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Autore: Gaia2903    12/08/2014    5 recensioni
Lei era bellissima, aveva una chioma corvina troppo lunga e folta per la sua giovane età, liscia, imperturbabile, mai un capello fuori posto. Era brillante, come quelle della pubblicità della garnier, ho sempre voluto toccarle i capelli, ma non mi sono mai permesso, se qualcuno li avesse scompigliati, distrutto l'ordine nella più bella opera d'arte mai congeniata da Dio, quello non sarei stato io. Lei li sfoggiava senza rendersi conto della loro reale bellezza, senza sapere che ogni volta che si muoveva la seguivano come uno stormo di uccelli in volo, delicati, ma allo stesso tempo forti, di un'eleganza Vittoriana: essi sono la parte di lei che rimembro con più tenacia, che non potrò mai dimenticare.
[...]
Io sono Leonardo e sono stato costretto a vivere nella rumorosa metropoli di Intrap dai miei genitori.
Siete curiosi di scoprire le avventure di Leonardo? Be' lo spero tanto! E’ la mia prima storia quindi sarei molto felice se vi piacesse e se mi faceste leggere cosa ne pensate!
Grazie in anticipo a chi lo farà!
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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~Intrap


Lei era bellissima, aveva una chioma corvina troppo lunga e folta per la sua giovane età, liscia, imperturbabile, mai un capello fuori posto.
Era brillante, come quelle della pubblicità della Garnier, ho sempre voluto toccarle i capelli, ma non mi sono mai permesso, se qualcuno li avesse scompigliati, distrutto l'ordine nella più bella opera d'arte mai congeniata da Dio, quello non sarei stato io.
Lei li sfoggiava senza rendersi conto della loro reale bellezza, senza sapere che ogni volta che si muoveva la seguivano come uno stormo di uccelli in volo, delicati, ma allo stesso tempo forti, di un'eleganza vittoriana: essi sono la parte di lei che rimembro con più tenacia, che non potrò mai dimenticare. L'ultima volta che la vidi fu il giorno in cui mi trasferii, ricordo che pianse così tanto da farmi pena, mi faceva sempre sentire in colpa quando facevo qualcosa che non l'aggradava.
Le volevo davvero molto bene, ora, purtroppo, non è che un ricordo offuscato dall'inesorabile scorrere del tempo.
Io sono Leonardo e sono stato costretto a vivere nella rumorosa metropoli di Intrap
* dai miei genitori.
Ci siamo trasferiti perché i miei cari tutori a vita sono famosi scienziati, sempre alla ricerca di una qualsivoglia forma di studio e conoscenza, non che siano da biasimare, probabilmente, con la materia grigia che si ritrovano, arriveranno a 120 anni completamente lucidi, con il vigore e la fame di studio noti nella loro professione, ma, be’, diciamo che non hanno mai avuto molto tempo da dedicarmi.
Frequento una prestigiosa scuola non molto distante dalla mia dimora e passo il tempo facendo finta di studiare, perché, sì, "tale padre tale figlio": non ho bisogno di studiare un granché per comprendere anche la più difficile delle tesi.
Ma, per non avere fra le scatole parenti o persone con cui non ho voglia di discorrere, fingo semplicemente di dilettarmi in ciò che tanto amano vedermi fare.
Esco di rado con i miei amici, loro, purtroppo, devono studiare sul serio e non hanno da sprecare tempo preferibilmente dedicabile all'apprendimento.
La mia vita è monotona, mi sento come se stessi trascorrendo il fiore dei miei anni in una prigione gigante, come se fossi legato a quei guinzagli allungabili, che, sì, ti fanno credere di essere libero, ma in verità ti tengono solo nei confini entro i quali vogliono che tu rimanga.
So da molto che, per qualche ragione, i miei mi tengono "in trappola", ma non mi piace affatto, mi inquieta.
