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Autore: sara20    16/08/2014    5 recensioni
Maleficent ricorda con nostalgia la piccola Aurora, ma deve accettare ormai che la sua bestiolina è cresciuta. Si prepara a festeggiare con lei il suo diciottesimo compleanno: tra discussioni, verità nascoste e rivelazioni, sarà proprio la bellissima fata a ricevere un regalo inatteso.
- Non sono come lui. Non ti farò del male, non ne sarei capace... -
Fissò un secondo i due purissimi smeraldi, come a chiederle il permesso di ciò che stava per prendersi. Lasciò un bacio all'angolo della bocca carnosa.
- Ora capisci perché insisto se ti dico che il vero amore esiste? -
Maleficent liberò la baraonda delle sue emozioni annullando il distacco tra le loro labbra. La prese per i fianchi, la schiacciò contro il suo corpo, sentendosi finalmente viva.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Aurora, Malefica
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La proposta del vero amore
Maleficent non era mai stata così nervosa, neanche quel maledetto giorno in cui la sua bestiolina aveva deciso di far ritorno al castello, pungendosi poi con l'ago e avverando il suo stesso sortilegio. Ricordava i suoi occhioni azzurri farsi lucidi e grondanti di lacrime nel momento in cui comprese che Maleficent, l'ombra rassicurante, l'aveva condannata al sonno perenne, le sue parole taglienti che l'avevano ferita più di quanto avesse potuto fare una spada dalla lama di ferro: "Tu sei il male del mondo! Tu!", le aveva sputato addosso con tutta la delusione, la rabbia, l'incredulità di quell'assurda notizia. Di solito sentiva il petto vuoto, una cassa priva di contenuto, a qualsiasi sensazione che la pervadesse, piacevole o meno e questo costituiva il suo punto di forza. Si credeva invincibile perché immune dal sentimento e dal coinvolgimento emotivo. Sorrise beffarda,  avendo ben presente che proprio mentre era convinta di avere in pugno la vendetta, stava aprendo il suo cuore alla piccola e delicata creatura che spesso osservava dormire per ore nella sua culla. Le soffici guance piene, le iridi chiare come il cielo in cui volava, gli ampi sorrisi sgangherati e le manine grassottelle con le fossette fra le dita a cercare le sue o le corna spigolose, avevano lentamente sciolto il ghiaccio che l'aveva congelata da anni ormai, l'odio e il rancore a fare da padroni del suo destino. Non l'avrebbe ammesso neppure sotto tortura, ma era stata Aurora a risvegliarla da un letargo che sapeva di morte, non poteva che esserle infinitamente grata. Ad ogni modo, la vivace principessa alta mezzo metro e sgambettante, con una strana predilezione per i burroni, era un lontano ricordo conservato con affetto nella mente di Maleficent, che invece aveva assistito all'intera crescita della ragazzina. Doveva compiere diciotto anni, così la fata aveva avuto l'idea di rendere speciale quell'occasione, ma soltanto il pensiero di prodigarsi gratuitamente per qualcuno, la metteva in seria difficoltà e imbarazzo.

Sin dall'alba di quel mattino tiepido di primavera, Maleficent si era alzata in volo con le maestose ali, spostandosi veloce fra le nuvole sopra il castello. Più erano tesi i suoi nervi, più le riuscivano perfettamente le acrobazie spericolate che faceva in aria, facendo spaventare a morte il povero Fosco. I suoi brillanti occhi verdi avevano captato i movimenti delle guardie e registrato qualunque avvenimento fuori posto, una possibile minaccia per Aurora, come ogni mattina da quando quest'ultima era diventata regina, tuttavia sollevata poté confermare di non aver avvistato nulla di sospetto. Gironzolava attorno alla torre Nord, dalle cui finestre era in grado di spiare di tanto in tanto la bionda, quando vide nel cortile sottostante due figure conosciute intente a passeggiare. In picchiata dalla vertiginosa altezza dove si trovava, scese per guardare meglio. Lo stomaco si attorcigliò nel riconoscere la coppia: la bella Aurora camminava per mano con Filippo. Quell'imbranato principe dopotutto ce l'aveva portato lei tra le mura del castello, pensò con stizza verso sé stessa; non lo sopportava, non reggeva la parlata timida e balbettante, l'insicurezza e l'immaturità del giovane, non le reputava meritevoli dell'intrigante compagnia di Aurora. Come poteva affiancarla un ragazzino che non si teneva in piedi con un'armatura più pesante? No, la sua bestiolina aveva bisogno di qualcuno di forte e affidabile, pronto a difenderla sempre. Gli occhi le si riducevano inconsapevolmente a due fessure non appena Filippo osava accostarsi di un centimetro in più alla bionda. Con silenziose virate macinò altri metri in basso, smaniosa di capire cosa si stessero dicendo.
- A-aurora... volevo dirvi che... siete bellissima! -

