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Autore: Heyale    14/08/2014    2 recensioni
Luke Hemmings e Clementine Hunt sono due studenti della Norwest High School. Lui odia stare al centro dell'attenzione, ma spesso ci finisce per risse. Lei invece detesta tutto ciò che riguarda Luke, lui compreso. Grazie a delle ripetizioni però, la ragazza scoprirà che quella di Luke è solo una maschera, che lui non è stronzo come si dimostra. Ma ad un certo punto dubiterà anche che il Luke gentile sia una maschera, a causa delle parole che il ragazzo dirà quando tutto sembrava andare per il meglio. Come sarà il vero Luke?
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"E' come dicevo mesi fa...siamo sulla stessa lunghezza d'onda, solo che io vado a destra e tu a sinistra."
"La destra è da sempre la mano preferita." replicai.
"Ma la sinistra è la mano del cuore." asserì lui, avvicinandosi a me. "E' proprio di questo che hai paura, vero piccola Clemmie? Hai paura che qualcuno possa nuovamente ferire il tuo cuore, e volevi liberarti di me per questo motivo."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lost boy
LOST BOY


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"Andiamo Clemmie, lo sai che sono un ragazzo perso senza di te!"
Fissai seccata il biondo seduto davanti a me, che mi guardava con un ghigno divertito dipinto in volto. Non potevo credere di essere arrivata a farmi abbindolare dagli occhi talmente celesti del ragazzo da confondersi col cielo. Mi ero ripromessa, a inizio anno, di non cedere più nessuno. Ma poi era arrivato lui, e i miei piani erano cambiati.
"Pensa a studiare, Luke."
"Non ci starebbe una pausa?" sorrise, malizioso. "So che mi vorresti tirare una padella in faccia, così almeno evitiamo l'omicidio e passiamo ad una bella fetta di pane e Nutella."
"Padella fa rima con Nutella, quindi se vuoi spalmo la Nutella sulla padella e te la sbatto in quel bel visino che ti ritrovi, Hemmings."
Il biondo accennò ad una risata: "Nervosa, Clemmie?"
"Ho solo dovuto portare mio fratello qui a casa tua per farti queste accidenti di ripetizioni, quando a te non frega nulla e mio fratello è di là che gioca col tuo cane."
"A me frega." borbottò. "Ho solo altre cose per la testa, ma ci tengo a passare l'anno."
"Che stai già ripetendo." precisai, sorridendogli sarcastica.
Luke mi guardò male, concentrando poi i suoi occhi sugli esercizi di algebra: "Senti, non ci capisco un cazzo."
Sbuffai, rassegnata, non c'era nulla da fare con quel ragazzo lì.
"Va bene allora, pausa di dieci minuti poi si continua senza storie."
Il suo viso si illuminò, mentre lui si alzò di scatto dalla sedia, prendendomi per mano: "Dai, andiamo a mangiare."
Lo seguii in cucina, senza dire una parola. Mio fratello ci salutò agitando la piccola manina. Sean era la mia fotocopia, e adorava venire con me quando dovevo dare ripetizioni. Aveva i capelli rosso fuoco e un paio di occhi verdi, con un'immancabile quantità industriale di lentiggini sul viso.
"Sean, vieni con noi a far merenda." gli sorrisi. "Mangiamo pane e Nutella. Chiedi anche al cane se ne ha voglia."
Sentii che borbottava qualcosa con Charlie, il cane di Luke, e poi ci raggiunse in cucina.


"Attenta a dove metti i piedi, novellina del cazzo!"
La rossa si girò di scatto verso il ragazzo che aveva pronunciato quelle parole con tanto astio da mettere paura. Era il suo primo giorno alla Norwest High School, e già non ne poteva più. Si era apena trasferita da Londra con la madre e il fratello per cause a lei indifferenti. Sapeva solo che non aveva nulla da perdere nella sua vecchia città, ed era sicura che sarebbe stato così anche per quella nuova.
"Scusami." biascicò lei, osservando meglio il ragazzo che le aveva appena inveito contro. Non aveva mai visto degli occhi così meravigliosamente azzurri.
"Girami alla larga, hai capito?" ringhiò lui, allontanandosi a gran passo da lei.
Certo, degli occhi così meravigliosamente azzurri e un carattere così meravigliosamente stronzo.


"Ehi campione, una o due fette?"
Osservai con quale sorriso Luke si rivolse a mio fratello, così dolce e gentile. Era raro che si rivolgesse così anche a me, non amava sorridermi.
Luke prese la Nutella dalla credenza, per poi rivolgersi a me: "Clementine, prenderesti il pane? E' nello scaffale dietro di te, sul ripiano più alto."
"Certo."
Mi girai verso lo scaffale, provando a raggiungere il pane. Mi misi anche sulle punte, provando a saltare, ma data la mia statura la cosa mi riusciva difficile.
"Nana!" mi prese in giro Sean, ridendo.
"Hai visto, Sean?" rise Luke. "Tua sorella è proprio bassa."
Mi girai verso di loro, incrociando le braccia al petto: "E allora prenditelo tu il pane, mister-sono-alto-solo-io!"
Il biondo si posizionò dietro di me, appoggiando una mano sul mio fianco, per poi afferrare con facilità il pane: "Fatto." mi prese in giro.
Sbuffai sonoramente, aiutandolo a preparare così la merenda. Non ero mai riuscita a capire del tutto Luke Hemmings, per me era un ragazzo difficile da leggere. A volte era capace di farmi impazzire, di farmi arrabbiare, mentre altre volte riusciva a farmi ridere, ad essere un amico per me.



