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Autore: D a k o t a    17/08/2014    5 recensioni
[Elijah Mikaelson/Sophie Deveraux] [After 4x20, con accenni più o meno velati ad avvenimenti nel corso della stagione]
[“Un vampiro d’onore. Non prenderti gioco di me, Elijah.” Sophie ride freddamente ed istericamente, senza nessun tipo di allegria. Ha visto appena poche ore prima di cosa è capace un vampiro, e per quanto cangianti e fatate siano le parole di Elijah, non può permettersi il lusso di credergli. ]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sophie ingoia il groppo in gola, rifiutando di muoversi, mentre il ricordo di chi ha appena perso le sembra soffocante e ingestibile. Prende fra le mani la candela che si trova sul tavolo come qualche attimo fa dove la fiamma trema come pochi minuti prima, ignara di tutto ciò che è intorno. Affonda le unghie nella cera, cercando di trattenere le lacrime che minacciano di avere la meglio sul suo autocontrollo. Mostrarsi debole non è conveniente e a lei non è mai piaciuto.
Sbatte le palpebre per riuscire meglio in quell’arduo compito. Guarda le assi del soffitto prima di lanciare un respiro tremante.
“Va bene. Va bene.”
Se lo ripete due volte per autoconvincersi  prima di lanciare un respiro tremante. Lascia cadere la candela prima di trovare la forza di prendere un accendino e accendere una, una sola candela privata per Jane-Anne Deveraux.
Per la sorella, per la donna che ha  creduto in lei, assassinata atrocemente nel mezzo di una strada poco illuminata da chi aveva strappato quella vita senza nemmeno guardarsi indietro, senza nemmeno l’accenno di una scusa, sotto gli sguardi di scherno dei suoi seguaci. Sophie chiude gli occhi e si sporge in avanti, ripetendo come una cantilena una piccola preghiera privata in cui non ha più fede. La candela brucia rapidamente, riempiendo l’aria con quel suo caratteristico odore muschiato.
Le sue mani stanno ancora tremando come quella fiammella della candela, quando allertata da un rumore lascia andare l’accendino, che ancora stringeva fra le mani e che atterra con un tonfo morbido. Lei non si volta; alza solo la testa, risucchia indietro le lacrime e si asciuga con una manica quelle che volente o nolente, riescono ad uscire, formando delle striature umide lungo le guance.
“E’ maleducato nascondersi nell’ombra, lo sai.”
Schiarisce la voce con coraggio, stringendo i denti per mantenere la testa alta, senza lasciare  che nuove lacrime le bagnino il viso ed espongano il suo stato d’animo ulteriormente. Può udirlo  e vederlo avvicinarsi nel buio, con la sua grazia elegante che può riconoscere nel modo di girare intorno al tavolo con quel suo passo felpato, percorrendone delicatamente il bordo grezzo e scheggiato, con la mano.
“Non volevo disturbare.” Elijah lo dice educatamente, fermandosi proprio di fronte a lei. E’ vestito in maniera impeccabile, bello di quella bellezza senza tempo anche se i suoi occhi sembrano parlare ad alta voce di un mondo antico, di un mondo che non c’è più. Lei gli lancia uno sguardo duro, impostando le labbra in una smorfia severa.
“Che cosa vuoi, Elijah?” La strega vorrebbe suonare sicura ma il tono della sua voce è stanco, mesto, debole.
Lui piega la testa a destra, riflettendo. Fissa il colletto della camicia con aria assente, sistemandolo meglio. E’un perfezionista, non  di certo il tipo di persona che prende decisioni alla leggera.
”Sono solo venuto a porgere le mie condoglianze.” Usa un tono solenne, marchiato da un forte accento, che sembra quasi sedurla. Ma non è qualcosa in cui Sophie si lascerà coinvolgere.
La ragazza deglutisce mentre indurisce la mascella, bloccandosi. “Ti aspetti che ci creda?” lo interroga pericolosamente, accarezzando la candela che ha acceso per Jane-Anne, mentre la sua espressione si scurisce, amara.
Elijah non si muove; non deve, la sua sola presenza è sufficiente a farla sentire in trappola, ma sembra saper bene che Sophie non si lascerà intimidire.
“La perdita della vita umana non è qualcosa per cui provo piacere.” Le sue parole sembrano essere misurate con attenzione e affascinanti nel loro susseguirsi. Sophie non rileva nessuna traccia di gioco  negli occhi inchiostro di Elijah, ma non crede nemmeno a quella sua insignificante frase. Non ha nessun significato per lei.
“Un vampiro d’onore. Non prenderti gioco di me, Elijah.” Sophie ride freddamente ed istericamente, senza nessun tipo di allegria. Ha visto appena poche ore prima di cosa è capace un vampiro e per quanto cangianti e fatate siano le parole di Elijah, non può permettersi il lusso di credergli.
”Tu non credi che un vampiro potrebbe cercare di essere nobile? Non ti voglio fare del male. Hai la mia parola” Elijah indaga, alzando un sopracciglio e avvicinandosi pericolosamente a lei. Sophie lo guarda, perdendosi nei suoi occhi, ma distoglie subito lo sguardo. Ha paura di perdersi in quel vortice di dolore e di inchiostro, quando allontana  i suoi occhi neri da quelli neri come i suoi di Elijah, decidendo che per quella sera di dolore basterà il suo.
