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Autore: BlackRobin    18/08/2014    4 recensioni
Dopo la fine del CBI e la morte di John il Rosso, come e dove si rincontreranno Jane e Lisbon?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fan fiction era nata come storia a capitoli, ma mi è impossibile continuare. Volevo condividerlo con voi, perché mi pare scritto meglio degli altri miei racconti. ENJOY!
 
*Narratore interno*
Sentivo la ghiaia bianca muoversi sotto i miei piedi. Strisciavo il tallone a terra. Arrivai e mi girai verso il mare per vedere il tramonto. Sfiorai con la mano la ringhiera di legno ormai mangiata dalla muffa e persi lo sguardo nella luce immensa,ma un rumore mi riportò alla realtà. Girai la testa e vidi di fianco a me una donna mora,alta,con i capelli mossi sulle punte,che si muovevano leggeri,trasportati dalla brezza marina. “E’ stupendo” dissi rimirando l’orizzonte. Lei per un attimo mi guardò e poi girandosi rispose “Oh si,molto”. La guardai,aveva abbassato lo sguardo. “Le fa venire in mente qualcosa” dissi socchiudendo gli occhi per proteggermi dalla brezza che si era trasformata in vento caldo. “Beh,veramente si. . .un amico”
“È un ricordo felice,vero?” lei continuava a guardare in basso ed abbozzò un mezzo sorriso. “Vuole qualcosa da bere?” quella donna mi aveva colpita,così la invitai a sedersi ad un tavolino su una terrazza che aveva un ottima vista sul tramonto. “Grazie per il caffè” disse la donna mente affondava la bocca nella tazza e beveva a grandi sorsi,chiudendo gli occhi. Guardai la mia tazza “Le piace il tè?” rimase spiazzata alla domanda. “Ehm. . .non molto.” Disse asciugandosi delicatamente le labbra. “A me si,molto. Tutti quegli aromi diversi,ognuno con un significato proprio. Poi in inverno ti riscaldano. . .” vedevo che abbozzava mezzi sorrisi,come se un ricordo le rimbalzava in testa. “Sa,il tè è come un abbraccio in una tazza” “Abbraccio?” sobbalzò lei “Si,il calore è come se ti abbracciasse la pancia e la rendesse calda. Mi fa sentire bene.” “Lei beve molto tè?” “Io? No,solo ogni tanto quando mi sento poco bene ed ho bisogno di qualcosa che mi tiri su. Anche se per quello c’è anche la cioccolata!” dissi scherzando.
“Come si chiama?” dissi fissandola “Teresa. Teresa Lisbon” “Ah,Teresa,nome di chiesa,ecco spiegato il suo rosario che si porta sempre dietro. Oppure..no. Un regalo che le è molto caro. Era di sua madre, non è così?” affermai contemplando la catenina. Non rispose,ma fece un sorriso per confermare e si guardò la collana. Guardai il contenuto della mia tazza. “Teresa. . .chiudi gli occhi,voglio farti sentire una cosa” lei mi guardò perplessa e con un mezzo sorrisetto mi accontentò. Avvicinai il mio tè sotto il suo naso “Senti l’odore delle spezie. Respira con il naso,prendi l’aroma e spargilo nella mente,fai affiorare i ricordi.” Lei stava eseguendo tutto passo passo “Ora,dimmi il primo nome che ti rievoca questo profumo” aggrottò le sopracciglia,arricciò il naso,prese un altro bel respirò e sussurrò “P-Patrick,Patrick Jane!”
 