"Ragazzi, salutate tutti Clementine Hunt."
La voce del professore echeggiò solenne per tutta la classe, intimorendo la nuova alunna che era stata costretta a sedersi alla cattedra per il primo giorno. Un vociare si levò dagli studenti, mentre la rossa fissava imbarazzata le proprie scarpe. Aveva visto, appena entrata, che il ragazzo dagli occhi azzurri sedeva infondo alla classe, e accanto a lui c'era un ragazzo poco più alto, dai capelli biondi e gli occhi verdi. Portava una bandana in testa, e da come si gurdarono la prima volta, capì che poteva essere un ragazzo dello stesso stampo del biondo seduto accanto.
Al suono della campanella tutti si alzarono, lei compresa, rimanendo però a parlare col professore. Le chiese da dove venisse, e se storia e filosofia erano due materie che a lei piacevano. Ma a lei non piaceva nessuna materia, tranne fisica forse, anche se a causa di qualche strano gene aveva la media dell'otto in ogni materia.
Uno o due minuti dopo però, si ritrovò costretta a salutare il professore, rimanendo da sola vicino alla cattedra.
"Ehi."
Si voltò di scatto verso il ragazzo che l'aveva appena salutata. Aveva un sorriso tenero stampato in viso, contornato da una bandana rossa.
"Ciao." ricambiò lei, sorridendo.
"Come ti trovi, qui?" le chiese, sedendosi sulla cattedra.
"E' solo la prima ora che faccio, non saprei proprio dirtelo."
"Sono Ashton." le tese la mano, che lei strinse. "Tu...Clementine?"
"Esatto." sorrise la rossa.
"Che nome buffo." rise affettuosamente il riccio. "Ma è bello. Mi piace."
I due si sorrisero per l'ultima volta, prima che la professoressa di letteratura entrasse, ordinando a tutti di mettersi al proprio posto.


"Ash mi ha chiesto di te." mi informò Luke. "Ha detto che lo devi chiamare, ha voglia di sentirti."
"Sì, anche io ho voglia di sentire lui. E' davvero un buon amico."
"Lo so."
Ci voltammo insieme verso mio fratello che era appena stato assalito da Charlie, in un tentativo di mangiargli la merenda. Luke scoppiò a ridere, cercando di allontanare il suo Labrador da Sean. In fondo, non stavo male in compagnia di Luke. Quando eravamo solo io e lui cambiava tutto, era come se ci conoscessimo da sempre, invece erano poco più di cinque mesi. E per di più, cinque mesi che a scuola nemmeno ci badavamo, oppure solo per prenderci in giro. Non capivo questo lato del biondo, non sapevo perché a scuola dovesse per forza tenere quella assurda maschera.
"Riprendiamo?" gli chiesi, guardandolo negli occhi.
"Preferirei stare qui a guardare la lotta tra Charlie e Sean, ma va bene, fammi passare l'anno."
"Forza." lo incitai, andando in soggiorno, dove i libri ci aspettavano aperti sul tavolo. Avevo perso il conto di quante volte ero stata a casa Hemmings, del resto anche lui era venuto diverse volte a casa mia per le ripetizioni. Avevo conosciuto anche la sua famiglia, ed era capitato che qualche volta sua sorella mi avesse chiesto di potermi raccontare del suo ragazzo, giusto per sfogarsi, dato che in casa non poteva parlare con nessuno.
"Clemmie?"
Alzai per l'ennesima volta lo sguardo dal quaderno: "Dimmi, Luke."
"Mia madre ha chiesto se resti per cena."
"Tua mamma?" chiesi io, perplessa. Avevo parlato con la signora Hemmings solo una volta.
"Cioè, sì, insomma...le ho chiesto se puoi restare. Se ti va, ovviamente." le sue guance si colorarono teneramente di rosso.
"Credo vada bene." gli sorrisi. "Basta che domani a scuola non lo sappia nessuno, vero?"
Mi guardò, colpevole: "Che vuoi dire?"
"Lascia perdere. Dai, fammi vedere come svolgi quest'espressione."
In cuor mio, sapevo però che prima o poi avremmo dovuto affrontare la questione.


Il professore entrò in classe con un pacco di fogli sotto il braccio, sorridendo all'intera classe: "Siete stati tutti molto bravi nel test, ragazzi, nemmeno un'insufficienza!" indugiò un istante, fermandosi su Luke. "Tutti tranne lei, signor Hemmings. E' riuscito a prendere tre in un compito da terza media."
"Senta prof, non ci ho capito nulla." ribatté il biondo, mettendosi comodo sulla sedia. "Mi dispiace, la matematica non è nel mio DNA."
"Se vuole passare l'anno, deve prendere ripetizioni. Assolutamente. Non può scrivere che due grandezze sono direttamente proporzionali quando sono in diretta radio, lo considero un insulto!"
"In effetti quella era una presa in giro." ridacchiò Luke, facendo sorridere tutti. Tutti, eccetto Clementine. Lei non poteva sopportare Luke Hemmings, lo vedeva solo come uno sbruffone che non avrebbe mai ottenuto nulla dalla vita.
Il professore si avvicinò proprio alla rossa: "Clementine, potresti dare una mano a Luke? E' un favore che ti chiedo io, cara."
"Per forza, prof?" si lamentò lei, roteando gli occhi smeraldini.
"Non vorremmo di certo far ripetere l'anno per la terza volta  al signor Hemmings, no?"
In realtà, a Clementine non poteva interessare di meno di cosa sarebbe successo a Luke, tanto era chiaro ciò che lui provava nei confronti della ragazza. Si detestavano, erano continui battibecchi tra loro due, e spesso toccava al povero Ashton doverli dividere, grande amico di entrambi.
"Certamente." si limitò a dire lei, non badando nemmeno allo sguardo di Luke che probabilmente la stava incenerendo.
Poco dopo, al suono della campanella, il biondo la raggiunse.
"Non voglio essere costretto a fare più di tre lezioni, con te." disse, sprezzante. "Quindi oggi vieni a casa mia, e iniziamo. Chiara la cosa?"
"Devi stare tranquillo." iniziò lei, calma come sempre. "La stessa cosa vale per me. Ash mi dirà dove abiti, arriverò per le quattro, penso."
"Va bene." disse lui solamente, allontanandosi.
Quel pomeriggio, Clementine non riusciva a riconoscere Luke. Quel Luke che scherzava e rideva con lei non c'entrava nulla col Luke che a scuola cercava sempre di starle distante. Ma anche dopo cinque lezioni di ripetizioni, le cose non cambiavano. A casa, sia della ragazza che di Luke, lui era un'altra persona. Era gentile, divertente, e non alzava mai la voce. A scuola invece cercava in tutti i modi di evitarla, ma rispetto a poche settimane prima evitava gli scontri.


