Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Jetag    13/08/2014    3 recensioni
"Era un'inutile serata di un'inutile settimana d'agosto e da qualche parte a Lima, Ohio un'inutile festa di adolescenti iniziava.
Per Santana Lopez quella era, oltre che inutile, una pessima conclusione di una pessima giornata. L'unico santo motivo per cui si stava trascinando fuori a quell'ora dal suo letto, era Brittany.
Il perché poi, non lo sapeva nemmeno lei."
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce | Coppie: Brittany/Santana
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Buon salve, vacanzieri e non. Solo due paroline per contesualizzare la storia, e poi sparisco.
Questa OS è ambientata nell'estate della prima stagione di Glee ed è nata dal prompt taglio.
C'è una "piccola" modifica di trama del telefilm: Blaine appare già, anche se non si sa bene da dove salta fuori però :c
Hope you enjoy!

 



Di Gatti Vendicativi e Amori Segreti

 

Era un'inutile serata di un'inutile settimana d'agosto e da qualche parte a Lima, Ohio un'inutile festa di adolescenti iniziava.

Per Santana Lopez quella era, oltre che inutile, una pessima conclusione di una pessima giornata. L'unico santo motivo per cui si stava trascinando fuori a quell'ora dal suo letto, era Brittany. 

Il perché poi, non lo sapeva nemmeno lei. 

 

Santana aveva passato l'intera giornata a casa a deprimersi con quel libro che probabilmente era stato partorito da Satana in persona. Il Trono di Spade. Santana non aveva idea del perché si fosse fidata della persona che glielo aveva consigliato e, tranne darsi dell'idiota, non aveva altra scelta che continuare a leggere quello sterminio dei suoi sentimenti e del suo buonsenso. E la cosa stava diventando grave, perché Santana non ricordava di aver passato tutto il giorno chiusa in casa dai tempi delle medie. Nemmeno quella volta con due metri di neve e una quasi polmonite si era risparmiata di passare almeno da Brittany, prima di venir rispedita a casa a calci dalla stessa, perché fa troppo freddo anche per gli unicorni e doveva assolutamente riposare per poter salire sul prossimo arcobaleno

Ma era anche colpa della sua migliore amica se si era trovata costretta a cercare un modo per staccare, che nel suo mondo di solito erano alcool e chissà quale schifezza di pasticche. E questo cambiamento invece, era colpa di Hummel.

 

"Kurt, ma voi sfigati quando non uscite il sabato sera cosa fate?" gli aveva chiesto in un momento di insolito interesse verso il resto dell'umanità

"Non sono uno sfigato." aveva ribattuto piccato

"Oh, andiamo! Rispondi o no?"

"Ci sono tante cose da fare, oltre all'ubriacarsi e scoparsi ogni cosa che respira, Santana. Leggere, per esempio, aiuta a dimenticare della realtà per un po'." 

"Io leggo sempre e non dimentico proprio niente, Fatina, come me lo spieghi?" sbuffò spazientita

"Cos'è che leggeresti tu? I dieci comandamenti di Satana? Se vuoi davvero dimenticare dove ti trovi, devi assolutamente leggere 'Il Trono di Spade'! Ci troverai tanti tuoi simili, ti piacerà."

 

Le piaceva, le piaceva dannatamente tanto. E quando quella sera chiuse il volume secondo, Santana sentì un gran vuoto. Quel vuoto che di solito era riempito da Brittany e dalle sue risate, ma Santana sapeva che non le bastava più lei. O meglio, non le bastava più la sua amicizia. 

Ma questo, Brittany, non era tenuta a saperlo. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, né ora né mai, perché le sarebbe passata. Presto, molto presto. Non che avesse poi molta scelta, o se la faceva passare o se la faceva passare. 

E Santana doveva anche farsi passare quella stupida voglia di riaprire quel fottuto libro e lasciare che, per una volta, il mondo se la cavasse senza il suo fascino e la sua bellezza. Ma non poteva. Perché, anche annebbiata da fumi di chissà quali alcool, Brittany se ne sarebbe accorta della sua assenza, in un qualche strano modo se ne accorgeva sempre. E a Brittany non piaceva la sua assenza, questo almeno Santana lo sapeva con certezza. 

