“inizio a pensare che tutto
sommato, forse, ospitare Robin
Mask qui non sia stata una grande idea”.
Fu l’unico pensiero lucido
di un’attonita Janice
nell’osservare il marito e l’ospite imprevisto in
piedi sul tavolo a tirare di
scherma uno contro l’altro con…dei coltellini da
burro.
«en
garde! Vile
masnadiere!»
Howard in particolare era concentrato
su quella loro
battaglia, calatosi irrimediabilmente nei panni del suo eroe
d’infanzia:
Charles de Batz de Castlemore d’Artagnan!...si,
perché nonostante fino agli
otto anni fosse stato una vera ed autentica peste, era stato anche una
peste
che leggeva parecchio. Quante volte da bambino aveva sognato di
compiere tutte
quelle eroiche gesta, o di vivere avventure rischiosissime assieme al
Corsaro
Nero o, ancora, di andare a salvare la bellissima principessa degli
elfi del
sole per poi sposarla?
Si, a dire il vero
quest’ultima cosa si era avverata anche
se non aveva salvato Janice da un mortale nemico non meglio definito.
«masnadiere a chi?! Come osi
insultarmi?!»
«se non lo siete, o vile,
fatevi avanti e dimostratemelo incrociando
la vostra lama con la mia!»
«la lama di un coltellino
da burro?!» sbottò Robin stizzito
tendendo la suddetta “arma” contro il suo
avversario, che fece spallucce.
«beh, si fa quel che si
può».
«e quelle spade delle
armature medioevali in corridoio?»
«l’hai detto,
Robbie, sono in corridoio».
«scendete
subito dal
tavolo!!!» strillò Janice una volta che
si fu ripresa alzandosi di scatto
come una furia; vedendo questa scena entrambi gli uomini saltarono
rapidamente
giù, pur continuando a fare affondi, parate, finte e
schivate «che figura fate,
comportandovi come due bambini?! Specialmente considerando che il
dottore
arriverà a minuti…»
Quelle parole riscossero brutalmente
Howard Lancaster
dall’eroica fantasia in cui era entrato. «Janice,
cara, potresti ripetere per
cortesia?...»
«il dottor MacNeil
arriverà a minuti» scandì con lentezza
la
donna «e questa volta, per favore, non potresti cercare
di-»
«mi sono appena ricordato
di dovere urgentemente andare…»
andare dove? Non gli veniva in mente nulla adesso che serviva!
«…a fare…qualcosa»
concluse rapidamente dirigendosi in fretta verso la porta.
Ma un Robin Mask che probabilmente
sotto la maschera stava
sogghignando si mise sulla sua strada, niente affatto intenzionato a
perdersi
la divertente -e per il dottore estremamente irritante- scenetta che
sarebbe
seguita se Howard e MacNeil si fossero disgraziatamente trovati faccia
a
faccia. «Howard, dovresti preoccuparti di più per
la tua salute. Ricordati che
stai per raggiungere il mezzo secolo».
«tsk, non ho ancora
quarantasei anni, mentre tu sessantasei
nei hai già compiuti da
un po’» ribatté l’altro, che
sentendosi ancora “g-g-giovane” non apprezzava
affatto che gli si ricordasse che invece non era più veramente giovane da una quindicina
d’anni «quindi hai molto più
bisogno tu del dottore di quanto ne abbia io!»
«Howie…non
potresti comportarti bene per una volta?»
Era ben più difficile
resistere alle suppliche di sua moglie
che alla sciocca opposizione di Robin, ma come lui ed Emerald avevano
concluso
una volta, quando l’allarme MacNeil scattava non
c’era supplica o tentativo
d’imposizione che tenesse: trattavasi di sopravvivenza.
“Emerald…”
Già, c’era da
sperare di poter tornare presto a darsi alla
fuga insieme alla sola vista del loro medico di base. O a fare qualche
giro in
macchina a duecentotrenta all’ora, o a strigliare Abraxas, o
andare a caccia di
nocciole -o fagiani- nella tenuta. Poco importava se si era sposata:
l’unica
reale differenza risiedeva nel fatto che adesso invece di essere la
principessa
di un solo uomo, lo era di due.
In modo diverso, naturalmente.
«Janice, ascolta, tu sai
che…miss Kalinina!»
esclamò Howard con aria stupita guardando in un
punto dietro Robin, dove la porta era aperta «non mi
aspettavo di vedervi qui!»
«miss Alya?» si
sorprese Janice sporgendosi per vedere.