È da un po' che la signora Madre e il suo amato coniuge mi costringono a sottopormi a prelievi e controllano ciò che mangio e i miei escrementi; alquanto invadente direi, ma non pensate che per questo siano più presenti, tutt'altro! Se ne stanno sempre nel loro laboratorio personale! Ormai, però, non mi interessa più, facciano quello che vogliono.
Il suono fastidioso della sveglia apre una nuova fantastica giornata.
Spalanco pigramente le palpebre e mi dirigo, con l'elegante andatura di un bradipo, al bagno per la mia monitorata pisciatina mattutina.
Dopo essermi piacevolmente liberato, mi reco nella sala da pranzo per nutrirmi con ciò che mi rifileranno i miei adorati genitori.
Non sono nemmeno sicuro che lo cucinino loro questo cibo.
Oh, sorpresa! Stamani per colazione un chiodo di garofano e una barretta di cioccolato, amo la coerenza dei mie cari.
Amo in egual modo la dolce mucca della Milka però, dunque divoro ciò che mi ha gentilmente offerto e osservo il vegetale che giace inerme sul piatto: non ho nessuna intenzione di mangiarlo.
Lo afferro e mi congedo con i signori genitori dicendo che verrà consumato strada facendo.
Prendo la cartella ed esco.
Non ho mentito, il chiodo di garofano verrà effettivamente assimilato da qualcuno strada facendo.
Come avrete capito, non da me, bensì da Garlic, il coniglio da guardia della vecchina la quale possiede il non poco modesto lotto che si erge di fronte al mio.
Proseguo il tragitto momentaneamente felice per essermi liberato dell'orribile quanto nutriente seme, ma solo per la misera durata di una giornata scolastica, dato che so, che quando controlleranno le mie adorabili feci, non ne troveranno i resti.
Sono in classe in perfetto orario, vado al mio banco e mi siedo preparandomi a dormire per ben cinque ore, oh yeah.
- Ciao, Leo- mi interrompe la vocina da Umpa lumpa di Elbert, mio smisuratamente detestabile compagno di banco, alto un metro e un chiodo di garofano - Oh, buongiorno Elbert o meglio, se voglio concederti di pensare che siamo amiconi: Erby- risposi derisoriamente al piccolo e dolce Erby, adoravo prendermi gioco di lui.
- Ahahaha amo quando parli così!- mi stupì il nano da giardino ridendo. Io parlavo sempre così, il registro linguistico del quale facevo uso per esprimermi a scuola era ulteriormente sopra la media, cavolo.
- Caro Erby, sai che utilizzo abitualmente un linguaggio forbito nell'ambiente scolastico-.
- Buongiorno studenti! - entrò trafelata l'inutile professoressa di... No aspetta, non mi ricordo cosa spieghi, diamine, ora glielo chiedo:- Professoressa, mi scusi tanto, questa mattina sono alquanto confuso, a tal punto da non ricordare la materia da lei spiegata, potrebbe per favore rinfrescarmi la memoria?- inutile dire che la classe iniziò a dimenarsi convulsamente, liberandosi in risate oltremodo scimmiesche.
- Ma certo mio caro, spiego grammatica e letteratura- rispose l'insegnante con uno strano bagliore negli occhi, forse dovuto al fatto che sono l'unico suo alunno che non si esprime come se si stesse scaccolando con il libro di testo, vedere per credere.
Ora che sapete cosa ci fa quella povera disgraziata a scuola, io mi appisolo.
Due ore dopo suona la ricreazione, wow, fingo di prestare attenzione talmente bene che nessuno mi ha scoperto, sono un genio.
Vediamo cosa si cela nel mio cestino della merenda.
Una manciata di chiodi di garofano ed un bigliettino:
" Figlio diletto, sapevo che non avresti mangiato il chiodo di garofano, quindi ho ringraziato il coniglio e ho pensato di offrirti un miserabile pranzo.
Mamma". 