Pensò al suo viso mentre usciva dal bozzolo di lenzuola. Pensò al suo sorriso mentre tirava fuori il primo vestito nero che le capitò tra le mani, indossandolo senza nemmeno guardarlo. E pensò ai suoi occhi mentre guidava verso la casa dell'ennesimo sconosciuto guidata dalle indicazioni della voce metallica del cellulare. 

Si chiese di nuovo perché ci stesse andando a quella cazzo di festa. Per Brittany, certo. Ma aveva senso? Andare lì e guardarla agitarsi contro ragazzi che sembravano volersela mangiare, non era certo la migliore cosa che potesse fare quella Santana dal controllo delle proprio emozioni fin troppo labile. Che poi, era una bell'ipocrita a pensare certe cose, quando era la prima a sbattersi ogni ragazzo passabile che le ronzava attorno. 

Ma Santana non si divertiva in questo. Lo doveva fare, non aveva molte scelte. Doveva mantenere la sua immagine intatta, doveva continuare a fingere, doveva… Doveva dimenticarsi Brittany.

Brittany non aveva nessuno da dimenticare, Santana ne era certa. Brittany si divertiva con i ragazzi, Santana lo vedeva ogni sabato sera. A Brittany non interessava essere impegnata, Santana glielo aveva sentito dire tante volte.

Perché mai avrebbe dovuto essere diverso con lei, una ragazza per di più? Non che per Brittany il sesso di chi aveva di fronte fosse un problema, Santana l'aveva provato sulla sua stessa pelle. Ma non era nemmeno lei certa di volersi impegnare in una relazione; avrebbe significato uscire allo scoperto e non era pronta per tutte le conseguenze. 

Le bastava dare un occhio a Kurt nei corridoi per capire che non era così che voleva passare i suoi ultimi due anni di liceo. Non lo voleva per sé, certo, ma soprattutto non voleva svegliare Brittany dal sogno del mondo di arcobaleni e unicorni in cui si perdeva. Ma questo suonava tanto come una scusa anche alle sue stesse orecchie. 

Scosse la testa, mentre scendeva dall'auto e la brezza serale avvolgeva la sua pelle scoperta, increspandola lievemente. Prese un piccolo respiro. 

Entrò in casa di uno sconosciuto come se fosse la regina, come la regina dell'intero McKinley che era. Ma erano quasi tutti troppo ubriachi o intenti a limonare per accorgersi del suo trionfale ingresso, anche se in ritardo di qualche ora dall'inizio della festa. Come tutti sapevano però, Santana Lopez non si faceva vedere prima delle dieci da nessuna parte, a dimostrare che se era lì non era certo per sua propria esigenza. Stava onorando quei quattro sfigati della sua presenza, ecco tutto. Poco importava se in realtà era sua precisa esigenza andare a quella stupida festa. Non avrebbe resistito un giorno senza vedere Brittany, e nemmeno senza un bicchierino di vodka, a dire il vero. Vodka gratis, ancora meglio.

Il primo a notarla per davvero fu Puck, incredibilmente lucido per avere una bottiglia di vino mezza vuota in una mano, e una ancora da aprire nell'altra. Ma nonostante ciò, si spostò con la velocità di un leopardo davanti alla sua preda. Un minuto prima avvinghiato a una bionda scialba del primo anno, quello dopo con un braccio intorno alle spalle di Santana.

 

"Piccola, sei arrivata finalmente! Ti stavo aspettando." disse strascicando un po' le parole

 

"Con la lingua nella gola di quella puttana, immagino. Dammi l'alcool, Noah, ne ho più bisogno io di te." 

 

Puck fece una smorfia, poi le allungò la bottiglia che teneva nella destra. Santana ne prese un sorso. Che volò presto sul quel prezioso tappeto persiano, insieme a un po' della sua saliva e alla gomma da masticare che aveva in bocca.

 

"Puckerman! Quella roba fa schifo!" disse tossendo e sputacchiando residui di liquido rosso porpora

 

Noah passò lo sguardo dalla bottiglia di nuovo in suo possesso, a Santana e infine alla gomma, ormai trascinata lungo tutto il tappeto da un qualche idiota che l'aveva calpestata. Poi si buttò a terra e scoppiò a ridere, in quel modo in cui possono ridere solo gli ubriachi. 

