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Autore: Heyale    18/08/2014    2 recensioni
Una nuova vita sta per iniziare per Daffodil Harvey e Michael Clifford, amici da sempre, quando finalmente ricevono la lettera di ammissione alla Sydney Arts Academy. Solo in pochissimi vengono convocati, e loro vengono scelti rispettivamente per i corsi di teatro e chitarra.
 
Ma non saranno da soli. Infatti, Michael ha due amici già iscritti: Luke Hemmings e Calum Hood. Daffy si ritroverà così a dover fare i conti con un biondino bipolare, a tratti cinico e chiuso e a tratti amichevole e spensierato, convocato nel suo stesso indirizzo e in quello di chitarra; e con un ragazzo dalla risata facile, con un carattere gentile che è stato convocato per i corsi di basso. Conoscerà poi Agatha Knight, iscritta nel corso di pittura, che si rivelerà essere davvero una buona amica. Infine conoscerà Ashton Irwin, un batterista dal carattere particolarmente solare con cui farà presto amicizia.
 
Ma cosa succede quando la recitazione va dietro le quinte e i sentimenti veri salgono sul palco?
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=25GZFZxR0Pc
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Save me from this hell of arts cap.1
Per il video: Trailer (cliccare qui)

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PROLOGO
CAPITOLO UNO
"Jet lag."




"Il disagio ti fa un baffo, Daffy."
Sul viso del ragazzo spuntò un ghigno strafottente.
"Vaffanculo, Clifford." ringhiai, guardandolo male.
Mi fece la linguaccia, caricando sul nastro trasportatore le nostre valigie. Il nostro volo sarebbe partito alle otto di mattina ed erano solo le sei, ed entrambi non vedevamo l'ora di partire. Quello che ci aspettava a Sydney non era una cosa da tutti i giorni.
"Non posso nemmeno avere paura dell'aereo che tu inizi a sfottere." mi lamentai. "Sei un gran bastardo, Michael."
"Ci provo, Daf. Ci provo."
"Tieniti pronto per le scenate dei nostri genitori." risi. "Saranno tutti lacrime e addii."
Lui alzò le spalle, facendo una smorfia: "Tanto torniamo a Natale."
"Naturalmente."
Mi sorrise leggermente, guidandomi poi di nuovo in atrio. Un mese e sarebbe diventato maggiorenne, e aveva l'orientamento di un bradipo in cerca di cibo.
"Hai caricato la chitarra, vero?" mi preoccupai. Con la sua intelligenza appena superiore a quella del suo criceto avrebbe potuto dimenticarsela a casa. Era proprio quella sua chitarra la causa del nostro viaggio.
"No, l'ho lasciata dal meccanico." mi guardò seccato. "Tu hai il berretto porta fortuna? E il copione?" cambiò espressione, sostituendo le palpebre basse con i suoi occhioni cristallini spalancati.
"Erano dentro la custodia della tua chitarra, dal meccanico." sorrisi, suscitando anche il suo sorriso.
I nostri genitori ci videro ritornare e ci abbracciarono forte, e dopo le varie raccomandazioni ci lasciarono fare l'imbarco. Ci mettemmo un po' al check-in a causa di un ritardo di una linea, ma alle sette e quarantacinque eravamo finalmente seduti ai nostri posti.
Continuavo a rigirare tra le mani la lettera che avevo ricevuto un paio di mesi prima dalla Sydney Arts Academy.

"Carissima Daffodil Harvey,
la informiamo che abbiamo accettato la sua iscrizione presso il nostro istituto a Sydney per apprendere le discipline dell'arte. E' stata inserita nell'indirizzo "Teatro" grazie al copione scritto da lei e ad un video che la Sua scuola ci ha inviato. La aspettiamo per lo smistamento il giorno 20 Settembre alle ore 10:30 (Dieci e trenta) nella sala principale del nostro istituto. Alle reception le daremo poi le chiavi e la tessera della sua camera che dividerà con un'altra nostra studentessa. Le auguriamo una buona estate e speriamo che la sua permanenza qui sarà di suo gradimento.
Cordiali saluti,

Cyndra West, preside dell'istituto."