Che banale osservazione, stupido ragazzino!
Le gote della regina si imporporano di rosso, ma comunque continuò a guardarlo dritto in volto.
- Grazie, Filippo -
Il principe aveva la stessa età di Aurora, anche se sembrava poco più di un quindicenne, sbarbato e goffo. Ma la fata si era accorta che tra i due c'era assolutamente del tenero e questo la tormentava profondamente. Che nome doveva dare a quel fastidioso sentimento? Sapeva solamente dire che la turbava così tanto da essere diventato un pensiero fisso.
- Sono stato benissimo qui con voi, in questi due anni... siete la fanciulla più interessante che abbia mai conosciuto nel mio regno. S-siete intelligente... -

Perspicace.
- Curiosa... -
Brillante.
- Comprensiva... -
Fin troppo buona.
- Siete la donna che ogni re vorrebbe accanto! Io so che il vostro posto è qui e che dovete badare alle vostre terre, ma è arrivato il momento di farvi una proposta -
Maleficent osservò con trepidazione una mano del ragazzo scendere nelle pieghe del suo abito prezioso, tuttavia un istante prima che la estraesse e rivelasse l'oggetto che stringeva, la fata, stordita, sconfitta, decise di volare via. Le iridi le si erano accese di una minacciosa luce verde che poteva seriamente spingerla ad azioni irreparabili, perciò fu costretta a fuggire, immaginando però alla perfezione ciò che Filippo stava per domandare e il felice epilogo di quella storia.
- ... ti amo! -
Le orecchie ancora attente intercettarono la confessione che non avrebbe mai voluto sentir uscire dalla bocca di Aurora. Strinse i denti e i pugni, le unghie le si conficcarono nella pelle diafana. Forzò le splendide ali a spingere quanta più aria potessero, perché alla fine l'aveva avvertito. Dentro di lei qualcosa si era davvero spezzato.

