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Autore: Sery400    17/08/2014    3 recensioni
Michael Malarkey, in una noiosa domenica pomeriggio, apre twitter e nota il tweet di Somerhalder in cui scrive che YOLD ha vinto agli Emmy's.
E se non si fosse limitato a twittargli in risposta? Se avesse preso il telefono e l'avesse chiamato per complimentarsi?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ian Somerhalder, Michael Malarkey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: abbiamo letto tutti il tweet di Malarkey e visto il 'mi piace' che ha messo alla foto di Ian, giusto? E abbiamo tutti sclerato almeno un po' perché sono talmente belli che non si può rimanere impassibili, anche se ciò che abbiamo visto sono semplici gesti su un social network.
E secondo voi, come avrei potuto non sclerare anche io?
Ma soprattutto, come avrei potuto non scrivere una fanfiction su quest'evento?

Perciò eccomi qua, ancora.

Stavolta non sarà AU, Ian e Michael non sono una coppia, sono esattamente ciò che ci hanno mostrato in questi mesi. E Michael è felicemente sposato con Nadine.

Enjoy, e per qualsiasi cosa recensite :)







Odio i pomeriggi come questi, quelli in cui non devo lavorare perché è domenica, non ho eventi a cui partecipare o cose da fare. Soprattutto quando mia moglie è incinta e dorme e non possiamo nemmeno andare in giro e cazzeggiare, sentirci giovani come il giorno in cui ci siamo conosciuti. L’unica cosa che posso fare è stare sbracato sul divano a recuperare le forze per il giorno dopo, in cui mi dovrò alzare alle sei e lavorare fino a notte e allora rimpiangerò le giornate di relax. È così per tutti.

Lancio un’occhiata alla chitarra appoggiata contro la parete e mi avvicino ad essa. La tiro fuori dalla custodia e mi siedo di nuovo sui cuscini. Inizio a fare qualche arpeggio, qualche scala. Non suono davvero, farei troppo rumore e non voglio svegliare Nadine. Potrei andare accanto a lei a accarezzarle il viso, osservarla dormire e godermi tutta la sua bellezza, sfiorare il pancione e magari sentire nostro figlio scalciare. Mi scenderebbe una lacrima sul viso, succede sempre quando mi soffermo a pensare che quello è effettivamente nostro figlio e sta per nascere, pensare che sarò padre.
Potrei, ma ora ho voglia di suonare. Suono qualche vecchia canzone che ormai so a memoria, qualche melodia che ascoltavo da ragazzo, poi provo qualcosa di nuovo. “Woh, suona bene”, penso riprovando una serie di note di seguito. Appunto tutto su un foglio di carta e mi prometto che stasera lo riascolterò e vedrò che farne.

Rimetto apposto la chitarra e mi butto sul divano. Prendo l’iphone e apro twitter. Sto per richiuderlo, visto che sulla home non c’è nulla di interessante, quando leggo un tweet di Ian.

Cazzo, è vero. Era agli Emmy’s ieri e YOLD era tra le nomine. Apro la foto di Instagram per leggere il tweet completo e quando finisco mi rendo conto di avere un sorriso da orecchio a orecchio. Un po’ come descrive il suo dopo aver saputo della vittoria. Non posso non pensare che sarebbe stato bello essere con lui nel momento in cui ha ritirato il premio. E sarebbe stato fantastico ballare e festeggiare con lui.

Torno su twitter pensando a una risposta da scrivere, qualcosa che gli possa far capire quanto sono fiero di lui in questo momento. Quanto penso davvero che tutto ciò che fa è fantastico e quanto sono felice che finalmente tutto il sudore e il lavoro e le nottate in bianco hanno dato i loro frutti. Vorrei scrivergli che altro che i fan, la persona più fiera di lui qui, sono io. E vorrei abbracciarlo forte, dargli una pacca sulla spalla e dirgli “ben fatto, amico”, perché basterebbe. Basterebbero i miei occhi pieni di fiducia a fargli capire ciò che provo, sono sempre bastati. Come sono sempre bastati i suoi, di occhi, profondi e del colore dell’oceano, quello che lui tanto ama, a farmi ritrovare la fiducia in me stesso quando non ne avevo più.

Ma adesso lui non è qui e io non solo da lui, perciò dovrò farmi bastare un tweet per fargli capire quanto sono realmente orgoglioso.

“So proud, man x”

No, banale. Cancello.

“I’m so happy for you mate, you deserve that.”

No ma che sono un ragazzino? Happy, seriously?