Apri gli occhi, scattò in piedi,  prese la sua borsa e con passo deciso se ne andò. Io cercai di fermarla,ma inutilmente. La seguivo con lo sguardo dalla terrazza, quando si sedette presi le miei cose e la raggiunsi.
Mi affiancai a lei in silenzio,aveva gli occhi lucidi,si rigirava la croce tra due dita e fissava la luce del sole ormai fioca con attorno già tutte le stelle.
“Vai via,mi hai fatto ricordare cose che ormai ero riuscita a rimuovere,per ricominciare!” “So cosa provi. Anche io sono stata costretta a lasciare i miei amici piu cari” lei si fermò e mi guardò con occhi che cercavano di leggermi la mente. “Chi sei tu?” disse tremando e lentamente accostarsi la mano ai fianchi come per prendere qualcosa. “Tranquilla,non hai più la tua amata Glock 26,ricordi?” lei chiuse gli occhi e si alzò indietreggiando “Smettila di entrarmi nella testa! Cosa vuoi? LASCIAMI ANDARE!” La guardai preoccupata “Teresa,hai ricominciato a bere?” “Smettila stronza o ti ficco una pallottola nel cranio!” a quanto pare aveva ancora la pistola “Wo wo wo,calmati” dissi alzando le mani “Andiamo a parlare in un posto tranquillo,vuoi?”dissi fissandola con attenzione. “Diavolo sì” buttò sprezzante l’arma a terra “e questa merda è anche scarica” raccolsi la pistola e la portai con me.
Appena sedute sulla panchina gli chiesi di raccontami quello che le era successo. Mi raccontò del CBI dei suoi cari amici,di Patrick,il suo consulente e che aveva ricominciato a mandar giù alcolici come fossero acqua fresca,per depressione. Poi gli dissi che conoscevo Jane. “Bhe. . .sì. . .lui è il mio ragazzo” dissi incerta. La donna non ci poteva credere,rimase scioccata,a bocca aperta. Ma fu ancora più sconcertata quando gli dissi che ero una psicologa. Disse solo ‘wow’,cercando di abbozzare un sorriso nervoso. “È fastidioso vero?”  “Ah si,molto. Ma più lo conosci più diventa divertente e dolce. . .ma è il solito scemo!” non riuscivo a parlarne apertamente con lei,qualcosa mi bloccava. Lisbon ascoltava attentamente.  “Da quanto state insieme?” “Da due anni. . .quando si è sciolto il CBI” lei abbassò lo sguardo. “Basta parlarne,vedo che ti da fastidio” lei cercò di mascherarlo con un gran sorriso,ma si vedeva che mentiva,dai suoi occhi.
Mentre stavamo parlando guardai l’orologio e mi accorsi che era ormai tardi. “Teresa,io devo andare tieni il mio numero. Mi raccomando,chiamami in qualunque momento per qualunque cosa!” dissi porgendo il mio biglietto da visita e abbracciandola.
 
“Oh eccoti,ti stavo aspettando” disse Patrick con un gran sorriso splendente,di quelli che ti scaldano il cuore. In mano aveva il mio piatto preferito,così mi spogliai e mi sedetti al tavolo. Mentre era in piedi a servirmi mi diede un bacio e mi chiese come fosse andata la giornata “È  andata molto bene,grazie. Sai chi ho incontrato? Lisbon.” Sbiancò al pronunciarsi del nome. Gli presi la mano.”Non stava bene,sai? Vorrei che domani vi incon…” Mi aveva fermata. “Lo sai quanto mi fa male ricordare,vero? Ormai è passato.” Gli guardai dentro gli occhi “Tu la ami. Io ti sono servita solo per dimenticare,come fanno i vigliacchi.” Si avvicinò a me “No,non è vero. Io tengo a te” lo abbracciai “Lo sento dal tuo cuore,dai tuoi occhi e dalla tua reazione. . .la ami. Appena ti ho conosciuto eri depresso per lei. E ora lei lo è per te,ha cercato di spararmi,capisci? Domani incontratevi,voglio vedere se sta meglio. Tu sarai sempre mio amico,so che volevi ricominciare,ma preferisco tu sia felice. Veramente questa volta.” Lui non disse niente,mi abbracciò forte e mi baciò “Era la mia migliore amica.”
 
