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Autore: _xwatson    12/08/2014    2 recensioni
“Secondo me sarebbe bello – anche se abbastanza improbabile – vivere una vita, anche se forse in futuro, più regolarmente. Non essere eccessivamente impulsivi, egoisti, ma nemmeno sdolcinati, timidi, o qualsiasi altra cosa. Insomma, trovare la via di mezzo fra il troppo e il troppo poco. Quando decisi di utilizzare gli steroidi per migliorare le mie prestazioni volevo esagerare, volevo trovare un modo per accorciarmi la strada verso la vittoria, e non andava bene. Ora sto cercando di riprendere in mano la mia vita, di dominare le emozione e controllare le mie esigenze. Non voglio tornare ad essere quello che ero, capisci?”
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Temperantia

This is a story about control, my control
Control of what I say, control of what I do
And this time I'm gonna do it my way
I hope you enjoy this as much as I do
Are we ready?
I am
Cause it's all about control
and I've got lots of it



“La chiave di tutto è nella tua mente, Smythe, nell’autocontrollo, nel potere che hai su te stesso. Pensi di riuscire a controllarti?” Hunter Clarington finì il suo discorso lanciando un’occhiata di sfida al ragazzo che aveva di fronte.
Sebastian alzò con irritazione gli occhi al cielo per l’ennesima volta, con giusto una puntina di arroganza, e poi si riconcentrò su Hunter, a pochi metri da lui, intento a mostrargli di nuovo i passi della coreografia che avrebbe dovuto eseguire alle Nazionali nella canzone in cui avrebbe cantato da solista.
Si concentrò sui movimenti eleganti e precisi di Hunter, sul suo corpo che si fletteva in una lunga serie di piroette, salti in aria e movimenti rapidi in cui si era perso fin dal primo istante, preferendo guardare i muscoli contratti delle braccia del ragazzo, le linee toniche dei suoi fianchi, le goccioline di sudore che ogni tanto scendevano sul suo collo.
“Hai capito?” chiese infine Hunter, fermandosi senza preavviso nel bel mezzo della stanza e strappando brutalmente Sebastian dalle sue fantasie “Non è complicato come sembra, ci vogliono solo determinazione ed esercizio”
Sebastian annuii brevemente, facendo finta di aver seguito attentamente per tutto il tempo “Certo, è un gioco da ragazzi”
Hunter inarcò un sopracciglio ma non disse nulla, e Sebastian riprese a parlare “Mm, potresti farmi vedere la parte iniziale più piano?”
 