Santana sospirò prima di girarsi e camminare verso la cucina, o qualsiasi cosa ci fosse a sinistra.

 

"Dolcezza, hai un taglio nel vestito!" emerse da terra Puck

 

Poi ricominciò a ridere.

Lei aggrottò le sopracciglia. Okay, non l'aveva nemmeno guardato prima di indossarlo, ma addirittura un taglio? No, probabilmente Noah vedeva doppio o qualcosa del genere. Dopotutto era ubriaco, e nessuno si fida delle parole di un ubriaco.

Continuò a muoversi in quella casa enorme, e devastata, cercando facce amiche. O perlomeno conosciute. Le sarebbe andata bene anche la Berry. 

Ma prima di tutto, aveva bisogno di alcool per sopravvivere abbastanza a lungo in mezzo a quegli adolescenti sudati. 

Si fece largo a manate non proprio gentili tra la folla che attorniava bottiglie di vino scadente da supermercato, e cocktail mischiati malamente da un qualche ragazzino. Pregò che ci fosse almeno della birra, se proprio non poteva avere di meglio.

Evidentemente, qualcuno da lassù la stava ascoltando con attenzione. Troppa attenzione.

Afferrò due birre, una per sé e l'altra pure. Stava stappando la prima, quando una voce familiarmente petulante le trapanò il timpano sinistro.

 

"Ciao Santana! Non penserai di bere entrambe le lattine, vero?" 

 

"Oh, certo che no! Queste le bevo mentre cerco quelle in bottiglia." Santana scrollò le spalle, ignorando la faccia indignata di Rachel

 

"Ma fa male!"

 

Santana la liquidò con un gesto svogliato della mano. Si girò, scrutando la folla danzante, poi i suoi occhi tornarono su Rachel e videro che stava riaprendo la bocca. Le scoccò una delle sue migliori occhiate infastidite.

 

"Taci, Berry! Hai inquinato la mia aria abbastanza a lungo."

 

"C'è-" tentò ancora Rachel

 

"Nana! Sei pure sorda? Su, sparisci!"

 

Rachel aprì nuovamente la bocca, la richiuse e l'aprì, e la richiuse ancora. Poi sbuffò stizzita borbottando qualcosa come Affari suoi e si infilò sotto il braccio di Karofsky allungato verso un tizio della Dalton, disperdendosi in quella massa di corpi puzzolenti. Santana bevve l'ultimo sorso dalla lattina e un ragazzo passabile che le ballava intorno se la ritrovò poco dopo magicamente tra le mani. Dischiuse la seconda, e si mise in cerca di Brittany questa volta.

Uscì nel giardino con la sicurezza di trovarla nella piscina, se c'era. Ma no, niente da fare. Perché non c'era proprio nessuna piscina, se non si contavano le chiazze di vomito che costellavano il prato.

Si voltò con una smorfia schifata con l'intenzione di continuare la sua caccia alla bionda all'interno della casa, ma una figura gigantesca le bloccava il passaggio. Picchiettò l'indice sulla sua spalla nel modo più fastidioso che le riuscì.

Finn si voltò e le sorrise gentilmente, un po' andato pure lui. Si spostò in modo goffo, i riflessi ancor più rallentati dall'alcool o dal fumo, per farla passare. 

Santana accennò un mezzo sorriso e lo ringraziò silenziosamente con un cenno del capo. Fece appena due passi, prima di sentire di nuovo quella stupidaggine.

 

"Ehm, Santana? Credo che ci sia tipo, ehm… un taglio? Dietro, sul tuo vestito." 

 

Santana lo guardò negli occhi per un attimo ancora. Poi, con uno svolazzo di capelli corvini, se ne andò. 

Doveva trovare Brittany, non si fidava di nessun altro e se ne rese conto forse per la prima volta in quell'istante. E doveva andarsene prima che qualcun altro si accorgesse del vestito rovinato. Sempre che lo fosse per davvero, non credeva a Puckerman o a Finn, ma che motivo avrebbero avuto di mentirle? Beh, Puck non faceva altro che dire puttanate nella sua vita, ma Finn… Finn era buono, e Finn non mentiva. 