“Most excellent news, brother man! x”

No, non basta nemmeno questo. È davvero troppo l’orgoglio nei confronti di quest’uomo, come si fa a racchiudere tutto ciò in qualche parola scritta su un social network? E realizzo ora, che è impossibile, semplicemente non si può. E che non riesco a pensare a niente di meglio. Così clicco su ‘tweet’ e cerco immediatamente il suo numero sulla rubrica. Vado sulla I, ma il suo nome non c’è. Cos-ah, vero. Quel coglione si è memorizzato come “The coolest”. Ma quanto è presuntuoso? Clicco sul verde, non sapendo nemmeno come iniziare la conversazione.

«Malarkeeey!»

Il semplice suono della sua voce mi fa sorridere. Rende il tutto assurdamente reale. Ha vinto per davvero.

«Sei proprio un figo in smoking, Somerhalder.»

«Mmh, lo so.»

Che dicevo prima? Maledettamente presuntuoso.

«Ti servirebbe una lezione su cos’è la modestia, lo sai vero?»

«Mi hai chiamato per dirmi di dover essere più modesto?»

«Beh ci dovrebbe sempre essere qualcuno a ricordartelo.»

Si lascia andare ad una risata di cui posso percepirne la felicità pura persino io attraverso il telefono. E quella risata mi fa stare bene.

«Complimenti» dico poi, non controllando nemmeno le parole che escono dalla mia bocca. «Te lo meriti, nei sei consapevole? Ecco, su questo sei sempre modesto, molto più di quanto dovresti. Sono fiero di te.» Per qualche secondo cala il silenzio assoluto. È raro che siamo realmente onesti l’uno con l’altro, di solito facciamo battutine idiote e ci prendiamo in giro, poi ci abbracciamo e facciamo capire all’altro che è vero che siamo orgogliosi. Ma essere così schietti e sinceri… non è qualcosa che fa parte della nostra amicizia. Credo non faccia parte di qualsiasi amicizia fra uomini. «Ora ti manca solo la S di Superman sul petto e stai apposto» esclamo per sdrammatizzare, poi scoppio a ridere pensando a Ian con la tutina del supereroe.

Lo sento ridere insieme a me e sussurrare un “coglione”. Poi dice: «Sono felice, Michael. Sono orgoglioso di me stesso, di quello che ho fatto. Di quello che abbiamo fatto in questo show. E non sono modesto, la realtà è che non sono un eroe o un genio o qualcuno che salverà il mondo, come mi descrivono i fans, sono solo una persona che si è impegnata con tutta se stessa e che vuole continuare a farlo. Però si, sono felice davvero.»

«E sono felice anche io per te» dico in tutta sincerità. E lo sono davvero, lo sono tanto che vorrei urlare al mondo che il mio migliore amico è realmente un fottuto eroe ma che non lo riconoscerebbe mai perché in fondo nessun eroe è realmente consapevole di esserlo, no? «Serve una bottiglia di bourbon per festeggiare, fratello!»

«Appena torno per forza!»

«A casa tua? Mia moglie non sarebbe felice di ospitare due ubriachi in casa sua» esclamo con una risata così forte che per un momento mi preoccupo di poterla svegliare.

«Sicuro!» risponde lui, ridendo a sua volta.

Rimaniamo qualche secondo in silenzio ad ascoltare le nostre stesse risate scemare e poi i nostri respiri, senza avere la benché minima voglia di attaccare.

Rompe il silenzio lui. «Grazie amico.»

«E di cosa? Una chiamata era d’obbligo.»

«No, grazie del supporto, di tutto.»

Sorrido genuinamente e mi gratto la barba con la mano libera, leggermente in imbarazzo dal suo tono di voce fermo e deciso. Così sicuro. Così reale.

«Meriti questo e anche di più.»

«Basta tutto ciò che fai per me.»

Ma davvero bastano così poche parole per far rabbrividire qualcuno? Ci credo che le donne gli cascano tutte ai suoi piedi, come si dice di no a un uomo che ti parla così?

«Fammi sapere quando torni, ok?»

«Certo fratello.»

Quando attacco riprendo immediatamente la chitarra. Non mi serve il plettro, suono con le dita, suono fin quando i polpastrelli non mi fanno male, fin quando non ho sulle dita della mano sinistra i calchi delle corde. Suono senza pensieri, senza inibizioni. Suono come faccio ogni volta che devo sfogare qualche emozione, poiché il mio corpo non è abbastanza grande da contenere tutto ciò che provo. Suono perché è il mio unico modo per dimostrare chi sono. Suono senza rendermi conto che sto toccando delle note che insieme formano una perfetta melodia. Senza sapere, ancora, che saranno le note di base per la mia prossima canzone.
  
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