Due ore dopo, Sebastian giaceva distrutto in mezzo alla palestra, grondante di sudore e con ogni singolo muscolo del corpo a pezzi.
“Smythe, in piedi. Ora.” Ringhiò Hunter “Ti sei riposato fin troppo”
Sebastian chiuse gli occhi, incapace di accettare il fatto che probabilmente Hunter lo avrebbe fatto lavorare fino a quando quel maledetto passo non sarebbe stato perfetto, e ci sarebbero volute ore, ore, e ancora ore, e a lui veniva da piangere solo al pensiero di alzarsi in piedi.
Hunter era incontentabile. Il fatto di essere un vero e proprio maniaco della perfezione non lo giustificava per aver fatto provare Sebastian  per tutto quel tempo, senza un attimo di tregua, e per voler continuare ancora. Diavolo, anche lui era un essere umano con dei limiti, ma Hunter sembrava essere sordo a quel discorso.
“Smythe, prima che ti venga a trascinare io, e fidati che non ti conviene, muovi quel culo e alzati”
Sebastian gemette e con molta cautela, sorreggendosi prima con le braccia, si alzò in piedi. Provò a fare qualche passo in avanti, ma rinunciò subito dopo, le sue gambe avevano sopportato fin troppo per un giorno solo, meglio farle riposare ancora un po’ prima di sentire le pretese di quell’idiota che aveva davanti.
Osservò con un una smorfia di disgusto la sua maglietta per metà fradicia di sudore, e si ritrovò a pensare con desiderio alla doccia nella sua camera, all’acqua gelata che gli scorreva sulla pelle, alla sensazione di fresco sulla sua pelle accaldata, al letto comodo e pulito e morbido che l’avrebbe atteso subito dopo la doccia.
Dio, quanto avrebbe voluto…
“Sei sordo, per caso?” la voce di Hunter interruppe i suoi sogni ad occhi aperti per la seconda volta quel pomeriggio. Non si poteva nemmeno avere un attimo di tregua, dio.
“Prova ancora tutta la coreografia da capo, vediamo da che punto dobbiamo riiniziare” continuò nel frattempo Hunter, passandosi una mano fra i capelli “Ricorda, controllo del proprio corpo”
Sebastian annuì con un sospiro, richiamò alla mente tutti i pensieri che non riguardavano il ballo, li accantonò in un angolo e appena Hunter schiacciò qualche tasto dello stereo facendo partire il cd, cercò di concentrarsi sulla musica.
Non andò così male come pensava. Certo, era ancora abbastanza impreciso e insicuro su alcuni passaggi, ma almeno non aveva mai perso l’equilibrio o aveva dovuto interrompere il brano, e questo era già un passo avanti.
Azzardò a lanciare un’occhiata ad Hunter, che aveva una smorfia indecifrabile sul viso, e alzò gli occhi al cielo.
Sperare che il suo lavoro andasse bene anche a lui al primo colpo evidentemente era un po’ troppo.
“Come sono andato?” si arrischiò a chiedergli. Il ragazzo, distratto dai suoi pensieri, spostò con stupore lo sguardo su Sebastian, in attesa “Cosa?”
“Ti ho chiesto come sono andato” insistette Sebastian .
Hunter si strinse nelle spalle  con fare evasivo“Abbiamo fatto abbastanza per oggi, puoi andare”
Sebastian aggrottò le sopracciglia e gli lanciò un’occhiata stupita ma non si azzardò a contraddire le sue parole e, quando attraversò la palestra dirigendosi verso lo spogliatoio con la bottiglietta d’acqua e la felpa sottobraccio, notò che il viso di Hunter aveva una sfumatura ancora più  cupa.
Lo superò cercando di frenare la rabbia che sentiva montargli dentro, ed entrando negli spogliatoi sbatté forte la porta dietro di sé. Lui faceva del suo meglio, cazzo. Si stava impegnando più per i Warblers in quel periodo che per qualsiasi altra cosa si fosse mai impegnato nella sua vita.
Passava la metà dei propri pomeriggi in sala prove a cantare e preparare duetti e brani, e l’altra metà a studiare nuovi passi e coreografie, mentre la notte riepilogava la giornata e discuteva su cosa proporre il giorno seguente al gruppo insieme ad Hunter – che sfortunatamente era anche il suo compagno di stanza, giusto per fare in modo che fosse spronato a dare il meglio ogni singolo minuto del suo tempo.
Si ritrovava quindi a studiare la notte, a orari indecenti anche per uno come lui, con la sola compagnia di quantità industriali di caffè, o a non studiare affatto, e tutto questo per un concorso di canto coreografato per il quale non aveva nemmeno la certezza di vincere nonostante le prove tutti i pomeriggi. Si svegliava ogni mattina con delle occhiaie spaventose, una stanchezza infinita e la voglia di buttarsi di nuovo sul letto e sprofondare lì fino alla fine di tutto quel periodo che lo stava lentamente uccidendo.
Sapeva che Hunter lavorava ed era distrutto almeno quanto lui, ma in qualche modo riusciva a reggere la pressione meglio di Sebastian, che sentiva i nervi andargli letteralmente a pezzi ed era ogni singolo giorno un passo più vicino al punto di rottura.
Hunter faceva tutto quello per riscattarsi dalla faccenda degli steroidi dell’anno prima, faccenda che gli era costata la reputazione e diversi mesi in un centro di recupero di cui parlava assai di rado.
Sebastian invece voleva dimostrare qualcosa. Dimostrare qualcosa ai suoi compagni di squadra, ai ragazzi che lo guardavano male sussurrando quando passava nei corridoi, alla sua famiglia, al mondo intero, ma soprattutto a sé stesso.
Voleva dimostrare che lui ce la poteva fare, che aveva la stoffa per tirare avanti nonostante tutto e tutti gli fossero contro, che aveva talento, determinazione, coraggio e che soprattutto tutti possono riuscire a cambiare, anche lui.
E se per dimostrare tutto questo avrebbe dovuto dormire quattro ore a notte, e girare per la Dalton in stile cadavere, beh, ce l’avrebbe fatta.
 
