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Autore: Root    17/08/2014    4 recensioni
Qualche volta -spesso, quasi sempre- Piper odia essere una figlia di Afrodite; se avesse avuto la possibilità di scegliere il proprio genitore divino, la dea dell'amore sarebbe stata la sua ultima scelta.
Essere la figlia di Afrodite, le permette di vedere le possibilità. Le possibilità di quel che avrebbe potuto, e potrebbe ancora, essere. Ed è per questo che, per quanto razionalmente, Piper sappia che quelli non sono veri ricordi, essi le appaiono comunque reali, così vividi che le sembra di sentire il calore di Jason, la cui spalla è premuta contro la sua; così vividi che le sembra che, allungando la mano, possa stringere quella del figlio di Giove.
E invece, sa che non è vero.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Jason/Piper, Piper McLean
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ricordi e realtà
Personaggi: Jason Grace, Piper Mclean
Desclaimer: Tutto ciò cui mi sono ispirata appartiene solo ed unicamente a Rick Riordan
Note: Cambio personaggi, stavolta. Spero di aver mantenuto l'IC anche con loro :)
Sono abbastanza soddisfatta del risultato, il che è decisamente strano per me. Temo solo ci siano problemi con i tempi verbali. Ho scritto al presente, e mi ha dato qualche problema, ditemi se ci sono errori, please.
Grazie a chi leggerà! :D


 

Piper ricorda perfettamente la prima volta che Jason l'ha baciata. Era sul tetto del dormitorio alla Scuola della Natura, di notte; erano saliti lassù per vedere la pioggia di meteoriti -era solo una scusa, in realtà, Piper voleva solo restare sola con lui. Non avrebbero dovuto essere lì, se il coach li avesse beccati avrebbero passato guai seri, ma Piper ricorda che non gliene importava nulla, tutto ciò che voleva era stare con Jason il più possibile.
Poi Jason le aveva preso la mano e avevano ballato e il ballo si era velocemente trasformato in un bacio che Piper non potrebbe mai dimenticare anche se avesse fatto il bagno e nuotato per ore ed ore nel fiume Lete.
No, Piper continua a dirselo, questi non sono ricordi. Queste immagini non sono reali, sono state infilate nella sua testa e, per quanto ammetterlo la faccia soffrire, Piper deve continuare a ripeterselo. Non è vero, non è mai successo. Non c'è mai stata la pioggia di meteoriti, non c'è mai stata lei sul tetto del dormitorio e, soprattutto, non c'è mai stato Jason, accanto a lei, la mano stretta attorno alla sua, che la baciava.
Qualche volta -spesso, quasi sempre- Piper odia essere una figlia di Afrodite; se avesse avuto la possibilità di scegliere il proprio genitore divino, la dea dell'amore sarebbe stata la sua ultima scelta.
Essere la figlia di Afrodite, le permette di vedere le possibilità. Le possibilità di quel che avrebbe potuto, e potrebbe ancora, essere. Ed è per questo che, per quanto razionalmente, Piper sappia che quelli non sono veri ricordi, essi le appaiono comunque reali, così vividi che le sembra di sentire il calore di Jason, la cui spalla è premuta contro la sua; così vividi che le sembra che, allungando la mano, possa stringere quella del figlio di Giove.
E invece, sa che non è vero. E ogni volta che vede Jason, Piper deve trattenersi dal corrergli incontro, abbracciarlo e baciarlo, perché tutto ciò che lei ricorda, non è mai avvenuto. E non c'è traccia di quei momenti nella mente di Jason.
Non sono reali, deve continuare a ripetersi. Ma lei è la figlia di Afrodite, e se quelle non erano altro che illusioni create dalla Foschia, allora dovrà essere lei stessa a crearsi dei ricordi, stavolta veri e reali, non solo suoi, ma anche di Jason.

 

