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Autore: ZiaVale    12/08/2014    0 recensioni
Da grande amante di 'Lost' ho voluto scrivere una piccola storia che prende come riferimento gli ultimi capitoli della seconda stagione.
Nel leggere troverete un nuovo personaggio, totalmente inventato da me.
"Jake vicino a Kate. –Prenditi cura di lei, ho notato che andate d’accordo. Ha bisogno di te!-
-Lo farò!- Jake le sorrise."
Spero vi piaccia :)
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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‘PAURA DI RICORDARE’

In spiaggia si respirava un’aria triste.
Libby e Ana Lucia erano state uccise, Michael era stato ferito e Henry era fuggito dopo averli colpiti, o almeno, questa era la storia che era stata raccontata dall’unico sopravvissuto.

Jack era sempre più teso. Uno dopo l’altro se ne stavano andando tutti, nel peggiore dei modi.

Kate non sapeva su quale spalla piangere e sfogare la sua paura.
Sawyer era burbero, antipatico e egoista, ma sapeva che sotto quella corazza d’acciaio che mostrava, aveva un cuore d’oro.
Al tempo stesso, Jack era il primo che aveva conosciuto sull’isola, quello sempre pronto a salvare gli altri. Era un eroe. Il suo eroe.  Era sicura di non aver fatto uno sbaglio nel baciarlo nella giungla quel giorno, sapeva di provare qualcosa per lui sin dal loro primo incontro, e quella divenne la dimostrazione che anche lui provava lo stesso per lei. Ma al contrario di Sawyer, Jack non mostrava in pubblico i suoi sentimenti. E questo a Kate non andava a genio, voleva qualcuno su cui poter contare sempre, in qualsiasi momento.


Quello scorrere dei 108 minuti stava iniziando a dare sui nervi a tutti quanti; tutti tranne Locke.
Era sempre più convinto che l’isola gli lanciasse dei segni, che il motivo per cui erano naufragati tutti lì avesse un significato.
L’isola li aveva salvati dalla morte.

Hugo, triste per la morte dell’unica ragazza che gli aveva fatto battere il cuore, aveva ricominciato ad rimpinzarsi di patatine e burro d’arachidi, facendo infuriare Charlie, che nonostante fosse stato cacciato dalla tenda di Claire, continuava a tenerla sott’occhio. Lei e il bambino erano il motivo per cui non andava di nuovo nella giungla a cercare la droga. Non ne aveva bisogno se sapeva che Claire aveva motivo per cui sorridere. Il suo sorriso era diventato la droga preferita di Charlie.

Rose e Bernard si comportavano come novelli sposini. Litigavano per qualsiasi cosa, ma dopo poco facevano pace dandosi un dolce bacio sulle labbra.

La gravidanza di Sun procedeva per il meglio. Jin era preoccupato, nessuno li aveva ancora trovati, voleva che per la nascita di suo figlio la moglie fosse di nuovo nella sua bella e comoda casa, circondata da quei fiori profumati che tanto amava e da quei giocattoli che avrebbe comperato per il nascituro. Aveva fantasticato molto negli ultimi giorni, voleva insegnare al suo bambino a pescare, voleva portarlo al parco giochi a correre e a giocare a calcio. Ma Sun era sempre più convinta che nessuno sarebbe arrivato a recuperarli, avrebbe partorito sulla spiaggia proprio come Claire e avrebbe usato come pannolini delle foglie o degli stracci recuperati da camicie. Era convinta che qualche aereo sarebbe passato da lì, ma solo dopo il suo ultimo respiro.


Liz era stata incaricata da Jack a premere il pulsante, mentre lui, Kate, Locke e Sawyer pensavano ad un piano per poter catturare nuovamente uno degli Altri. Erano curiosi di sapere se Henry era stato radiato dal suo capo, dato il suo tentativo fallito, come aveva raccontato loro.
 

*4-8-15-16-23-42*
Liz li digitò uno ad uno con calma.
Il timer tornò a contare 108 minuti.
Era arrivato il momento di farsi una doccia. Dopo oltre 40 giorni passati a lavarsi nell’acqua salata con una saponetta che aveva perso il suo profumo, era emozionata nel pensare di potersi rilassare qualche minuto sotto lo scorrere dell’acqua calda e lavarsi con del sapone alla vaniglia.

Aprì la doccia, sistemò l’asciugamano sulla maniglia della porta. Il vapore dell’acqua calda inondò il bagno spoglio e agghiacciante. Iniziò a canticchiare.

Charlie, fu mandato nel bunker da Eko per prendere una nuova ascia e dell’acqua fresca. Il caldo indomabile e il duro lavoro che stavano facendo li stava disidratando.

Si fermò dietro la porta chiusa del bagno ad ascoltare quella splendida voce.

Liz aprì la porta, i capelli legati in una coda di cavallo, i vestiti attillati al corpo ancora bagnato.
Charlie rimase ad osservarla mentre lei lo salutava.

