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Autore: Gio_Gio22    13/08/2014    0 recensioni
Jessica è una ragazza che dopo la morte dei suoi genitori,avvenuta quando lei aveva solo 7 anni,va ad abitare dai suoi nonni nelle campagne dello Yorkshire. Qui durante una cavalcata nei boschi sente delle urla umane e,seguendo il suo istinto coraggioso,scopre con orrore da dove provenivano.
È così che conosce Christopher,un vampiro,che gli farà scoprire il suo mondo,che si fiderà di lei e con cui instaurerà un grande rapporto d’amicizia che si trasformerà in amore.
Christopher però ha un potere:quello di comandare il fuoco anche se non ci riesce….ma sarà proprio l’incontro con Jessica a dargli la forza e la determinazione per provare e riprovare,soprattutto quando il Male si sta avvicinando e tu sei anche disposto a sacrificarti per le persone che ami.
Amicizia,Amore,Forza,Avventura. Tutto questo è Vampire Fire-La leggenda.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
Guardai un'altra volta il panorama fuori dalla finestra. Era il primo giorno di vacanze estive e quella mattina il Sole splendeva come non mai. Nella cittadina dello Yorkshire è difficile trovare un giorno in cui le nubi abbandonino il cielo lasciando spazio al Sole.
Erano appena le 7 ma io non ero per niente stanca. Aprendo gli occhi quella mattina mi ero diretta subito alla finestra rischiando di inciampare su Ugo il vecchio cane da pastore dei miei nonni.
Non sapevo il perché quel cane venisse a dormire sul tappeto ai piedi del mio letto quando in giro per casa ce n’erano altri 2000. Bho,forse lo trovava più comodo.
Avevo aperto le ante della finestra lasciando che il primo sole mattutino mi scaldasse le braccia nude e sorrisi non vedendo neanche una nuvola grigia. All’orizzonte si potevano scorgere le montagne blu scuro cosa che non si vedeva quasi mai.
Mi misi le mie ciabatte e scesi in cucina saltando,dalla gioia,due tre scalini alla volta e rischiando di cadere,goffa com’ero.
Mi chiamo Jessica e ho 17 anni. Abito nella campagna dello Yorkshire anche se sono nata a Londra. Perché ho lasciato quella città vi starete chiedendo..bhe a dir la verità sono stata obbligata.
I miei genitori sono morti in un incidente circa 10 anni fa quando io avevo appena 7 anni. Sono venuta ad abitare dai miei nonni materni considerando che tutti i miei zii abitano sparsi per il mondo.
Non ricordo molto di loro visto che non li vedo quasi mai. Ormai saranno passati anni dall’ultimo ritrovo di famiglia organizzato dai miei nonni e dove avevo potuto rivedere tutti i miei parenti ed i miei cugini.
Studio nella scuola superiore della città dove imparo lingue,che adoro! Anche quest’anno è passato e grazie alle conoscenze di mio nonno avevo trovato un piccolo impiego per le vacanze estive.
Vicino a casa mia c’è una famiglia che possiede una scuderia. Io ho imparato ad andare a cavallo da piccola e mi hanno offerto di portare fuori alcuni loro cavalli per delle passeggiate.
Non ho potuto dire di no visto che adoro andare a cavallo e anche perché avrei fatto un po’ di soldi utili per i miei studi o per comprarmi qualcosa. O ancora per viaggiare.
Fatto sta che quella mattina scesi in cucina sana e salva dopo aver rischiato varie volte di cadere. Nonna era alle prese con il caffè mentre il nonno stava leggendo un quotidiano che il postino,suo amico,gli lasciava nella cassetta della posta,alla mattina presto.
“Buongiorno!” li salutai con un sorriso sedendomi poi al mio posto e prendendo un biscotto dalla scatola.
“Ciao Jessica!” mi salutò mia nonna sorridendo creando così delle piccole righe vicino alla bocca e agli occhi “Vuoi del caffè?”
“No no prendo un po’ di succo” risposi versandomene un po’ sul bicchiere.
“Ti vedo molto felice oggi…e anche di fretta” osservò mio nonno che aveva distolto gli occhi dal giornale per scrutarmi con i suoi occhietti azzurri.
