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Autore: frency70    14/08/2014    12 recensioni
L'amore è davvero eterno o ha una data di scadenza? potranno Anastasia e Christian andare oltre le barriere terrene ed amarsi per sempre?
dal testo -
- Non farlo, Grey! Non farmi questo!
- Sai che non voglio lasciarti…sai che vorrei restare con te per sempre…
- E allora fallo, cazzo! Combatti per restare con me! Aggrappati alla vita, ti prego! Non lasciarmi, Christian!
- Ti amo…
(LIBERAMENTE TRATTO DAL FILM "GHOST")
dirò solo una cosa: I'm Back!!! :D ciao! frency70
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ghost sfGhost
(dedicata a Maestrina, per avermi sostenuta in ogni momento. Grazie di cuore!)


Anastasia guardò suo marito, disteso sull’asfalto con la mano premuta sull’addome ferito.
-    Ti prego Christian, resisti! L’ambulanza sta arrivando! Non chiudere gli occhi!
-    Ti amo, Ana. Sei stata la cosa più bella della mia vita.
-    Non dire così. Non è finita!
La voce sempre più flebile di Christian riecheggiò nel silenzio del vicolo.
-    Ana, piccola…
-    Non farlo, Grey! Non farmi questo!
-    Sai che non voglio lasciarti…sai che vorrei restare con te per sempre…
-    E allora fallo, cazzo! Combatti per restare con me! Aggrappati alla vita, ti prego! Non lasciarmi, Christian!
-    Ti amo…
-    Christian? Christian? CHRISTIAN!!!
Anastasia si piegò sul corpo esanime di suo marito. Il suo calore era ancora intrappolato nei vestiti incrostati di sangue. La ferita mortale aveva avuto la meglio sulla sua volontà.
-    No, no, no, no, no…avevi promesso, Grey. Avevi promesso di restare con me per sempre…sei un bastardo, Grey! Torna da me, ti prego!