-Ciao Charlie! Avevi bisogno di qualcosa?-
Il ragazzo cercò di tornare nel mondo reale. Ci vollero più di 10 secondi per far sì che capisse la domanda rivolta da Liz.
-Sì, sì. Tutto bene! Ehm.. Ho preso dell’acqua fresca e questa ascia, Eko è parecchio vulnerabile negli ultimi giorni.- Le mostrò le due bottiglie nello zaino e l’ascia che portava sotto al braccio.

La ragazza accennò un leggero sorriso. – Già, mi dispiace molto per Eko. Ana Lucia era una sua amica, deve essere sconvolto.-
-Chi? Eko? Anche se lo fosse non lo manda a vedere!-
rispose secco Charlie.
Liz sorrise.
Stava iniziando ad avviarsi verso la sua postazione, il timer era sceso ai 92 minuti, ma Charlie la bloccò porgendole una domanda: - Hai una splendida voce, sai? Ma sono sicura di averti già sentito cantare. Sei una cantante famosa? Hai una band?-
 

*inizio flashback*
Il suo sogno si era realizzato.
Da un anno cantava nei locali più famosi della città. E in quell’ultimo periodo era stata contattata da una nuova casa discografica con sede a Melbourne. Liz e la band, senza pensarci più di tanto erano volati in Australia per il nuovo contratto.
David, il chitarrista della band, nonché suo fidanzato si comportava in modo strano.
Da qualche mese Liz aveva iniziato a pedinarlo. Aveva scoperto che la stava tradendo con la corista, nonché sua grande amica.
Fino a quel giorno non ne aveva fatto parola con nessuno, nemmeno con lui. Voleva che prendesse l’iniziativa di parlarle e spiegarle che magari era stato solo un piccolo cedimento.
Ma quella sera, durante uno dei loro primi concerti nella cittadina australiana, Liz aveva perso le staffe.
Quei due si guardavano in continuazione, ammiccavano senza tregua e la gelosia della ragazza era salita alle stelle.
Lasciò il palco mentre il resto della band continuava a suonare. David le corse dietro per una spiegazione.
– Che diavolo stai facendo?- la rimproverò.
-Cosa sto facendo io? Cosa stai facendo tu, piuttosto?- le lacrime stavano iniziando ad inondarle gli occhi.
-Che stai blaterando?-
-Smettila di fare il finto tonto, so tutto. So che mi tradisci con quella là.-
Indicò l’ormai ex amica con la testa.
David non sapeva cosa rispondere. Rimase in silenzio.
-Grazie per avermi fatto credere di essere amata.-
Liz prese le sue cose e corse via. David lasciò cadere a terra la sua chitarra e la seguì.

*fine flashback*

Liz si immobilizzò. – No, ti stai sicuramente sbagliando con qualcun altro.-
Charlie era confuso. – Sarà, ma io la tua voce l’ho già sentita!-

Tornò in spiaggia, mentre Liz si diresse davanti al computer. La sua chitarra era poggiata lì a terra, pronta per risuonare nella stanza lievi note. La chitarra, l’unica cosa preziosa che le era rimasta.


Kate tornò nel bunker. Jake le aveva chiesto di far compagnia a Liz, era rimasta sola, e l’idea che qualcuno potesse rapirla o ucciderla, non gli piaceva affatto.

15 minuti ancora e l’allarme avrebbe iniziato a suonare.
Spesso Kate pensava a cosa sarebbe potuto accadere se nessuno digitasse quei maledettissimi numeri. Erano diventati il suo incubo peggiore. 4-8-15-16-23-42. Li sognava ogni notte, e ogni notte si svegliava con la paura che qualcuno potesse dimenticare di premerli.

Liz era ancora lì. I piedi poggiati sulla scrivania, la testa sulla spalliera della sedia e in grembo la sua inseparabile chitarra. Da quando erano naufragati, le note che le faceva produrre, rendevano un poco più leggera la loro nuova vita sull’isola.

Ascoltando la dolce melodia, Kate sorrise. Si avvicinò alla ragazza.

-Ehi! Charlie va in giro dicendo che stasera ci canterete qualcosa. Qualche canzone che conosco?’-
-Cosa? Charlie non sa quello che dice.-
Liz si alzò dalla sedia come presa da una scarica elettrica.
-Ehi, ehi. Tranquilla. Fa bene a tutti sentire un po’ di buona musica.- Kate le sorrise cercando di calmarla.
-Io non canto stasera. Charlie può farlo anche da solo. Io non canto! Non canto davanti a nessuno.-
Kate stava iniziando a preoccuparsi. Liz aveva iniziato a girare per la stanza senza tregua, dicendo di voler prendere a pugni quel nanerottolo di Charlie.

-Liz, ascolta. Molti di noi hanno dei segreti, è normale. Anche io ne ho, non puoi immaginare quanti. Non posso sapere quale sia il tuo, ma se vuoi sono qui per ascoltarti.-

La ragazza rimase ad ascoltare ogni sua parola, gli occhi chiusi come se riflettesse su qualcosa.