«Alya…?!»
allibì Robin, quasi “spaventato” visto
che Alya
non avrebbe dovuto sapere che lui si trovava lì dai
Lancaster. Per cui
voltandosi cercò di mettere insieme una qualsiasi
spiegazione da farfugliarle,
ma quando ebbe finito e si fu completamente voltato si trovò
a guardare il
vuoto.
«hasta
luego!...»
esclamò Howard, che dopo averli distratti si era velocemente
allontanato da
entrambi uscendo dalla sala attraverso uno degli altri ingressi.
«ma…Howard!...Howard!!!
torna qui immediatamente!!!» gridò
Janice correndogli anche dietro, con le
uniche difficoltà datele dalla gonna dal vestito verde menta
pallidissimo ricco
di volant «possibile che ogni
volta…»
«l’invincibile
Howard Lancaster teme un povero vecchio in
sedia a rotelle» commentò sardonico Robin Mask,
che a sorpresa aveva seguito
Janice.
«avesse un valido motivo,
poi. È una persona deliziosa»
forse lo diceva perché il suo, di medico di base, non era
lui…ma, attualmente,
un bel ragazzo di una trentina d’anni! E quindi lei non aveva
di questi
problemi «ma lui…»
“e il peggio è
che corre, il bastardo” pensò Robin, con una
punta d’invidia per tutti quei metri di distacco che senza
sforzarsi
eccessivamente Howard aveva messo tra loro. Anche quando aveva
quarant’anni non
era mai riuscito a correre in quel modo, mentre Howard lo faceva
nonostante
loro due fossero di identica mole -ed avessero addirittura la stessa
taglia di
abiti-.
Il marchese durante la corsa,
addirittura, quasi investì suo
cugino Lionel che era appena sopraggiunto; se non fecero uno scontro
frontale
fu solo perché Howard fece un salto tale che nemmeno Super
Mario con l’invulnerabilità,
“volandogli” sopra la testa.
«ma che cosa-»
«questioni di sopravvivenza,
cugino!»
Lo vide correre come se lo inseguisse
il diavolo, e quando
sopraggiunsero Janice e Robin formulò due ipotesi:
a) aveva fatto qualche scherzo
perfido a Robin e stava scappando
via.
Ipotesi confutata immediatamente per
il semplice fatto che
in un caso come quello Howard non sarebbe scappato.
b) stava arrivando il dottore.
Ipotesi estremamente plausibile sia
per la velocità di fuga
che dalle parole che gli aveva sentito pronunciare, nonché
il fatto che Janice lo stesse inseguendo. Robin era una
variabile imprevista.
«fatemi indovinare: Howard
sta fuggendo perché tra poco
dovrebbe arrivare il dottor MacNeil».
Era stato anche il medico di base di
Lionel fino a quando
questi non si era trasferito a Belfast. Il dottore lo ricordava come un
paziente modello, senza la tendenza di Howard, ma anche di Hogan ed
Emerald, a
fuggire ogni volta che lo vedevano.
«già! Non riesco
a farlo ragionare. Tanto per cambiare!»
sbuffò Janice.
«Lionel Lancaster! Se solo
tuo cugino ti somigliasse un po’di
più!» esclamò una voce gracchiante con
una nota di calore.
«dottor MacNeil, lieto di
rivederla…ed in forma. Non è
cambiato di una virgola, e si che non ci vediamo da quando io avevo
trentadue
anni!» Lionel andò a stringere la mano del medico
con un sorriso.
«colpa della tua decisione
di trasferirti a Belfast. È stato
un peccato» disse, sbilanciandosi non poco «avrei
potuto avere come paziente
anche tuo…hai un figlio maschio, se non erro».
«già.
Sebastian».
L’incupirsi del marchese
non sfuggì a nessuno, nemmeno a
MacNeil, che si limitò a pensare che dei due Lancaster
più giovani nessuno riusciva
a stare fuori dai guai, ma evitò di esprimersi.
Anche perché a guardar
bene c’era un intruso, tra i presenti…
«Robin Mask?» era
assurdo vederlo lì, tutti quanti sapevano
che da anni ed anni i rapporti tra lui ed Howard erano tesissimi.
Inoltre aveva dato per scontato che
la sua allieva
trascorresse le ferie che le aveva dato insieme al suo compagno; quella
povera
ragazza ne aveva proprio bisogno, si era trovata casa non solo
distrutta, ma
anche infestata da un branco di scimmie…e non si poteva dire
che la cosa
piacesse né a lei né a MacNeil, che proprio per
quel motivo sapendo di dover
andare da Howard si era portato dietro la siringa con l’ago
più grosso. Una bella
puntura di vitamine, che a dire il vero non serviva neppure, ma non
avrebbe
nuociuto al paziente se non per il dolore dell’ago.
«dottore».