I paramedici la trovarono così, seduta scomposta per terra, abbracciata al corpo dell’uomo che aveva amato con tutta se stessa.
Le luci lampeggianti coloravano di rosso e di blu i volti dei curiosi che si erano fermati a guardare. Nessuno aveva ancora riconosciuto nella vittima il multimiliardario di Seattle.
New York è così. È una città cosmopolita dove le persone camminano per strada accanto agli homeless senza scomporsi, dove le puttane passeggiano indisturbate e si appoggiano ai lampioni, posti agli angoli degli incroci, per farsi notare meglio, dove gli spacciatori hanno il coltello facile e te lo ficcano nello stomaco per pochi spiccioli.
Il poliziotto che si avvicinò ad Anastasia guardò l’ora. Le undici di sera. Era presto per un accoltellamento mortale.
Guardò la scena ancora per qualche istante. Chissà se la giovane donna era la moglie o l’amante dell’uomo elegante che giaceva per terra. Certo il suo pianto sembrava sincero.
Un sergente gli si avvicinò per dargli le ultime informazioni, quindi lanciò la sigaretta oltre il cordone di nastro giallo, per non inquinare la scena del crimine, e si accucciò accanto a quella che gli avevano detto chiamarsi Anastasia Steele, moglie della vittima. La coppia era stata a teatro e stava rientrando a casa, prima che fossero aggrediti.
L’esperienza gli aveva insegnato che i testimoni oculari andavano interrogati subito, quando lo stato di choc permetteva loro d’essere quasi lucidi e distaccati. Col tempo i ricordi sarebbero diventati confusi e poco attendibili.
-    Miss Steele?
Anastasia alzò il volto rigato di lacrime, lo sguardo perso nell’angoscia.
-    Sono Mrs Grey…
-    Mi scusi, Mrs Grey. Io sono il detective Marcus Brody. Seguirò personalmente questo caso. Se la sente di dirmi cos’è successo?
-    Non saprei…
-    Ci provi, è importante…
-    è stato tutto così veloce… un attimo passeggiavamo per strada e l’attimo dopo lui era per terra che si teneva lo stomaco e c’era sangue dappertutto… Oh mio Dio… Christian!
-    Non ricorda se l’aggressore era un uomo, quanto era alto o il colore della pelle?
-    Un uomo… no, un ragazzo… bianco, non più di diciotto anni. Cappellino da baseball, giaccone militare troppo grande per lui. Ha chiesto i soldi per una dose e mio marito, che odia tutto ciò che sono droghe, gli ha detto di andarsene. Poi da dietro l’angolo sono spuntati altri due ragazzi. Christian s’è preoccupato per me. Fosse stato da solo si sarebbe difeso senza problemi, ma lui voleva proteggere me… lui voleva che io fossi al sicuro… sempre… Oh mio Dio… è colpa mia! È tutta colpa mia!
-    Non è stata lei. La violenza in questo quartiere è all’ordine del giorno…
-    Siamo andati a teatro… è colpa mia.  Gli ho chiesto io di portarmi a vedere quello stupido spettacolo… lui voleva tornare a casa subito dopo cena… io invece ho visto il cartellone e… e….
La voce di Anastasia si affievolì sempre più fino a non trovare più la forza. L’enormità di quanto accaduto le stava arrivando addosso come un treno in corsa e lei avrebbe voluto morire nell’impatto, perché la voragine che si stava allargando nel cuore la stava letteralmente trascinando verso la disperazione.
Quando gli agenti della scientifica le chiesero di allontanarsi lei non riuscì a reagire. Dovettero spostarla di peso, come una bambola di pezza.
-    Mrs Grey, c’è una persona qui che possiamo chiamare per farla venire a prendere?
Anastasia guardò il medico legale che voltava il corpo di Christian.
-    Mrs Grey? È da sola qui?
La donna rimase perfettamente immobile, come una statua di cera. Scosse le spalle solo perché un freddo innaturale le stava invadendo l’anima.
-    Mrs Grey? Ha freddo? Vuole una coperta?
Anastasia guardò per l’ultima volta il volto di suo marito, prima che un sacco bianco lo avvolgesse come un sudario, quindi il mondo diventò nero.
-    Cazzo, è svenuta! Presto! Un paramedico qui, subito!
La giovane donna venne soccorsa ed il detective Brody recuperò il suo cellulare dalla borsetta. Doveva cercare un parente.
Scorse i nomi della rubrica. Elliot Grey, Grace Gray, Mia Grey… accidenti! Non aveva voglia di parlare coi parenti della vittima! Kate Kavanagh… forse era un’amica, poteva provare. Taylor Jason, Sawyer Luke risultavano tra le chiamate rapide… chissà chi erano? Poi vide quello che stava cercando. Lanciò la chiamata e rimase in attesa. Dopo due squilli la voce profonda di un uomo rispose.
-    Ana!  Stai bene? È un orario strano per chiamare…
-    Mr Steele?
-    Sì… chi parla? Chi è lei? Perché sta usando il cellulare di mia figlia?
-    Sono il detective Brody, di New York.
-    New York? Cos’è successo? Dov’è mia figlia?
-    Sua figlia sta bene… più o meno…
-    In che senso?
-    C’è stata un’aggressione…
-    È in ospedale?
-    In effetti adesso la stanno portando in ospedale. È svenuta perché ha subito un forte trauma emotivo.
-    Dov’è mio genero? Perché non mi ha chiamato lui?
-    Ecco… si tratta di Mr Grey…
Perché era sempre così difficile dare questa notizia? Da giovane aveva sperato che col tempo ci avrebbe fatto l’abitudine. Coi cadaveri era stato così.
La prima volta che aveva visto un morto sbudellato aveva vomitato anche l’anima, ora non gli faceva nessun effetto… Ma chiamare un padre e dirgli che il figlio era morto era sempre una spada nel cuore.
-    Non cerchi di indorarmi la pillola. Cos’è successo ai miei ragazzi?
-    Mr Grey è stato aggredito da tre balordi. Ha difeso sua figlia a costo della vita. È stato… un eroe.
-    Non… non può essere… lui è… e Ana?
-    Senta, non voglio darle i dettagli al telefono. Può venire a New York? Sua figlia è in stato di choc. Fisicamente è incolume, ma credo che il suo cuore sia andato in mille pezzi.

Voci, grida, pianti, sirene, occhi curiosi, battute oscene. Ovunque si girasse c’erano persone che parlavano, correvano o facevano qualcosa. Solo lui se ne restava fermo. Lui ed una donna, dal sorriso dolce, che lo osservava da lontano.
-    Che cos’è successo?
-    C’è stata un’aggressione.
-    È morto qualcuno?
-    Sì.
-    Chi?
-    Tu.
-    Cosa? No! Io sono qui! Sto parlando con te!
-    Appunto.
-    Non capisco…
-    Io sono morta ventisei anni fa.
-    Ma non è possibile!
-    Non sempre quello che non si capisce è impossibile.
-    Che cosa intendi dire?
-    Il fatto che tu non creda d’essere morto, non significa che tu non lo sia nella realtà.
-    È assurdo!
-    Guarda attentamente quella donna.
-    Lei è Anastasia, mia moglie.
-    E chi sta abbracciando?
-    Lei tiene fra le braccia… me. Oh mio Dio! Io… io… Sono morto!!!