-Per colpa mia, della mia musica, è morto un ragazzo.- Lo aveva detto. Finalmente lo aveva detto a qualcuno.
-Era uno dei chitarristi della mia band.- Le lacrime, come quel giorno, le riempirono gli occhi.
Si sedette sulla sedia vicino a Kate. – C’è stato un incidente. Il suo nome era David.- Le raccontò ogni particolare della storia, dell’odio che aveva provato e il dolore nel vederli insieme.
 

*inizio flashback*
David la seguì. Fuori pioveva.
-Liz, aspetta! Fammi spiegare.- La ragazza piangeva. Non voleva voltarsi indietro. Aveva lasciato passare un suo tradimento l’anno prima facendo finta di niente, ma non poteva farlo di nuovo, faceva troppo male.
-Vattene via. Torna da lei!-
-La nostra musica! Abbandoni tutto e tutti? Sei nata per cantare, e noi siamo nati per farlo con te!-
stava cercando di convincerla a tornare indietro.
-Non dare la colpa a me se sta andando tutto in frantumi. Sei tu che hai rovinato tutto. La mia musica sarà sempre con me, sta a voi adesso arrangiarvi e trovare qualcuna in grado di sopportarvi, di sentire le vostre stupide canzoni. Posso benissimo vivere e continuare senza di voi.- Erano mesi che desiderava urlagli contro quelle parole, ma sicuramente in seguito se ne sarebbe pentita amaramente.

Un rumore assordante la immobilizzò sotto la pioggia. Non aveva il coraggio di girarsi. Sentì lo stridere sordo delle ruote di una macchina sfrecciare via.
Chiuse gli occhi, quando li riaprì si ritrovò girata dalla parte opposta.
Qualcuno era sdraiato a terra. Di David non c’era più nessuna traccia. Liz sperava fosse corso nel locale per chiamare aiuto. Più si avvicinava a quel corpo, più aveva paura.
Li separavano solo pochi metri. La spilla rossa sul petto del ragazzo non lasciò alcun dubbio. Era David.
Liz corse da lui, si buttò a terra. Con l’orecchio poggiato sulla bocca e la mano sul suo petto cercava di sentire il respiro, ma purtroppo l’ultimo era stato inspirato pochi minuti prima.
Iniziò a piangere. Si guardò attorno, ma non c’era nessuno. La strada era isolata.
Fuggì via, per paura che qualcuno potesse trovarla ed incolparla per la sua morte.

*fine flashback*
 

Kate rimase ad ascoltarla senza emettere parola.
Il viso di Liz era completamente invaso dalle lacrime.

-Nessuno sa questa storia. I miei genitori non sapevano del mio ritorno a Los Angeles, credono che io sia ancora in Australia. Nessuno sa che sono qui. La vita mi ha punito.
Non voglio che Charlie scopra la verità. Io non volevo ucciderlo.- Non riusciva a smettere di piangere. Kate la strinse tra le braccia.

-Io so che sei qui, e anche se non è una gran consolazione, mi prenderò io cura di te. Non è stata colpa tua la morte di David. Lui non avrebbe dovuto tradirti. E’ lui che è stato punito dalla vita, tu hai solo fatto ciò che dovevi. Non avrebbe dovuto comportarsi così- le sue parole rincuorarono la ragazza.
-Davvero ti prenderai cura di me?-
-Certo! Quando hai bisogno, sai dove trovarmi.-
le sorrise. –Adesso però, dovresti far contento Charlie, e anche me. Desidero sentirti cantare. Tutti noi abbiamo bisogno di una serata diversa dal solito. Un po’ di musica per rilassarci servirebbe ad ognuno di noi.-

Liz, ancora incredula su quale fosse la sua scelta, annuì.


Fuori iniziava a farsi buio. Erano tutti intorno al grande fuoco al centro della spiaggia.
Charlie in piedi davanti a tutti.
-Non verrà, vero?- si rivolse a Kate che non sapendo come rispondere, alzò le spalle come in segno di resa.
Il ragazzo si guardò ancora per un po’ attorno, poi iniziò a strimpellare qualche nota.

‘Eccola’ qualcuno urlò.
Si girarono tutti verso la giungla. Una figura magra e alta sbucò dalle alte piante che li separavano dalla fitta vegetazione.

Liz si sistemò la chitarra al collo e si avvicinò agli amici.

Kate l’abbracciò. –Sono felice tu sia qui!- le sorrise.

-Bene. Liz, a te l’onore di cominciare la serata.- Charlie si fece da parte, lasciando spazio alla ragazza.

Iniziò a cantare la prima sua canzone diventata famosa.

Jake vicino a Kate. –Prenditi cura di lei, ho notato che andate d’accordo. Ha bisogno di te!-
-Lo farò!-
Jake le sorrise.

Finita la canzone, rimase qualche secondo con gli occhi chiusi.

Charlie le si avvicinò. – Adesso ho capito dove ti ho già sentita cantare. Adoro le tue canzoni.-
-Oh. Mi spiace per quel ragazzo. Il chitarrista.-
-Già.-

Si immaginò il sorriso di David, la sua immagine comparve per l’ultima volta nei suoi pensieri.

 

 

  
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