Raggiunse la rampa di scale in legno antico che sperava l'avrebbe portata in un posto meno affollato del salotto. Non aveva ancora messo il piede sul primo scalino.

Sbatté contro una testa bionda. 

Quinn Fabray.

In un lampo di quasi lucidità si chiese se potesse andare peggio. Non si diede la pena di rispondere.

 

"Mi era parso che la casa si fosse ristretta, ma non l'avevo collegata all'entrata delle tue bombe finte!" strascicò con voce più ubriaca e stronza del solito

 

"Sarai stata troppo distratta dalle smagliature che tua figlia ti ha lasciato come ricordo del suo passaggio, Barbie." ribatté sorridendo smielata

 

Quinn le diede una spallata che doveva essere violenta, e si fece trascinare da Azimio Adams che passava di lì con la solita giacca rossa degli atleti e l'alito che odorava d'alcool in modo putrido. 

Santana aveva ormai abbassato le difese e stava ricominciando a guardarsi attorno quando Quinn si guardò indietro, forse avendo trovato una ribattuta più soddisfacente di quelle che la sua mente aveva partorito fin quel momento. Ma vide di meglio.

 

"Mia figlia mi avrà anche tagliato in due la figa, Lopez, ma almeno i vestiti ce li ho interi!" 

 

Si allontanò ridendo sguaiatamente e reggendosi incerta a Azimio, che pareva avere intenzioni tutt'altro che da galantuomo. Santana si chiese fugacemente se avrebbe dovuto evitare che finissero insieme da qualche parte, con Quinn praticamente incosciente. Poi sputò la parola Puttana tra i denti come fosse veleno e si mosse quasi rasente al muro, ormai certa del taglio, per evitare che chiunque altro lo notasse. 

Ringhiò, travolta dalla rabbia e dall'umiliazione che stava provando. 

Un'immagine, una foto appesa in camera di Brittany le passò davanti gli occhi, come se gliel'avessero attaccata in fronte. Tre ragazze in divisa rossa e bianca sorridevano con alle spalle il campo di football, quella mora al centro alzava scherzosamente gli occhi al cielo e le due bionde posavano le loro labbra rosee sulle sue guance, una a destra, l'altra a sinistra. Era stato il loro primo giorno da cheerleader, il giorno in cui nacque la Dannata Trinità.

Santana scosse la testa, sconfitta, la rabbia confinata in un angolo dai ricordi. Fermò Puck per un braccio, mentre le sfrecciava accanto puntando un'altra Cheerios che si dava da fare con l'attaccapanni. 

 

"Quinn è con Azimio." disse solamente

 

Noah sbatté le palpebre alcune volte, senza capire. Poi un lampo d'ira, gelosia?, gli attraversò gli occhi come un fulmine a ciel sereno. L'istante dopo correva verso il punto in cui il testone di Adams spuntava e spariva a intermittenza.  

Santana decise che era il momento di vederlo questo fatidico taglio. Si diresse verso il piano superiore, alla ricerca di un bagno non totalmente ricoperto di vomito. Si infilò dentro quella che doveva essere la camera dei genitori con bagno privato, ignorando i due ragazzi nel letto mezzi nudi di cui riusciva a vedere solo i fondoschiena fasciati dai boxer. 

Peccato che loro non ignorarono lei.

 

"Santana! Ma che cazzo fai qui?!" strillò uno dei due, cercando di coprirsi alla bell'e meglio con un lenzuolo

 

Santana non poté fare a meno di rimanere stupita nell'udire quella voce, non immaginava certo che un tipo composto e rispettoso come lui se la spassasse allegramente nei letti degli altri. Sembravano così innocenti quei suoi occhioni di ghiaccio, e invece… 

Quel giorno Kurt guadagnò parecchie posizioni nella classifica di gradimento dei conoscenti di Santana, fin quasi a considerarlo amico.

 

"Porcellana, non ti avevo riconosciuto! Il tuo culo non è poi così inconfondibile come dicono, allora." sorrise ironica

 

"Non potevi bussare?"

