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Autore: CLIFFOVD    13/08/2014    2 recensioni
"Cal, da quanto mi aspetti?"
"Da una vita."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Calum Hood, Luke Hemmings
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Meglio di tutto.



Ad Elina che mi ha convinta a pubblicarla,
Ad Aurora che le avevo promesso di dedicarle una os cake
A Clelia, Ale e Virgy che ci sono sempre state.
     
                                                                     
 



  “Hitting every red light,
kissin at the stop signal darlin’
Green Day’s on the radio.”
 







Luke porta una mano tra i capelli biondi, sospira, non parla. Punta solamente lo sguardo fuori dal finestrino; il bus va talmente veloce che il panorama si contorce sotto ai suoi occhi, lasciandolo  ad immaginare la realtà un po’ come continua a succedere a lui, quando incontra lo sguardo di Calum.
Calum era il suo migliore amico durante la loro infanzia.
Da bambino, era tutt’altra persona che adesso.
Calum amava tante cose da bambino: la bicicletta rossa con la quale arrivava fino a casa di Luke, il gelato, i cuscini morbidi, la piscina e giocare a carte.
Luke se ne sta seduto sul sedile e sposta lo sguardo sul ragazzo che invece è in piedi a qualche metro di distanza, tiene una mano posata contro ad un sedile per tenersi in equilibrio; ne studia ogni particolare, ha i capelli mori spettinati, tirati all’insù dal poco gel che usa solitamente, nell’altra mano tiene il cellulare, muove il pollice velocemente su questo, sporge il labbro inferiore, segno che è concentrato a scrivere qualcosa di importante, d’un tratto sposta lo sguardo sul biondino che arrossisce come un bimbo a cui hanno appena baciato una guancia e si morde il labbro inferiore. Calum ha gli occhi vuoti e Luke lo nota solamente adesso, lo nota quando il blu del suo sguardo brillante incrocia il suo, scuro, spento, di cosa, però, non lo sa.
E’ stanco di avere una vita perfetta? Stanco di essere sempre al centro dell’attenzione? Stanco di cosa, altrimenti?
All’età di sedici anni, quando gli altri dopo scuola uscivano tutti insieme, Calum e Luke si rifugiavano nel garage di casa Hood a suonare e sognare. Sognavano cose differenti, sognavano uno l’opposto dell’altro, Luke una band, magari con l’amico mentre quest’ultimo sognava una carriera da solista.
E Luke ci spera ancora, spera che Calum ritorni da lui e gli dica: -Che cazzo ho combinato, perdonami.-
Perché aveva fatto una cazzata. Due anni di pure cazzate: se n’era andato e non era più tornato e da quel 2 maggio del 2012, giorno in cui il più grande aveva lasciato Luke tra le sue paure, piccolo ed indifeso, contro il mondo, non c’erano più stati i “ Luke e Calum - Calum e Luke” ma solo un Luke triste, come gli occhi.
E adesso che ci pensa, Luke, ha ancora il basso di Calum nella soffitta, tra le migliaia di cianfrusaglie.
 
Scende alla quinta fermata, seguito da un ragazzo col cappuccio sulla testa, una ragazza dai capelli rossi e Calum.
Hemmings. Lo ferma.
Luke non si volta, continua a  camminare mentre Calum lo afferra per un braccio cercando di fermarlo.
Lucas Robert Hemmings.ogni volta che Calum lo vede è sempre più bello. Ha i capelli pettinati all’indietro, una maglietta col simbolo dei My Chemical Romance, un paio di jeans che risaltano le gambe smagrite ed un piccolo sorriso sulle labbra.
Dopo due anni ti ricordi ancora il mio nome. sbotta, fa per voltarsi ma la presa del moro è più forte del previsto.
Non ti ho mai dimenticato.
Nonostante i tentativi di Luke di nascondersi nelle spalle per nascondere le gote rosse Calum le nota e lo prende per mano, ne accarezza il dorso e gli sorride.
Te ne sei andato, e per due anni hai fatto finta che non esistessi, fa male vederti con Michael mentre io me ne sto in disparte a mentire a me stesso.
Luke mente. Si convince che un giorno all’altro, da quella porta che fissa sempre, entri di nuovo Calum.
Non arrivi mai. Io ti aspetto e tu non torni; eri il mio migliore amico e continui ad esserlo anche se ignori tutto ciò che abbiamo avuto. Di cosa sei stanco, mi chiedo. Sei stanco di avere una vita perfetta? Dimmelo e potrò lasciarti in pace.Piange.
“Sono stanco di non avere te, Luke.
Perché te ne sei andato? Ma tutto quello a cui riesce a pensare è il “non avere te” che rimbomba nella sua mente come una d quelle canzoncine noiose che quando entrano in testa non se ne vanno velocemente.
Calum non risponde, gli passa solamente un foglio di carta dove il biondo riconosce scritti in uno scarabocchio i loro nomi.
La legge quando arriva a casa, si siede sul piccolo letto al centro della sua cameretta piena di poster dei Green Day.
 
