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Autore: _PkSl_    14/09/2008    4 recensioni
- Apri stronzo! – davanti a sé una ragazza con dei lunghi capelli biondi, abbastanza minuta, sbraitava contro la sua auto. - Senti Tom devo lasciarti, c’è stato un imprevisto! - disse cercando di chiudere la chiamata. Maddy e Bill, una storia molto coinvolgente....
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Areagratis host

ciao a tutti, è la prima volta che metto una fan fiction in questo sito...spero vi piaccia.....

Era una mattina d’inverno come tante quel giorno ad Amburgo,nel cielo non vi era nessuna traccia del sole, era ricoperto da enormi nuvoloni grigi,e la neve ricopriva col suo manto tutte le strade.
Tutti gli studenti della Albert Einstein Gymnasium erano in fermento: fra meno di venti minuti infatti la fatidica campanella della fine delle elezioni sarebbe suonata per dare inizio alle vacanze natalizie.
Madline, una ragazzina dai lunghi capelli biondi continuava a fissare il suo orologio da polso nervosamente, mentre la sua insegnante di tedesco si apprestava a ordinare di tirare fuori il diario, per dettare gli odiosissimi compiti delle vacanze a tutta la classe.
- Ma guarda te, anche i compiti delle vacanze! - sussurrò alla sua compagna di banco dopo aver sbattuto il suo diario sul banco.
- Già che palle -sbuffò la moretta al suo fianco.
Intanto l’insegnante Schulz le stava osservando di sbieco dopo aver udito quel parlottare.
- Ci sono problemi al terzo banco?! - esclamò con voce squillante aggiustandosi gli occhiali sul naso.
Entrambe le ragazze spalancarono gli occhi incurvando ancora di più la schiena -oh no non ci vuole proprio una nota prima di Natale- si lamentò a bassa voce Madline prima di alzare lo sguardo verso la sua insegnante.
- Allora ci sono problemi? - ripeté ancora l’insegnante cercando di guardare oltre la prima fila.
- No professoressa Schulz, assolutamente - intervenne facendosi coraggio la biondina.
- Bene -sibilò l’insegnante - E allora scriva e faccia silenzio signorina Braun! - continuò ancora.
Madline non proferì parola, e si limitò solo a seguire ciò che aveva appena detto la sua insegnante.
Nonostante avesse sempre accumulato ottimi voti nei suoi anni scolastici, Madline non amava molto strasene seduta su di un banco ogni benedetto giorno.
Odiava la monotonia, e la scuola per lei era da sempre un ostacolo alla sua voglia di libertà, ed era per questo che ne avrebbe fatto volentieri a meno.
Il suono della campanella finalmente si echeggiò per tutta la scuola, e in contemporanea tutti gli studenti si affrettarono a riporre i loro libri nella cartella, per poi sgattaiolare fuori dalle aule.
- Maddy su sbrigati! - esclamò una ragazza sull’uscio della porta dell’aula.
Madline aveva sempre odiato il suo nome, a parere suo le aveva sempre dato un non so che di signorina snob, ed era per questo che per i suoi amici era semplicemente Maddy.
- Si arrivo Cla - si affrettò a rispondere.
Cla diminutivo di Clarissa, da sempre la migliore amica di Maddy. Prima di frequentare il Gymnasium erano sempre state in classe insieme, ma nonostante la separazione la loro amicizia non si era incrinata.
Tedesca di origine spagnola sin da piccola si era trasferita nella città di Amburgo con i genitori, entrambi dottori affermati nel campo della medicina.
Clarissa, mora con due grandi occhi neri, era più prosperosa rispetto a Maddy che era molto esile. Forse anche troppo esile.
- Sei sempre la solita lumaca - la rimproverò la mora.
Maddy le sorrise posando la cartella sulle sue gracili spalle e raggiungendola.
- Andiamo su - la invogliò l’amica ancora sull’uscio della porta.
- Non ho ancora finito con lei, signorina Braun! - sentenziò la signora Schulz alle sue spalle, con tono acido.
Maddy non potè fare a meno di sbuffare prima di voltarsi verso la sua insegnante.
- Si professoressa?! - squittì cercando di mantenere un tono gentile. Perchè nonostante odiasse la sua insegnante di tedesco, era pur sempre una donna più grande di lei, ed era d’obbligo portarle rispetto, a detta dei suoi.
Rispetto.
Sentimento di atteggiamento di deferenza verso qualcuno che si ritiene degno di stima e di amore.