Christian si passò una mano fra i capelli, tirandoli appena, segno di grande frustrazione.
Rimase per alcuni istanti a guardare sua moglie che piangeva al suo capezzale, poi, troppo coinvolto emotivamente, si precipitò da lei per darle conforto, per dirle che lui non era morto davvero, che era lui lì per lei…
Nell’attimo in cui cercò di abbracciare la sua Anastasia, le braccia oltrepassarono il corpo minuto e scosso dai singhiozzi di lei, per finire nel nulla più assoluto.
Il suo corpo era inconsistente… o meglio, era  lui stesso ad essere privo di materia. Era diventato puro spirito, pura anima.
Un fantasma.
Per un momento gli parve che la terra sotto i piedi tremasse e di perdere l’equilibrio, ma lo spirito della donna con cui aveva parlato, così affine al suo, gli si avvicinò con calma.
-    Non spaventarti. I primi tempi è strano, ma poi ci si abitua.
-    Io non voglio abituarmi proprio a niente! Voglio tornare indietro! Rivoglio la mia vita. Rivoglio poter stare con mia moglie. Noi aspettiamo un bambino!
-    Lo so e sarà un bambino bellissimo. Amato dalla sua mamma e dai suoi cari.
-    Ma non da suo padre… no…
Lo sconforto prese il posto della rabbia.
-    Che cosa posso fare?
-    La scelta spetta solo a te. Hai due possibilità.
-    Quali?
-    La vedi quella luce laggiù?
Christian guardò il punto indicato dalla donna ed una luce intensa apparve dal nulla.
-    Sì, la vedo.
-    Quello è l’ingresso per il paradiso ed è la tua prima scelta.
-    Io in paradiso? Sei sicura?
-    Sì, te lo sei guadagnato, credimi!
-    L’altra possibilità?
-    Restare sulla terra e trascorrere un po’ di tempo nel limbo. Potrai vedere coi tuoi occhi come andranno le cose senza di te.
-    Se scelgo di restare nel limbo non potrò più andare in paradiso?
-    Il paradiso sarà sempre aperto per te. La luce splenderà nel momento esatto in cui sarai pronto a passare oltre.
-    Tu che cos’hai scelto?
-    Sono o non sono qui?
-    Sei rimasta? Per chi?
-    Per seguire la persona che più ho amato al mondo.
-    Tuo marito?
-    Mio figlio.

E fu solo in quel momento che Christian riconobbe nel volto dell’angelo accanto a lui il viso della donna ritratta in una vecchia fototessera sbiadita dal tempo.
-    Mamma?
-    Sì, Christian, sono io.
-    Com’è possibile?
-    Non ho potuto salvarti quando ero viva, ma non ti ho perso di vista nemmeno per un attimo, da quando sono diventata un fantasma.
-    Nemmeno per un attimo?
Se i fantasmi avessero potuto arrossire, Christian sarebbe di certo diventato rosso incandescente, in quel momento.
Il fantasma di Ella alzò gli occhi al cielo, poi sorrise.
-    Sì. Ho visto tutto! Ecco perché ti ho mandato Anastasia!
-    Me l’hai mandata tu?
-    Chi credi che abbia fatto venire l’influenza all’indomita Miss Kate Kavanagh? Era assolutamente fondamentale che tu incontrassi Anastasia e quello era il momento giusto. Era lei la chiave della tua rinascita e della tua salvezza! E così è stato. Sono molto orgogliosa di voi due!
Ella sorrise soddisfatta, poi fece una smorfia.
-    Peccato che vi siate dovuti separare così presto.
-    Non esiste un modo per tornare da lei in carne ed ossa? Mi va bene anche reincarnarmi in un altro corpo. Ho fatto innamorare Anastasia di me una volta, posso farlo di nuovo!
-    No, Christian, non funziona così. Devi accettare le cose come sono.
-    Ma io non sono pronto a lasciarla andare…
-    Devi decidere tu. Il mio compito ormai è finito. Posso finalmente andare verso la luce. È bellissima, non trovi?
In effetti il cono di luce era invitante. Trasmetteva una pace interiore ed una gioia a cui non si poteva resistere. Eppure Christian non si sentiva pronto.
-    Se io decidessi di restare per un po’, tu ci sarai?
-    Se davvero avrai bisogno d’aiuto, il cielo ti manderà qualcuno. Ciao Christian.
-    Ciao mamma.
Lo spirito di Ella si avvicinò al cono di luce fino a diventare pura energia, quindi il bagliore si spense, lasciando il fantasma di Christian in un turbine di emozioni contrastanti. 