Distruggo quell'inutile messaggio e costringo l'Umpa lumpa a divorare il mio stupido cibo.
In seguito mi reco dai bidelli e mi servo del mio fascino disarmante per ottenere un meraviglioso hamburger e patatine da McDonald’s.
Passano altre ore e giunge il momento di tornare a casa, ma non mi va di magiare chiodi di garofano per cena, ergo oggi vado dalla nonna.
Scrivo un sms alla mamma e corro dalla mia adorabile nonnina.
Nella via, però, la mia attenzione viene catturata da una chioma di capelli neri e mossi molto folta, mi rimandano a...
No, questi sono troppo mossi per appartenere alla ragazza dei miei ricordi.
La padrona della grande massa di capelli si gira verso di me e il suo volto si contrae in una smorfia di stupore e gioia, non faccio in tempo a chiedermene il perché che questa si avventa su di me gridando il mio nome.
Wow, questo è strano, che il Signore abbia deciso di liberarmi dalla mia noiosa routine?
La prendo al volo e le domando sorpreso e divertito allo stesso tempo:- Ehy, ma tu chi sei?- si allontana molto velocemente e mi squadra con un'espressione a dir poco triste, mi fa tanta pena, mi sento quasi in colpa, che insolita e stranamente familiare sensazione...
Aspetta, lei è... E’... E’ lei!
- Aspetta, non sarai mica Arianna?!- il volto le si illumina - Sì Leo sono io! Scemo, per un attimo ho pensato che non mi avessi riconosciuta!-afferma sollevata.
- Be’, difatti è così- osservo
- ah, be’, suppongo tu abbia ragione...-
- Zitta un attimo, tu che ci fai qui?- la interrompo.
- Ah, questa era decisamente l'accoglienza che aspettavo! Mi sono trasferita qui da sola per frequentare una scuola molto prestigiosa!- concluse con un cipiglio altezzoso
- Highbrain?-
- Sì quella, la conosci?-
- La frequento- mi apro in un ghigno strafottente.
- Davvero ?! Fantastico! mi sei mancato così tanto, non pensavo saresti diventato così alto...-
- Ahahaha e io non pensavo che i tuoi capelli sarebbero diventati mossi, erano davvero meravigliosi- esclamo tristemente.
Lei si zittisce e inizia trafficare nella sua borsa in cerca di qualcosa.
Prende da quella trappola una grande spazzola e inizia a trapassare con i denti dello strumento delle ciocche di capelli , le quali, a contatto con esso, divenivengono liscissime e stupende.
- Ecco, questi sono i tuoi capelli, questa sei tu, bellissima, sei rimasta la stessa che eri anni fa- la guardai come se fosse la cosa più bella del mondo: non mi ero reso conto di quanto mi fosse mancata, anche solo la su presenza, come non mi ero reso conto del fatto che la stessi fissando da un po' troppo tempo.
Arrossisce e sgrana leggermente gli occhi - Anche tu sei rimasto lo stesso, forse un po' più audace, ma... E smettila di guardarmi così! Mi metti in imbarazzo- mi rimprovera nascondendo il viso nella sciarpa.
E' così tenera, sembra un piccolo peluche, dunque la stringo a me come si fa con gli orsacchiotti e sorrido.
- Sei il solito scemo...- afferma attirandomi a sé.
- Zitta, quando non ti ho riconosciuta stavi quasi per metterti a piangere - la schernisco rivolgendole un sorriso strafottente.
- Ma cosa vai dicendo! Non mi sarebbe cambiato nulla- risponde spingendomi via.
- Certo, sto quasi per crederci- continuo con la stessa espressione spalmata sul viso.