E per Maddy la signora Schulz non era degna di “stima e amore”, ne era sempre stata convinta.
- Questo è per lei - continuò porgendo alla ragazza un pezzo di foglio bianco.
Maddy afferrò quel foglio bianco fra le sue mani aprendolo senza pronunciare alcuna parola.
- E questo cosa vuol dire?! – chiese appena posò gli occhi sulle prime righe.
- Sono i suoi compiti delle vacanze - rispose la Schulz senza degnarla di uno sguardo.
- Ma ho già scritto i compiti che ha già assegnato - replicò. La donna si sollevò dalla sua postazione e si diresse verso l’attaccapanni.
- Poche storie Braun. Lei eseguirà il doppio dei compiti che ho assegnato per punizione. Ora vada, senza fiatare – disse mentre s’infilò il suo cappotto.
- Punizione?! Mi scusi ma non lo trovo assolutamente giusto – protestò Maddy posizionandosi dinnanzi alla sua insegnante.
- Ne vuole altri?! - la sfidò la Schulz fissandola nelle iridi.
Maddy sapeva bene che non poteva replicare ulteriormente. Sospirò rassegnata e con lo sguardo basso, tornò dall’amica.
- Buone vacanze signorina Braun! - urlò l’insegnate abbozzando un sorriso perfido.
- Anche a lei professoressa - sussurrò Maddy prima di abbandonare l’aula definitivamente.
Le ragazze si apprestarono a raggiungere più velocemente possibile il grande cancello dell’uscita.
- Ma ti rendi conto Cla, ora dovrò passare tutte le vacanze a casa, per quella stronza! – si lamentò la bionda verso l’amica continuando a camminare un passo più avanti.
- Non avrai intenzione di dargliela vinta vero?! - chiese Cla raggiungendola.
- Non ho altra scelta, ne sono certa ora starà già lamentandosi con mio padre - rispose calciando un sassolino davanti ai suoi piedi.
- Hai ragione è una stronza, con la S maiuscola! - asserì posando un braccio intorno al suo collo.
Maddy sorrise, stringendosi a lei, mentre alle loro spalle il suono di un clacson le fece sussultare.
Insieme si voltarono incrociando gli occhi di Gabriel.
- E tu che ci fai qui?! - disse con tono scocciato la mora alla vista di suo fratello.
Gabriel: fratello maggiore di Clarissa, diciannove anni, molto somigliante alla sorella fisicamente, ma caratterialmente molto diverso da lei.
Gabriel al contrario di Clarissa era sempre stato molto timido e goffo nonostante la sua bellezza e la fila di ragazze che gli correvano dietro.
Era da sempre innamorato di Maddy, ma appunto per la sua timidezza non era mai riuscito a confessarle i suoi sentimenti, tranne una volta, quando insieme ai suoi amici alzò un po’ troppo il gomito ritrovandosi a confessare ad un albero, credendo fosse Maddy, tutto il suo amore per lei.
-ciao Maddy- salutò imbarazzato sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
- Ciao Gabriel - rispose al saluto la ragazza.
- Cosa fai non rispondi idiota, ti ho fatto una domanda!- esclamò la sorella irritata.
- V-volete u-n p-passaggio - balbettò ancora più imbarazzato non distogliendo lo sguardo dagli occhi di Maddy.
- no prendiamo l’autobus - rispose la mora afferrando il braccio dell’amica.
- Ma te sei pazza, con tuo fratello qui vuoi prendere l’autobus con tutti quei sfigati dentro, io accetto volentieri Gabriel - disse sicura sorridendo al ragazzo.
A quella frase il ragazzo arrossì in volto, mentre sua sorella sbuffando si apprestava ad entrare in auto.
Anche Maddy si accinse a raggiungere la portiera dell’auto, prendendo posto dietro.
- Bella l’auto Gabriel! Beato te che hai già la patente! - squittì la bionda al ragazzo, visibilmente imbarazzato, che si apprestava a mettere in moto.
- Grazie Maddy - le disse flebilmente, continuando a guidare.
- dai Maddy fra meno di tre mesi l’avrai anche tu, no? - chiese l’amica voltandosi verso il sedile posteriore.
- Già, non vedo l’ora, ma intanto mi esercito con l’auto di mamma - concluse lei sorridendo fiera di sé.
- Prendi ancora l’auto di tua madre, a sua insaputa? - domandò sbalordita la mora.
- Certo - rispose candidamente con un sorriso.