Era l’unico della famiglia a parte qualche mio zio e cugino ad averli e a me sembrava così ingiusto. Io ero nata castana con occhi castani. Fortunatamente crescendo mi si erano formate striature bionde che a me piacevano.
Per il resto sono alta,magra e con un viso dolce,come dicono i miei nonni. Secondo altri miei parenti invece ho dei lineamenti quasi asiatici anche se io personalmente non li noto.
L’unica cosa che mi piace di me sono gli occhi:grandi,tondi e di un castano chiaro,simile alla cioccolata al latte quando si scioglie. Alcune volte,quando sono davanti allo specchio,riesco a scorgere delle striature color verde che però spariscono subito dopo.
“Si oggi sono di buon umore,c’è il sole e ho intenzione di andare dai Dilan il prima possibile così da riuscire a portare fuori più cavalli possibili.” spiegai prendendo poi dei sorsi di succo.
“Stai attenta mi raccomando” mi disse mia nonna. Come sempre era lei che mi faceva mille raccomandazioni e anche se alcune volte mi stancava sapevo che lo faceva solo per il mio bene e perché teneva a me.
Salii in camera a cambiarmi indossando un paio di leggings neri,una canotta azzurra e una felpa nera. Finii l’outfit con un paio di vecchie Vans azzurre che usavo per uscire nei campi oppure per farmi una passeggiata. Erano un po’ scucite e sporche ma erano ancora comodissime e finche non si sarebbe formato un buco non le avrei mai buttate via.
Alcune volte mi capitava di litigare con mia nonna per questa cosa ma alla fine lei mi lasciava fare quello che volevo. Non che fossi una viziata testarda,anzi tutt’altro:mi accontentavo di poco,mi piaceva dare una mano ai miei nonni e mi davo da fare anche se non ricevevo niente in cambio.
Insomma in poche parole ero semplice,ed ero sempre me stessa in qualsiasi occasione.
Presi il mio cellulare e sbloccandolo notai un messaggio “Ciao come stai? –Charlotte”. Feci una smorfia tra me e me di dissenso.
Charlotte era la mia ex migliore amica. Dico ex perché a quanto pare aveva preferito andare dietro alle ricche figlie di papà invece che stare con me. Ma dopotutto lei era sempre stata un po’ così,sempre interessata alla moda,al trucco,all’aspetto esteriore,ai ragazzi. Io no.
E così dopo una festa a casa di una di queste figlie di papà che io chiamo Barbie ha cominciato a non guardarmi più fino a non sentirci mai. E da lì ho deciso che era il momento di cambiare compagnia,di voltare pagina.
Ora a distanza di mesi ecco che mi torna a scrivere. Se lo faceva era solo perché voleva qualcosa da me quindi non gli risposi e cancellai il messaggio. Mi faceva schifo quasi pensare a come si era ridotta frequentando compagnie sbagliate. Era diventata una di loro ed era meglio stare alla larga se non volevi una vita rovinata.
Scesi in salotto e dopo essermi messa il cellulare nella tasca della felpa uscii salutando i miei nonni.
Arrivai alla tenuta dei Dilan in 15 minuti di camminata e guardando i pascoli notai che fuori c’erano già diversi cavalli,intenti a brucare l’erba e scacciando via con la coda le prime mosche della giornata.
C’erano diversi stallieri che pulivano stalle,lustravano cavalli oppure li portavano al paddock.
“Eccoti! Tu devi essere Jessica!” una voce mi tuonò alle spalle e girandomi scoprii che apparteneva ad un uomo alto,vestito elegantemente anche se si trovava in una scuderia e che mi sorrideva contento. Mi strinse la mano “ Molto piacere sono il signor Dilan,il proprietario. Tuo nonno mi ha detto che sei brava a cavalcare e quindi gli ho offerto che tu venissi a portare fuori alcuni miei cavalli durante la stagione estiva.”
Sorrisi anche io. Sapevo che dare una buona apparenza fin da subito era fondamentale se volevi avere successo in un lavoro. “Piacere Jessica. Si mio nonno me l’aveva già detto di questo lavoretto estivo.”
“Ascolta oggi hai un cavallo che voglio tu porti fuori. È un giovane saltatore di appena 5 anni,quindi un po’ vivace. Sei in grado di tenerlo a bada?” mi chiese intanto incamminandosi verso le stalle.
