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Autore: thyandra    16/08/2014    2 recensioni
Facesti finta di non accorgerti di come i suoi occhi cristallini avessero indugiato nei tuoi troppo a lungo, quella volta, giudicandoti. Confondesti la preoccupazione per scherno, perché quello era il sentimento a cui tu e Gilbert eravate più abituati.
Cosa definisce meglio una persona, se non i sentimenti e i pensieri delle persone che si è lasciata dietro? Questa raccolta prova a metterli tutti insieme per ricordare che posto occupava Elliot Nightray nel cuore di vari personaggi di pandora hearts.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elliot Nightray, Un po' tutti, Vincent Nightray
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Note: questa raccolta nasce come omaggio ad Elliot dal punto di vista di vari personaggi di ph. La mia carissima collega Dratja, l'ideatrice del progetto che mi ha offerto la collaborazione, ha già postato un'altra shot prima di me. Se l'idea vi intriga, vi consiglio di seguire sia questa che quella raccolta. Ci divideremo un po' i personaggi. Io comincio con Vince :)
Le shot saranno di volta in volta accompagnate da musica consigliata per la lettura, ma sentitevi liberi d'ignorarla se non vi va. Per questa shot, l'accompagnamento lo trovate qui.
Buona lettura, fatemi sapere cosa ne avete pensato!
thyandra





 
Ray in the Night
 
Nobility
 


E' un ragazzino presuntuoso, pensavi. Arrogante. E' il figlio del Duca, un altro di quei nobili pieni di sé che non vedono oltre il proprio stupido titolo nobiliare. Ne avevi sorriso, sprezzante, come tuo solito. Non avevi provato a fartelo amico, nonostante quel piccoletto dai capelli biondo platino avesse adesso quasi la tua età. Cominciasti ad odiarlo come odiavi i suoi fratelli maggiori, sapendo dentro di te che non poteva essere migliore di loro. Speravi solo non fosse peggiore.
Avevi odiato quel fagotto piangente dal momento in cui l'avevi visto tra le braccia della nutrice, la prima volta, mentre lei gli disegnava piccoli cerchi tra le minute scapole, per rassicurarlo. Avevi odiato quel bebè perché aveva già più di quanto non aveste avuto voi.
E continuasti ad odiarlo anche quando crebbe abbastanza da sputare le prime sillabe, i primi nomi. Anche quando disse per la prima volta il tuo, Vincent. Era inutile che provasse a guadagnarsi il tuo affetto; ne avevi solo per Gilbert. Gil, il tuo fratello vero. E il suo, di nome, rimase nella lista di coloro di cui non t'importava un accidenti.
Lo continuasti ad odiare anche quando ti offrì le briglie del suo pony, a sette anni, per farti provare a cavalcare. Non avevi bisogno di saper cavalcare. Avevi bisogno di Gil, non delle attenzioni imposte dall'onore di uno stupido nobilotto.
Crescendo, si dimostrò davvero arrogante, come avevi predetto. Continuasti a ghignarne. Era una piccola testa calda, odiava non sentirsi dare ragione quando si metteva caparbiamente in testa d'essere nel giusto. Non vedeva oltre il proprio illimitato orgoglio, pensavi. Tu, invece, vedevi solo Gil.
Ma poi qualcosa s'incrinò. Gil cominciò a vedere lui. Questo non l'avevi calcolato. Ci cascò. Gli si affezionò.
Oh, Gilbert, come sei ingenuo, pensasti. Anche lui vi avrebbe abbandonati. Non vi potevate fidare di lui.
Per questo, ti dicesti, dovevi tenerlo d'occhio. Dovevi assicurarti che non nuocesse a Gilbert. Per questo, ti sforzasti di mettere su un sorriso finto, che non nascondeva il tuo precoce, innaturale cinismo, mentre stringevi infine la sua minuta manina guantata e ti facevi istruire su come montare in sella. Facesti finta di non accorgerti di come i suoi occhi cristallini avessero indugiato nei tuoi troppo a lungo, quella volta, giudicandoti. Confondesti la preoccupazione per scherno, perché quello era il sentimento a cui tu e Gilbert eravate più abituati. Lui vi considerava già fratelli, ma tu di fratello ne avevi solo uno, e aveva smesso di guardarti in quel modo da tempo.
Ma a te non importava quale fosse il suo scopo in tutto questo, ti dicevi, perché volevi solo che Gil fosse felice. E ti sentivi felice anche tu, durante i brevi e rari momenti in cui lui ritrovava il suo sorriso.
Quando passava del tempo con Elliot, Gilbert sorrideva davvero, osservasti. Come quando eravate bambini, come quando eravate solo voi due, nelle strade. Come sorrideva a te, un tempo.
Poco importava che adesso non sorridesse più nella tua direzione, poco importava che non si guardasse dalla malizia nascosta nel prossimo, fintanto che tu continuavi a pensarci per lui. Poco per volta, ti accorgesti che Elliot sembrava non possederne. Poco per volta, cominciasti a concedere a quegli occhi così chiari di vederti attraverso, permettendogli di preoccuparsi per voi.
Gilbert sembrava essere tornato se stesso, grazie alla sua presenza.
La Residenza non sembrava più così grande e vuota, se invece di essere riempita dalle risate sprezzanti di Ernest, Claude e Fred, era invece abitata dagli sguardi arrabbiati di Elliot; perché per quanto il ragazzino dai capelli platino potesse infuriarsi con Gilbert, tu leggevi sempre una nota di sincero affetto nel fondi di quegli occhi di ghiaccio.
Prima che te ne rendessi conto, smettesti d'odiare il figlio più giovane del casato Nightray; smettesti di considerarlo nemico e ti ci vedesti affine. Non lo considerasti più arrogante e spocchioso, perché comprendesti che Elliot fingeva solo di esserlo.
Fu quando ti ci affezionasti anche tu, che lui vi abbandonò sul serio, per sempre.
Ma era anche per il modo in cui aveva deciso d'andarsene, che Elliot ti piaceva.
I suoi occhi erano rimasti chiari fino alla fine, a differenza dei tuoi. 
  
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