- Te sei tutta matta, qualche giorno ti beccherà - continuò la mora scuotendo la testa.
- Dai Cla non portarmi sfiga, non lo scoprirà mai! - affermò convinta la ragazza lasciandosi andare sul sedile.
Dopo un breve tragitto, Maddy scese dalla macchina salutando i suoi amici. Nonostante i compiti assegnatile in più, era di buon umore e il pensiero di tutte quelle mattinate passate a svegliarsi tardi e a poltrire la faceva sorridere. Percorse fischiettando il vialetto di casa sua, e spalancò la porta.
- Ciao Mamma, ciao papà, sono a casa! - urlò, abbandonando come sempre lo zainetto nell'ingresso. Sapeva che a sua madre dava fastidio, ma non se ne curava.
Attraversò l’entrata fino ad arrivare in cucina, dove sua madre come ogni giorno, era davanti ai fornelli intenta a preparare il pranzo.
- Ah sei qui Madline, non ti ho sentita arrivare - affermò la madre nel vederla entrare nella stanza.
- Cosa c’è di buono per pranzo? - chiese, spiando alle spalle della donna, la pentola.
- Pork pie - rispose la madre, sorridendo.
- Ancora con questa cucina inglese mamma - sbuffò la ragazza - Quante volte ti devo ricordare che siamo ad Amburgo e non nella tua amata Londra – continuò e si lasciò affondare sul divano posto alla sinistra dell’entrata.
Madline era nata in Germania, ma aveva origini inglesi.
Sua madre la signora Diana Cook, era nata in Inghilterra, precisamente nella cupa e fredda Londra, di conseguenza sua figlia aveva appreso sin da piccola anche la lingua inglese. La signora Diana nonostante si fosse trasferita da molti anni ad Amburgo, non aveva mai abbandonato le sue vecchie tradizioni da perfetta inglese.
- Dai su inizia ad apparecchiare la tavola, è quasi pronto! – le disse solamente.
La ragazza sbuffò ancora senza che la mamma potesse notarlo, dopodichè balzò in piedi indirizzandosi verso i cassetti dove di solito sua madre conservava le tovaglie.
- E Ale dov’è? - chiese sistemando la tovaglia sul tavolo al centro della stanza.
Nella famiglia Braun, Madline non era l’unica figlia. Dopo aver passato diciassette anni da figlia unica, un bel giorno sua madre le annunciò l’arrivo del suo fratellino Alexader, un vispo bimbo dai capelli castani come quelli di sua madre e gli occhi azzurri.
Madline si era così abituata all’idea di avere tutte le attenzioni su di se da parte dei genitori che l’arrivo di Alexader fu un vero colpo per lei, ma cambiò subito idea nel momento in cui posò per la prima volta i suoi occhi su quel piccolo fagotto accoccolato fra le braccia di sua madre.
- E’ con Bellie nella sua stanza -
Bellie era la baby sitter di Alexader, una graziosa ragazza che si prendeva cura di lui quando la signora Diana, infermiera ormai da anni presso l'ospedale Marienkrankenhaus di Amburgo, non poteva badare al bimbo.
Madline finì di apparecchiare,quando una piccola e tenera voce fece il suo ingresso in cucina.
- Piccolo! - esclamò alla vista di suo fratello in braccio a Bellie.
- Vieni da me - tese le braccia verso di lui e lo strinse a sé - Lo sai che mi sei mancato tanto? - continuò spostandosi ancora verso il divano.
- Allora signora io vado - annunciò la ragazza infilandosi il pesante cappotto. Fuori aveva cominciato già a nevicare e, Maddy ne era sicura, non avrebbe smesso per parecchi giorni. Meglio così, lei amava la neve.
La signora Diana distolse per un attimo lo sguardo dai fornelli, per portarlo sulla ragazza.
- Ok Bellie, allora a domani -
- Ciao Alexader, ci vediamo domani piccolino - pronunciò prima di lasciare la stanza.
- Fai ciao a Bellie - lo incitò Madline.
Il bimbo alzò la piccola manina sorridendo - tao tao - Bellie sorrise, e poi andò via, accompagnata dalla signora Diana fino alla porta.
Madline intanto continuava a giocherellare con suo fratello, senza accorgersi della presenza di suo padre sull’uscio della porta, che la stava osservando ormai da diversi secondi.
Il signor Franz Braun,un elegante signore di mezza età era un insegnante di letteratura proprio nella scuola di sua figlia.