«Io credo che l’amore sia tante cose.
Penso che l’amore siano i bambini che giocano nel parco, i ragazzi che si baciano sulle panchine. Ma niente di tutto questo mi rappresenta.
Luke, lo sai che non sono niente di ciò che faccio finta di essere. Non sono quello che sta in mezzo alla gente, non sono un coglione che ascolta merdate come Pitbull, sono sempre il solito che impazzisce per Alex. Odio stare con Michael, mi nascondo quando c’è qualche ragazza che mi cerca, non sopporto più questa vita. Mi manca fare un sacco di cazzate con te: rubare le caramelle, mischiare le maglie colorate a quelle bianche mentre tua mamma fa il bucato, insomma, hai capito. Mi manca cantare con te ogni pomeriggio. Ti voglio, Luke. Rivoglio indietro il mio migliore amico. Ma tu non sei soltanto il migliore amico che si possa desiderare; tu sei molto di più.
Me ne sono andato perché tu eri ciò che per me significava Amore ed avevo paura. Perdonami se non sono stato capace di rimanere, ho bisogno di te.
Vorrei baciare le tue labbra, Luke.
Sono sempre stato tuo,
Calum. »
Senza  fiato, Luke fissa l’inchiostro sul pezzo di carta, incredulo.
Lui non sa cosa sia l’amore per il semplice fatto che non è mai stato innamorato, ma come interpretare il battito del cuore che accelera nel leggere “vorrei baciare le tue labbra”?
Si alza in piedi e cerca nel cassetto del comodino le chiavi di casa ed esce. Cammina velocemente verso quella di Calum, la distanza non è molta e impiega poco ad arrivare e scavalcare il cancellino, come faceva ogni volta, quando era più piccolo.
Raggiunge la porta principale, aperta, dalla quale provengono le note di Basket Case, lì c’è Calum, il Calum piccolo come se lo ricorda Luke: innamorato della chitarra, della musica e dei Green Day. E’ con la schiena piegata sulla chitarra e le labbra sono premute l’una contro l’altra. Alza lo sguardo ed il sorriso sghembo in cui erano curvate le labbra quella mattina lascia spazio ad un sorriso dolce, il vero sorriso di Calum.
Lukey, che ci fai qui?
Il biondo gli prende la mano, ricambia il sorriso e mormora.
Io ti credo Cal, credo a tutto quello che mi dici.
S’incanta a guardare i suoi occhi scuri, brillano. Brillano quasi come le stelle.
Mi spiace averti lasciato andare.
Ah sì?
“Non lo farò più, piccoletto.
Forse ti credo.”
“Senza il forse.”
“Posso salvarti, Cal? Da questa vita di merda, intendo.”
“Sei l’unico in grado di rendere la mia vita migliore, l’hai sempre fatto.”
Luke porta le braccia dietro al collo del più grande, rimangono abbracciati per ore, senza dire una parola, solamente in sottofondo si sente il rumore dell’orologio nel corridoio.
 
Luke passa i giorni seguenti a pensare ad un modo per far sorridere di nuovo l’amico.
Mangiano la pizza per due settimane nel loro ristorante preferito.
Calum è sempre più convinto che l’amore sia Luke: il suo sorriso vero, le mani grandi che intrecciano le dita alle sue, i suoi occhi grandi che illuminano tutt’intorno.
Luke, invece, si sta innamorando. Si sta innamorando ed è una cosa fantastica, pensa.
Guarda Calum con gli occhi sognanti .

Lo prende in mano per i corridoi e scrive canzoni per lui che non sapeva di riuscire a scrivere.
Un mese passa in fretta, uno sempre più innamorato dell’altro e viceversa ma non lo sanno. Si convincono che non riusciranno mai a stare insieme, ma si sbagliano.
 
