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Autore: Queer_Lady    17/08/2014    2 recensioni
È ancora inverno quando Kasumi decide di scappare di casa. Con una semplice valigia e un pugno di soldi, prende il treno che la condurrà a Zafferanopoli, capitale di Kanto.
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«Linea Supertreno Kanto-Johto» fu dove il mio occhio cadde.
Poteva rivelarsi una scelta interessante. La regione di Johto come la terra di un nuovo inizio?

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Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Misty, Un po' tutti, Vera | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Haphazard World

 

出鱈目な世界

detaramena sekai

 

 

 

«Le 6.54» pensai, guardando l'orologio «A quest'ora nessuno si sarà ancora accorto di niente.»
Il mio alito gelava ad ogni respiro e rimpiangevo di non essermi portata dietro quella bella sciarpa lunga e soffice. Il mio cuore batteva all'impazzata e scuotevo la testa per evitare di pensare a quello che stavo per fare.
Imbacuccata com'ero, sentivo comunque un freddo glaciale. Attendevo con ansia l'arrivo del treno diretto a Zafferanopoli, e speravo con tutta me stessa che il mio petto non esplodesse dall'emozione.
«Le 7.04» continuai. Oramai il danno era fatto.
Finalmente venne annunciato l'arrivo del tanto agognato treno. Cercai di nascondere il mio volto alla gente che mi guardava, e salii.
Il freddo si sostituì al tepore del vagone, e mi denudai di guanti e cappotto. C'erano poche persone in viaggio, quella mattina, per lo più studenti universitari e anziani.
Mostrai il biglietto al controllore e, poco dopo, cominciai a vedere il panorama muoversi. Stavo lasciando per sempre Celestopoli. Il destino che mi era stato affibbiato sin da quando ero bambina improvvisamente mi si scrollò di dosso.
Quella era la mattina in cui scappai di casa.
Cercai di rilassarmi, appoggiando la testa sul finestrino per prendere un po' di sonno. Il viaggio sarebbe durato poco, d'altra parte, e io non avevo chiuso occhio.
Con me avevo solo una valigia, traboccante di vestiti, cibo e un po' di soldi. Il mio piano era appena abbozzato e terminava con il mio arrivo nella capitale. Non sono mai stata una ragazza riflessiva, dopotutto.
Non avevo con me un cellulare, ma avevo lasciato una lettera a mio padre in cui gli spiegavo le mie ragioni sperando che non desse di matto e che non chiamasse la polizia. Ma avevo comunque già in mente di telefonargli non appena giunta a destinazione, nel giro di pochi minuti.
Come immaginavo, non riuscii nemmeno a chiudere gli occhi. Era l'eccitazione, era la paura, erano tutti quei pensieri che sommergevano la mia testa.
Il viaggio durò mezz'ora appena e il clima che si respirava in una grande città era totalmente diverso da quello che invece si percepiva in campagna. Ma Zafferanopoli non era la mia meta finale.
D'altro canto, che fuga è se sono a mezz'ora di distanza da casa?
Andai alla ricerca di un telefono. Il sole iniziava a riscaldarmi e sentii di non aver più bisogno dei guanti, che infilai in tasca. Centinaia di persone si ammassavano in quella stazione e il mio respiro cominciò a farsi più pesante: non ero abituata a così tanta gente.
Arrancai in quella bolgia cercando di raggiungere i telefoni appena fuori, tenendo ben stretta la mia mia valigia, il bene più prezioso che avevo.
Mi ritrovai di fronte alla cabina, con un gettone in mano. Il che significava avere solamente mezzo minuto per poter convincere mio padre.
«È inutile» sospirai sottovoce «Ma almeno saprà che in mezz'ora non sono morta, né mi ha rapito qualcuno. Pur sempre meglio di niente!» pensai.
Inserii il gettone e alzai la cornetta, che avvicinai all'orecchio.
«Pronto» era una voce femminile, mia sorella.
«Sakura? Sono Kasumi» la mia voce era spezzata e insicura.
«Kasumi-chan! Si può sapere che cosa ti è saltato in testa? Non hai idea di quanto l'abbia presa male papà. Dove sei? Adesso veniamo a prenderti e cercheremo di giungere ad un accordo-»
«No!» mi sforzai di non urlare «Non tornerò indietro. Per favore, di' a nostro padre che io sto bene e che non deve preoccuparsi di nulla, perché andrò a vivere dalla sorella maggiore di una mia amica. Ti saluto»
Era ovviamente una bugia bella e grossa. Ma come sarei potuta tornare? “Ciao a tutti, scusate se sono scappata di casa! Facciamo finta che non sia successo nulla e amici come prima!”; ma vogliamo scherzare?
Oramai la mia decisione era definitiva e per nessuna ragione al mondo mi sarei fermata lì, ora che finalmente avevo raggiunto la libertà che sognavo.
