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Autore: Ambaraba    18/08/2014    3 recensioni
Magnus si preoccupava di rendere il rientro a casa il momento più piacevole per Alec, che quasi sempre portava sulle spalle il peso di una nottata impegnativa - e pericolosa.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALEC E MAGNUS Alec si chiuse la porta dietro le spalle. In quel momento, attirato dal rumore, davanti a lui si materializzò lo stregone.
- Bentornato, biscottino, - disse, cominciando a slacciargli la fondina e la cintura delle armi. Era una routine consolidata, ormai, da quando aveva dato ad Alec le chiavi del suo appartamento: lo accoglieva - magari con un nomignolo ridicolo,- lo baciava, gli toglieva di dosso le armi, la tuta, lo spogliava delle pesanti protezioni di cuoio. Ufficialmente, perché non voleva disseminare per l'appartamento spiacevoli macchie di sangue di demone; in realtà sapevano entrambi che lo faceva per assicurarsi che l'altro non fosse ferito. Alec ricambiava i suoi baci e lo lasciava fare: non gli dispiaceva affatto che qualcuno si preoccupasse per lui. Magnus, poi, si premurava di farlo sentire a casa e di fargli trovare tutto ciò di cui aveva bisogno. Molto spesso facevano la doccia insieme e poi si sedevano sul divano a mangiucchiare, con Chairman Mieow che sgusciava loro tra le gambe in cerca di bocconcini.
Magnus si preoccupava di rendere il rientro a casa il momento più piacevole per Alec, che quasi sempre portava sulle spalle il peso di una nottata impegnativa - e pericolosa. Prendersi cura di lui era tutto ciò che lo stregone poteva fare. Ricordò con apprensione quelle volte in cui era stato chiamato dagli amici cacciatori di lui, perché era stato ferito in battaglia ed era necessaria una magia più potente di quella delle rune, per guarirlo.
Sapeva di essere una risorsa in più per Alec, e se ne rallegrò. Uno stregone di ottocento anni era un ottimo punto di riferimento, per un cacciatore di ombre appena maggiorenne.
I primi tempi si era sentito quasi un pedofilo, ripensò. In realtà, dimostrava appena un paio d'anni in più rispetto al suo compagno, e questo aveva agevolato le cose. La sua immensa esperienza, frutto di otto secoli di vagabondaggio, era un valore aggiunto nel loro rapporto, coì come la freschezza di Alec aveva restituito a Magnus una novità di sentimenti che credeva di aver perso. Si era come fossilizzato, negli ultimi cento anni o giù di lì. Quando vivi troppo a lungo, prima o poi nulla riesce più a sorprenderti e un cinismo rassegnato finisce per renderti insopportabile. Lo stupore di Alec di fronte alle cose, invece, aveva cambiato le carte in tavola. Magnus lo aveva guidato in una serie di "prime volte". Per Alec, era stato il primo bacio e il primo appuntamento, il primo "ti amo" a voce alta. E, Magnus pensò, quando l'altro fosse stato pronto, avrebbero avuto anche la prima volta con servizio completo. Per lo stregone era difficile trattenersi. Alec era il riassunto di tutto quello che lo faceva impazzire. Però voleva coltivare il loro rapporto con pazienza, voleva che tutto accadesse in modo naturale e senza forzature. Il più giovane non era ancora del tutto a suo agio con sé stesso, e Magnus sapeva che, se fossero andati troppo di corsa, lo avrebbe spaventato e avrebbe rovinato un momento che doveva essere bellissimo. Non che non morisse dalla voglia di saltargli addosso... Gli dimostrava il suo amore in altri mille modi, e anche questo era uno sforzo di fantasia che non era abituato a fare da un bel po' di decadi. Il periodo dei Grandi Amori si era esaurito in fretta, nella vita dello stregone, ed era cominciato molto presto il vizio degli incontri occasionali. Nessuna vera relazione, nessun tipo di empatia con nessun altro essere dotato di sentimenti. Alec invece, sembrava sinceramente apprezzare la sua presenza, e adorava trascorrere del tempo con lui. Era tantissimo che a Magnus non capitava qualcuno che non volesse sbatterselo e basta. Il più piccolo invece era interessato e affettuoso, semplice e trasparente come un libro di cui Magnus poteva scorrere le pagine a proprio piacimento. Era schietto, nonostante la timidezza quasi patologica che gli impediva di formulare frasi di senso compiuto, a volte: lo stregone in alcune occasioni aveva stentato a credere che l'Alec che aveva visto combattere senza paura fosse lo stesso che stava arrossendo fino alla punta delle orecchie tormentandosi le mani, magari balbettando un invito a uscire che Magnus doveva decifrare, tra le pause e i ripensamenti linguistici che stavano affollando la testolina scura del giovane. 
Quando lo aveva baciato per la prima volta, tenendolo contro la parete dell'ingresso, aveva quasi temuto per la sua incolumità. Alec era rosso come una semaforo e stava iperventilando, e Magnus temette di doverlo raccogliere dal pavimento da un momento all'altro. Non era successo, però, e quando si erano messi d'accordo per rivedersi il venerdì successivo, aveva giurato di averlo sentito fischiettare per strada, in un tripudio di gioia amorosa. A Magnus si era stretto il cuore. Non aveva mai incontrato nessuno così... Così bello, candido, e buono. E inesperto. L'istante successivo, tutta una serie di pensieri sconci di cose che avrebbe potuto insegnarli avevano preso a frullargli in testa, ma li aveva scacciati con un gesto del capo. Non sarebbe stato come con tutti gli altri, si era detto. Alec era speciale e meritava qualcosa di speciale.
Qualcuno di speciale.
Perciò Magnus, quella sera, decise che sarebbe diventato la persona che lo avrebbe reso felice.