Christian rimase alcuni istanti nell’ombra del palazzo di fronte poi, non resistendo più, si avvicinò a sua moglie, ancora sotto shock.
-    Piccola? Mi senti? Sono qui, amore mio, non ti ho lasciata! Te l’ho promesso e sto mantenendo la mia parola: io sono qui solo per stare con te!
Le sue parole però furono ascoltate solo dal vento e da un’altra anima, che si avvicinò attraversando il mondo senza lasciare traccia.
-    I vivi non posso sentirci, ma a volte noi possiamo farci… mmm… come dire? …notare! Ecco!
-    In che modo?
-    Spostando oggetti, facendo cadere un quadro, cose così. Un mio amico sostiene d’essere riuscito a scrivere sul parabrezza dell’auto della sua ragazza.
-    Davvero?
-    Bhè, considerando la popolarità della fanciulla e che la scritta sul vetro era “puttana”, non posso essere certo che l’autore fosse proprio lui!
Christian sollevò un sopracciglio, in segno di scetticismo.
-    Non mi chiedi chi sono? Di solito lo fanno tutti.
-    Non mi interessa sapere il tuo nome. Voglio solo riavere indietro la mia vita con mia moglie!
-    Bhè, te lo dico lo stesso: mi chiamo Christopher e sono tuo padre. Quello naturale, biologico… non so come si dice, adesso. Però hai capito, no? Sono quello vero!
-    Tu sei… lui?
-    Sì. Non ho mai saputo d’aver avuto un figlio. Sono morto in un incidente d’auto… una corsa clandestina, a dire la verità, e tua madre non ha mai avuto l’occasione di dirmelo.
-    Quindi è da te che ho preso lo spirito d’avventura per il volo e per la vela?
-    Presumo di sì. Mi piace l’idea che tu sia stato capace di risollevarti. Sono un padre molto orgoglioso.
-    Scusami Christopher, ma in questo momento sono un po’ confuso. 
-    Lo siamo tutti, all’inizio, ma poi ci si abitua.
-    Tu perché non sei passato oltre?
-    Perché non mi andava. Mi sono perso così tante cose, da vivo, che ora voglio godermele tutte, anche se solo sottoforma di spirito. La mia prossima avventura sarà: diventare nonno!
Ed in quel momento Christian si ricordò della moglie e del figlio che non avrebbe mai conosciuto o tenuto fra le braccia.
Si voltò di scatto solo per vedere l’ambulanza andare via.
-    Oddio! E adesso dove la portano? Come la ritrovo?
-    Nessun problema. Pensa solo che vuoi essere dov’è lei e ti ci ritroverai. Il teletrasporto è una cosa fantastica! Niente più code ai caselli dell’autostrada, niente biglietti per i concerti, niente file interminabili ai botteghini dello stadio per assistere alla finale di baseball!
Christopher si voltò verso lo spazio in cui un attimo prima c’era lo spirito di Christian, certo di leggere entusiasmo nel volto del figlio, ma accanto a lui c’era solo il vento.
Sorrise e scosse la testa.
-    Ha lo stesso temperamento indomabile di suo padre!
Quindi scomparve.

Nell’attimo in cui Christian pensò ad Anastasia si ritrovò nell’ambulanza che la stava portando in ospedale.
-    Piccola, ti prego, devi riprenderti! Ora chiamo Taylor e poi mia madre, loro sapranno aiutarti.
Cercò nelle tasche dei pantaloni il suo inseparabile Blackberry, per scoprire di non esserne più in possesso.
Ovvio! I fantasmi non chiamano col cellulare. E non possono nemmeno cercare aiuto o dare una mano ai loro cari. I fantasmi possono solo guardare la vita che scorre davanti ai loro occhi, con la morte nel cuore.
Questo pensiero gli fece letteralmente vedere rosso e, per la disperazione e la frustrazione, si lasciò andare ad un grido disumano ed un gesto violento, come se volesse spaccare tutto.
Di fatto non spaccò nulla, ma la sua mano urtò il kit del pronto soccorso, facendolo cadere di lato.
-    Ehi, attento alle curve! Qui dietro casca tutto!
Disse il barelliere verso l’autista dell’ambulanza.
Christian rimase interdetto.
Era stato lui a far cadere la valigetta o davvero era stata una manovra troppo brusca dell’autista?
Concentrandosi al massimo si chinò verso il volto pallido di sua moglie e cercò in tutti i modi di scostarle una ciocca di capelli sulla spalla, senza alcun risultato.
-    Non devi solo volerlo fare, devi desiderarlo con tutto il cuore. Allora sì che ci riuscirai.
Christian si voltò di scatto, verso la voce che aveva sentito alle sue spalle, ed incrociò il volto di uno sconosciuto.
-    Avanti. Provaci di nuovo. Ma questa volta concentrati di più.
Christian ci mise tutto l’impegno e la determinazione che riuscì ad accumulare, quindi delicatamente prese una ciocca di capelli, che ricopriva il collo di sua moglie, e la fece scivolare lungo il bordo, fino a posarsi sul cuscino.
Il castano scuro faceva un bel contrasto con la federa bianca, ma non fu quello a meravigliare lo spirito di Christian, bensì il fatto d’esserci riuscito.
-    Ce l’ho fatta! Ci sono riuscito! Hai visto?
-    Sì, sì… sei stato bravo per essere uno spirito nuovo. Ora però devo andare.
-    Dove?
-    Mi piace vedere i trapassi. Scoprire se le anime dei defunti vengono raggiunte dalla luce o dagli spiriti oscuri. Tua moglie non è in pericolo di vita e tu non saresti qui, se fossi stato destinato alle tenebre. Quelli non ti danno alcuna possibilità. Per cui qui stasera non c’è niente da vedere.
Detto questo lo spirito di quello strano personaggio svanì come nebbia.