Avrebbe voluto domandargli se anche
Alya era lì, ma alla
fine erano questioni private, e tanto che c’era poteva
prendere due piccioni
con una fava e visitare entrambi.
«beh, a questo punto direi
che posso cogliere l’occasione
per fare una visita doppia».
Robin, pur con una sottile
inquietudine, stava per obiettare
che non c’erano problemi. Peccato che proprio in quel momento
Howard si
riaffacciò sul corridoio; quando si era accorto di non
essere più inseguito
aveva pensato che ci fosse qualcosa che non andava.
«la
siringa, Robbie!
La siringa!» disse il
marchese a gran
voce prima di darsi nuovamente alla fuga.
Ma ormai il danno era fatto. Il
trauma era stato rievocato,
e non c’erano buon senso od Alya che tenessero.
«maledetta
carogna,
non lasciarmi qui!!!» urlò Robin dandosi
a sua volta alla fuga, scomparendo
come Howard nei corridoi.
«signor Mask!»
«tu
quoque, Robin
Mask?» sospirò Lionel passandosi una mano sul
volto.
«fattene una ragione, tuo
cugino nei miei riguardi ha una
pessima influenza su chiunque gli stia attorno!»
brontolò il dottore «ma non mi
sfuggiranno! Ah-ha!» esclamò, lanciandosi fuori
dalla finestra vedendo i due
che correvano fuori «fermatevi! Ogni resistenza è
inutile!!!»
«ha sfondato la
finestra!!!» guaì Robin.
«devo far rifare la vetrata
per colpa di quel vecchiaccio…di
nuovo!» borbottò Howard «non stare a
guardare indietro, pensa a correre! Non intendo
farmi rallentare da te, e ti faccio notare che ci sta
raggiungendo!»
«ma ha i motori a razzo in
quella sedia a rotelle?!»
«l’unica cosa
buona è che ha più di novant’anni,
quindi tra
poco dovrebbe finalmente andarsene
all’inferno…sempre che il diavolo non abbia
paura delle siringhe!» correndo erano arrivati ad una distesa
di noccioli
ultracentenari, su uno dei quali Howard salì rapidamente
«che aspetti?! Muoviti!»
«non sono una scimmia come
te, io! non so arrampicarmi! E poi
non capisco il senso di questa cosa!»
«il senso è che
lui qui non può raggiungerci, e che se mai
saltiamo da un albero all’altro, genio»
sibilò Howard tendendogli una mano, che
Robin prese al volo salendo su con lui.
«è
un’idiozia».
«però sei qui
anche tu o sbaglio?
«mi domando
com’è possibile che dopo anni ancora tu non sia
arrivato a capire che è inevitabile! E almeno tu, Robin,
potresti fare lo
sforzo di tornare a ragionare!» disse loro seccato MacNeil.
«solo se mi spiega a cosa
serve quella siringa con l’ago spessissimo,
perché io non ne vedo
l’utilità!» ribatté Howard da
sopra.
«vitamine! Alla tua
età fanno solo bene! …e comunque serve a
molto più di quel che credi» aggiunse il dottore.
«ma se non ho nemmeno
cinquant’anni, “la mia
età”…tsk! Robin,
lui si che è un matusa fatto e finito ed avrebbe bisogno
di-»
«taci,
serpente!»
«nessuno dei due
è più un ragazzino…» disse
il dottore.
«si, ma a me che ho
quarantasei anni le visite ogni due
settimane non servono! Lo ammetta che lo fa per tormentarmi! Lo
ammetta!»
Si, molto in effetti era anche per
quello, ma in verità lo
faceva perché desiderava che il figlio di Phoebe Laidlaw
rimanesse in buona
salute, così da non darle troppi grattacapi. Era come se
avesse un occhio di riguardo
per il marchese, che questi però non apprezzava affatto!
«ah, che sciocchezze! Su,
non fate i bambini e scendete…o
potrebbe scapparmi per sbaglio qualcosa con la mia allieva riguardo
questa tua
nuova fuga, Robin!»
«è uno sporco
ricatto!!!» protestò l’inglese.
Howard sollevò un
sopracciglio.
«d’accordo,
è meglio evitarti una brutta figura. Inoltre mi
rallenti. Quindi sei sacrificabile» decise Howard, buttando
giù Robin con una
spinta e saltando via da un albero all’altro. Se doveva
scegliere, meglio Robin che lui!
«Howaaarrrrrrd!!!
Questa
me la paghi cara!!!»
«non ti preoccupare, poi toccherà anche a lui. Basta che sua moglie si presti a fingere di essere stata presa in ostaggio…»
«...ma fa sul serio?»
«a mali estremi...»