Michael invece guardava fuori dal finestrino distrattamente.
"I nostri genitori si stanno sbracciando." mi informò. "Ma tu non li stai nemmeno cagando...lo sgualcisci quel coso se continui così per tanto, Daffy."
"Ma ti rendi conto, Michael?" lo guardai con occhi sognanti. Lui aveva ricevuto la lettera pochi giorni prima di me, ed era stato inserito nell'indirizzo "Chitarra". Fin da piccoli io mi divertivo a scrivere delle piccole scenette e a recitarle con il sottofondo della chitarra di Michael. E più avanti gli anni andavano, più la chitarra e il teatro diventavano per me e lui una passione.
Io e Clifford eravamo amici da tantissimi anni, da quando le nostre mamme scoprirono di essere state in classe insieme alle elementari e vollero farci conoscere a tutti costi. All'inizio non ci sopportavamo, eravamo due bambini troppo diversi per poter stare nello stesso ambiente senza prenderci a pugni. La sera in cui ci conoscemmo dichiarammo apertamente "io quello non lo voglio nemmeno conoscere", giusto per essere cordiali. Ma nessuno dei due sapeva che sarebbe stata l'amicizia più bella di sempre. A volte mi ritrovavo a pensare di odiarlo nella stessa maniera in cui gli volevo bene. Eravamo costantemente in disaccordo, eppure non potevamo stare distanti per più di una settimana.
"E' da due mesi che lo so. Me ne rendo conto, fidati." mi prese in giro. "Piuttosto tu mi sembri alquanto sparata."
"Leggermente sparata, ma sotto controllo."
Sorrise sornione, dandomi un pugno leggero sulla spalla.
Era sempre stato una classe avanti a me, tranne quando in prima media venne bocciato e perciò passammo il resto della scuola in classe insieme. Michael per me era come un fratello, e grazie a Dio non era uno di quei tipi troppo dolci. Certo, quando ci stava magari un cuore o una piccola dedica per messaggio me la mandava, ma di mattina, ad esempio, era raro che mi salutasse con un bacio sulla guancia. Spesso era uno schiaffo dietro al collo.
Una voce metallica ci avvisò improvvisamente di allacciare le cinture e di prepararci al decollo, così io e Michael ci scambiammo un sorriso a trentadue denti per poi fare come ci era stato richiesto. Nuova vita, nuova scuola, nuove persone.
Il sedile iniziò a vibrare mentre i nostri corpi iniziavano ad inclinarsi.
"Merda." mormorai, sentendo il vuoto nello stomaco. "Merda, santa merda, santissima merda!"
Il ragazzo dai capelli verdi scoppiò a ridere: "Posso farti una foto?"
"Vaffanculo, bastardo."
Scosse la testa per far ondeggiare i suoi capelli, afferrando la mia mano: "Dai inglesina, stringi prima di vomitarmi sulle Vans."
"Smettila di chiamarmi così, australiano." sbuffai.
Mi chiamava così perché sapeva che non sopportavo il posto in cui ero nata, Newcastle, al contrario suo che era nato in Australia, dove ci stavamo dirigendo.
"Dai minorenne, lo sai che scherzo. Piuttosto, da oggi sono io il tuo tutore quindi."
"Ti ricordo che siamo al dicannove settembre, e tu compi gli anni tra un mese e un giorno!" sbottai. "E smettila di chiamarmi con tutti gli aggettivi che ci differenziano, se comincio anche io sei finito."
Sorrise strafottente, ricambiando la stretta improvvisa che feci sulla sua mano per un movimento dell'aereo: "Un esempio?"
"Capelli verdi, cretino, rompicoglioni,-"
"Beh, quella ci sei anche tu." fece gli occhioni. "Continua, ti prego."
Lo guardai male: "Maschilista, cattiva copia di Hulk, smemorato, disordinato, rincoglionito, ritardatario, lento a rispondere ai messaggi!"
Fece un sorrisone.
"Beh, che sorridi adesso?"
Mi indicò il cartello luminoso sopra la porta d'entrata dello scomparto dell'aereo: Decollo completato.
"Vaffanculo!" sbottai, picchiandolo sulla spalla. "Tutto questo per farmi passare il..." mi bloccai, inspirando profondamente. "Grazie." gli sorrisi.
"Ecco, meglio così." mi fece l'occhiolino. Il viaggio Liverpool-Sydney durava un giorno con diversi scali, ma il primo volo sarebbe durato già metà viaggio.
Scrollai le spalle, appoggiandomi meglio sul sedile, lasciando andare la mano di Michael. Non avevamo lasciato molto, a Liverpool. Eravamo stati accettati solo in cinque nella nostra scuola alla Sydney Arts Academy, e degli altri tre io e Michael ignoravamo l'esistenza: sapevamo solo che erano stati convocati per pittura e canto. Clifford aveva la sua compagnia di amici, e io la mia. Se dovevamo stare insieme, preferivamo farlo in assenza di altri, perché subito si mettevano a farsi film mentali. Questo nei primi tempi, però. Avevamo imparato a fregarcene e a vivere la nostra vita tranquilli e beati, nonostante tutti pensassero che fossimo fidanzati e cose così. Una volta io e Michael litigammo proprio per questo motivo, e ci eravamo ripromessi che succedesse più, perché aveva fatto star male entrambi per due settimane.
"Come si chiamavano gli amici che ti aspettano lì?" gli domandai, guardandolo di soppiatto.
"Luke Hemmings e Calum Hood. Luke ha la mia età, Calum la tua."
"Ho solo un anno di meno. Non quarantasette."
"Lo so." alzò le spalle. "Mi piace pensare che tu sei ancora piccola."
Feci un cenno con la testa, appoggiandomi alla sua spalla per poi continuare a dormire. L'agitazione era troppa da reggere per dodici ore, non mi restava che dormire.
"Com'è che me li avevi descritti tempo fa?" gli chiesi tenendo gli occhi chiusi, sorridendo.
"Una banda di babbuini rincoglioniti che hanno passato con me i primi anni di infanzia e che sento ancora oggi."
"Grazie per l'illuminazione."
Appoggiò la sua testa sulla mia, e sentii i suoi ciuffi morbidi solleticarmi il naso.
"E se arriviamo chi ci chiama, idiota?" lo ammonii, ridacchiando.
"Ho messo la sveglia, idiota." cantilenò lui. "Notte, Daffy."
"Buonanotte Mikey."
Indugiai qualche istante, sentendo lo stomaco leggermente in disordine.
"Michael, penso di avere il jet lag."
Rise allegramente: "Sei proprio una deficiente. Cerca di dormire e di metterti tranquilla, ne abbiamo ancora di strada da fare..."
"Lo so." sbuffai. "Mi verrai a trovare in camera, vero?"
"Ogni sera." i suoi ciuffi si spostarono. "Tanto il coprifuoco è alle dieci, no? E la cena termina alle otto e mezza. Abbiamo un'ora e mezza per stare insieme e raccontarci della giornata. Poi comunque abbiamo i telefoni...e dai inglesina, così fai sembrare che io ci tenga a te." scherzò, ma non risposi.
Sapevo che mi voleva bene, me lo diceva spesso, ma queste uscite sue non le avevo mai amate.
"Inglesina?" mi scosse leggermente. Non vedendo alcuna mia risposta, si mise a cantare la canzone che aveva scritto per cui sapeva che io avevo un debole: "We can run down the street with the stars in our eyes, we can tear down this town in the dark of the night. Just open the door, we've got time on our side..."
"Okay, basta." sorrisi.
"Ti voglio bene, straccia cazzi."
Scossi la testa, sistemandomi meglio sulla sua spalla: "Anche io, copia venuta male di Shrek."