I paramedici portarono Anastasia in una stanza candida, dove la donna rimase fino al mattino successivo.
Quando si risvegliò scoprì d’essere circondata dai volti tirati dei suoi cari. L’avevano raggiunti tutti, per starle accanto e per condividere con lei il suo dolore.
Quel dolore immenso che le stava lacerando il cuore.
-    Christian?
-    Piccola, non fare così, non ti agitare.
-    Dov’è Christian? Perché non è qui?
Solo il silenzio le rispose, anche se in realtà qualcuno le aveva sussurrato:
-    Sono qui, amore mio. Sono qui.
Lo spirito di Christian era rimasto accanto a lei per tutta la notte.
Aveva visto arrivare i suoi genitori adottivi, suo fratello, sua sorella, con i loro rispettivi consorti, ed il padre di Anastasia. Sua suocera era in viaggio e sarebbe arrivata a New York nel giro di qualche ora.
Li aveva visti arrivare, li aveva visti disperarsi per la sua morte prematura, li aveva visti piangere sommessamente, li aveva visti preoccuparsi per sua moglie e per il loro bambino non ancora nato.
Quanto amore lo aveva circondato in vita e vedere tutte quelle persone care soffrire per lui l’aveva scosso nel profondo.
Avrebbe voluto rassicurarli tutti. Dirgli che stava bene, che non aveva sofferto, che non si dovevano preoccupare per lui.
Eppure il sentimento più grande era il desiderio di riabbracciare la sua dolce Anastasia. Dirle un’ultima volta quanto lei avesse fatto la differenza.
Dopo alcune ore passate a parlare sottovoce, nella stanza di Anastasia si presentò il tenente, capo dell’indagine.
-    Mrs Grey?
-    Sì?
-    Devo farle alcune domande. Se la sente di parlare con me?
-    Veramente no.
-    È questione di poco. Signori, potete accomodarvi fuori?
Il poliziotto non diede loro alcuna possibilità di scelta.
I presenti uscirono dalla stanza, quindi il tenente prese una sedia e si mise accanto al letto di Anastasia.
-    Mi dica cosa ricorda di ieri sera.
-    Tenente, gliel’ho già detto ieri sera. È tutto così confuso!
-    Ma ci deve essere qualcosa! Abbiamo bisogno di una pista da seguire e solo lei può dirci chi ha fatto fuori suo marito!
-    Oh mio Dio!
Anastasia si mise a piangere singhiozzando disperatamente, al ricordo dell’enormità di quanto accaduto, mentre il tenente Brody sbuffò silenziosamente. Odiava interrogare le donne! Piangevano in continuazione facendogli perdere un sacco di tempo!  
Christian aveva assistito a tutta la scena e preso dal momento di odio nei confronti di quell’uomo insensibile, gli mise le mani addosso, ottenendo di farlo cadere dalla sedia.
-    Ma che cazzo è successo?
-    Co…cosa?
-    Chi mi ha spinto?
-    Nessuno. Qui non c’è nessuno!
-    Lo vendo anch’io, Mrs Grey, eppure ho avuto la netta sensazione d’essere stato spinto!
L’uomo si rialzò agilmente, cercando di camuffare il suo imbarazzo per quell’insolita maldestra caduta, ma non appena fece per risedersi la sedia venne spostata di lato, facendolo capitombolare nuovamente.
-    Si può sapere che diavolo succede? È uno scherzo?
-    Io non so cosa dirle…
L’uomo riprese una posizione verticale, quindi, tenendo ben ferma la sedia con una mano, ci si sedette sopra con un movimento rapido.
-    Dunque, stavamo dicendo? Ah sì, ieri sera. Lei e suo marito siete usciti da teatro quan…
La frase non venne terminata, perché improvvisamente il tenete si ritrovò girato dalla parte opposta al letto della donna.
La sedia si era voltata di 180 gradi esatti.
-    Mrs Grey, non mi prenda in giro. Qui ci siamo solo io e lei e visto che io non sono certo qui per fare la figura dell’idiota, mi dica immediatamente come ha fatto!
-    Ma io non ho  fatto nulla!
-    Ed io dovrei crederle? Se non è stata lei chi è stato?
In quel momento sussultarono entrambi, sentendo improvvisamente scorrere l’acqua del rubinetto del bagno, accanto alla stanza.
E la risposta poterono leggerla contemporaneamente sia Anastasia che il tenente Brody, nel momento esatto in cui, sullo specchio appannato dal vapore, videro comparire la firma di Mr Grey.
-    Christian!
-    No. Non è possibile! È un trucco! Ne sono certo!
-    E questo allora come lo spiega?
-    Non so come ha fatto, eppure è ovvio che c’è qualcuno che mi sta manipolando, e se lei non mi dice subito la verità io la metto dentro per oltraggio a pubblico ufficiale!
Ma le parole dell’uomo finirono in niente, visto che sullo specchio cominciarono a comparire dettagli della sua vita che nessuno, tantomeno l’estranea in piedi accanto a lui, poteva sapere.
Era impossibile, eppure tutto lasciava pensare che uno spirito fosse presente insieme a loro.
-    Sei davvero tu, amore?
-    Si.
-    Dimmi qualcosa che solo tu puoi sapere.
-    Chissà se le azalee sono ancora vive!
-    Oh mio Dio! Sei tu! Sei davvero tu! Il mio Christian!
Anastasia si mise a piangere per la gioia ed il dolore.
Lui era morto, eppure era lì.
-    Ho mantenuto la promessa. Non ti lascerò mai!
-    Oh, amore mio! Torna da me, ti prego!
-    Se solo potessi, sai che lo farei all’istante, ma non so come.
-    Non puoi entrare nel corpo di qualcuno?
Ed in quell’istante Anastasia si voltò verso il tenente, che era rimasto pietrificato dalla paura accanto a lei, vedendo quelle frasi scritte sullo specchio.
-    No! Non se ne parla!
-    Solo per un istante, la prego!
-    No! Assolutamente no!
Eppure, nel momento in cui disse quelle parole, sentì come un vento freddo penetrargli sotto la pelle ed una voce nella mente che gli disse < solo per pochi istanti, la prego! >
Il tenente rimase perfettamente immobile, spinto da chissà quale motivo, e permise allo spirito di Christian di prendere posto accanto alla sua anima.
Anastasia guardò quell’estraneo cambiare espressione e dove prima c’era uno sguardo stanco e spaventato ora c’era l’espressione innamorata di suo marito.
-    Christian? Sei davvero lì?
-    Sì, piccola.
-    Oh mio Dio!
-    Lo so, è pazzesco!
I due rimasero diversi minuti a fissarsi senza proferir parola.
-    Ho così tante cose da dirti, eppure in questo momento non ci riesco. È come se la mia mente si fosse improvvisamente bloccata.
-    Ti capisco, amore. È lo stesso anche per me.
-    Cosa succederà adesso?
-    Dovrò lasciarti andare.
-    Ma io voglio restare con te!
-    E succederà ancora. Ci siamo trovati in questo mondo, ci ritroveremo anche nell’aldilà.
-    Com’è l’aldilà?
-    È stupendo! Non riesco a descriverti a parole le sensazioni che si provano, ma credimi quando ti dico che è meraviglioso!
-    Non dimenticarti di me…
-    Questo non succederà mai, piccola! Ti guarderò da lassù e veglierò su di te e sul nostro bambino.
-    Quindi sarà un maschietto?
-    Te lo garantisco. Puoi credermi sulla parola.
Anastasia si accarezzò la pancia, ancora poco prominente, visto che era di soli quattro mesi, quindi fece la domanda che più l’angosciava.
-    Quanto tempo abbiamo?
-    Poco. È molto stancante entrare nel corpo di un altro. Un po’ come cercare di nuotare in una piscina piena di melassa. È soffocante.
-    Scusami…
-    Non chiedermi scusa! Avevo bisogno di farlo, di parlarti un’ultima volta. Il tenente è un brav’uomo. Non molti avrebbero accettato una cosa del genere.
-    Lo ringrazierò da parte tua.
-    Lo sa già.
-    Lui ci sente?
-    Sì, certo. Lui è qui con noi, come uno spettatore, che però non può parlare. Presumo sia una situazione molto difficile anche per lui.
-    Ho capito.
-    Ora devo andare.
-    No!
-    Lo so che è difficile, ma è giusto così.
-    Di giusto qui non c’è niente! La sola cosa giusta sarebbe che tu restassi con me e mi aiutassi a crescere il nostro bambino!
Anastasia cominciò a piangere per la frustrazione ed il dolore per la sua perdita.
Christian si avvicinò a lei e la prese fra le braccia, cullandola dolcemente.
-    Un ultimo ballo, Mrs Grey?
E senza aspettare una risposta vera e propria, cominciò a muoversi lentamente, canticchiando sottovoce una dolce melodia.
Rimasero così pochi istanti che per loro valsero come un’eternità, quindi le labbra di Christian si posarono su quelle di Anastasia, per un ultimo bacio.
-    Ti amerò per sempre, Mrs Grey.
Nessuno disse più niente, ma tutti capirono in quale istante lo spirito di Christian lasciò il corpo del tenente, perché, se un attimo primo il dolce bacio di Christian stava facendo sognare Anastasia, l’attimo dopo la donna si rese conto che quelle che la sfioravano erano le labbra di un estraneo.
Un estraneo estremamente imbarazzato.
-    Mi…mi scusi, Mrs Grey!
Disse il tenente, staccandosi immediatamente dalla donna che aveva fra le braccia.
-    Non deve scusarsi. Anzi, la ringrazio per avermi permesso di restare un’ultima volta con mio marito.
I due rimasero in silenzio per qualche minuti, ognuno rivolto ai propri pensieri.
-    Posso chiederle una cosa, tenente?
-    Certo.
-    Perché ha accettato d’essere posseduto dallo spirito di mio marito?
-    Perché ho sentito tutto.
-    Lo so, ma poteva comunque rifiutare la nostra richiesta.
-    Non mi riferisco alle parole…
-    Che intende dire?
-    Ho sentito l’amore che suo marito provava per lei…
-    Davvero?
-    Credo di non aver mai sentito una forza così grande. Ecco perché non sono riuscito a dire di no. Era travolgente, impossibile da fermare.
-    Ha appena descritto mio marito.
-    Davvero?
-    Ho sempre paragonato mio marito ad un treno in corsa. Incontrarlo mi ha cambiato la vita ed ora niente sarà più come prima.
-    Lo capisco benissimo. Anche io, da oggi, vedrò le cose in modo completamente diverso.
-    Tenente?
-    La prego, mi chiami Marcus. Quel “tenente” fa tanto tenente Colombo!
-    Va bene, Marcus. Posso chiederle un’ultima cosa?
-    Basta che non implichi essere posseduto un’altra volta!
-    Catturi l’assassino.
-    Non posso garantirglielo, ma farò il possibile.
-    Grazie.
-    Mrs Grey, posso chiederle anch’io un favore?
-    Solo se d’ora in poi mi chiamerà Anastasia.
-    Ok.
-    Mi dica. Cosa posso fare per lei?
-    Quello che è successo qui poco fa… ecco… vorrei non uscisse da queste pareti. È già difficile da capire per me che l’ho vissuto, non potrei raccontarlo in giro senza essere scambiato per pazzo. Ho una ex moglie ed un figlio da mantenere. Non posso permettermi di perdere il posto e di finire in un ospedale psichiatrico!
-    Va bene. Sarà il nostro segreto.
-    Ok. Addio Anastasia.
-    Addio Marcus.
L’uomo si chiuse la porta alle spalle e sospirò sonoramente.
Anastasia ascoltò i passi del tenente allontanarsi, quindi si appoggiò con una mano alla finestra e cominciò a piangere sommessamente.