Era al calar del sole che cominciava il vero spettacolo in quel luogo magico. L'immensa Brughiera florida e colorata, con le tenebre, mostrava il suo lato più stupefacente: la flora e la fauna incantata affioravano nella loro favolosa bellezza, piccole creature svolazzanti e fiori dai petali giganti cacciavano sfumature variopinte, illuminando la distesa già bagnata dai freddi raggi lunari. Alcune danzavano a filo d'acqua sui laghi, disegnando con le loro graziose movenze numerosi turbinii nei quali gli occhi volentieri si perdevano. Si udivano nell'aria i brusii delle foglie, i mormorii dei minuscoli abitanti, talvolta qualche albero che si spostava, provocando scosse nel terreno per le lunghissime e robuste radici. Ma la volta di un blu profondo era sicuramente l'ostentazione meglio riuscita della natura. Le stelle erano così tante che era impossibile anche solo racchiuderle tutte in uno sguardo. Maleficent adorava sedersi sull'erba umida, appoggiarsi ad un accogliente tronco e guardare il cielo che si specchiava sulla superficie dei laghetti, giocare con la sua magia, riempiendo il vuoto di incantesimi luminescenti. Dopo aver soppresso la graffiante sensazione che aveva provato di fronte ai due amanti, di fronte alla sua bestiolina che dichiarava il suo amore ad un altro, si era concentrata su dove portarla quella sera particolare. Avanzava con la sua camminata felina nella Brughiera che si schiudeva al suo passaggio, per andare incontro ad Aurora che probabilmente si era avviata molto prima di lei. Si incrociarono a metà strada. La bionda aveva indossato uno degli abiti più carini che aveva, candido come la sua anima e impreziosito da una luccicante polvere di gemme che la fata stessa le aveva regalato. La chioma era stata in parte legata in un'acconciatura complicata che lasciava comunque cadere morbidi sulle spalle i riccioli dorati. Maleficent si bloccò a guardarla per un attimo, notando con nostalgia e allo stesso tempo compiacimento che i lineamenti del suo viso non erano più quelli di una bambina, ma di una giovane donna. L'unica parte che non era affatto cambiata da quando Aurora era in fasce, erano gli innocenti occhi cerulei.
- Oh eccoti, Maleficent! -
Le labbra rosee si aprirono in un sorriso spontaneo per la fata.
- Sei in ritardo, come al tuo solito -
Al rimprovero seguì un abbraccio inaspettato.
- Mi sei mancata -
Maleficent s'impietrì al tenero contatto con la ragazza, ma riuscì ugualmente a sussurrarle:
- Anche tu, bestiolina -
Restarono avvinghiate per qualche secondo, poi la regina si staccò, guardandosi attorno stupita.
- Dov'è Fosco? -
- In giro -
Ghignò, pensando alla fatica fatta per liberarsi dalla presenza a volte ingombrante del petulante corvo. Anche lui naturalmente sapeva del compleanno di Aurora, per questo era stato spedito lontano alla ricerca di un raro fiore, al di là delle montagne alle spalle del castello, ancora più avanti della foresta sterminata dove spesso si era perso. Un fiore tanto bello quanto difficile da trovare, già, perché in realtà... non esisteva.
- Andiamo adesso. Vieni, tieniti forte a me -
Lo sguardo preoccupato di Aurora le strappò un sorriso divertito.
- Avanti, prometto che non farò la spericolata -
La ragazza scettica circondò il busto di Maleficent, stringendolo al punto di toglierle quasi il respiro. La fata chiuse gli occhi, inspirando l'odore floreale che emanavano i suoi capelli. Spalancò con orgoglio le ali estese e partì velocemente verso l'alto, mentre le sue braccia corsero a reggere il corpo leggero di Aurora, che aveva nascosto il viso nel suo collo. Il volo non durò molto, anche se fu parecchio faticoso, visto che il posticino che aveva ricercato con cura per la bestiolina era situato in un'area impervia della Brughiera. Dovettero passare in mezzo a colossali megaliti che ostacolavano la strada verso l'interno della distesa erbosa, disseminati gli uni vicini agli altri, a distanze molto ridotte, per questo motivo Maleficent rallentò, non volendo mettere in pericolo la bionda. Quel pomeriggio, vagando nel cielo con lo sguardo rivolto a terra, aveva individuato un'insenatura sepolta fra le rocce da cui sgorgava una piccola cascata che nella sua discesa veniva interrotta da un masso. Si era creata una zona franca, dove se ne stavano immobili delle farfalle di un blu fosforescente, così da tingere il flusso normalmente trasparente. Aveva subito pensato di essersi imbattuta nell'anfratto più straordinario che avesse mai visto, proprio quello che le occorreva per una nottata irripetibile.
- Siamo arrivate? -
- Sì -
Aurora rimase ancora per qualche attimo incollata alla fata, che esasperata, afferrandola per le spalle, la fece finalmente staccare. Con soddisfazione osservò il suo sguardo scintillare alla vista della cascata tanto singolare.
- Ma... ma... è stupendo, Maleficent! -
Sicura di aver fatto colpo sulla curiosità spropositata di quella ragazzina, le strizzò l'occhio.

Superato il disagio iniziale dovuto alla ragazza giustamente sorpresa che le aveva rivolto mille domande - quasi tutte senza risposta - sul come e il perché avesse trovato un luogo del genere, se l'avesse fatto per lei, la serata si stava rivelando più che piacevole. Spesso Maleficent temeva le occasioni in cui si ritrovava sola con la giovane, per via della sua reticenza al contatto umano, ma scopriva ogni volta di non doversi preoccupare in alcun modo: la loro relazione era del tutto immediata; Aurora e la sua gioia di vivere, talora esuberante, si univano alla perfezione con il carattere schivo della fata. Le due si completavano a vicenda.
- Nessuno mi aveva mai portata qui, eppure molti conoscono bene la Brughiera... -
Nonostante avesse cercato di dissuaderla dal pensiero che si fosse innalzata in volo appositamente per lei, la bionda aveva provato diverse volte a estorcerle di bocca le parole che desiderava sentire. Con nonchalance cadeva ripetutamente sullo stesso argomento, ma Maleficent era troppo maliziosa per non accorgersene. Lasciò che la sfidasse, sicura della sua maggiore scaltrezza.
- E' nascosto in mezzo a queste rocce, secondo me è impossibile notarlo a piedi... -

Non provocarmi, bestiolina.
- Magari con un paio d'ali... -
Con le sopracciglia inarcate abbassò lo sguardo incrociando quello di Aurora. La ragazzina stava sfruttando i suoi commoventi occhioni per convincerla.