*Narratore esterno*
La donna si svegliò e trovò Jane che aveva tirato fuori il suo gessato e stava seduto comodamente sul divano a prendere il tè “Ah le vecchie abitudini! Si va?” era impaziente di uscire. Si avvicinò a lei e con un gran sorriso dei suoi,la ringraziò di tutto il sostegno.
Una volta saliti in macchina,per tutto il viaggio,Patrick era pensieroso e fissava il sole ormai alto. “Questo è un addio?” disse guardando la compagna “È un inizio per te. Ma tranquillo,resisterò” disse lei,sicura di sé. Quando si fermarono al semaforo lui continuò a farle domande “Non hai mai provato niente per me,giusto? Una donna non lascia andare gli uomini così.” “Beh sai,all’inizio sì,ci credevo. Ma sono una strizza cervelli io,ho capito subito che ti stavi solo nascondendo dietro di me.” Il semaforo ripartì. “Comunque da martedì riprendo la mia vecchia squadra e ricominciamo a lavorare.” Lui la guardò con un sorriso beffardo “Ho il sospetto che sia tu,quella che mi ha usato.” Cominciarono a ridere ed erano già arrivati. La macchina si fermò e Patrick sperava che il tempo si fermasse all’istante per tornare indietro. “Vado prima io. Mi ero data appuntamento qui” lei scese dalla macchina e Jane la vide come la sua fidanzata,per un ultima volta. “Ho una sorpresa per te Teresa. Qualcosa,anzi qualcuno, che ti aiuterà ad uscire dalla crisi. Il tuo consulente.” Lisbon arrossì lievemente cercando di nasconderlo. Ma poi si rese conto di quello che stava succedendo. “TU COSA?!” disse guardandola con occhi assassini,ma non sapeva cosa altro dire o fare. “Dai,lo faccio per farvi riunire e soprattutto per far star meglio entrambi!” Teresa aveva cominciato a fare su e giù,in un piccolo pezzo di ghiaia,trascinando i piedi nervosamente. “Così ti si consumano le scarpe” osservò la psicologa. L’ex poliziotta si fermò e la fissò con degli occhi di fuoco,che avrebbero sciolto qualsiasi cosa all’istante. “Ok. Tolgo il disturbo. Ce ne andiamo.” Le disse la donna. Lisbon ci pensò e mentre sentiva i passi sulla ghiaia prese un bel respiro e disse “No,fallo venire qui” “Ah,ti è mancato è! Lo rivedrai presto!” affermò l’altra con un gran sorriso e si avviò alla macchina. “Jane! Si va,ha accettato” lui chiuse gli occhi e fece un profondo respiro,come se quello fosse il suo ultimo respiro. Più si avvicinavano più lui era nervoso. Sfilava e rimetteva la fede che ostinatamente continuava a tenere e guardava in ogni direzione,cercando una qualsiasi scusa per andarsene.
Anche Teresa era in agitazione e raccolse i capelli in una coda,poi si girò verso la luce del sole e chiuse gli occhi,toccando la sua croce,come se in essa cercasse l’aiuto della madre. Finalmente Patrick la vide da lontano e sul suo volto si creò un sorriso di felicità e di ricordi che aveva cancellato. “Ora vi lascio soli” disse la psicologa abbracciando Jane,per poi guardarlo negli occhi “La tua vita sta per ricominciare. Con Lei.” “È solo un’amica” continuava a dire,ma i suoi occhi dicevano ben altro. Si stava mentendo da solo, e lo sapeva. Mentre la donna se ne andava lui fissava Lisbon. Senza fare un passo. Poi si ricordò tutto quello che era successo,i sorrisi,i casi chiusi, i suoi strani piani che riuscivano sempre. Si ricordò tutti i momenti più belli vissuti al CBI,tra cui c’era anche lei. Prese un respiro,si tolse finalmente la fede e la baciò,per poi mettersela nel taschino.
Senza fare un solo rumore Patrick s avvicinò a Teresa “Buu!” disse toccandole i fianchi da dietro. Lei si girò e vide lui che faceva capolino dalle sue spalle e sorrise. “Ehy!” disse girandosi ad abbracciarlo “Mi sei mancato!” “Anche tu” rispose lui lasciandosi andare tra le sue braccia.
“Cos’hai fatto questi anni senza il CBI?” “Vuoi del caffè? No,perché a me va del the. Vieni con me al bar?” finalmente era riuscito a partire,era riuscito a parlare con lei dopo due anni. Lei lo guardò e poi acconsenti,così si sedettero su di una terrazza illuminata dal sole,ad assaporare le loro bevande.
 
  
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