-    Ana? Ana! Perché piangi?
-    Co…cosa?
-    Si può sapere perché stai piangendo? E poi chi cazzo è Marcus?
La voce di Christian risvegliò Anastasia dal torpore che l’aveva avvolta.
-    Christian? Sei tu?
-    E chi altri dovrei essere?
-    Ma che cos’è successo?
-    Ero nel mio studio e ti ho sentita piangere come un’aquila. Sono corso qui e tu, nel sonno, chiamavi un certo Marcus. Ti rendi conto di quanto mi prudano le mani in questo momento?
-    Oh mio Dio! Sei qui! Sei vivo!
-    Eh? Ma che cosa stai farneticando?
Anastasia si buttò fra le braccia di suo marito, perdendo ogni più piccolo briciolo di contegno. Lo strinse forte al suo cuore, piangendo sempre di più per il sollievo.
Era stato solo un sogno. Uno stupidissimo sogno!
-    Ehi, piano, o ti farai del male!
-    Non mi importa! Ti prego Christian, baciami e stringimi più che puoi!
L’uomo, anche se perplesso e confuso, acconsentì alla richiesta della moglie, visibilmente agitata, e le diede un lunghissimo bacio.
La tenne fra le braccia finché non sentì che si stava calmando.
-    Ora vuoi dirmi cos’è successo?
-    Ho sognato che eri morto. Ti avevano sparato ed io non sapevo più che fare senza di te. Ero disperata!
-    Ed in tutto questo chi cavolo è Marcus?
-    Oh lui!
-    Già, lui!
-    Marcus era il tenete che indagava sul tuo omicidio.
-    E perché lo chiamavi?
-    Non lo chiamavo… almeno non credo. Però ha avuto un ruolo importante nel sogno, perché tu ti sei incarnato in lui per ballare con me un’ultima volta. È stato molto commovente!
-    Era un bell’uomo?
-    Belloccio. Di certo non come te. E non baciava nemmeno un granché bene.
-    E tu cosa ne sai dei suoi baci?
-    Sei geloso?
-    Certo che sì! Sto ancora cercando di rintracciare quel tuo compagno di liceo con cui pomiciavi per picchiarlo ed ora devo aggiungere alla lista anche il tenente Marcus!
Christian sbuffò, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
-    Ora stai meglio?
-    Sono fra le tue braccia. Non c’è altro posto in cui vorrei stare al mondo!
-    Mi hai fatto preoccupare. Ti ho sentita piangere e non capivo se stessi male o cos’altro. Ho perso almeno un paio d’anni di vita!
-    È stato solo un  incubo.
Marito e moglie si alzarono dal divano, sui cui erano rimasti per tutto il tempo, e quel movimento fece cadere la custodia del dvd che Anastasia stava guardando prima di addormentarsi.
-    Ghost? Era questo il film che guardavi prima?
-    Mi sa di sì.
-    Ana! Da questo momento ti vieto di guardare film drammatici, thriller, horror e qualunque altro film possa turbarti! Chiaro? Ti sono concessi solo i musical e le commedie!
-    Ehi, stai calmo, Grey!
-    Col cavolo, Ana! Non voglio più ritrovarti in piena crisi di pianto per colpa di uno stupido film!
-    Ok, ok. Metti via le mani che prudono!
-    Prometti?
-    Prometto! Ora… stavo pensando ad una cosa…
-    Conosco quella luce nei tuoi occhi… che cos’hai in mente, Mrs Grey?
-    Credo che tu lo sappia, Mr Grey.
-    Dove vuoi farlo, piccola?
-    Stupiscimi!
-    Ok, amore, ma chiariamo subito una cosa: se mentre sono dentro di te mi chiami Marcus, giuro che m’incazzo sul serio!
I due innamorati si abbracciarono forte, poi Christian prese sua moglie fra le braccia e la condusse al piano superiore, verso la loro camera da letto.

