'infermiera ti avvisò che il ragazzo fosse stato dimesso, qualcosa dentro di te si incrinò.

Il motivo era semplice, anche se non volevi vederlo: lui non avrebbe mai saputo che la causa della sua felicità eri tu, non avrebbe mai potuto ringraziarti per questo, con lui non avevi più possibilità di prima.

Perché per Kyousuke, tu valevi esattamente come il giorno prima, e quello addietro.
Il suo cuore era colmato dalle note soavi di un violino, di una canzone che non parlava di te. Una melodia di cui tu non facevi parte.

Ma la sua felicità era più importante della tua, e il tuo desiderio non prevedeva che lui ti considerasse.
Pensasti che ne fosse valsa la pena. Da quella notte cominciò la tua battaglia.

Ma da quel giorno, il tuo tempo cominciò lentamente a scadere.

 

Ascoltavi, senza parlare, senza fiatare.
Nella tua mente si fecero nitide prima la parole di Hitomi, così semplici e sincere. La sua voce era dolce, come la tua non era mai stata. Tu eri diversa da lei. Eri irascibile, spesso, e te ne rendevi conto. Il tuo cuore batteva aggressivo come quello di una tigre, ma era un cuore pieno di bontà, pieno di una dolcezza che non sarebbe stato possibile esprimere a parole.

Ascoltasti Hitomi dichiararsi a Kyousuke. Lei aveva saputo scegliere le parole giuste per farlo. Nonostante il tuo cuore urlasse esasperato quegli stessi sentimenti, nonostante ti graffiasse il petto per poter uscire, dalle tue labbra non era mai sfuggita una sola parola che potesse lasciarli trasparire.

Al posto tuo c'era Hitomi, ciò che tu avresti sempre voluto pronunciare, lo stava facendo lei. E seduto su quella panchina, accanto al fiume, c'era Kyousuke ad ascoltarla.

Potevi immaginare i sorrisi spensierati, anche un po' imbarazzati, sui volti di entrambi.
Se fossi stata quella di prima, nel tuo petto sarebbe arsa una fiamma viva ed alta, saresti bruciata come un fuoco feroce, impossibile da contenere.

Ma non eri più la Sayaka di prima. L'avevi smarrita alle tue spalle, pezzo per pezzo, senza mai voltarti. Voltarsi sarebbe significato avere dei rimorsi, e in te non era nato alcun rimpianto.

Eri fiera del desiderio per il quale ti eri perduta.

In quel momento ti chiedevi solamente che cosa sarebbe successo se non avessi salvato la vita di Hitomi. Se l'avessi lasciata morire, te ne saresti pentita? Si, sicuramente. Eppure, forse, avresti potuto essere più felice.

Al posto del fuoco ardente, nel tuo petto non sentivi nulla. Nella tua mente rimbombavano a vuoto le parole della persona che ritenevi tua amica, e del ragazzo che avevi sempre amato profondamente.

Assistevi inerme allo sgretolamento delle tue speranze, delle tue certezze. Non reagivi a quei colpi violenti, che massacravano il tuo corpo vuoto. Potevi sentire persino il dolore fisico che quelle parole ti procuravano, ma quel dolore non ti faceva male.

La tua sofferenza era vuota, opaca, sorda.

Guardavi di fronte a te, ma i tuoi occhi non vedevano. Ascoltavi soltanto, man mano che il tramonto giungeva alla sua fine, e la notte calava su ogni cosa. Ti lasciasti avvolgere piano dalle tenebre, dalle quali la tua anima fu sporcata senza rimedio.

Ignoravi la luce, perché oramai tutto ciò che percepivi era il buio in cui il tuo cuore precipitava. Quel baratro annullava tutta la felicità e l'allegria che una volta provavi, che avevi sempre provato a diffondere.