Conosco fin troppo bene quelle occhiate, le hai sempre usate per farmela sotto al naso.
- Di certo gli studiosi che vivono nel tuo castello non si saranno fatti sfuggire la possibilità di analizzare lo strano comportamento di queste farfalle. Chiedi a qualcuno domani, vedrai che sapranno portarti anche loro -
L'espressione delusa della dolce regina quasi la persuase.
- Ho freddo -
Aveva piano piano appreso che quelle due semplici parole nascondevano una richiesta molto precisa.
- Le tue ali sono così calde, non è che...? -
Rimanendo in silenzio ma con un sonoro fruscio allargò gli arti piumati e li richiuse accogliendo Aurora in una calorosa stretta. La sentì strusciarsi sulla superficie morbida e sfiorarla con i polpastrelli.
- Non mi hai più raccontato la loro storia, di come le hai perse -
Aurora gliele aveva restituite, perciò aveva pensato che fosse giusto dirle la verità a proposito di suo padre, del suo tradimento. Tuttavia malgrado l'intenzione, la sua lingua si rifiutava puntualmente di articolare un qualsiasi discorso sui dolorosi eventi passati.
- E' il tuo compleanno, non bisogna rovinarlo -
La regina tacque per un momento, poi ricominciò a parlare.
- Erano chiuse in una teca, nel castello... nella stanza di mio padre, perché? -
Maleficent non trattenne un lungo sospiro significativo. Si domandava se fosse il caso di rivelarle la natura di quell'uomo ambizioso e avido, essendo consapevole che l'idea di Aurora sul suo conto era un'altra. Lei stessa si era presa l'incarico di darle spiegazioni sulla sua morte, per risalire all'antico diverbio tra uomini e abitanti della Brughiera, tra il sovrano e la fata più abile che si era erta a difesa della sua terra. Aveva mentito, rifilandole una versione inventata dalla sua mente diabolica, in cui Stefano non era stato affatto descritto come la persona che era stata veramente. D'altronde, come avrebbe potuto parlare ad una ragazzina di soli sedici anni della falsità senza riguardi del papà? La piccola aveva a stento trascorso i suoi primi giorni con lui. Maleficent non era stata sincera, per l'ennesima volta e lo aveva fatto per salvarla da una terribile verità.
- Te l'ho detto: lui le conservava lì in attesa che io venissi a prenderle -
- Il vecchio re te le aveva fatte tagliare perché non volevi farlo entrare nella Brughiera -
La fata annuì.
- Non mi hai detto comunque chi è stato a togliertele -
Nuovamente Maleficent evitò la risposta.
- Tu sei furba e i tuoi incantesimi sono incontrastabili, com'è possibile che un uomo ti abbia portato via le ali!? -
- Hai ragione, bestiolina -
Aurora alzò il capo per guardarla, sbalordita da quell'ammissione. Di rado dalla bocca di Maleficent uscivano frasi simili.
- I miei incantesimi sono incontrastabili -
Disse in un sussurro, prima di puntare un dito sulle sue labbra.
- Adesso potrei farti qualsiasi cosa, sai? -
La bionda provò a parlare, ma dalla sua gola non veniva fuori nemmeno un filo di voce. Spaventata, la guardò con occhi sbarrati, mentre Maleficent scoppiò sfacciatamente a ridere. Si arrese dopo poco.
- Se prometti di fare la brava, ti restituisco la tua deliziosa vocina -
La giovane buttò gli occhi al cielo, esasperata dai soliti sortilegi che le scagliava contro quando faceva troppe domande. Improvvisamente balzò in piedi, scansando le ali della fata. Maleficent non riuscì a capire cosa volesse fare, finché non la vide spostarsi alle sue spalle.

Non farlo, non toccare...
Le mani calde della ragazza finirono sulle corna di Maleficent. Non fece in tempo a reagire che Aurora tirò indietro il suo capo. I riccioli chiari le solleticavano il volto, le iridi verdi immerse nelle azzurre. Rimase senza parole. Avrebbe voluto liberarsi dalla presa fastidiosa, ma l'intensità dello sguardo dell'altra la paralizzò. Con gli occhi disegnò il profilo della bella regina, appurando che le sue labbra vermiglie erano sempre più vicine. Senza dubbio le loro bocche si sarebbero incontrate se Maleficent...
- E va bene, va bene! -
... non l'avesse allontanata per ridare potere alle sue corde vocali. Visibilmente appagata, Aurora se ne tornò a sedere accanto alla fata ancora in preda al panico per il bacio che le stava per rubare.
- Anche io conosco i tuoi punti deboli, Maleficent! -
La canzonò divertita, beccandosi un'occhiataccia piuttosto inquietante.
- Sai, in circostanze come queste sei uguale a Filippo! -
La bruna s'irrigidì, la memoria piena delle sgradevoli immagini del pomeriggio.