 

"Non potevi chiudere la porta a chiave?" scimmiottò "Comunque mi dispiace, non avevo alcuna intenzione di vederti magistralmente chinato di fronte a- E tu saresti?" si bloccò accorgendosi di non conoscere quei riccioli neri arruffati

 

"Blaine Anderson." disse sorridendo gentile e porgendole istintivamente la mano

 

"Ah, no, Blaine Anderson! Non stringerei quella mano per tutto l'oro del mondo." 

 

Kurt alzò gli occhi al cielo. Prese le due camicie da terra, dov'erano volate poco prima, e ne passò una a Blaine, indossando la propria. Riportò lo sguardo su Santana che si guardava attorno, con aria circospetta. Fu quando gli occhi della mora si posarono sul quadro dall'aria costosa alle proprie spalle, che Kurt lo notò.

 

"Santana, hai un-"

 

"Taglio nel vestito, lo so, Fatina." disse a denti stretti, la voce già un poco alterata 

 

"C'è qualcosa che posso fare?" provò Kurt

 

"A meno che tu non abbia una bacchetta magica per aggiustarmi il vestito, sappia far apparire Brittany e teletrasportarmi a casa, no, non puoi fare niente." sospirò guardando la propria immagine riflessa nello specchio dalla cornice di finto oro, appeso sopra un cassettone di legno scuro 

 

Una piccola ruga di disappunto le apparì tra le sopracciglia mentre osservava il vestito. Un taglio percorreva trasversalmente la sua schiena, dalla spalla sinistra per quasi quindici centimetri, i lembi rovinati che lasciavano la sua pelle d'ambra libera di mostrarsi. Tre piccole smagliature si potevano notare nei dintorni, ma impallidivano al confronto di quella mostruosità.

Sembrava fatto da un gatto, ma Santana non aveva un gatto. 

Un dubbio la colpì. Diede un rapido sguardo al davanti per spazzarlo via in un istante.

Era il vestito che aveva indossato al compleanno di Brittany. 

La sera, lei l'aveva invitata a casa sua. Santana aveva pensato che facesse una festa o qualcos'altro del genere, con gente decente. Per questo aveva scelto uno dei suoi vestiti più belli, nero che la fasciava senza però farla sembrare un salsicciotto. Poi però, era rimasta un po' spiazzata dal silenzio che giungeva da casa Pierce, e rimase ancor più spiazzata quando, aperta la porta, se la ritrovò in pigiama e sorridente.

 

"Oh, non ti ho detto che saremmo state solo tu e io?" si corrucciò perdendo quell'entusiasta sorriso di benvenuto

"No, ma non fa niente, Britt. Vado a casa a cambiarmi e torno subito." disse con una scrollata di spalle, sorridendo nonostante l'idea di dormire insieme le incutesse un timore che non aveva mai provato prima con lei 

"Vieni con me, ti presto qualcosa!" disse afferrando la sua mano, e la trascinò in casa 

 

Brittany le diede il suo pigiama preferito, quello con un'enorme faccia di gatto sulla maglia, e la guardò di sottecchi mentre si cambiava proprio lì davanti a lei, com'era successo migliaia di altre volte. Santana gettò il vestito su una sedia poco distante e portò su lo sguardo, mentre le sue mani infilavano di loro iniziativa i pantaloncini lungo le sue gambe, con insolita lentezza. I suoi occhi si scontrarono con quelli di Brittany, illuminati di un bagliore diverso, consapevole quasi. Brittany si alzò, anch'essa lentamente, e si avvicinò a Santana. Le sue mani bloccarono delicate l'ascesa dei pantaloni e li riportarono giù, fino a toglierli del tutto. 

Santana, con solo la biancheria addosso, non distolse lo sguardo da Brittany, mentre lei faceva scivolare anche i propri pantaloncini verso terra e la canottiera volava vicino alla sedia su cui Lord T. aveva posato la sua notevole massa. 

 

"Ti voglio." bisbigliò Brittany, come se fosse il loro segreto, e lo era

 

Santana non rispose, la bocca secca e le parole incastrate in gola. Posò le labbra su quelle di Brittany, dapprima un po' esitante, le mani tremanti sulla sua pelle bollente. Quando la bionda socchiuse la bocca, Santana lasciò libera la voglia di lei e il fuoco prese il sopravvento sulla ragione. 