-    Mmm…
-    Tutto bene, Mrs Grey?
-    Credo che tu lo sappia, Mr Grey.
-    Ne ho una certa consapevolezza, ma volevo sentirlo da te.
-    Mai stata meglio!
-    Ottimo.
-    E tu?
-    Direi di sì. Hai gridato il mio nome così forte che pensavo sarebbe arrivata la polizia!
-    Non prendermi in giro!
Anastasia diede un piccolo spintone al braccio di Christian, per sottolineare il suo disappunto, poi si accoccolò nell’incavo della sua spalla, in cerca di carezze e riposo.
Rimasero in silenzio per un pò, godendosi la tenerezza post coito, poi Christian, con lo sguardo serio, rivolto al soffitto, disse:
-    Stavo pensando ad una cosa.
-    Dimmi.
-    Se dovesse succedermi qualcosa voglio che tu ti senta libera di risposarti.
-    Cosa? Ma che dici!
-    Dico sul serio, amore. Se io dovessi morire presto, non voglio che tu stia da sola.
-    Questi discorsi non mi piacciono! E comunque io non sarei da sola! Avrei il nostro piccolino! A proposito, il tuo alter ego onirico ha detto che sarà un maschietto!
-    Un maschio? Bene. Così potrà prendersi cura di te, da grande! Ad ogni modo lo penso davvero.
-    Uffa, basta!
Anastasia fece per allontanarsi dalle braccia del marito, ma lui la tenne stretta al suo petto.
-    Ascoltami bene. Se io dovessi morire, voglio che tu ti rifaccia una vita e sia felice. Hai tanto amore nel cuore che sarebbe davvero ingiusto se tu rimanessi da sola. Chiarisci però col tuo secondo marito che, quando arriverà il momento, io mi riprenderò il posto accanto a te. Sono io il marito titolare! Ok?
-    Se ti dico che va bene, dopo la smetti di parlare della tua prematura dipartita? È un discorso che mi turba, lo sai!
-    Ok.
Rimasero di nuovo in silenzio, poi Christian sogghignò,  incuriosendo sua moglie.
-    Perché ridi?
-    Perché non credo che riuscirei ad accettare un altro uomo al tuo fianco. Probabilmente mi comporterei da fantasma-stalker, infestando casa nostra e lo spaventerei a morte!
-    Sarebbe divertente!
-    Già. Oppure potrei essere abbastanza onorevole da lasciarvi la casa, ma infesterei la stanza rossa dei giochi. Lì davvero non voglio che tu ci metta piede senza me!
-    Il fantasma dell’Escala. Farai anche tintinnare le catene ad ogni rintocco della mezzanotte?
-    Le catene potrei usarle davvero, ma non per fare rumori sinistri…
-    E per cosa, allora?
-    Sbaglio o il fantasma del film riusciva a spostare gli oggetti?
-    Sì, e allora?
Christian guardò sua moglie con una strana luce maliziosa negli occhi.
-    Bhè, potrei usarli su di te…
-    Cioè? Dovrei farmi possedere da te sotto forma di fantasma?
-    Immagino già la scena: tu sdraiata e legata sul letto ed un frustino che si solleva dal nulla e viene a solleticarti la pelle… mmm…
-    Così non ci sarà bisogno del marito numero due.
-    Corretto, Mrs Grey.
-    Ottimo, Mr Grey.
-    Che ne dici di fare pratica?
-    Che cos’hai in mente?
-    Ho giusto qui sulla sedia la mia cravatta preferita. Potrei legarti e poi…