La strega gli lancia  uno sguardo tagliente, camminando verso di lui sul pavimento di terracotta.
“La tua parola non significa niente in questa città” Sophie gli dà quell’informazione ben consapevole di essere sola in una stanza con uno degli esseri più potenti del mondo e che se deciderà di attaccarla, nessuna magia potrà interferire contro di lui, e che tutto,tutto   –il sacrificio di sua sorella, i suoi piani per il futuro- sarà inutile.
La mano di Elijah scatta in avanti, afferrandole il polso bruscamente. Il contatto improvviso la induce a boccheggiare, la fa pendere verso quel tocco, la pelle tipida di Elijah–morta, deve ricordarsi mentalmente –preme contro la sua carne calda. Il suo cuore sembra balbettare, correre velocemente dentro il suo petto.
“Lasciami andare.” gli chiede.
 Elijah sorride appena. Non gli piace incutere paura, ma crede di meritare almeno un po’ di rispetto. “Come vuoi” esordisce, utilizzando un tono baritonale “Mi piacerebbe che noi fossimo… alleati, signorina Deveraux.”             
“Sophie” Lo corregge, in modo tagliente. Si chiede cosa si nasconde dietro quei modi freddi e contenuti e non sa ancora che in fondo non sono poi tanto diversi lei ed Elijah. Entrambi così presi a lottare per le proprie famiglie, senza che nemmeno per un attimo si affacci nelle loro menti la fatidica domanda “Ne vale la pena?”.
”Sophie” si corregge, mentre inclina il capo con tono di reverenza.
“Mia sorella è morta in modo che il figlio di tuo fratello possa vivere” Ed è un’ affermazione dolorosa quella di Sophie, da cui trapela una rabbia repressa. Ammirava Jane-Anne per aver preferito la morte all’assenza di libertà, ma aveva perso sua sorella. Respinse il groppo in gola, mentre cercava la forza di continuare a parlare.“Un’alleanza potrebbe essere fruttuosa per entrambi ma non ti illudere: Non possiamo essere in buoni rapporti. C’è troppo sangue nel tuo passato, ha impregnato le tue mani, ti ha rovinato.”
Sophie gli lancia uno sguardo torvo e il dolore negli occhi di Elijah sembra ancora più visibile, più limpido  perché Sophie non sa.
Non sa dei rimpianti e dei rimorsi che tormentano il vampiro, non sa che sente ogni notte le grida delle sue vittime ogni volta che chiude gli occhi, non ha mai visto il sangue di Tatia e i suoi occhi da cerbiatta vitrei, vittima di quella punizione, che poi sarebbe diventata   la loro condanna.
Non ha idea Sophie di come sia stato tornare a casa e vedere il corpo straziato di Celeste, vittima solo del suo essersi innamorato. Amore. Elijah non si era mai reso conto di quanto il suo amore potesse uccidere prima di quella volta.
Sophie non ha ancora idea di come sia vedere tuo fratello ridere mentre ti infila un pugnale nel cuore e la strega non sa nemmeno che purtroppo, dell’essere pugnalata dai familiari imparerà presto qualcosa.
Sophie non sa  di quanto Elijah  voglia essere lì a New Orleans con suo fratello e sua sorella e allo stesso tempo voglia essere felice e non immagina come le due cose non possano nemmeno lontanamente coesistere.
“Sono d’accordo.” Non spiega e non si racconta Elijah, nascondendosi dietro quelle tre parole e sa che è molto meglio così. In certi casi, l’ignoranza è un dono.
 Sophie si morde le labbra prima di parlare di nuovo. ”Me ne vado” mormora con voce tremante, sempre a testa alta, e lancia un ultimo, incerto sguardo ad Elijah prima di fuggire dalla cucina dove lavora; le emozioni le bruciano il petto come un fuoco, che brucia proprio attraverso il suo buon senso.
Elijah la vede allontanarsi con calma e poi accuratamente, con riverenza, soffia sulla candela che la stessa Sophie aveva acceso poco prima.
“Riposa bene, Jane –Anne.”
 
Note dell’autrice.
Hello! Stavo prenotando i biglietti per un viaggio con un'amica, che si è messa a frugarmi dentro il computer, e proprio, come un reperto storico, ha rinvenuto questa OS. Che dire… Solijah. A me garbava un casino l’idea di vederli insieme, e come si intuisce la OS è stata scritta dopo il pilot di TO, ma visto che non mi convinceva, oggi l’ho ripresa in mano e vi ho aggiunto dei riferimenti a episodi successivi.  In qualche modo Elijah e Sophie erano accomunati da una cosa: Si sarebbero fatti in quattro per le proprie famiglie, anche se spesso queste non è che se lo meritavano. (Monique ha ucciso Sophie dopo tutto quello che ha fatto per lei, ed Elijah e Klaus, beh, quella è storia). Ad ogni modo credo che ai tempi delal 4x20 fui atttratta dalla chimica fra Daniel e Daniella, visto che tutte queste cose non le sapevamo. Dubito che qualcuno sia interessato a questa improbabile ship e a questo pairing, ma non mi dispiacerebbe una recensione *--*
Un bacio,
Desy.
   
 
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