La prima volta che Jason le prende la mano -non in un momento in cui stanno rischiando la vita- è al falò. Sono seduti l'uno accanto all'altra e Piper ha lo sguardo fisso sulle fiamme davanti a lei. Sono alte, ma il canto dei semidei non è energico come al solito. Lei sa che le fiamme possono arrivare a prendere un colore dorato, ma raramente lo ha visto, durante i mesi trascorsi al Campo Mezzosangue. Piper crede di sapere il perché: la minaccia di una guerra civile con il campo Giove, il pericolo di Gea, la mancanza dell'eroe più valoroso di tutti al campo, Percy Jackson.
Nonostante tutti questi problemi, le fiamme sono di un caldo colore arancione e i suoi occhi si perdono tra tutte quelle sfumature di colore, cercando di ignorare -per quanto possibile- la presenza così viva, del ragazzo al suo fianco. Piper vorrebbe avvicinarsi ancora un po' a lui e poggiare la testa sulla sua spalla, chiudere gli occhi e godere di quel momento.
Poi sente la mano di Jason prendere la sua e, finalmente, alza lo sguardo su di lui.
-Ti va di andare a fare una passeggiata?
Jason tiene la voce bassa, ma Piper riesce comunque a sentirlo al di sopra del canto degli altri ragazzi.
-Certo- risponde lei sorridendo.
Mentre camminano per il campo -deserto a quell'ora, sono tutti al falò- continuano a tenersi per mano.
-E' tutto così diverso qui, rispetto al Campo Giove. Sembra di essere in una grande famiglia.
-Non è così al Campo Giove? Gli altri semidei, non erano un po' come una famiglia, per te?
Piper continua a guardare Jason, i cui occhi sono invece puntati in avanti, impegnati a guardare qualcosa che Piper non può vedere. Lo fa spesso, perdersi a fissare il vuoto, la mente fissa su un luogo lontano, su un ricordo.
-Certo che lo è. Il Campo Giove è sempre stata la mia casa, ci sono cresciuto. Ma lì è tutto più... romano.
Piper si lascia andare a una risatina. Non conosce molto gli usi e i costumi dell'antica Roma ma riesce a capire cosa intende Jason. Lo comprende perché Jason stesso è diverso dai semidei greci: più ligio al dovere, più impeccabile e disciplinato; più militare, in un certo senso. Ecco come deve essere il campo Giove rispetto al Campo Mezzosangue.
Ogni tanto, Piper guarda Jason e cerca di ritrovare in lui quello dei suoi ricordi -che non sono ricordi, continua a ripetersi- e non sempre ci riesce. Quel Jason, quello che non è mai davvero esistito, è diverso da quello vero. Piper si sente sempre in colpa quando ci pensa e si chiede se sia davvero innamorata di Jason, o solo di quell'immagine di lui che ha nella sua testa. Piper ha paura, davvero paura, che possa essere così, talvolta. Poi, però, ci sono momenti come questo, in cui Jason si mostra a lei per quel che è, si toglie la maschera di leader potente ed impavido e diventa solo se stesso; e Piper capisce che sì, è seriamente innamorata di lui. Di lui e di nessun altro.
-Ti manca?
Jason annuisce. Ovvio che gli manca il luogo che è stata la sua casa, la sua famiglia, per tutta la sua vita.
Continuano a camminare in silenzio, sotto la luce delle stelle.
-Tre domande- dice Piper dopo un po'.
-Cosa?
-E' un gioco che facevo sempre con mio padre. Ci facciamo tre domande a vicenda, su qualunque argomento, e dobbiamo rispondere con assoluta sincerità.
Piper non saprebbe dire esattamente perché le è venuto in mente. Usava questo gioco, con suo padre, per creare un rapporto nel minor tempo possibile, per poter parlare con lui, che per lei aveva sempre così poco tempo.
A dire il vero non sa ancora cosa vuole chiedere a Jason, ma è più curiosa di sapere cosa Jason chiederà a lei.
Lui inarca un sopracciglio, ma sta sorridendo, la cicatrice sul labbro ben visibile.
-Sai che ti direi comunque la verità, vero? Qualunque domanda tu mi faccia.
-Lo so. E tu sai che la cosa è reciproca?
-Lo so.
Jason alza la testa, concentrandosi sui puntini luminosi che illuminano il cielo notturno, pensando ad una domanda da farle. Piper aspetta, curiosa.
-Quei ricordi- inizia lui, bloccandosi subito dopo per tornare a guardarla, poi ricomincia,-quei ricordi che tu e Leo avete, su di me, sul tempo passato insieme alla Scuola della Natura...
-Quelli dovuti alla Foschia- Piper conclude per lui, ingoiando il groppo che le si è formato in gola.
-Sì. Vorresti mai che fossero reali? Che quella, e non questa, fosse la vera realtà?
Piper non vorrebbe rispondere. Ma è stata una sua idea e deve essere sincera, sa che deve; non solo per il gioco, ma per se stessa, e per Jason.
