C A P I T O L
O U n
i c o
“ Lo sapeva, che non lo avrebbe mai fatto „
“ Lo sapeva, che non lo avrebbe mai fatto „
Forse
avrebbe dovuto prestare attenzione anche a ciò che gli stava
accadendo attorno, e non solo alla tragica consapevolezza di non
riconoscere più negli occhi del suo migliore amico, il
suo migliore amico –
e non riuscire nemmeno ad accettarlo.
Le pupille ristrette in una linea tagliente ancor più della colorazione aspra e cruda delle iridi che le ospitavano, iniziarono a far risultare il tutto sempre più uno specchio d'olio che non rifletteva più l'unione che li legava e in cui fino a poco prima poteva scorgere occhi che sapevano capirlo e difenderlo – incapaci di mentirgli o tradirlo –, eppure nemmeno l'evidenza sembrava essere sufficiente per la buona fede e la speranza di Hiccup, che non voleva riconoscere niente di tutto quello – che non voleva riconoscere che quel contenitore di pelle dura e squame nere, ormai, non racchiudeva più al suo interno la volontà dell'unico al mondo di cui si fidava davvero e che era certo gli sarebbe stato accanto in eterno, finché sarebbero durati.
E lui voleva durare, voleva che tutto durasse e che la neve sparisse – la stessa sulla quale Sdentato avanzava e sulla quale, passi distanti, affondavano frenetici e disperati, con la speranza di giungere in tempo per cambiare le sorti di quel nero episodio, insensato al punto d'essere fuori dall'orbita del vero e del possibile, sebbene assurdamente reale.
Lentamente, indietreggiò, spinto dalla stessa creatura che non riusciva ancora a riconoscere davvero come un pericolo – perché non lo era mai stato nemmeno quando lo era sul serio –, fiducioso che in pochi secondi il suo drago lo avrebbe riconosciuto, si sarebbe fermato e sarebbe stato di nuovo bene come fino all'attimo prima – per continuare insieme a combattere una guerra che, ancora una volta, non avevano chiesto. E avrebbero vinto, come avevano vinto la volta precedente.
Forse avrebbero perso di nuovo qualcosa di importante, ma sarebbe stato disposto a pagare qualunque prezzo, pur di ritornare a casa con la sua intera famiglia e la sua gente – guidata dalla salvezza che avrebbe portato a tutti esattamente come aveva già fatto anni prima.
E suo padre sarebbe stato ancora una volta orgoglioso di lui, perché aveva smesso di guardare in basso i suoi piedi e di mandare in fiamme il villaggio – di essere il disappunto di un posto cui sentiva di non appartenere.
Aveva finito di essere così in difficoltà ad essere lui, perché lui, adesso, era l'orgoglio di Berk e di colui che non aveva intenzione di deludere con un fallimento – di colui che, ormai, gli era a pochi metri di separazione, con la disperazione in volto per avere davanti agli occhi la chiarezza di quel che Hiccup non riusciva a vedere davvero.
Perché lo sapeva che non sarebbe successo niente. Lo sapeva, che Sdentato non gli avrebbe mai fatto del male.
Le pupille ristrette in una linea tagliente ancor più della colorazione aspra e cruda delle iridi che le ospitavano, iniziarono a far risultare il tutto sempre più uno specchio d'olio che non rifletteva più l'unione che li legava e in cui fino a poco prima poteva scorgere occhi che sapevano capirlo e difenderlo – incapaci di mentirgli o tradirlo –, eppure nemmeno l'evidenza sembrava essere sufficiente per la buona fede e la speranza di Hiccup, che non voleva riconoscere niente di tutto quello – che non voleva riconoscere che quel contenitore di pelle dura e squame nere, ormai, non racchiudeva più al suo interno la volontà dell'unico al mondo di cui si fidava davvero e che era certo gli sarebbe stato accanto in eterno, finché sarebbero durati.
E lui voleva durare, voleva che tutto durasse e che la neve sparisse – la stessa sulla quale Sdentato avanzava e sulla quale, passi distanti, affondavano frenetici e disperati, con la speranza di giungere in tempo per cambiare le sorti di quel nero episodio, insensato al punto d'essere fuori dall'orbita del vero e del possibile, sebbene assurdamente reale.
Lentamente, indietreggiò, spinto dalla stessa creatura che non riusciva ancora a riconoscere davvero come un pericolo – perché non lo era mai stato nemmeno quando lo era sul serio –, fiducioso che in pochi secondi il suo drago lo avrebbe riconosciuto, si sarebbe fermato e sarebbe stato di nuovo bene come fino all'attimo prima – per continuare insieme a combattere una guerra che, ancora una volta, non avevano chiesto. E avrebbero vinto, come avevano vinto la volta precedente.
Forse avrebbero perso di nuovo qualcosa di importante, ma sarebbe stato disposto a pagare qualunque prezzo, pur di ritornare a casa con la sua intera famiglia e la sua gente – guidata dalla salvezza che avrebbe portato a tutti esattamente come aveva già fatto anni prima.
E suo padre sarebbe stato ancora una volta orgoglioso di lui, perché aveva smesso di guardare in basso i suoi piedi e di mandare in fiamme il villaggio – di essere il disappunto di un posto cui sentiva di non appartenere.
Aveva finito di essere così in difficoltà ad essere lui, perché lui, adesso, era l'orgoglio di Berk e di colui che non aveva intenzione di deludere con un fallimento – di colui che, ormai, gli era a pochi metri di separazione, con la disperazione in volto per avere davanti agli occhi la chiarezza di quel che Hiccup non riusciva a vedere davvero.
Perché lo sapeva che non sarebbe successo niente. Lo sapeva, che Sdentato non gli avrebbe mai fatto del male.
F I N
E
»
N O T E
A U T R I C E
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Tutti siamo rimasti sconvolti da questa scena del film e, appena l'ho vista, nella mia mente è scattata subito la voglia di scriverci un'introspezione dal punto di vista di Hic – con un finale che subdolamente allude alla tragidità di come si è concluso il tutto. E piango.
Ho trovato davvero di cattivo gusto far morire Stoick per mano di Sdentato – e ancor più di cattivo gusto è stata la scelta di farlo morire di secco, senza ultime parole, senza addii o malinconici sorrisi.
È stato tragicamente realistico, e l'ho amato tanto quanto mi ha fatto male.
Dio questo film... non ho davvero parole per esprimermi – se non quelle usate per questa storia.
Dilungarmi sarebbe inutile e superfluo, quindi vi saluto qui e vi ringrazio per tutte le attenzioni che mi dedicherete.
Sono al mare e ho scritto tutto da iPhone – codice html compreso – quindi mi auguro di non aver tralasciato nessun particolare stilistico o grammaticale – ho prestato davvero la massima attenzione, spero di non aver fallito. xº
Boh, grazie ancora per qualsiasi cosa mi dedicherete – visualizzazione, commenti, aggiunte a preferite/seguite/ricordate.
Alla prossima!
© a u t u m n