"Ash!" corsi addosso al biondo, che mi accolse tra le sue braccia.
"Ehilà, Clemmie. Come va?"
"Bene." sorrisi io. Luke non era ancora arrivato, e il cortile era già pieno di studenti di ogni età. Sapevo che appena il biondo sarebbe arrivato, avrei dovuto far finta di non conoscerlo e dileguarmi da lì. Il motivo non l'avevo ancora capito.
"A casa di Luke, ieri?"
"Oh, tutto nella norma." sospirai. "Lui è sempre il solito."
Anche il riccio sospirò. Nemmeno lui riusciva a capire cosa frullasse nella testa dell'amico, ma quelle poche volte che aveva provato a chiederglielo si era ritrovato a dover litigare con Luke, perciò aveva lasciato perdere. Ashton voleva molto bene a tutti e due, e sapeva che il nostro rapporto era un filo sottile che poteva essere stroncato da un soffio d'aria.
"Ciao, ragazzi."
Ci girammo entrambi verso Luke, che si stava avvicinando a noi con passo tranquillo.
Strinsi il riccio in un mezzo abbraccio, salutando poi Luke con un piccolo cenno della testa. Lui mi prese prontamente per il polso: "Resta."
Era la prima volta che mi diceva così a scuola, e forse avevo smosso qualcosa il pomeriggio prima. Ashton ci guardò allibito, facendo di spallucce. Probabilmente qualcosa non andava. La sera prima non avevamo accennato nemmeno all'argomento, avevamo passato la sera a parlare e guardare un film. Mia madre mi aveva avvisata che sarebbe passata a prendermi a mezzanotte, perché Luke le piaceva e voleva farmi passare del tempo con lui, peccato che alle undici io stavo già crollando. Era stata una bella giornata a casa del ragazzo, e come al solito di sera ero distrutta. Ma non mi addormentai, anche se sul suo letto, come mi addormentavo a casa. Luke prese la chitarra dalla custodia, iniziando a cantare una piccola canzone che non conoscevo. Era la prima volta che riuscivo ad addormentarmi con un ninna nanna, e prima di cadere del tutto nel sonno, ero quasi sicura di aver sentito un bacio posarsi sulla mia fronte.
"Ci sediamo vicini, Clemmie?" mi sorrise Luke. "Non l'abbiamo mai fatto."
"Certo." balbettai io, ancora incredula.
Hemmings non era un tipo che amava stare al centro dell'attenzione, ma a causa di risse e insulti spesso ci finiva. Non era visto da tutti come il play-boy, o il solito figo di turno. Le ragazzine gli ronzavano intorno a causa di quella sua aria da duro, che non si era mai rammollito con nessuno.
Durante la lezione tutti ci tenevano fissati, e notavo che questo metteva a disagio Luke. Lui faceva fatica a guardarmi negli occhi, e soprattutto se ne stava zitto, cosa che non sarebbe successa in condizione normale. Era quel Luke che mi spaventava. Quello che fuori era cattivo, astioso, indifferente. Perché si era costruito quella stupida maschera?


"Hai troppe cose nella testa che non riguardano la scuola, Luke Hemmings." la voce della piccola ragazza suonò dura all'orecchio del biondo, intento invece a suonare qualche accordo con la chitarra.
"E tu hai troppe cose nella testa che riguardano la scuola, Clementine Hunt." Luke si rivolse a lei con un sorriso strafottente. "E' questo il motivo per cui tu ed io siamo a chilometri di distanza."
"E chi sta avanti e chi sta indietro?" domandò lei, forse timida e forse divertita, sedendosi di fianco al ragazzo.
"Diciamo più chi sta a destra e chi sta a sinistra. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda, solo in due modi completamente differenti."
La rossa si stupì di come un ragazzo come Luke Hemmings potesse pensare certe cose. Non lo faceva così filosofico, e non credeva nemmeno che lui conoscesse parole del genere.
"Sai suonare la chitarra?" le chiese lui.
"Mia mamma aveva provato ad insegnarmi." confessò la ragazza. "Ma non sono mai stata capace di suonarla. E poi faccio schifo a cantare."
"In estate, se avrò passato l'anno, ti insegnerò io. Va bene?"
Clementine sapeva che una volta finito l'anno scolastico, lei e Luke non si sarebbero più parlati. Era chiaro, erano amici solo quando nessuno li vedeva, solo quando entrambi erano loro stessi.
"Va bene." mentì lei, lasciandosi cullare dalle note che il biondo suonava sapendo di essere ascoltato.