Quando Hunter tornò nella stanza era notte inoltrata. Sebastian aveva deciso appena qualche minuto prima di mettere da parte i compiti di matematica e copiarli da qualche secchia la mattina seguente, e si era letteralmente buttato nel letto, raggomitolandosi con le coperte fino al collo per stare al caldo, come piaceva a lui, sperando ardentemente in un lungo sonno senza sogni.
Non ancora del tutto addormentato, mugugnò e rivolse un’occhiataccia ad Hunter quando aprì la porta della loro stanza e un fascio di luce gli arrivò sul viso. Hunter chiuse velocemente la porta, e si tolse la maglietta velocemente.
“Ancora sveglio, Sebastian?” chiese con una punta di ironia nella voce, rovistando nei cassetti dell’armadio alla ricerca della biancheria.
“Vaffanculo” rispose lentamente il ragazzo sentendosi interpellato “Non sono riuscito a studiare matematica, troppo stanco”
Hunter ridacchiò a quelle parole “Oh, povero piccolo Smythe, che non è riuscito a studiare matematica perché era così stanco..” si interruppe quando venne colpito da una scarpa che Sebastian gli aveva appena lanciato “Vado a farmi la doccia, comunque” si interruppe quando notò che Sebastian si era allungato per prendere anche l’altra scarpa “Non provare a – Idiota” scosse la testa fra sé e si massaggiò il polpaccio, prima di dirigersi verso il bagno e chiudere la porta dentro di sé.
Sebastian si stiracchiò sul letto, con lo scroscio dell’acqua della doccia e la voce di Hunter che canticchiava a mezza voce come sottofondo – tanto valeva che si svegliasse subito, tempo che Hunter finisse la doccia e avrebbero dovuto parlare ancora una volta della scaletta per le Nazionali.
 