- Da quanto non ti fai una dormita come si deve? - chiese lo stregone, sfiorandogli la guancia con il pollice.
- Tre notti, più o meno, - rispose l'altro, socchiudendo leggermente gli occhi a quel tocco. - Demoni shax. Ci è voluto un po' a stanarli, - si giustificò. Magnus passò ad accarezzarlo sulla testa. Lasciò che i capelli neri, lisci e lucidissimi del giovane gli scorressero tra le dita.
- Perché non resti qui stanotte? Non devi tornare per forza all'Istituto, - suggerì. - Dopotutto, sei grande e vaccinato.
- Potrebbero aver bisogno di me... - Alec sussurrò, anche se una parte di lui sapeva che era solo una scusa. Non aveva mai trascorso la notte fuori, e si sentiva un po' a disagio. Magnus gli sorrise, placido. Erano ancora entrambi in accappatoio. Quello di Magnus era coperto di lustrini, tanto per cambiare, e sulla schiena c'era scritto, in strass: Solo per intenditori. Per Alec aveva scelto qualcosa di più sobrio, un semplice accappatoio di spugna azzurro, perché sapeva che non avevano affatto lo stesso gusto estetico.
Alec si era più volte soffermato a chiedersi se quello di Magnus fosse uno stile eccentrico o fosse assoluta mancanza di buonsenso. Quando poi si era innamorato del cuore che batteva sotto tutto quel glitter, aveva smesso di farsi domande inutili.
- Povero piccolo shadowhunter, - disse il mago, con tono leggermente canzonatorio, - e così dormirai anche stanotte nel tuo lettino scomodo, solo soletto... Peccato, - disse, schioccando le dita. - Vorrà dire che questo bellissimo e morbidissimo e caldissimo lettone a due piazze, che mi sono appena fatto arrivare, me lo godrò da solo. - Inarcò un sopracciglio, fingendo di essere offeso.
Alec sorrise. - Quando la smetterai di rubare nei negozi? - chiese. Quasi tutto quello che compariva in casa di Magnus, ci arrivava dopo essere stato smaterializzato dal luogo di provenienza - quasi sempre boutique o negozi ricercatissimi - senza aver lasciato neanche una mancia in cambio. Magnus fece un risolino: - Mai. È il bello di poter usare la magia, - ammise, gongolando.
Si chinò verso Alec e lo baciò, stringendolo forte nel fagotto di spugna celeste. - Se resti, prometto che non cercherò di violentarti nel sonno o cose del genere, - giurò solennemente. Alec si strinse nelle spalle, arrossì. Si sentiva goffo e impacciato, non sapeva bene cosa fare, ma si fidava di Magnus e l'idea di addormentarsi tra le sue braccia, invece che tra le pareti spoglie dell'Istituto, lo tentò fortemente.
- Sei uno spettacolo quando diventi tutto rosso, - sottolineò il mago, e in tutta risposta ottenne di farlo arrossire ancora di più.
- Non dire così, che è peggio! - protestò il cacciatore, andando a fuoco.
- Resta qui, - disse Magnus e lo baciò di nuovo, accompagnando il gesto con una carezza gentile. - Giuro su tutte le divinità che non attenterò in alcun modo alla tua santa purezza e non cercherò di rubare il candido fiore della tua verginit--
- Bastaaa! - Le guance di Alec erano così rosse che sembravano sul punto di sciogliersi. - Ti odio quando fai così, - disse, imbronciato, cercando rifugio nel tessuto dell'accappatoio. Magnus strinse le braccia attorno alla sua vita e lo attirò a sé, gli diede tanti baci sulle guance, sulle labbra e sulla fronte.
- Lo faccio apposta, - confessò. - È incredibile quante tonalità di rosso riescano a comparire sulla tua faccia, quando sei imbarazzato, - rise. Adorava anche vederlo con il broncio, ma questo non glielo disse.
Lo coccolò finché il suo viso non tornò al consueto pallore di porcellana. Alec si rilassò, e Magnus vide tutto il sonno arretrato farsi strada nei suoi occhi stanchi.
- Andiamo, - lo prese per mano. - È ora di andare a nanna.
Alec si lasciò guidare. Stava per dirgli che non aveva portato niente con sé, quando Magnus fece schioccare le dita e fece comparire un paio di boxer e una maglietta. Senza lustrini.
- Cambiati pure e fammi un fischio quando hai fatto, - gli disse lo stregone, prima di sparire attraverso la porta. Alec fece come gli era stato detto e lo attese sotto le coperte. Il mago tornò con due tazze di qualcosa di colorato e dolce che sprigionava un profumo buonissimo.
- Tieni. Tisana della buonanotte, - disse Magnus, porgendogli una tazza e infilandosi sotto. Alec assaggiò.
- È buonissima! - si illuminò, leccandosi le labbra. - Cos'è?
- Segreto di mago. E adesso dormi, - rispose l'altro, sorridendogli, e schioccando le dita spense la luce. Sentì Alec accoccolarglisi addosso e lo abbracciò, senza esitazione. Gli accarezzò a lungo la schiena, risalì a fargli i grattini sulla testa e poco dopo capì, dal ritmo lento e rilassato del suo respiro, che il più piccolo stava finalmente riposando. Non gli sembrava vero di averlo lì con sé.
Stai invecchiando, si disse. Un tempo non avresti esitato un attimo a cavalcare selvaggiamente la cavallina, e ora invece ti stai struggendo di tenerezza per un ragazzino: col passare degli anni stai diventando patetico, Magnus Bane!
Il mago chiuse gli occhi. Patetico o no, ad Alec ci teneva davvero. E pazienza se avesse dovuto mantenersi casto come un monaco, per un po': per lui, ne valeva assolutamente la pena.

  
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