“Si ho già cavalcato cavalli vivaci” risposi.
“Bene allora non sarà un problema.” si fermò davanti ad un box dove dentro alloggiava un cavallo dal manto color caramello che mise fuori la testa “Ecco lui è Frizz. Mi serve che tu lo faccia sgranchire un po’,magari gli fai fare anche qualche saltello. Puoi portarlo per i boschi anche,è abituato ad uscire in quelle zone quindi non si spaventerà. Per la sella e chiedi ad uno stalliere,lui ti indirezzarà.” Mi spiegò prima di salutarmi e andarsene lasciandomi nella scuderia.
Accarezzai il muso al cavallo che sembrò gradire “Ciao Frizz! Ehi vuoi uscire bello?” gli chiesi come se lui potesse rispondermi.
“Per la sella devi andare dentro l’ultima porta infondo al corridoio” parlò una voce femminile facendomi sussultare. Era di una ragazza mora,alta e magra come me,vestita con una semplice maglietta e dei pantaloni da cavallerizza. Ai piedi portava degli stivaletti dalla caviglia.
“Ah grazie mille” gli sorrisi.
Lei ricambiò “Piacere Emily” e mi strinse una mano.
“Jessica. Sei la figlia del proprietario?” chiesi curiosa.
“Si sono io e tu devi essere la ragazza nuova. Ti ho riconosciuto perché non abbiamo ragazze giovani come te  qui alla scuderia.” disse sempre sorridendo. A differenza mia sembrava molto sicura di se ed era veramente stupenda.
“Si sono io. Devo portare fuori Frizz” dissi non sapendo che raccontare.
“Ah il nostro giovane saltatore” e si avvicinò a lui per accarezzargli il muso “è forse uno dei cavalli più vivaci e testardi che abbiamo anche se però è molto bravo e quando esce in passeggiata si dimostra tranquillo” mi spiegò “Bhe buona fortuna e buon lavoro” mi salutò prima di girarsi e far svolazzare i suoi capelli mossi.
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Frizz si lasciò sellare facilmente anche se ogni tanto si girava con il collo e mi tirava la manica della felpa.
Salii in sella e partii al passo. Quando uscii dalla tenuta e mi addentrai nel bosco cominciai a farlo correre e mi capitò di dover saltare qualche albero. Era veramente bravo e i suoi movimenti erano ritmici e delicati. Ascoltava e questa era stata una fortuna:un cavallo che non ascolta è forse una delle cose peggiori.
Passammo immezzo ad un piccolo fiume,là dove l’acqua era bassa e scoprii che non aveva paura neanche di quella.
Dopo un ora mi fermai vicino ad una radura circondata da alberi e cespugli. Il sole che fino a prima non riusciva a penetrare attraverso la vegetazione ora splendeva sulla radura scaldandomi le ossa.
Legai il cavallo ad un albero lasciandolo libero di brucare un po’ d’erba. Mi sedetti al sole e guardai gli uccellini volare da un albero ad un altro,le farfalle che si rincorrevano come in una danza. Vidi perfino uno scoiattolo arrampicarsi sul tronco di un albero fino a scomparire tra le foglie.
Chiusi gli occhi sentendo in lontananza lo scorrere dell’acque nel fiume e mi meravigliai di quanti lievi e delicati suoni ci potessero essere in un piccolo bosco.
Ad un certo punto una specie di urlo mi fece aprire gli occhi di colpo e sentii un mugolare,come di una persona che soffriva.
Gli uccellini avevano smesso di cinguettare,le farfalle erano sparite immezzo ai cespugli. Perfino lo sciabordio dell’acqua sembrava essersi fermato. Il silenzio regnava e veniva interrotto solo da questi piccoli urli strozzati.
Solo dopo un altro urlo,più potente degli altri,mi alzai di colpo e non si sa come,invece di dirigermi verso Frizz e di andarmene,andai verso la parte opposta,seguendo il suono di quelle urla strozzate.

Eccomi qui con una nuova storia! Questa volta ho cambiato genera passando da una romantica ad una soprannaturale. Bhe che altro dire spero vi piaccia e che la seguiate in tanti/e.
Fatemi sapere che ne pensate del primo capitolo...aspetto i vostri pareri. :)
Un bacio <3

 
  
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