E infatti andò così. Hunter, con la pelle ancora umida per la doccia, tirò fuori da una cartellina le canzoni che avevano già fissato, e appuntò che la coreografia della canzone con Sebastian come solista era da perfezionare.
Il ragazzo, sentendosi citato in causa, alzò gli occhi al cielo “Che diamine c’è in quella coreografia che non va? Capisco che tu voglia che tutto sia perfetto per vincere e dimostrare che ce la puoi fare anche senza steroidi, ma stiamo dando il meglio di noi stessi, e quella coreografia va bene, e soprattutto non l’ho provata tutto oggi per niente
Hunter,  che si era visibilmente irrigidito quando l’altro aveva nominato la faccenda degli steroidi, alzò le spalle “E’ ancora da migliorare”
“Ma perché?”
Hunter sospirò “Andrai a dormire senza una risposta, Smythe?” Al sorrisetto di Sebastian, scosse lentamente la testa.
“Sai cos’è la temperanza?”
Sebastian sbuffò a quella domanda “Non sono ignorante, Hunter. La temperanza è la capacità di moderarsi, vivere una vita regolata, noiosa, uguale giorno per giorno, e stronzate simili. Cosa centra con la mia coreografia?”
“Sapevo avresti risposto così” rispose Hunter “In realtà la temperanza è quella cosa che ti ha permesso di riuscire a fare quel passo oggi. Sei riuscito a controllare i tuoi pensieri, i tuoi timori, la stanchezza e tutte le cose che ti avrebbero distratto e ti sei concentrato solo sui movimenti che dovevi fare”
Sebastian alzò un sopracciglio “Okay, forse sei riuscito a trovare un’utilità anche alla temperanza, ma resta il fatto che una vita seguita con moderazione non può essere altro che noiosa”
“Perché? Credi che non riusciresti a controllarti nemmeno se trovassi un motivo per farlo, uno scopo, una persona, una qualsiasi cosa..?”
La cosa che stupì veramente Sebastian era che riusciva a vedere la sincera curiosità che traspariva dagli occhi chiari di Hunter, e questo lo portò a riflettere un po’ più seriamente sulla risposta da dargli.
“Beh, non lo so. Forse, ma dopotutto nessuno ha la certezza di trovare qualcosa di abbastanza forte a cui aggrapparsi, quindi tanto vale vivere la propria vita come si vuole, senza badare a noiose regole, e contare solo su sé stessi”
Senza quasi accorgersene, Sebastian si ritrovò a dire cose più profonde di quanto avesse voluto, e ad ascoltare le risposte altrettanto profonde di Hunter, e parola dopo parola, frase dopo frase, notò che il modo in cui l’altro lo guardava era leggermente cambiato.
D’istinto si spostò lievemente indietro sul letto su cui entrambi erano seduti, in modo da non toccare più con le sue ginocchia quelle di Hunter, e si irrigidì leggermente.
“Secondo me sarebbe bello – anche se abbastanza improbabile – vivere una vita, anche se forse in futuro, più regolarmente. Non essere eccessivamente impulsivi, egoisti, ma nemmeno sdolcinati, timidi, o qualsiasi altra cosa. Insomma, trovare la via di mezzo fra il troppo e il troppo poco. Quando decisi di utilizzare gli steroidi per migliorare le mie prestazioni volevo esagerare, volevo trovare un modo per accorciarmi la strada verso la vittoria, e non andava bene. Ora sto cercando di riprendere in mano la mia vita, di dominare le emozione e controllare le mie esigenze. Non voglio tornare ad essere quello che ero, capisci?”
Sebastian si ritrovò a pensare che in fondo Hunter era una bella persona. Certo, aveva sempre saputo che non era totalmente un cattivo ragazzo, ma c’era stato quel periodo l’anno scorso in cui la sua vita era governata interamente da quella malsana ossessione di primeggiare su tutti, a qualsiasi costo. Lo ammirava molto per essere riuscito a superare quel brutto periodo, per essere riuscito a vincere su stesso, per essere diventato quello che era.
“Onestamente, la tua storia della temperanza ha qualche pecca. Nessuno è talmente  perfetto da governare ogni proprio impulso, nessuno non combinerà mai una cazzata colossale almeno una volta nella vita, e se te lo vuole far credere allora sta mentendo.
Siamo tutti fottutamente umani, Hunter. Sbagliamo, cadiamo, ci facciamo male, ci rialziamo, amiamo, odiamo gran parte delle persone che ci circondano e pretendiamo di essere capiti senza capire gli altri.
Siamo abituati a questo da fin troppo tempo per cambiare le cose, Hunt”
Il ragazzo face un debole sorriso, guardando negli occhi Sebastian “Non c’è niente di male nello sperare di poter arrivare comunque al proprio limite massimo, Sebastian, ad avere la consapevolezza di aver vissuto la propria vita nel miglior modo in cui avremmo potuto viverla , a non avere rimpianti nonostante si sappia di aver commesso degli errori”
“Che ne hai fatto del vecchio Hunter?” chiese scherzosamente “A sentirti parlare così faccio fatica a capire chi tu sia”
Hunter gli sorrise ancora una volta, e in quel sorriso Sebastian riuscì a scorgere un’infinità di parole non dette che però riusciva a comprendere benissimo “Hai detto tu stesso che siamo umani, ma ti sei dimenticato di dire che il nostro gioco preferito è nasconderci dietro delle maschere che ormai confondiamo persino con il nostro vero viso, e che raramente abbiamo abbastanza forza da rimanere soli e vulnerabili, senza nessuna barriera a separarci dal mondo che ci circonda, senza bugie o vergogne ad avvolgerci”
Sebastian lo osservò terminare il suo discorso, e si maledì per l’ennesima volta quando si ritrovò a pensare a quanto fosse bello il viso di Hunter quando era fermamente convinto di qualcosa, quando cercava di tramutare in parole le convinzioni che aveva e gli ideali in cui credeva fermamente.
“Mi piace quando fai questi tuoi discorsi si ritrovò a dire.
Hunter ridacchiò a quella risposta “Veramente parlo un po’ troppo, ma grazie Smythe”
Dopo qualche secondo di silenzio, in cui Sebastian iniziò a sentire la stanchezza sopraffarlo ora che non c’erano i discorsi di Hunter a tenerlo impegnato, Hunter ruppe di nuovo il ghiaccio e disse “Andrebbe bene lo stesso se ti chiedessi di mettere da parte il discorso della temperanza per un po’?”
Sebastian, con le palpebre che lottavano per chiudersi, alzò lo sguardo “Cosa intendi dire?”
Fu in quel momento che Hunter gli mise le mani sulle guance e pressò le proprie labbra sulle sue, e Sebastian lasciò andare un piccolo gemito incontrollato di stupore.
Le labbra di Hunter erano leggermente screpolate e calde sulle sue e avevano un buon sapore ed era tardi e Sebastian non riusciva più a fare pensieri con un senso compiuto.
Semplicemente baciò Hunter, si perse nei movimenti della sua lingua, nel suo sapore dolce, nei piccoli morsi che lasciava sulle sue labbra e nella sensazione delle sue braccia forti che lo tenevano per i fianchi mentre lo baciava e lui si aggrappava al suo collo.
Si staccarono dopo quella che avrebbe potuto essere un secondo ma anche un’eternità, e Sebastian rise in un modo che apparve strano persino alle sue orecchie ma che attribuì all’ora tarda.
“Direi anche io di mettere da parte la temperanza per un po’” mormorò facendo scorrere debolmente una mano sul petto di Hunter che scoppiò a ridere.
“Non farti strane idee e va’ a dormire che ne hai bisogno, Smythe” disse con un sorriso, trascinandolo sotto le coperte del suo letto e rimboccandogli il lenzuolo fin sotto il mento.
Rimase un secondo in piedi, indeciso sul da farsi, ma prima di pentirsi si avvicinò di nuovo a Sebastian e gli posò un bacio sui capelli; dopotutto quando dormiva era terribilmente carino, e da lui traspariva un’insolita innocenza che non si sarebbe mai potuta trovare nel normale Sebastian.
Sorrise ancora fra sé e sé, pensando di nuovo al bacio, e si intrufolò sotto le coperte del proprio letto; chi l’avrebbe mai immaginato che una conversazione sulla temperanza avrebbe portato a risultati simili?

 
   
 
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