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Autore: Zaphirya    13/09/2008    1 recensioni
Lisa è una donna malata di cancro che entra in un ospedale ma la stanza dove la mettono sembra una casa di bambole dove le persone aspettano inerti il proprio futuro ,tranne Andrea.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1
La stanza delle Bambole



1.Ricordi
Me ne stavo seduta sul dondolo con le mani sulla vita mentre ripensavo a mia madre.Non era passato molto tempo da quando era morta.Ultimanmente ci ripensavo spesso a quello che mi diceva,ma ancora più spesso ripensavo a quanto avevo perso,a quanto non avevo assorbito da lei.Non mi sembrava abbastanza.Io non avevo fatto abbastanza.
Era una donna forte, mia madre.Ma non aveva potuto fare nulla contro quel cancro che l'aveva presa e se l'era portata via.E ora toccava a me.Quando me lo avevano diagnosticato sul mio viso era comparsa certamente una smorfia di dolore.E mi ero infuriata anche,ma non avevo pianto.Non potevo,non ci riuscivo da quasi 31 anni...
Mi ricordo quel giorno in maniera sfocata,latente, forse perchè è così che voglio.Non ricordare.Dimenticare,invece il giorno in cui avevo realizzato che mia madre non sarebbe guarita.
Aveva preso la strana abitudine di dormire con Fiore la mia tartaruga di pezza di quando ero piccola.Una sera sul tardi tornando dall'università l'avevo incontrata sulla porta.
Dov'è Fiore?-mi chiese angosciata
Non lo so mamma ma perchè lo stai cercando?-era ancora presto per cercare quello stupido pupazzo di pezza pensai stanca e distratta.
Lei mi guardò e poi disse che non se lo ricordava scoppiando a piangere tra le mie braccia.Quella donna piccola e fragile singhiozzava di disperazione.Molti anni dopo ho capito che aveva solo paura di perdere se stessa,forse aveva rinchiuso la sua anima in un oggetto inanimato e materiale perchè non potesse volare via,perchè al mattino la ritrovasse accanto a lei.
Sapevo fin troppo bene cosa significava avere il cancro.Ne avevo di certo più di una labile conoscenza accademica.Il corpo si deteriora e con esso anche la mente.La stanchezza e la paura di non arrivare a casa ti bloccano impedendoti di fare anche le cose più semplici diventando così prigionieri del proprio corpo.Condannati a morte senz'appello.
Adesso l'immagine smarrita di mia madre mi perseguita di notte e di giorno,ho paura di diventare come lei.Già ma io non sono lei.Io mi farò curare.Non resterò ferma ad aspettare.Così eccomi seduta sul dondolo ad aspettare che l'autobus delle 10 mi porti all'ospedale.
  
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