-Una realtà senza dei e semidei, senza mostri che vogliono ucciderci e senza una guerra imminente con Gea e i giganti? Sì, ogni tanto penso che sarebbe tutto così tanto più facile se solo fosse quella la realtà.
Piper stringe di più la mano di Jason e fissa il suo sguardo nel suo, perdendosi in quegli occhi azzurri che tanto ama.
-Però no, non vorrei che fosse quella la realtà. Qui ho una famiglia, degli amici, una casa, un posto cui appartenere. E poi ci sei tu.
-Io ci sono anche in quei ricordi.
-Ma non sei davvero tu.
Jason le sorride dolcemente, Piper pensa che sia bellissimo, il ragazzo più bello che abbia mai visto. Più bello di tutti gli uomini, i semidei e gli dei.
-Tocca a me. Vorresti tornare al Campo Giove?
Piper sa che è una domanda stupida, che ovviamente Jason vorrebbe tornare lì, le ha già detto che gli manca. Ma Piper si permette lo stesso di sperare che Jason sia giunto a considerare anche il Campo Mezzosangue come la sua casa e che, magari, preferirebbe restare lì, con lei. É egoista da parte sua, lo sa, ma non può impedirsi di pensarci.
-Certo che vorrei tornarci. Mi manca.
Jason sta in silenzio per un po', mentre camminano, e Piper pensa che la risposta sia finita e può sentire il mondo sgretolarsi pezzo dopo pezzo sotto i suoi piedi, ma poi lui riprende a parlare.
-Quando sono arrivato qui, mi sentivo incredibilmente fuori posto, con la maglietta arancione anziché viola. Sentivo che la mia presenza qui era sbagliata. Ma ora è diverso. Il Campo Giove è sempre stata la mia casa, ma ora non è più l'unica casa che ho- si ferma di nuovo,- Anche il campo Mezzosangue, ora, è la mia casa. E non so se voglio lasciarlo. Non voglio lasciare i miei nuovi amici, non voglio lasciare Leo, non voglio lasciare te, Piper.
Piper si sente mancare, il suo cuore perde qualche battito e lei si dimentica come si respira; perché, per quanto ci sperasse, non lo aveva davvero creduto possibile.
Si costringe a fare una domanda di cui non è sicura voglia conoscere la risposta, ma che preme di uscire, di essere espressa a voce alta, oltre che nel segreto della sua mente.
-E Reyna?
Jason le ha già parlato di lei, ma sempre in modo evasivo, e lei vuole sapere -ha bisogno di sapere- di più.
-Reyna è mia amica e mia collega, una persona fidata; ma nulla di più. Tengo a lei, ma non c'è mai stato nulla tra di noi, te lo assicuro. Okay?
Jason si ferma e le prende anche l'altra mano, si china fino a che le loro fronti non si toccano. Il cuore di Piper ha ripreso a battere, sempre più veloce.
-Okay- risponde lei in un soffio.
-Terza domanda- dice Piper all'improvviso.
Sono ancora nella stessa posizione, così vicini, e Jason fa per allontanarsi, ma lei lo trattiene. Piper sente chiaramente le sue labbra piegarsi verso l'alto in un sorriso e, come un specchio, quelle di Jason fanno altrettanto.
-Hai intenzione di baciarmi, oppure devo fare io la prima mossa?
Jason ride, e lei può sentire il suo respiro su di sé, subito prima che -finalmente, finalmente, finalmente- lui la bacia.
É il loro secondo primo bacio, per Piper. Ma se quel primo primo bacio le era sembrato così reale, così vero, allora non saprebbe proprio come descrivere questo, che è miliardi di volte più reale. Questa è la realtà. Questa, in cui Jason ha le braccia strette attorno alla sua vita e la sta baciando con passione e dolcezza; questa, in cui lei si alza sulle punte per ricambiare, una mano portata ad accarezzargli una guancia, l'altra dietro il collo, per avvicinarlo ancora di più.
Se quei falsi ricordi Piper sapeva che non erano reali, questa, questa non può non essere la realtà. E questo è il vero Jason, quello di cui lei è perdutamente e irrimediabilmente innamorata.
Si separano, riprendendo fiato -dopo quanto tempo? Piper non lo sa.
-Hai ancora due domande.
Jason la guarda, un'espressione seria sul volto ancora sorridente.
-Ne ho solo una. Vuoi essere la mia ragazza, Piper?
Piper non sa come sia possibile, ma il suo sorriso si allarga ancora di più.
-Penso che la risposta sia evidente.
Evidentemente questa non è una risposta soddisfacente, perché il figlio di Giove continua a guardarla, aspettando. Lei sospira con aria fintamente esasperata (perché in realtà è da un secolo che aspetta quella domanda).
-Sì, Jason Grace, voglio decisamente essere la tua ragazza.
Jason la abbraccia, tenendola stretta come se abbia paura che possa scappare, o meglio, che qualcuno possa portargliela via. Poi Piper lo bacia di nuovo, un bacio casto e breve.
Mentre continuano a camminare sotto il cielo notturno, Piper è sicura che quella non possa essere altro che a realtà.

 


 
  
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