"E' arrivato il momento di farvi una proposta"...
- Siete gli esseri viventi più discreti della Terra! -
- Suvvia, bestiolina, non vorrai mica paragonarmi a quello smidollato? -
Aurora si accigliò, rifilandole una gomitata.
- Non è uno smidollato! Oggi abbiamo passato un po' di tempo insieme, abbiamo chiacchierato... -
- Ah sì? -
Cercò di sembrare neutra, pur sentendosi ribollire all'interno.
- Sì, mi ha detto tante cose carine, è un ragazzo davvero gentile e premuroso -

Smidollato.
- Mi ha chiesto di sposarlo -
Uno sbuffo verdastro scappò dalle dita di Maleficent.
- Stai bene!? -
- Oh, certo! E tu... tu hai accettato? -
In quei pochi secondi d'attesa la fata giurò di sentirsi morire.
- Potrebbe essere il mio vero amore... -
- Il vero amore non esiste -
Allora perché con un suo bacio la bionda si era risvegliata?
- Forse non l'hai ancora trovato... -
- Sei ancora una ragazzina, Aurora -
La provocazione sortì un cattivo effetto sulla regina. Offesa da quel pensiero, la giovane si sollevò e questa volta fu il turno della fata di sorbirsi uno sguardo
torvo.
- Quando cerco di parlare d'amore e di sentimenti, sono sempre una ragazzina, vero!? Sono stufa di questo tuo atteggiamento -
Maleficent fece per controbattere, ma infine restò muta.
- Solamente perché tu non hai mai provato amore verso un uomo, non è detto che sia lo stesso per tutti gli altri! -
- Che ne sai? Che ne sai di quello che ho vissuto? -
- Non so nulla di te, è questo il problema! -
La crocchia di Aurora si rovesciò totalmente sulle sue spalle per il gesticolare frenetico e il respiro ansante. Era furente, il petto si alzava e abbassava a ritmo sostenuto.
- Non ascolterò più neanche una parola da te! Sei... sei una... -
Arrestò lo sfogo, cercando di riprendere il controllo delle sue emozioni.
- A volte penso di detestarti, Maleficent! -
Come era avvenuto ore prima dopo aver udito quel "ti amo" non destinato a lei, la bruna dalle iridi saettanti percepì un tonfo sordo nel petto che la fece scattare all'insù. Quel "ti detesto" invece, era stato chiaramente rivolto a lei. Un tumulto di sensazioni la mise in agitazione.

Collera.
Frustrazione.
Amarezza.
Livore.
Afflizione.