E così ci addormentammo nella speranza di non sentire troppo il volo. Con diciassette anni, una chioma scura e gli occhi del medesimo colore dei capelli, una nuova vita per me stava per iniziare, e sia io che Michael  non eravamo affatto pronti. La sera prima avevo dormito a casa di Michael, e ci eravamo ripetuti la lista dei bagagli almeno una decina di volte, tralasciando sempre qualcosa che ci saremmo ricordati una volta aperta la porta delle nostre stanze nella nuova scuola. Avevamo fatto una lista di messaggi da inoltrare quando saremmo partiti lasciando Liverpool per salutare tutti i nostri più cari amici, anche se saremmo ritornati per le vacanze di Natale e di Pasqua. Mi aveva poi costretta a passargli una tinta verde sui capelli, mentre fino al giorno prima li aveva violetti. Ma Michael era così, e io non potevo chiedere di meglio. Era il migliore amico perfettamente stronzo che avevo sempre desiderato avere.




ANGOLO AUTRICE
Ebbene, ecco il mio secondo debutto nella sezione 5 Seconds of Summer con una long, spero che vi piaccia quanto l'idea piaceva a me all'inizio. Cercherò di portarla a termine, l'ispirazione fa la stronza con me a volte. Ad ogni capitolo metterò una gif, dato che ho capito come farle *-* Complimenti se siete arrivati fin qui :*



Un bacio,

Ale xx
Lou xx
Irwin xx
  
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