Quel pomeriggio il silenzio della big-house non fu spezzato da rumori sinistri di cigolii inquietanti o catene sferraglianti, ma solo da sospiri, gemiti e baci.

******

Nda
Che faticaccia riprendere in mano una storia iniziata quasi un anno fa!
Ho pensato più volte di arrendermi, però l’idea di abbandonarla mi dispiaceva, per cui spero che lo sforzo sia valso la pena e che vi sia piaciuta.
Io sono un po’ arrugginita, e forse ve ne sarete accorte, ma chiedo la vostra clemenza!
Un abbraccio grande a chi ha avuto la pazienza di aspettarmi e grazie di cuore a chi, in questi mesi, mi ha seguita la di fuori delle mie storie.

Per chi non lo sapesse, in gennaio ho subito un intervento che, all’inizio, doveva essere una cosa da nulla, ma in seguito ho dovuto fare un ciclo di radioterapia, perché “nel frattempo” hanno trovato un tumore maligno.
Ora riesco a parlarne senza problemi, ma all’inizio non è stato facile.
Dovrò rifare alcune cure a maggio dell’anno prossimo, ma io confido che andrà tutto bene.
D’altro canto mica potete liberarvi di me così facilmente, no? :D
Infesterò EFP per sempre!!! Ahahahahahh!
Bacioni
Ciao
Frency70

   
 
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