Ma aveva paura. È solo sesso, si ripeteva, lei non ti ama

E quando il giorno dopo si ritrovò le braccia di Brittany a circondarle la vita, le spostò delicatamente e si rivestì in fretta e furia, com'era solita fare con chiunque altro. Peccato che Brittany, non era mai stata un chiunque altro, e Santana se ne rese conto quando cadde trappola delle sue attenzioni altre e altre volte da quel sedici luglio. Senza però avere mai il coraggio di dirle che non era mai stato solo sesso, senza il coraggio di scoprire se era così anche per lei. 

Quella mattina, sfilò il proprio vestito da sotto la mole di quel gatto obeso e lo buttò dentro una busta di plastica. Rubò la canottiera che l'altra portava la sera prima e dei pantaloni abbandonati sulla scrivania. Posò le labbra sulla fronte di Brittany, prima di uscire da quella casa con due capi mai tornati indietro e un vestito inconsapevolmente rovinato.

 

Kurt dovette schioccare le dita un paio di volte, prima che gli occhi di Santana tornassero a fuoco. Lo guardò, uguale a come lo aveva lasciato pochi secondi prima, mentre capiva chi era stato l'artefice di quel sacrilegio. 

Lord Tubbington, certo. Era sicura che si fosse incazzato perché ci aveva dormito lei con Brittany. Ma pensò che, dopotutto, un vestito fosse un buon prezzo da pagare per una notte come quella.

Santana ridacchiò al ricordo di quel che avevano fatto, poi arrossì violentemente sotto lo sguardo perplesso di Blaine e quello inquisitore di Kurt. Lei tossicchiò a disagio e si passò una mano nei capelli, cercando di riportare i propri pensieri sulla retta via. 

 

"Non è che hai visto Britt, per caso?" chiese dopo momenti di silenzio ancor più imbarazzanti, in cui nessuno dei tre osava nemmeno muoversi

 

Hummel scosse la testa, mentre i suoi occhi sembravano scavarle l'anima e toccare quel segreto e quell'insicurezza che la laceravano.  

Santana decise che la ritirata fosse la cosa migliore da fare, a quel punto, per sottrarsi a quel silenzioso interrogatorio. Era quasi giunta alla porta che si rigirò verso i due, ancora immobili.

 

"E tu Ricciolo, vedi di trattarlo bene. O ti taglio il cazzo e lo do in pasto alle capre¹."  

 

Santana fece l'occhiolino a Kurt, certa che avrebbe colto la citazione, e rise della faccia apatica di quel Blaine, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Poco dopo la raggiunse anche la risata cristallina di Hummel.

 

"È-è pazza?" balbettò la voce di Blaine attutita dal legno, appena udibile da Santana che aspettava impaziente la risposta di Kurt, appoggiata allo stipite 

 

"No, tesoro, è solo innamorata e ha un modo un po' particolare di affrontare i sentimenti." 

 

Santana socchiuse gli occhi, la mano nuovamente sulla maniglia pronta a fare irruzione e dare una lezione pratica di strangolamento. Ci mancava solo che Hummel avesse capito pure di chi era innamorata e lo dicesse a chiunque. In tal caso, avrebbe già potuto andare a consegnare la propria testa e la propria popolarità a quella sciacquetta di Quinn. 

 

"Ma non dirlo nessuno, non sono sicuro che l'abbia capito lei stessa." aggiunse qualche secondo dopo Kurt

 

Sì, Porcellana, l'ho capito purtroppo, pensò un po' con sollievo, un po' con rammarico. Come l'avesse capito lui, però, per Santana restò un mistero. Era diversa, si sentiva diversa, dopo aver preso coscienza dei suoi sentimenti; ma non era possibile che si vedesse. No?

 

"Non è innamorata di te, vero? Non è proprio un tipo contro cui potrei competere." 

 

"No, Blainey… E poi nessuno potrebbe mai competere con te."

 

Santana storse il naso e sentì dei fruscii di lenzuola che le fecero salire la voglia di vomitare zucchero filato color arcobaleno. Poi, quando se ne stava per andare, Anderson si fece risentire con una domanda che la lasciò di sasso. Quasi quanto la risposta.