Zafferanopoli si mostrava ai miei occhi in tutta la sua maestosità. Camminai lungo il viale di fronte alla stazione e fui travolta da un altro bailamme di persone, salaryman di fretta e donne vestite con le marche più disparate si alternavano una dopo l'altra e mi facevano sentire come un piccolo canarino in mezzo a centinaia di gatti famelici.
Notai l'insegna del fast-food della stazione e mi ricordai di non essere riuscita a fare colazione, così decisi di spendere un po' di soldi per riempire lo stomaco.
Ordinai una cialda e del tè, giusto per recuperare un po' le forze. Ripresi fiato e cercai di riflettere sul da farsi. Tirai fuori dalla tasca del giubbotto una cartina della città e cerca di scovare la stazione metropolitana così che potessi allontanarmi da lì.
«Linea Supertreno Kanto-Johto» fu dove il mio occhio cadde.
Poteva rivelarsi una scelta interessante. La regione di Johto come la terra di un nuovo inizio? Chissà che non potesse essere così per davvero, ma certo la tentazione di andarmene ancora più lontana da casa c'era. Ma in quel preciso momento, non potevo permettermi di pensare così in là nel tempo.
Consumato il mio pasto e pagato il conto, lasciai il locale per comprare il biglietto del Supertreno.
«Duemilacinquecento Pokédollari per la sola andata, cinquemila per avere un biglietto in più per il ritorno.» affermò la receptionist all'ingresso.
Quella semplice frase mi mise in crisi. Perché oltre al problema dei soldi, per il quale rischiai lì per lì un infarto, si aggiunse anche il problema del “Se ho un solo biglietto, non potrò più ritornare”. Non che volessi tornare per davvero, ma viaggiare senza garanzie mi rendeva ancora più insicura.
Decisi il tutto nel giro di pochi secondi, e mi ritrovai sul Supertreno con una valigia e due biglietti in mano. «Una sorta di cauzione nel caso la mia nuova vita non andasse come previsto» pensai.
Guardai fuori dal finestrino la gente che passava. Mancavano due minuti alla partenza e io continuavo a rigirare quelle due preziosità tra le mie mani: avevo fatto la scelta giusta comprandoli?
Notai una ragazza che, con grande velocità, si dirigeva verso il treno. Aveva i capelli piuttosto corti e un viso davvero carino, al che mi domandai se non facesse la modella.
La vidi entrare nel mio stesso vagone, quasi completamente pieno, e si sedette nel posto accanto al mio.
Dopo quella corsa respirava affannosamente e pareva sudata. Aveva una sola valigia proprio come e osservava nervosamente l'orologio. Era tesa e nervosa, addirittura più di quanto non lo fossi io un'ora prima. Che stesse scappando anche lei di casa?
«Impossibile!» pensai io, ridacchiando. Però certamente mi sarebbe piaciuto scoprire che cosa l'angosciava tanto.
Prima che il treno partisse, passò il controllore. Un uomo alto e grosso, sulla cinquantina, che certo non avrebbe dimostrato pietà ai trasgressori.
«Biglietti prego» ci disse, con aria piuttosto annoiata.
Io consegnai il mio con grande tranquillità, ma certo non si può dire lo stesso della ragazza che sedeva affianco a me.
«Che non abbia il biglietto?» pensai preoccupata.
«Io, vede, in realtà... non...» farfugliò, abbassando lo sguardo.
«Signorina, o mi dà il biglietto o esce da qui» disse l'uomo in tono pacato.
«No, vede, io... non posso...»
Non ce la facevo ad assistere alla scena di una ragazza così carina che rischia di avere un infarto di prima mattina.
«Credo che ti sia caduto questo, sai? Era sotto il sedile!» affermai io, sorridendole.
Lei, confusa, prese in mano il biglietto e lo passò al controllore, che pareva divertito.
Passò un po' di tempo prima che il treno iniziò a muoversi, e fu allora che la ragazza tirò un sonoro sospiro di sollievo.
«Non so come ringraziarti!» mi disse improvvisamente «Mi hai davvero salvato la vita!»
Fu un momento imbarazzante, ma mi sentii felice.
«Non esagerare, era solo un biglietto!» le risposi «Che mi è costato un patrimonio» pensai con un po' di ironia e rammarico.
«Te lo ripagherei, davvero, ma...»
«Ma?»
«Sono in una posizione non troppo felice. E con me non ho un centesimo...»
«Come mai?»
«Sono scappata di casa.»

 

 

 


Angolo autrice


Salve a tutti!
Sono una nuova autrice, il mio nome – come potete vedere – è Queer Lady.
Questa storia sarà incentrata sulla fuga di casa di Kasumi (ossia Misty) e Haruka (ossia Vera) e sulle peripezie che incontreranno durante il loro viaggio, ognuna con le proprie ragioni per intraprenderlo.
I Pokémon, per quanto non saranno mai il perno principale delle vicende, sono presenti – anche perché se no che storia dei Pokémon è?

Spero che qualcuno riesca ad apprezzare questa semplice storia, e se avete consigli e critiche sono ben lieta di accoglierli, anche perché sono una scrittrice alle prime armi e voglio assolutamente migliorare!

 

   
 
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