Ombre scure venivano proiettate dai lampioni e dagli edifici, membri di una stessa oscurità di cui tu facevi parte. Non eri altro che un'ombra, ormai. Quella di una Sayaka serena e fiduciosa nell'amore. Dov'erano finiti quei momenti lieti, seppur velato di malinconia, nei quali due giovani, in una stanza d'ospedale, parlavano l'uno accanto all'altra di loro stessi, dei progetti, del futuro? Quelli dove potevi stargli accanto, silenziosa, comportandoti da amica, ignorando totalmente i tuoi sentimenti? O quegli attimi intensi, in un maestoso teatro, riempito dalle note prodotte da un violino e dalle abili mani di Kyousuke?
Tu eri sempre lì, tra quelle poltrone, ad ascoltarlo. Le lacrime agli occhi. E mai avresti immaginato l'evolversi degli eventi.
Ti bastava sentirlo suonare perché il tuo cuore gioisse.

Ma quella felicità si era completamente volatilizzata, come la scintilla che aveva illuminato i tuoi occhi. Ed erano bastate le dolci parole del ragazzo, rivolte ad un'altra.

Ti chiedevi perché stesse accadendo. Qual'era il motivo di quell'ingiustizia?

Non era stata Hitomi ad andarlo a trovare all'ospedale, non era stata lei ad incoraggiarlo instancabilmente, a sostenerlo durante la terapia, non era lei a comprargli cd introvabili di musica classica, e non era stata Hitomi a sacrificarsi perché potesse tornare a suonare il violino. Non Hitomi, ma tu, Sayaka.

E allora perché Kyousuke aveva scelto di porgere il proprio cuore a lei?
Era ingiusto. Sbagliato.

Eppure tu avevi fatto la cosa giusta, anche il tuo silenzio era giusto. Il tuo corpo non era degno di toccare quello di Kyousuke. Non avresti mai potuto baciarlo, perché le tue labbra non avrebbero sentito nulla. Amarlo con quel corpo sarebbe stato sbagliato, perciò avevi deciso di farti da parte.

Eppure, la tua sofferenza era ingiusta ed accecante. Facesti un passo traballante, cercando di allontanarti, ma qualcosa ti teneva inchiodata a quel luogo, come se tu fossi obbligata ad ascoltare quel discorso che non ti riguardava.

Pian piano, la consapevolezza di aver perduto lui si fece più distinta, trascinandoti in un buio ancor più profondo della notte.

E tu ti sentisti inutile. Ormai il tuo desiderio si era avverato, nessuno aveva più bisogno di te. Esistevano solamente la tua lotta contro le streghe, il tuo desiderio di urlare, di correre via.
Il tuo cuore infranto giaceva immobile nel tuo petto, arresosi al dolore, stanco di combattere. Non sentivi più niente.
Comprendesti di esserti spezzata, e che per aggiustarti era tardi. Potevi solo trascinarti avanti, restare fedele al contratto e compiere il tuo dovere fino all'ultimo, finché sarebbe giunta la tua ora. Sarebbe arrivata, prima o poi. Ma non te ne sarebbe importato.

La tua morte fu lenta, ma diversa da quella delle altre maghe.

Nessuno la condivise con te, nessuno seppe mai la verità, il quando, il perché. Nessuno conobbe la terribile insensibilità che affrontasti, né per quanto tempo il processo della tua scomparsa si protrasse.

Alla tua esistenza fu scritta la parola “fine” solamente quando ormai, in te, non c'era più nulla da distruggere. 


















 


Salve, caro lettore che è arrivato fino in fondo a questa one-shot e che ora si accingerà a leggere la mia noiosa nota.
Anzitutto, preciso che è la prima cosa che scrivo per questo fandom, non so a cosa dovrebbe servirmi come scusa ma okay. Spero di essere riuscita a rendere i sentimenti della protagonista, Sayaka (che tra l'altro è il mio personaggio preferito dell'anime), in modo chiaro e di non essere andata contro la trama dell'opera originale, in quanto ho cercato di attenermici il più possibile. 
La scena che tratto è una di quelle che mi ha colpita di più nel corso della storia, e volevo darne la mia personale interpretazione. 
Ho scelto di esprimermi come se parlassi a Sayaka, ovvero alla seconda persona singolare, perché credo che sottintenda un coinvolgimento emotivo da parte dell'io narrante. Tuttavia è la prima volta che la uso, e sono ancora molto inesperta.
Vi chiederei di lasciare una recensione, anche di poche parole, per farmi sapere che ne pensate. Mi farebbe veramente molto piacere. 
Detto questo, vi saluto e alla prossima♥
Nico 


 

  
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