"Luke!"
Corsi verso il ragazzo, che mi guadava stranito, come se tutto l'entusiasmo del 'resta' di quella mattina fosse già andato a puttane. Dovevo semplicemente dargli un libro che mi ero ritrovata nel mio zaino e che portava il suo nome scritto all'interno, una cosa del tutto normale.
"Che vuoi, Hunt?" mi chiese lui, con una nota di cattiveria nel suo tono.
Mi immobilizzai davanti a lui, stupita. Cos'era successo al Luke di poco prima? Dentro di me si stavano formando tante voci: erano crudeli, perfide, mi rinfacciavano la verità in continuazione. Gli servi per le ripetizioni, ti sei illusa, stupida.
"Il tuo libro..." balbettai, avvicinandomi a lui.
"Mh." afferrò il libro che tenevo nelle mie mani, gettandolo nell'armadietto.
Cinque ragazzi sbucarono fuori da dietro la fila degli armadietti, raggiungendo Luke. Erano stati loro, a cambiarlo. Cosa avevano potuto dirgli di tanto cattivo per farlo tornare ad essere quello di pochi mesi prima?
"Hemmings, non ti sei ancora liberato di questa qui?" un ragazzo dai capelli corvini si avvicinò a me, prendendomi il mento tra il pollice e l'indice. "Non sei un cazzo per lui, bambina."
Mi divincolai dalla sua presa, guardando Luke negli occhi. Era davvero questo che lui diceva di me? Troppe domande e, come sempre, nessuna risposta.
"Hai sentito, no, Clemmie?" sorrise saccente il biondo, sfidandomi con gli occhi. "Nulla." ribadì, squadrandomi da testa ai piedi.
Presi un respiro profondo, mentre i miei occhi si riempirono velocemente di lacrime. Non potevo piangere davanti a Luke Hemmings.
Non gli risposi nemmeno, semplicemente mi girai e andai via, sentendo la testa girare, e le lacrime rigare il mio viso.
Clementine Hunt, sei stata usata ancora.
"Oddio...stai bene?"
Alzai lentamente gli occhi verso il ragazzo che aveva appoggiato una mano sulla mia spalla.
"Sì." mormorai, mentre rivoli bagnati segnavano le mie guance.
"Non è vero." sussurrò lui. "Vieni." mi prese la mano, trascinandomi in bagno. Avevo visto quel ragazzo girare per i corridoi tante volte, ma non sapevo nulla di lui. Sapevo solo che aveva i capelli colorati ogni mese in una maniera diversa, e le labbra rosse spesso aperte in un sorriso.
"Come ti chiami?" mi chiese, aiutandomi a sorreggermi sul lavandino mentre mi sciacquavo la faccia.
"Clementine." singhiozzai io. "Tu?"
"Michael Clifford. Sei in terza b, vero?"
Annuii lentamente: "Tu?"
Fece un piccolo sorriso: "Quarta c. Stai meglio?"
Scossi la testa, scoppiando nuovamente a piangere. Perché stavo così male per Luke Hemmings? In fondo, lo sapevo benissimo. Sapevo cosa sarebbe successo, sapevo che mi avrebbe abbandonata. Perché per me lui non era semplicemente un amico? Perché mi ero illusa di valere qualcosa per lui?
Le braccia di Michael mi contornarono la schiena, cullandomi lentamente: "Dobbiamo tornare in classe. A chi ti posso lasciare?"
"Ashton Irwin." mormorai stringendomi tra le sue braccia.
"Andiamo." mi prese la mano, guidandomi all'entrata della mia classe. "Ci vediamo, Clems."
Feci un cenno con la testa, ma proprio mentre se ne stava andando lo presi per il polso: "Aspetta!"
Lui si girò verso di me, sorridendomi: "Dimmi."
"Vieni qui alla ricreazione, se ti va."
"Ci sarò." mi lasciò una stretta calorosa sulle mani. "Tu aspettami qui." e si allontanò. Entrai quindi in classe, e Luke era seduto al posto di prima. Ashton corse subito verso di me, vedendo il mio stato, e mi abbracciò. Non chiese spiegazioni, probabilmente sapeva già tutto. Non era difficile cosa poteva essere successo a me, Clementine Hunt, per piangere.
Fui io a staccarmi da quell'abbraccio, andando a prendere tutta la mia roba al banco accanto a quello di Luke. Non uno solo sguardo gli avrei più rivolto.
"Clemmie, ti posso spiegare." disse duramente Luke di punto in bianco.
"Non chiamarmi più così." sibilai. "Mai più."
"Ti prego, lasciami spiegare, Clemmie. Sono perso senza di te, e lo sai."
Alzai lo sguardo verso di lui, guardandolo con quanta più rabbia avessi in corpo: "Tu sei perso senza di me perché adesso perderai l'anno, Luke Hemmings, a te non frega di nessuno. E io sono stanca."
"Avrebbero continuato a rompermi i coglioni se non avessi detto quello schifo, Clem!"
L'ennesima lacrima scivolò sul mio viso: "E così hai preferito mantenere intatta la tua immagine e distruggere la persona che tiene di più a te nel mondo." le parola uscirono senza controllo dalla mia bocca. "Stammi bene, Luke."
Mi allontanai da lui con lo zaino sulle spalle, lasciandomi cadere a peso morto sul banco vuoto accanto ad Ashton, dopo che quest'ultimo aveva obbligato il malcapitato a sedersi vicino a Luke.
"Devo sapere il motivo di queste lacrime o lo so già?" mi sorrise il riccio, premuroso come sempre.
"Lo sai già." mormorai, nascondendo il viso tra le mani. Nessuno mi avrebbe più uccisa come Luke aveva appena fatto. E questa era una promessa.


"No, Luke, no!"
Il biondo e il piccolo fratellino  stavano rincorrendo la rossa per tutto il giardino di casa Hemmings, lanciandole gavettoni a raffica. Luke mirava e lanciava i palloncini pieni d'acqua, mentre Sean si occupava delle pistole ad acqua. Erano tutti e tre bagnati ormai, ma l'accanimento verso la ragazza era qualcosa di unico. La rossa credeva di essere in salvo quando qualcuno le prese il polso, trascinandola verso di lui, cadendo però rovinosamente per terra.
Luke la guardava con una strana luce negli occhi, le guance arrossate per gli sforzi e un sorriso divertito stampato sul viso. Clementine appoggiava completamente il petto a quello del ragazzo, lasciando le gambe stese sull'erba tra le sue. Le guance della rossa erano dello stesso colore dei capelli per ben altro motivo, mentre i suoi occhi vagavano in quelli celesti del biondo.
"Sei forte a correre." sorrise lui.
"E tu a lanciare gavettoni." ricambiò la rossa. Si guardarono ancora negli occhi, senza dire una parola, socchiudendo gli occhi, avvicinandosi. Le loro labbra riuscirono appena a sfiorarsi prima che la voce del fratellino di Clementine li interruppe.
"Bleah! Sono toppo piccolo per queste cose!"
I due si guardarono ridendo, prima che il ragazzo aiutasse la rossa a tirarsi in piedi. Non ne parlarono mai più di quel giorno, ma entrambi erano quasi sicuri di aver avuto l'intenzione di baciare l'altro.