- Papà sei qui? - esclamò Maddy sentendosi osservata.
- Si in carne ed ossa signorina – disse con tono minaccioso l’uomo accomodandosi al tavolo.
Lo sguardo di suo padre non prometteva niente di buono, questo Madline lo sapeva bene. Ne era certa quella strega della signora Schulz aveva già spifferato tutto a suo padre.
- Ho da poco avuto un intensa conversazione con la tua insegnate di tedesco! - disse con tono diplomatico suo padre.
Ecco lo sapevo,la strega ha agito!
- Ah si? - domandò con tono pacato continuando a giocherellare con Alexader.
- Signorina quando ti parlo esigo essere guardato negli occhi - la rimproverò alzando il tono della voce.
Madline rabbrividì sentendolo urlare. Rare volte suo padre aveva alzato il tono di voce con lei, ma quelle poche volte che l’aveva fatto, Madline sapeva bene a cosa andava incontro.
- Papà so cosa devi dirmi - sussurrò incontrando i suoi occhi marroni, accecati dalla rabbia.
Intanto anche la signora Diana dopo aver accompagnato alla porta Bellie, era ritornata in cucina notando l’aria decisamente tesa fra suo marito e sua figlia.
- Ti ho detto mille volte di assumere un comportamento degno di rispetto nei confronti dei tuoi professori - ringhiò ancora verso sua figlia.
- Cosa succede qui? - intervenne Diana.
- Sia dia il caso che ho saputo che la signorina qui presente, ha mancato di rispetto alla sua insegnante – disse l’uomo con tono autoritario.
- Ma non è vero! -obbiettò la ragazzina.
- Zitta, come osi dare della bugiarda alla signora Schulz! – sbraitò il signor Braun colpendo violentemente col pugno il tavolo.
A quella reazione Alexader curvò le labbra all’ingiù e iniziò a strillare, portandosi le due manine sul viso.
Madline cercò di stringerlo ancora di più a sé, ma il piccolino scese dalle gambe per correre dalla mamma.
- Madline è sempre la solita storia - aggiunse sua madre con tono stanco prendendo il suo bimbo fra le sue braccia.
- Mamma non mi credi neanche tu! - sussurrò flebilmente.
Si sentiva ferita. Possibile che i suoi genitori credessero più ad una vecchia bacucca che a lei?
La signora Braun fissò gli occhi azzurri della figlia, molto somiglianti ai suoi, poi si limitò solo a dire - Ora su pranziamo -
Madline si alzò di scatto dal divano e si avviò verso la porta che dava al corridoio.
- Non ho fame, pranzate senza di me – affermò rabbiosa lasciando definitivamente la cucina.
-signorina dove credi di andare?-urlò ancora l’uomo- ma troppo tardi sua figlia si era già rintanata in camera sua.

Madline aveva sempre odiato litigare con suo padre, e ogni volta che capitava , procurava in lei una grande tristezza. Era stanca delle continue ramanzine da parte dei suoi genitori.
Cavolo nonostante abbia compiuto da poco diciotto anni,continuano a trattarmi come una ragazzina, pensò.
Di certo lei gli dava motivo di farlo, visto che disobbediva ad ogni loro richiesta, ma Maddy era fatta così, odiava rispettare le regole.
Nonostante fosse cresciuta in un ambiente pieno di regole, lei cercava come poteva di infrangerle, creando nei genitori non poche ire nei suoi confronti. Aveva perso il conto ormai di tutte le volte che suo padre l’aveva messa in punizione, ed ogni cosa era un motivo per spingerlo a farlo.
E sapeva bene che l’avrebbe fatto anche stavolta, lasciare la cucina senza il suo permesso aveva ulteriormente aggravato la situazione.
Con questi pensieri a passi lenti,si spostò attraverso l’enorme stanza, portandosi verso la finestra che si affacciava di fronte alla porta. La neve continuava a cadere rendendo ancora più malinconico quel momento.
Gli occhi della ragazza si persero nei fiocchi di neve, che lentamente andavano a ricoprire tutto il giardino che circondava la sua abitazione.
Un flashback le invase la mente: rivide la figura di lei bambina e di suo padre con qualche anno in meno, intenti a costruire un pupazzo di neve, mentre sua madre con una digitale immortalava quel tenero ricordo.
Schiuse gli occhi, voltandosi verso la sua camera.
Alla sua sinistra sulla libreria i libri erano tutti ben ordinati e privi di polvere, le coperte sul letto erano perfette, senza neanche una piega, ogni cosa era al suo posto proprio come voleva suo padre.