 

"Kurt, Kurt, aspetta! La persona di cui è innamorata Santana, la ricambia?" disse quasi sottovoce, come se gli interessasse davvero, e forse era così

 

"Ovviamente, ma non credo che riesca a vederlo. Stiamo parlando un po' troppo, non trovi?"

 

Il mugugno di approvazione di Blaine venne prontamente bloccato da un assalto di Kurt, da quel che Santana poté udire. Sbatté le palpebre alcune volte, prima di elaborare quel che aveva appena origliato. 

No, non poteva essere. Kurt si era sbagliato, sicuramente. Aveva confuso il suo flirtare svogliato con Puck per innamoramento, doveva essere così per forza. Brittany non l'amava. Né l'avrebbe mai amata probabilmente. 

Santana si lasciò andare contro la parete che la separava da quelle poche parole che avrebbe preferito non udire. 

E se invece Kurt avesse ragione? Se io non vedessi davvero quello che Brittany prova per me? Siamo andate a letto insieme, certo, ma nessuno delle due è mai stata troppo a lungo con le gambe chiuse… Perché dovrei credere che per lei è diverso come lo è per me? 

Fece qualche passo, la testa che le scoppiava dall'incertezza e dai troppi interrogativi. E no, quella notte non poté mentire nemmeno a se stessa, incolpando ancora l'aver bevuto litri di alcool. 

Pian piano i suoi passi casuali, infine, l'avevano portata ad una terrazza. Fu grata di aver trovato quel angolo di relativa tranquillità, senza vomito, senza ragazzi da interrompere, nonostante i rumori del piano inferiore spezzassero costantemente il silenzio. 

Uno spicchio di luna si ergeva ormai alto nel cielo senza nemmeno una nuvola a oscurare la sua luce, che era poca sì, ma abbastanza da dare un'idea a Santana di dove si trovasse. Durante il tragitto in automobile, aveva semplicemente seguito la strada indicata dal cellulare, troppo intenta a pensare a Brittany per degnare anche solo di uno sguardo ciò che la circondava. Ma da quella terrazza, si rese conto di essere quasi nella periferia di Lima, ai piedi del piccolo promontorio boscoso dalla cui radura si potevano osservare le luci dei negozi e delle case estendersi all'orizzonte di notte. Invece un po' più all'interno, nel boschetto, era dove i ragazzi portavano le loro facili conquiste e se la spassavano indisturbati. Santana lo conosceva bene, quel posto. 

Si appoggiò con gli avambracci al parapetto di ferro intarsiato e osservò il cielo con distaccato interesse, quasi volesse sfidare una stella a cadere.

L'aria notturna le schiariva la mente, e i brividi sulla pelle dovuti allo sbalzo termico erano il meglio che poteva chiedere, dopo il calore soffocante del piano inferiore. Poi si tolse i tacchi e buttò la borsa a terra, ormai arresa al deperimento totale della sua immagine. C'era ancora qualcosa che poteva peggiorare in quella serata senza fine? Se ne sarebbe dovuta andare già da parecchio, lo sapeva, ma Brittany…

 

"Dove diamine si è cacciata?" mormorò al nulla.

 

Infine, capì che il suo karma le stava infliggendo tutto ciò aveva inflitto lei, quando udì la porta che conduceva al balcone aprirsi di scatto e un piccolo sospiro di sollievo invase la relativa quiete che regnava. 

Non si degnò nemmeno di guardare chi fosse, non le interessava, voleva solo che se ne andasse. E chiunque fosse, se aveva almeno un po' di sale in zucca, sarebbe sparito in un battibaleno appena si fosse reso conto del pericolo che correva. Ma non sembrava mostrare particolari istinti di sopravvivenza.  

Poi, però, quel chiunque si mosse e Santana si ritrovò inconsciamente a riconoscere quei passi delicati e quasi impercettibili, l'orecchio di chi era abituato a sentirli gironzolare per casa. Santana sorrise nel sentire il ritmo vagamente cadenzato dagli anni di danza, coreografie e tempi musicali, e seppe con certezza che anche Brittany stava sorridendo per essere riuscita a trovarla, quando lei aveva fallito. 