Michael stava diventando essenziale per me. Era un ottimo amico, era divertente stare in sua compagnia. Mi tirava su, mi faceva stare meglio, per un periodo mi aveva permesso anche di dimenticare Luke. Ma quel periodo era finito non appena vidi il biondo, circa un mese dopo l'accaduto di più assoluto silenzio tra me e lui, con due profonde occhiaie a segnargli il viso pallido e un taglio sul labbro. Non avevo idea di cos'avesse combinato, sapevo solo che se stava cercando i miei occhi, quella mattina in classe, allora il motivo ero io. Aveva provato in tutti i modi a farmi parlare nei primi giorni dopo la nostra litigata, senza risultati. In cuor mio sapevo solo uan cosa: io amavo quel ragazzo.
Dopo averlo perso avevo capito che no, non era possibile un'esistenza senza di lui. Mi mancavano tutti i pomeriggi passati a casa, a studiare, guardare i film, parlare o giocare. Ma per lui non era così, evidentemente. O anche se lo era, non era così importante come lo era per me.
Michael mi aveva fatto conoscere Calum, un ragazzo in classe sua. Mi aveva detto che sarebbe stato in grado di aiutarmi, perché aveva un certo sesto senso per queste cose. Infatti, fu proprio Calum a farmi capire cosa io sentivo per Luke. Tutto ciò che sentivo era solo nascosto dalla rabbia e dalla delusione, ma non aveva mai abbandonato il mio cuore. Calum, Ashton e Luke si conoscevano, avevano passato le elementari in classe insieme, ecco perché Cal sapeva come farmi parlare di Luke.
Quella mattina, mi avvicinai a lui per la prima volta dopo un mese.
"Che hai fatto al labbro?" gli chiesi, cercando di mascherare tutta la mia preoccupazione.
"Ti interessa?" mormorò lui, tenendo lo sguardo fisso sugli esercizi incompleti di algebra.
"Se te l'ho chiesto direi di sì."
Alzò finalmente gli occhi verso di me, sorridendo amaramente: "Ieri ho fatto a botte per la prima volta da quando tu hai smesso di parlarmi." si alzò dalla sedia. "Ma si è messo in mezzo il tuo prezioso Clifford, e ha cercato di spiegarmi qualcosa." non lo ricordavo così alto. "E stranamente ci è riuscito, mi ha fatto capire cos'ho veramente sbagliato con te. Prima credevo che il tuo allontanamento fosse dovuto alle parole che avevo detto...ma non è così. O sbaglio?"
"Al contrario. Hai centrato il segno." mormorai.
"E' come dicevo mesi fa...siamo sulla stessa lunghezza d'onda, solo che io vado a destra e tu a sinistra."
"La destra è da sempre la mano preferita." replicai, incrociando le braccia al petto.
"Ma la sinistra è la mano del cuore." asserì lui, avvicinandosi a me. "E' proprio di questo che hai paura, vero piccola Clemmie? Hai paura che qualcuno possa nuovamente ferire il tuo cuore, e volevi liberarti di me per questo motivo."
"Non ho mai voluto liberarmi di te." indugiai un istante, scontrando i miei occhi con i suoi. "Non ci sarei mai riuscita, anche volendo. Volevo solo allontanarmi."
"Vieni a casa mia oggi?" mi sorrise lui, più dolcemente.
"Che materie dovrei portare?" gli domandai, seccata.
"Nessuna." sentenziò lui. "Tanto ormai l'anno lo perdo, siamo a maggio e ho tre materie sotto. Voglio solo passare del tempo con te."
Stavo per ribattere quando il professore entrò in classe, smorzandomi le parole in gola.
"Quando usciamo da scuola, quando tutti se ne sono andati, ti aspetto alla cabina." gli sussurrai.
"Perché aspettare che tutti se ne vadano?" mi domandò, ovvio. "Non ho intenzione di ripetere gli stessi sbagli."
Mi spinse affettuosamente verso il mio banco, accanto ad Ashton, e così aspettai fino alla fine della giornata, e nel frattempo grazie al cielo riuscii a parlare con Ash, Calum e Michael.


"Tell me where you're hiding your voodoo doll 'cause I can't control myself, I don't wanna stay, wanna run away but I'm trapped under your spell. And it hurts in my head and my heart and my chest, and I'm having trouble catching my breath."
Gli accordi scorevano veloci sotto le dita di Luke, che si spostavano rapide sul manico della chitarra. Clementine adorava sentirlo cantare, era una cosa che riusciva a metterle i brividi. La voce del ragazzo era unica, e la rossa l'avrebbe ascoltata per tutta la vita se fosse stato possibile.
"Che te ne pare?" sorrise lui, osservando prima lei e poi suo fratello, ma Clemmie bene che la domanda era rivolta a lei.
"E' stupenda." faticava a trovare le parole. "Per chi l'hai scritta?"
"Uhm, nessuno in particolare. E' una canzone e basta." concluse, poco convinto. "Però ti vorrei chiedere se mi aiuti a completare il testo."
"Per me non c'è problema..allora, fammi dare un'occhiata."
La ragazza lesse velocemente le parole che Luke aveva scritto, e il messaggio era chiaro. Era ciò che lei provava nei suoi confronti, dopo tutto.
"Io la continuerei così." sfilò la matita dalle labbra di Luke, scrivendo sul foglio, mentre ripeteva le parole. "Every time you're near me, suddenly my heart begins to race. Every time I leave, I don't know why my heart begins to break."
"E' perfetta!" esclamò lui. Provò quindi a suonarla, dando un ritmo più deciso con la chitarra, mentre insieme cantavano la parte che Clementine aveva appena scritto.
"E tu?" le chiese una volta appoggiata la chitarra per terra. "Per chi l'hai scritto questo pezzo?"
"E' solo una canzone." gli fece l'occhiolino, per poi alzarsi e dirigersi verso il tavolo.