- Spero ti venga una paralisi facciale,idiota!-
- Certo, così metteresti il mio viso in una teca per ammirarlo-
- Oppure lo metterei in una piazza per osservare i piccioni che ci cagano sopra!-
- L'hai presa da Facebook-
- Ehm, no... Ti sbagli… Non ne sarei capa…-
- Hai l'inventiva di un tostapane-
- E tu un'intelligenza pari a ciò di cui sei composto: escrementi-
- Oh oh oh! Attenti a Arianna, potrei mettermi a piangere-
- Senti Babbo Natale dei poveri io se fossi in te non metterei in pericolo la mia incolumità in questo modo!-
-Oppure?!-
- Grr!-.
Bene, adesso urge che voi sappiate che Arianna non è una di quelle ragazze che ti minacciano e poi non fanno nulla, lei parte subito all'attacco, e non si serve di semplici schiaffetti per abbattere le sue vittime, ma di veri e propri pugni! Dunque carica il braccio e mi tira un destro veramente notevole, ma, ovviamente, io lo schivo con maestria (ma quanto sono fantasticoso?).
Purtroppo però il gancio si deposita con parecchia veemenza sulla faccia di una nonnetta.
Aspetta... Quella non è una nonnetta, cioè, sì, lo è, ma, ecco, non è una semplice vecchia, quella è la mia nonnina!
- Nonna! - Grido nel panico, esatto, vado subito nel panico, che uomo.
-Oddio!...- sibila Arianna con disperazione.
- Cazzo! L'hai uccisa! Orribile mostro-
- No! Io, ecco, portala dentro che aspetti!-.
Mi carico la nonnina in spalla la adagio sul suo divano.
- Oh nonna, eri così giovane- sussurro accarezzandole la guancia - be’, giovane per la tua nonna-età, ma non sono pronto a perderti...-
- Oddio no! Ferma aahhh!- grido come una ragazzina mestruata quando Arianna prese la rincorsa e si getta sul corpo esanime di mia nonna.
- Rianimazioneeee!- urla la ragazza, come fosse un Sayan, buttandosi sulla povera vecchia.
Ovviamente sappiamo come andrà a finire: Arianna atterrerà sul povero corpo grinzoso giacente sul divano e mi costringerà a fare uno squillo amichevole all'ambulanza. Voi, però, non avete idea di cosa sia quella piccola donna maggiorata.
La nonna spalanca gli occhi e con una capriola si catapulta giù dal divano alla velocità della luce (ma quanto è fantasticosa?!).
- Oi ragazzina che volevi fare? Eh? Assassina di vecchiette! Sapevo che gironzolavi da queste parti da quando Gertrud é stata brutalmente uccisa! Ma ora non mi farai nulla, sono preparata! Fatti avanti pannolino ambulante!- esclama la nonna portando le mani strette a pugno in avanti e saltellando come se stesse per cimentarsi in un incontro di boxe.
- Nonna, Gertrud é morta sei anni fa!-
- Zitto finocchio, non é rilevante! Ora invece di gridare come una ragazzina porta il tuo culo in cucina, il pranzo é pronto cazzo!-
- Arianna, cavatela da sola- concludo svanendo nella sala da pranzo.
- Pannolinooo! Fatti sotto-
- Senta signora, mi dispiace molto per il disagio che le ho causato, ma io non ho cattive intenzioni, la prego di perdonarmi, sul serio non intendevo farle del male- tenta di salvarsi inutilmente.
- Tutte balle!- afferma la vecchia prima di stendere Arianna con un potente sinistro (già è mancina). 



*Intrap: “in trappola” per indicare lo stato d’animo di Leo e per sottolineare il fatto che la metropoli in questione, anche essendo modestamente grande, risulta come una “libertà fittizia”. 



Angolino dell'autrice.

Ehy ragazzi! ^.^ 
Questo è il primo capitolo della mia storia, spero vi sia piaciuto! Che dire, io adoro questi personaggi, soprattutto la nonnina svampita, ne vedremo della belle! Detto questo mi piacerebbe molto se recensiste e ringrazio chiunque di voi abbia letto il mio scritto. 
Grazie mille! Gaia. <3
  
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