Calum ferma la macchina davanti a casa Hemmings, suona il clacson e dietro il cancellino trova Liz, le mani posate sui fianchi e lo sguardo torvo.
“Sono venuto a prendere Luke.” Dice il moro quasi entusiasta di vedere la donna che gli si para davanti.
Luke esce di casa, saluta sua madre che nel mentre sbuffa ed entrambi montano in macchina.
“Cal, da quanto mi aspetti?”
“Da una vita.”
A quelle parole il più piccolo arrossisce, si stringe nelle spalle e rimane in silenzio per quasi tutto il viaggio.
Calum, che si sente solo nonostante sia con l’amore della sua vita, allunga la mano verso la radio e l’accende. Si era dimenticato che ci fosse “21st Century Breakdown.” Dei Green Day in ripetizione.
E’ troppo impegnato a cantare 21 guns che si dimentica di fermarsi al rosso e sta per bucare uno stop quando la mano di Luke blocca il suo braccio in modo da farlo frenare.
“Sei proprio un disastro, Calum Hood.” Si morde il labbro inferiore preoccupato dalla reazione dell’amico.

Ma Cal osserva le labbra del più piccolo come ogni bambino di sette anni guarda dal fuori del negozio più grande della città, la vetrina dov’è esposto l’ultimo modello di macchinina telecomandata. Ne brama il sapore, le desidera premute sulle proprie ed allora schiude le labbra, non ci pensa due volte a premerle su quelle del più piccolo che, incredulo, ve le preme sopra.
Rimangono così, per istanti interminabili, a baciarsi al segnale dello stop, finché il clacson di una macchina non li riporta alla realtà.
Luke sorride ed è bellissimo quando lo fa.
Arrivano in spiaggia che il Sole sta tramontando alle loro spalle, e per Calum solo Luke è più bello di quello spettacolo; gli prende la mano e lo fa avvicinare a sé.
“Penso tu sia più bello del tramonto. E penso anche tu sia pieno di colori.” Luke accenna una piccola risata ed arrossisce nuovamente. “Lo so che fa ridere, ma dico sul serio. Ma tu sei davvero pieno di colori: l’arancione, il blu ed il nero. L’arancione è ciò che hai dentro al petto, hai dell’arancione dentro perché brilli come le stelle. ‘Scese evitando di guardarla come si evita di guardare il Sole ma la vedeva come si vede il Sole anche senza guardarlo.’ Tolstoj, Anna Karenina, pagina 45, righe 16 e 17.” Dice Calum in un sussurro mentre osserva come le loro mani giocano ad intrecciarsi, come se le sue dita avessero bisogno di quelle del ragazzo per continuare a muoversi. “Non riesco a guardarti perché se sposto il mio sguardo sul tuo rischio di perdermi dentro ai tuoi occhi. Brilli di luce propria come le stelle ed m’illumini. Senza la tua luce morirei. E poi c’è il blu.” Porta la mano sul suo viso e ne accarezza una guancia ancora arrossata, delicatamente, come se fosse una statua di porcellana, come se si potesse rompere anche solo a premere con un po’ di forza le dita sulla pelle.
“Il blu è il colore dei tuoi occhi, e sono belli, più del mare, ed io amo il mare, quindi amo i tuoi occhi.” Fa scendere la mano lungo il suo collo fino al petto, all’altezza del suo cuore e sussurra.
“Qui dentro hai del nero, invece. Hai paura, come ne ho io, ho paura di perderti com’è già successo. Perché tu sei meglio di tutto anche con le barriere che ti circondano. Perché sei meglio di tutto questo, sei meglio del mare, della pioggia, delle notti d’estate, sei meglio del Liverpool e di Gerrard, sei meglio di Somewhere in Neverland, di Hayley Williams, sei meglio di Tolstoj e del negozio di chitarre che sta nel centro commerciale,  sei meglio dello Starbucks alle sette del mattino e, Luke, sei meglio dei Green Day. Sei l’amore, il mio. Quindi adesso lasciami abbattere tutti quei muri che ti sovrastano, lasciami essere il tuo eroe. Ti amo.”
E tutto ciò che riesce a dire Luke è “ Ti amo anche io, Hood.” Perché è davvero, follemente ed irrecuperabilmente innamorato di Calum.






NOTE:
Eccomi con una nuova OS
La mia prima cake, okok.
Vorrei solo ringraziarvi se siete arrivati a leggere fin qua.
Grazie a Clelia ed Elina.
A Virginia ed Ale
Ma soprattutto grazie ad Aurora che mi disse "Quando fai una os in cui quei due limonano come matti dedicamelo."
L'ho fatto, spero la legga.
Saluto Vale, e tutti i miei lov tipo Alessia aka calumhoodgdrs e blabla.
vvb.
Alla prossima 

-G. xx
   
 
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