"Ferma qui, rossa!"
La mano di Luke afferrò la mia, stringendola, per poi mettersi al mio fianco.
"Mi stavi pedinando?" gli chiesi, alzando un sopracciglio.
"Ti pedino da quando abbiamo litigato." mi sorrise, non accennando a lasciare la presa sulla mia mano. Ormai le dita erano intrecciate, e tutti ci stavano guardando mentre attraversavamo il cortile.
"Hai avvisato tua madre che ti fermi da me?"
"Fatto." mormorai, sentendomi leggermente in imbarazzo. Non avevo mai fatto quel genere di cose con  un ragazzo, non ero mai stata molto affettuosa.
"Perfetto."
"Luke, io voglio che tu passi l'anno."
Il biondo scosse la testa, facendo oscillare i ciuffi dorati: "Clem, ho perso un intero mese di ripetizioni. Non posso recuperarlo in tre settimane."
"Devi!" esclamai io. "Fidati, ti aiuterò io. Ci impegneremo, Luke, e tu passerai l'anno. Solo per queste tre settimane ti chiedo di non pensare alla chitarra, agli amici, alle risse, a tutto quello che ti può distrarre. Ti prego, fallo per me."
"E che mi dici di te?" mi guardò negli occhi.
"Io passerò l'anno, lo sai che n-"
"Non intendevo questo." mi interruppe. "Tu, piccola rompiscatole, ci sei sempre nella mia mente."
Arrossii di botto a quelle parole, e lui mi guardò meravigliato: "Non dirmi che non c'eri arrivata. E sì che te l'hanno praticamente detto tutti!"
"Ci arrivo dopo su certe cose, okay Hemmings?" sdrammatizzai, suscitanto la sua risata. In quel momento avrei voluto infilargli una mela in bocca e metterlo su un piatto da portata con patate e carote di contorno. Altro che prendermi in giro.
"Ti impegnerai?" gli chiesi, cambiando appositamente discorso.
Lui mi guardò, sorridendo allegramente, stringendo leggermente la mano attorno alla mia: "Solo se sarai tu ad insegnarmi."
"Promesso." sospirai infine, ricambiando il suo sorriso.
Lui ridacchio tra se e se, e quando stavo per chiedergli cosa gli prendesse, mi imprigionò al muro che fiancheggiava il cortile della scuola, bloccandomi con le braccia ai lati della mia testa. Mi fissò, serio, sorridendo poco dopo, attirando l'attenzione di tutti i ragazzi che stavano passando. Perfino io sapevo che Luke Hemmings non aveva mai fatto così con nessuna ragazza. Perché Luke Hemmings era quello duro. Perché Luke Hemmings era quello misterioso. Perché io ero fottutamente innamorata di quel Luke Hemmings.


"Quanto ci dobbiamo mettere ancora per capire che a te piace quel ragazzo?" la domanda di Calum arrivò schietta alle orecchie della rossa, che lo guardò intimorita. Quel pomeriggio erano usciti lei, Calum e Michael per andare a vedere un film, ma alla fine avevano deciso di sedersi semplicemente sotto un albero a parlare. E l'argomento principale da parte di Clementine era Luke. I due avevano litigato da poco più di due settimane, e non passava giorno che lei non pensasse al biondo.
"Non lo so, Cal, non lo so davvero." ammise lei, sincera. "Ho provato a chiedermi se Luke è più di un amico per me, ma non ho trovato risposte."
Il moro e il ragazzo dai capelli verdi si sorrisero complici, e Michael prese parola: "Beh, dal momento che ti chiedi se una persona ti piace hai già la risposta, altrimenti non te lo saresti chiesta."
"Oh, chiudi quella boccaccia, Clifford." rise insieme a loro, ma purtroppo sapeva che avevano ragione. "Come va con la questione della band?" chiese, per cambiare argomento.
"Siamo un bassista e un chitarrista, entrambi voci." iniziò Calum. "E' difficile trovare un altro chitarrista e un batterista, qui."
"In realtà io ne conosco giusto due." sorrise lei, soddisfatta. "Ho sentito suonare Luke diverse volte quando andavo a casa sua, e fidatevi che ha del talento. E' anche molto bravo a cantare."
Clifford sorrise, felice della buona notizia: "E il batterista?"
"Ashton Irwin. Solo che lui è andato a scuola un anno dopo, e quindi ha la vostra età anche se sta in terza."
Passarono poi tutto il pomeriggio a progettare piani per la band che forse aveva trovato i componenti finali e ovviamente parlarono molto di Luke. Negli ultimi giorni non Clementine non era riuscita a parlare molto con Ashton, perché lui era impegnato col trasloco che stava facendo, quindi doveva fare affidamento solo su Michael e Calum. Non che la cosa le dispiacesse, si era affezionata molto ad entrambi, e tutti e tre cercavano di darsi una mano su ogni cosa.


"Luke, ci fissano tutti." mormorai, sentendomi avvampare.
"Lasciali guardare." sorrise lui. "Ti ripeto che non farò gli stessi sbagli di un mese fa, Clemmie, è stato il mese più schifoso della mia vita senza di te."
"Io ho trovato dei buoni amici." inziai. "Ma tu mi sei mancato costantemente."
"Sei la mia migliore amica." mi sorrise, e io mi sentii sprofondare. Era questo che intendeva con la frase di poco prima? Migliori amici?
"Ma mi dispiace." proseguì. "Io voglio di più." azzerò improvvisamente le distanze tra i nostri corpi, facendo combaciare le nostre labbra per qualche minuto. E quel giorno imparai qualcosa di importante, che non riuscii più a dimenticare: Luke Hemmings, il ragazzo apparentemente senza cuore, si era innamorato di me, Clementine Hunt.
Per tutta la giornata a casa sua restammo sui libri, passando da storia ad algebra per poi finire con filosofia. Non l'avevo mai visto impegnarsi così, e mi stavo chiedendo il motivo.
"Luke?" gli chiesi, mentre lui leggeva un paragrafo sul libro di filosofia.
"Mh?" mi rispose, alzando gli occhi cristallini su di me.
"Ti piacerebbe suonare in una band?"
"Sbaglio o eri tu a chiedermi di non pensare a nulla?" mi riprese, sarcastico. "Sì, mi piacerebbe. Perché?"
"Ne ho già parlato con Ash, e, beh...c'è un posto disponibile per entrambi in una band che si sta formando in questi giorni."
Il biondo sorrise, felice: "Componenti?"
Gonfiai i polmoni d'aria, stavo per pronunciare tre dei pochi nomi più importanti nella mia vita: "Ashton Irwin, Calum Hood e Michael Clifford."
"Non male." riportò gli occhi sul libro: "Ma per ora mi concentro sui libri. Quando mancherà una settimana alla fine della scuola, quando i test saranno finiti, allora accetterò."
"Il posto è sempre libero." lo informai, prendendo a finire gli esercizi che avevo da fare per il giorno dopo.