Al drizzarsi della figura slanciata ed energica della fata, ali leggermente aperte e busto in fuori, Aurora indietreggiò di qualche passo, sentendosi microscopica al confronto.
- Tu sei la più stupefacente creatura a cui un mostro possa mai aver dato vita! -
L'espressione dubbiosa della ragazza l'istigò a continuare.
- Tuo padre mi ha tagliato le ali! -
- Ma cosa...? -
- E lui è stato il mio primo amore! Mi ha ingannata, ha usato i miei sentimenti per ottenere il trono! Quella dannata notte credevo di aver ritrovato un amico, un
amante, l'unico essere umano di cui potermi fidare e invece mi sbagliavo! -
Con dolore la vide portarsi le mani alla bocca, in un gesto esterrefatto.
- La mattina dopo mi sono risvegliata con delle fitte lancinanti alla schiena... le mie ali non c'erano più! -
Una lacrima scese dagli occhi della più grande.
- Il mio cuore non c'era più -
- Io non... -
Si girò per nascondere alla sua vista le altre stille che ormai le rigavano il volto cinereo.
- Tu non puoi odiarmi, l'ho già fatto io prima di te -
Pensò che quella serata magica volgesse al termine - una fine inaspettata e non desiderata -, fu sul punto di volare via. Un paio di braccia esili lasciate nude dall'abito la circondarono da dietro, impedendole qualsiasi movimento.
- Maleficent... -
Scosse i lunghi arti ma la presa era molto salda.
- Non ho accettato la proposta di Filippo -
Le depositò un bacio lieve sul collo.
- I nostri regni si uniranno, non le nostre vite -
Un altro appena sotto l'orecchio. I suoi sussurri sommessi le stavano facendo venire la pelle d'oca.
- Ti ho vista sbirciare di nascosto, eri poco sopra di noi. So che hai sentito tutto. E' vero, gli ho detto che lo amo... lo amo come un fratello -
Maleficent si fece coraggio, si voltò per guardarla in faccia.
- Sapevo che c'era qualcosa di strano nel tuo racconto... aspettavo da tanto tempo che mi dicessi la verità... -
Aurora avanzò fino a trovarsi a pochissimi centimetri di distanza dal suo viso spigoloso. Alzò un braccio, con esitazione posò una mano sulla guancia umida, regalandole una carezza delicata.
- Non sono come lui. Non ti farò del male, non ne sarei capace... -
Fissò un secondo i due purissimi smeraldi, come a chiederle il permesso di ciò che stava per prendersi. Lasciò un bacio all'angolo della bocca carnosa.
- Ora capisci perché insisto se ti dico che il vero amore esiste? -
Maleficent liberò la baraonda delle sue emozioni annullando il distacco tra le loro labbra. La prese per i fianchi, la schiacciò contro il suo corpo, sentendosi finalmente viva. Aurora sorrise per l'impeto di quel contatto e rispose con ardore, portando entrambe le mani sul viso della fata. Si baciarono a lungo, mordendosi, facendo scontrare le bocche, fino a che l'ossigeno le obbligò a separarsi. La bruna notò che la più piccola non era mai apparsa tanto rassicurante e risoluta come in quel frangente. Non poté che abbandonarsi completamente al suo volere, permettendole di farla distendere sul manto erboso.
- Mi hai già donato così tanto, stanotte sarò io a donarmi a te -
Si tolse il mantello che le copriva le spalle, allentò i bottoni del vestito e si mise sopra la fata. Maleficent rimase impressionata dall'audacia della ragazzina. Passò una mano nella chioma dorata, poi l'artigliò e si portò giù il visino pulito della regina.

Cosa devo fare adesso con te...?
- Ti prego, non farmi aspettare ancora -
Ti amo, bestiolina.


Probabilmente Fosco avrebbe dovuto farsi catturare da quell'uomo, piuttosto che seguire quella fata spregiudicata! Dopo aver volato per miglia e miglia, aver rischiato di essere mangiato dalle creature aggressive della foresta, dopo aver cercato il raro fiore nella caverna del lupo grigio dalle zanne affilate, il corvo era stato avvisato da un gruppo di folletti di passaggio nel bosco che non esisteva alcuna pianta che corrispondeva alla descrizione fornitagli con minuzia da Maleficent.
Grazie mille, strega che non sei altro!
Ah ma questa volta, questa volta Fosco si sarebbe riscattato. Era fermamente deciso ad andarsene via e vivere libero. Arrabbiato per la presa in giro, volò a massima velocità per tornare dalla fata e licenziarsi. Non aveva neanche potuto procurarsi un regalo per la piccola Aurora.
Non trovò nessuno nel rifugio di Maleficent, né gli abitanti della Brughiera seppero dargli notizie utili. Si recò al castello e scoprì attraverso la servitù che Aurora si era dileguata da diverse ore.

Chissà perché ho il sentore che siano insieme.
Il corvo ci aveva visto bene sin dall'inizio di quella faccenda. La figlia di Stefano - per quanto fosse stata intenzionata ad odiarla - le aveva ridato un pizzico di felicità, forza per affrontare una vita provata da episodi tremendi. Le aveva ridato speranza. Le aveva fatto conoscere l'amore. L'aveva indissolubilmente cambiata.
Con il corpicino flessibile esplorò le zone più remote dell'immensa distesa, raggiunse la parte rocciosa. Addentrandosi oltre un complesso di megaliti, Fosco individuò con il suo sguardo attento un elemento che cozzava col paesaggio.
Si posò su una roccia, non volendo violare l'intimità del groviglio che si trovò davanti.
Si lasciò andare in un sospiro di sollievo, commosso dalla scena.
Maleficent riposava serena, avvolgendo con le sue ali marrone scuro i corpi nudi di entrambe. Le gambe perfettamente intrecciate, le mani congiunte e le loro labbra a sfiorarsi, a cercarsi bramose.

Finalmente Maleficent sorride.

Finalmente Aurora si sente al sicuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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