Con la coda dell'occhio vide che l'aveva raggiunta e che si era appoggiata alla balaustra, poco distante da lei, il volto rilassato volto allo stesso cielo a cui era volto quello di Santana. Quando udì un respiro più profondo e un po' tremolante, Santana era certa che le avrebbe chiesto del vestito, perché sapeva che se n'era accorta. Brittany viveva nel suo mondo, è vero, ma questo non le impediva certo di fare attenzione a chi restava fuori dalla sua mente, e per Santana aveva un ampio riguardo. 

Invece, non era del vestito che Brittany parlò, ma di qualcosa che reputava infinitamente più interessante.

 

"Sei bellissima, stasera." 

 

Santana non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo, un po' divertita un po' irritata. Sono stata una dea il novanta per cento della mia vita, e lei mi deve fare un complimento proprio quando sono sfatta e in crisi come stasera?, pensò.

Ma quelle parole, contro ogni sua razionale volontà, sfiorarono le orecchie di Santana e penetrarono nel suo cuore, la sua pelle d'ambra si increspò di brividi che non avevano niente a che fare con la brezza notturna. Brittany lo notò e la sua mano d'alabastro si pose sicura sull'avambraccio di Santana, e fu la sensazione più familiare e calda che entrambe avessero provato durante quell'intero giorno lontane.

Santana voltò il viso verso di lei. Era lei quella bellissima, altroché. Un abito svolazzante color di giada nascondeva un po' le sue curve perfette, ma non importava. I capelli così chiari d'estate, che rilucevano fin quasi a sembrare bianchi sotto i deboli raggi della luna. Le labbra sottili piegate in un sorriso che per Santana sapeva di casa. E quella spruzzata di lentiggini sul naso, talmente incantevoli che le veniva voglia di passare la vita a contarle. Ma i suoi occhi, oh i suoi occhi… Di un azzurro così intenso che parevano voler diventare blu, quella notte. Si perdevano senza fine in quelli d'ossidiana, fondendosi e creando armonia tra due colori così diversi. Di nuovo accesi da quella luce a cui Santana ancora non sapeva dare un nome. O a cui forse non poteva dare un nome, senza rendere tutto così dannatamente reale.

Brittany fece un altro passo verso di lei. Erano a soli pochi centimetri di distanza, ormai. Ma Santana sapeva che non avrebbero potuto essere più distanti, allontanate forse dalla sua paura, forse dalle stelle che 

sembravano fissarle curiose. 

Finì in un battito di ciglia quel perdersi nell'anima dell'altra, gli schiamazzi dei ragazzi ubriachi nel giardino sotto di loro tornarono di colpo fin troppo presenti, e Santana si schiarì la voce senza però dire nulla. Unì il proprio mignolo a quello latteo di Brittany, aggrappandovisi forte. La portò a casa e anche sulle stelle. 

Fu sua nella limpida notte d'estate, la perse al sorgere del sole. Ma non le importava, andava bene così, per il momento.

E quella notte poco prima di cadere in un sonno senza sogni, mentre le dita di Brittany seguivano lente un percorso invisibile sul suo braccio, Santana non poteva sapere che qualche mese dopo grazie a un'altra bionda avrebbe trovato il coraggio di aprire il suo cuore come una valanga; non poteva sapere che avrebbe sofferto; non poteva sapere che ogni giorno con Brittany sarebbe stato il più felice della sua vita; non poteva sapere che oltre la distanza l'amore avrebbe continuato a vivere. Santana non poteva sapere nulla di tutto ciò. 

Ma, quando si svegliò e il corpo nudo di Brittany premeva contro il suo, Santana strinse la presa sulla sua schiena, affondò il viso nei suoi capelli del sole e si riaddormentò. 

 

Era un'inutile mattina di un'inutile settimana d'agosto e da qualche parte a Lima, Ohio un'inutile festa di adolescenti finiva.

Per Santana Lopez quello era, oltre che inutile, un ottimo inizio di un'ottima giornata. L'unico santo motivo per cui restava nel suo letto a quell'ora, era Brittany.

Il perché poi, non lo sapeva nemmeno lei.











¹ citazione de "Il Trono di Spade" di Shagga figlio di Dolf, dei Corvi di Pietra


Come sempre, grazie a chi è arrivato fin qui! 
Alla prossima :)

Jetag

 

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Jetag