Non pensavo che Luke potesse diventare ogni cosa per me. Lo amavo in un modo tutto mio, non era solo amore ciò che provavo. Era anche amicizia, fiducia, fratellanza. Senza di lui io non potevo stare, e non mi lamentavo dell'assenza di romanticismo che c'era tra noi due. I baci erano rari, più frequenti gli abbracci forse. Il posto nella band era già suo, e chiesero al preside di potersi esibire l'ultimo giorno di scuola durante la festa di fine anno. Ashton, Calum e Michael erano diventati i miei migliori amici. Con loro passavo molto tempo, e li aiutavo se avevano qualche cotta come loro avevano fatto con me e Luke poco tempo prima. La band prendeva forma, e gli esami per tutti noi sembravano essere andati bene, anche quelli di Luke.
Alla festa di fine anno si esibirono per la prima volta sotto il nome di "5 Seconds of Summer", e il nodo alla gola mi saliva alla fine di ogni canzone. Avevo visto quei quattro ragazzi crescere, nel giro di due mesi appena, fino a formare una band. Avevo visto Ashton salire sul palco con gli occhi lucidi e uno strano tremore alle mani per essere finalmente riuscito ad esibirsi veramente. Avevo visto Michael prendersi cura di me fin dal primo momento che ci eravamo conosciuti, non perdendoci mai un minuto. Avevo visto Calum coronare il suo sogno di formare una band che valeva veramente. E infine avevo visto Luke crescere e cambiare. L'avevo conosciuto come il ragazzo più cinico e stronzo del mondo, per poi arrivare a pensare di essere innamorata di lui. L'avevo visto sbocciare, ed io con lui.

"Luke, è finita!" saltai in braccio al mio ragazzo, baciandolo sulla guancia. Lui mi teneva a mo' di sposa, ridendo.
"Lo so." l'ultima campanella era appena suonata, e Luke mi stava portando fuori, dove sapevamo che ci sarebbero stati gli studenti di quinta con le pompe ad allagarci. Il biondo corse, venendo bagnato dalla testa ai piedi, continuando a tenermi in braccio. Una volta raggiunto il cortile, dove ancora le bottigliette schizzavano chiunque, mi baciò. Quel bacio era una promessa, e io lo sentivo che non era uno dei soliti baci. Mi morse leggeremente il labbro inferiore, per poi posarmi a terra e seguirmi fino a casa mia, dove sarebbe rimasto a cena dopo essere stato raggiunto dalla sua famiglia. Avevamo ufficializzato la cosa pochi giorni dopo il nostro primo vero bacio, e quindi era ora di far conoscere le famiglie.
La serata andò benissimo. Sean si divertiva un sacco a giocare con la sorella maggiore di Luke, e mia mamma andava molto d'accordo con i genitori del biondo per fortuna. Così, mentre tutti erano occupati a far qualcosa, io e Luke riuscimmo a sgattaiolare fuori in giardino.
"Mia sorella era fuori di se quando le ho detto che ci eravamo fidanzati." mi sorrise.
"Mio fratello invece è schizzato per tutta la casa urlando che finalmente avrebbe avuto un maschio in famiglia." intrecciai la mano alla sua. "Andiamo a vedere insieme i quadri degli esami, domani?"
"Non posso." si rattristò lui. "Ho promesso a mia sorella che l'avrei accompagnata in un posto, non ricordo dove, e..."
"Okay, tranquillo." gli sorrisi, mentre lui mi strinse in un abbraccio.
"Ti amo, Clemmie." sussurrò, facendomi avvampare. Non me l'aveva mai detto, nonostante quasi un mese di relazione.
"Anche io, Luke." mormorai, lasciando poi che le sua labbra si chiudessero sulle mie.





"Ash, sei pronto?"
"Prontissimo, Clems!"
La voce ormai adulta del mio migliore amico echeggiò per tutto il parcheggio deserto.
"Gli altri due?" gli chiesi, sghignazzando.
"Michael era in bagno, Calum sta arrivando."
Salimmo entrambi sulla macchina: "Guida Michael." lo informai. "Poi al primo autogrill facciamo cambio e guido io. Va bene?"
"Perfetto." mi sorrise lui.
Dopo tre minuti eravamo finalmente in viaggio. Finalmente, dopo due anni, la prima vacanza di gruppo stava cominciando. Avevamo stabilito Los Angeles come meta, ed eravamo tutti entusiasti. Gli strumenti erano caricati in baule assieme alle valigie, e avevamo prenotato un hotel niente male in centro.
"Hemmings?" mi chiese Ashton, sorridendo, dopo dieci minuti di chiamate varie per salutare e avvisare della partenza.
"Hemmings vi saluta." riposi il telefono nella tasca. "Ha detto che è da quelle parti per un addestramento, se riesce viene a farci un saluto."
"Finalmente!" esclamò Michael. "Sono due anni che non vediamo quella gran testa di cazzo."
Scoppiammo tutti a ridere.
"Vacci piano, Clifford." lo ripresi. "La testa di cazzo sta con me da due anni."
"Lo sappiamo, Clemmie." sospirò sarcasticamente Calum. "Ce lo ricordi ogni giorno."
Scoppiammo tutti e quattro a ridere nuovamente, mentre Ash mi lanciò uno sguardo d'intesa. Sapeva quanto Luke mi mancava, e sapeva che non aspettavo altro che quella vacanza per poterlo finalmente vedere.