Già, per suo padre tutto doveva essere sempre perfetto. Lei non si poteva di certo definire la "brava figlia" una ragazza obbediente e rispettosa, responsabile, che ricerca risultati positivi in ogni settore, sia scolastico sia extrascolastico, con il fine di non deludere le aspettative paterne.
Già…deludere. pensò fra sé Madline.
Dopodichè si avvicinò al letto buttandosi a peso morto, infischiandosene di creare pieghe odiose, afferrò il telecomando appoggiato sul comodino accanto al letto e incominciò a fare zapping, cercando qualche programma interessante che potesse per lo meno, portarla via da quei pensieri malinconici.
Senza rendersene conto si appisolò con il telecomando ancora fra le mani, che come sempre con un movimento brusco durante il sonno, cadde per terra creando un tonfo. Ma neanche quello interruppe il sonno di Madline, che continuò a dormire.

******

Intanto in cucina,i signori Braun anche senza Madline, iniziarono a consumare il pranzo.
Fra loro regnava il più totale silenzio, e gli unici suoni che si potevano udire erano i rumori dei bicchieri poggiati sulla tavola, il suono delle posate nei piatti, e ovviamente i lamenti di Alexander che, obbligato dalla signora Braun, a mettere qualcosa fra i denti.
- Io non capisco - esordì il signor Franz all’improvviso, facendo posare lo sguardo di sua moglie su di sè - Non vuole che continuiamo a trattarla come una bambina, ma puntualmente ogni volta si comporta da tale - concluse sospirando lasciando la forchetta sul piatto, e lasciandosi andare sullo schienale della sedia, con le braccia incrociate sul petto.
- Dalle tempo – rispose pacata sua moglie cercando di infilare la forchetta in bocca a suo figlio.
- Diana questa frase l’hai detta anche quando siamo stati richiamati dalla preside dopo che la signorina, si era permessa di prendere in giro la sua insegnate, a causa della sua capigliatura - disse sarcastico l’uomo.
- Bè ma aveva ragione - affermò sghignazzando la donna. - Diana! - la richiamò l’uomo.
- E va bene, ma aveva dodici anni! - puntualizzò la donna.
- E che mi dici di quella volta che siamo andati a recuperarla dalla centrale di polizia dopo che aveva partecipato ad una gara clandestina?- sbottò esasperato, rimembrando le tristi “avventure giovanili”, per così chiamarle, della figlia.
- Va bene, a volte esagera, ma anche te, quando eri ragazzino avevi il suo stesso carattere ribelle - disse versandosi dell’acqua in un bicchiere. Alex intanto continuava a gorgogliare e a fare pasticci nel suo sediolone con il piattino di minestra posto davanti a lui.
- Cosa vuoi dire con questo?! - chiese confuso il signor Braun.
-voglio solo dirti che un tempo eri giovane anche tu, e disobbedire a tuo padre era il tuo passatempo preferito- gli ricordò Diana togliendo il piatto dinnanzi al marito. Franz corrugò la fronte. In effetti sua moglie non aveva tutti i torti, in certo aspetti, rivedeva molto di lui in Madline.
Anche lui, proprio come sua figlia, non amava farsi dare degli ordini e suoi erano perennemente chiamati a scuola per la sua cattiva condotta.
- e allora illuminami, cosa dovrei fare?lasciarla fare tutto ciò che vuole?- sbiascicò esasperato voltandosi verso la donna intenta ad infilare i piatti nella lavastoviglie.
-oh no, non di certo- si affrettò a rispondere Diana- devi solo darle più fiducia e cercare di instaurare un dialogo con lei, non serve a niente metterla in punizione rinchiudendola in casa per giorni, con questo, come vedi ottieni l’effetto contrario- concluse infine.
Il signor Braun sapeva che le parole di sua moglie, in effetti, erano giuste,con le punizioni non aveva mai ottenuto molto da sua figlia. E su di un punto aveva pienamente ragione non aveva molto dialogo con Madline,o addirittura era pressoché inesistente, pensandoci meglio. Nel periodo infantile il loro rapporto era stato estremamente positivo, quasi fiabesco, si soffermò a ricordare, ma col passare degli anni tutto ciò era cambiato, Madline era diventata distante, distaccata emotivamente da lui, scontrosa, insofferente e indisciplinata.
In cosa aveva sbagliato? -si domandò fissando un punto non ben definito di fronte a sé.
  
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