La rossa si avvicinò lentamente ai quadri, col cuore a mille. Stava sperando con tutta se stessa che i suoi tre migliori amici e il suo ragazzo fossero passati alla classe successiva, non poteva sopportare di perderli. Sperava di vedere Luke da qualche parte, ma di lui nessuna traccia. Aveva veramente l'impegno con sua sorella. Clemmie avvicinò prima ai cartelloni delle quarte.

Clifford Michael - ammesso alla classe successiva con: 8
Hood Calum  -  ammesso alla classe successiva con: 7


Si portò una mano al cuore, sospirando sollevata. Passò così ai cartelloni delle terze, col fiato sospeso.

Irwin Ashton - ammesso alla classe successiva con: 7
Hunt Clementine - ammesso alla classe successiva con: 9


E per ultimo, c'era lui. Aveva paura, tanta paura. Si portò una mano al cuore, pensando intensamente agli occhi color cielo del ragazzo prima di aprire i suoi smeraldini sulla riga dove sapeva avrebbe trovato il suo nome.

Hemmings Luke - ritirato dalla scuola


Spalancò gli occhi, incredula. Luke si era ritirato? Non gliene aveva mai parlato, nemmeno accennato. Avevano fatto così tanti programmi per l'estate, perché non le aveva detto di questa sua decisione? Corse a casa di Luke, e dopo aver quasi distrutto il campanello, la madre del biondo si affacciò alla porta con le lacrime agli occhi.
"Oh, cara." corse incontro alla rossa, stringendola in un abbraccio. "Immaginavo che saresti arrivata." le allungò una busta. "Luke mi ha detto di darti questa. Leggila con calma."
A Clementine si formarono mille idee in testa. Che avesse voluto lasciarla? Che avesse avuto paura di non passare gli esami?
Andò a sedersi sotto l'albero dove erano soliti sedersi, aprendo la busta e iniziando a leggere.

"Cara Clementine,
ebbene, eccoci al momento della verità. Avrai sicuramente letto che sono stato ritirato dalla scuola, e quello che ti ho detto in merito al mio impegno con mia sorella, beh, sappi che ti ho mentito. Questa mattina sono partito per l'Iraq, dove mi aspetta il servizio militare. Scusami se non te ne ho mai parlato, Clemmie, ma non trovavo la forza. Vedi, è dal mese in cui tu sei arrivata che io so della mia partenza, ed è per questo che non mi sono mai impegnato a scuola. Non ne avevo ragione alla fine, sul campo di battaglia non guardano la tua pagella. Però poi sei arrivata tu, e sai, mi hai sconvolto la vita. Non credevo potessero esistere persone che mi volessero bene sul serio, fino al punto di amarmi. Tu ci sei riuscita, Clem, hai rotto il mio cuore di pietra. Ti amo, piccola rompiscatole. Ti ho amata da quel giorno dei gavettoni a casa mia, quando forse c'è stato quel bacio. Non posso stare senza di te, ma sento di dover fare qualcosa di più nella vita. Continueremo a sentirci però, anche perché il posto nella band resta mio. Sul retro di questo foglio trovi il ritornello di una canzone che hai sentito già una volta, e quando hai chiesto il titolo, beh, non te l'ho voluto dire. La verità è che mi vergognavo, ma ora sono pronto a dirtelo: l'ho scritta per te. Perché ti amo, e sei una ragazza speciale. Sei forte, Clemmie, e vai al di là delle apparenze. Non posso fare altro che ringraziarti per tutto ciò che hai fatto per me, e che sono sicuro continuerai a fare. Ti voglio rassicurare però, il posto che ho accettato non è rischioso, e tra sei anni, quando sarà concluso, ritornerò da te, te lo prometto. Tornerò da te come tornerò da Ashton, Michael, Calum. Ora siete la mia famiglia, ed è dura lasciarvi. Volevo ritirarmi dall'incarico verso maggio, quando ho scoperto cosa avrei perso: te, la band, la tua famiglia, la mia. Ma purtroppo non era possibile, e ho dovuto accettare il fatto. Di' ad Ash che voglio che sia lui ad occuparsi da te, come se fossi io, tranne che non deve nemmeno pensare di baciarti, perché quello è solo compito mio. Ti amo, Clemmie. Ci rivedremo, e ci sentiremo sempre, te lo prometto. Ora...gira il foglio. Leggi le parole, chiudi gli occhi, e immagina che sia io a cantare."

La ragazza asciugò velocemente con la manica le lacrime che stavano scendendo veloci, mentre i singhiozzi si facevano sempre più forti. No, lui non l'aveva lasciata da sola. Lui l'aveva lasciata in custodia di tutto ciò a lui più caro, comprese le sue parole. Per la rossa, le parole del suo ragazzo erano un rifugio sempre sicuro.
Girò piano il foglio, dando una letta alle parole, immaginandosi poi il ragazzo davanti a lei, andando avanti e indietro per la stanza, con la chitarra sullo stomaco, mentre cantava e suonava.


"I'm coming because I need to find you. Is anybody there who can rescue somebody like me? But I'm just waiting for somebody like you, somebody like you. Without you I'm a lost boy."





ANGOLO AUTRICE
Ebbene eccoci qui con la mia prima One Shot sui 5 Seconds of Summer. Spero vi sia piaciuta, ci ho lavorato parecchio effettivamente per riuscire a fare qualcosa di accettabile. Potete trovarmi più esperta nel fandom One Direction, anche se provo a scrivere su un po' tutti i generi. Grazie per aver letto questo scempio :')

Ale xx
Lou xx
Irwin xx
  
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