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Autore: La ragazza invisibile    19/08/2014    4 recensioni
ATTENZIONE SPOILER “LA CASA DI ADE”
L’impensabile è accaduto e ora il figlio di Ade dovrà decidere se continuare così, o andare oltre.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ti regalerò una rosa 
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
E una rosa per poterti amare 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa bianca come fossi la mia sposa 
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
Ogni piccolo dolore 

 
Mentre camminava, Nico si ritrovò a pensare che Annabeth avesse scelto un posto bellissimo, perfetto per lui. Non che fosse una novità il fatto che fosse bravissima, ma per quella scelta si era addirittura superata.
Era apparso ai margini del bosco per farsi a piedi la strada che portava in cima alla scogliera. Ormai era un’abitudine per Nico andare lì ogni giorno, esattamente come per Annabeth, lui portando una rosa nera, lei una blu, sapendo l’uno della presenza dell’altro, ma senza maiincontrarsi. Attratti da quella lapide, quella lapide con un tridente inciso sopra.
 
Mi chiamo Antonio e sono matto 
Sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino 
Credevo di parlare col demonio 
Così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio 
Ti scrivo questa lettera perché non so parlare 
Perdona la calligrafia da prima elementare 
E mi stupisco se provo ancora un'emozione
Ma la colpa è della mano che non smette di tremare 

 
Nico odiava quella lapide, così come odiava se stesso e il ragazzo che aveva amato.
Non gli bastava essere il figlio di Ade, quello inquietante, no, doveva pure essere gay e, soprattutto, doveva innamorarsi del più potente e bel ragazzo del Campo.
Le lacrime cominciarono a scendere, mentre lui s’inginocchiava davanti a quella tomba vuota, stringendo il mazzo di rose neanche fosse un’ancora di salvezza. Lui, il tenebroso, il Re dei fantasmi, quello sopravvissuto al Tartaro, diventava un ragazzino debole e insicuro davanti a quella pietra, così come lo era stato quando aveva incontrato il suo proprietario.
 
Io sono come un pianoforte con un tasto rotto 
L'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi 
E giorno e notte si assomigliano 
Nella poca luce che trafigge i vetri opachi 
Me la faccio ancora sotto perché ho paura 
Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura 
Puzza di piscio e segatura 
Questa è malattia mentale e non esiste cura


Non era mai sceso a patti con la sua natura. Certo, l’aveva ammessa davanti a Cupido e Jason, ma non l’aveva mai rivelata alla persona che avrebbe dovuto saperlo più di tutte: sarà stato per il timore della sua reazione, per il fatto che pure lui si sentiva sporco al pensiero di quello che era o per paura di essere rifiutato e di diventare lo zimbello del Campo, ma non l’aveva mai fatto. E ora era troppo tardi, sia per farlo, che per i rimpianti.
 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
E una rosa per poterti amare 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa bianca come fossi la mia sposa 
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
Ogni piccolo dolore 


Fissò la rosa blu lasciata poco prima da Annabeth e per un attimo ammirò la forza della ragazza: nonostante tutto ciò che aveva passato, cercava di tirare avanti, facendo finta di star bene, per non preoccupare gli altri, ma lui aveva visto benissimo che qualcosa, dentro di lei, si era spezzato. Così come qualcosa si era rotto dentro di lui. Senza neanche rendersene conto, Percy era diventato la cosa più importante che ci fosse nelle loro vite, e ora che non c’era più, loro sembravano due vasi caduti a terra dopo essere stati a lungo in sospeso, sull’orlo del baratro.
 
I matti sono punti di domanda senza frase 
Migliaia di astronavi che non tornano alla base 
Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole 
I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole 
Mi fabbrico la neve col polistirolo 
La mia patologia è che son rimasto solo 
Ora prendete un telescopio… misurate le distanze 
E guardate tra me e voi    chi è più pericoloso? 


Era sempre stato solo, anche se non solo per sua scelta. Lui e Percy sembravano due calamite, a volte erano attratti l’uno dall’altro, fino a scontrarsi, altre volte si allontanavano, come se fossero incompatibili. Prima era morta Bianca, così si era allontanato, sconvolto, poi era tornato, aveva combattuto con loro contro Crono solo per sentirsi ancora una volta indesiderato e  andarsene di nuovo via. Era finito nel Tartaro, ma era riuscito a uscirne, appena in tempo per vederci cadere il ragazzo che amava e la sua ragazza. Erano sopravvissuti e tornati proprio quando lui era dovuto partire per far fare il giro del mondo a un’enorme statua greca. Infine i grandi Sette erano tornati al Campo, dopo aver sconfitto Gea, solo che erano in sei, perché Percy, quella Testa d’Alghe, si era sacrificato per salvarli. Concedendo tutto se stesso ai nemici, così che non ebbero nemmeno il suo corpo da bruciare.
 
Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto 
Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro 
Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi 
Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi 
Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare 
Eri come un angelo legato ad un termosifone 
Nonostante tutto io ti aspetto ancora 
E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora 


Eppure, chiudendo gli occhi, riviveva alcuni bei momenti: mentre si trovavano entrambi a spiare le Cacciatrici, subito dopo la scomparsa di Annabeth, quando aveva mangiato una fetta della torta di compleanno blu di Percy, quando l’aveva aiutato a rendersi invincibile tuffandosi nello Stige, quando era stato salvato dai giganti gemelli. Erano stati belli, ma erano solo momenti, troppo brevi per consolare quella perdita, ma abbastanza lunghi da fargli comprendere quanto avesse perso, rendendola atroce.
 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa rossa per dipingere ogni cosa 
Una rosa per ogni tua lacrima da consolare 
E una rosa per poterti amare 
Ti regalerò una rosa 
Una rosa bianca come fossi la mia sposa 
Una rosa bianca che ti serva per dimenticare 
Ogni piccolo dolore 


Posò per terra il mazzo di rose, nere come il lutto, nere come lui. Si asciugò le lacrime, maledicendolo:
 << Che idiota, Percy! Non potevi fare niente di più stupido, e ora… ora non possiamo nemmeno piangere il tuo corpo. Anche dopo due mesi, l’unica cosa bruciata è stata un lenzuolo, un lenzuolo vuoto. Avevi ancora tante cose da fare, e poi, avevi fatto una promessa ad Annabeth: non vi sareste separati mai più.>>
 
Mi chiamo Antonio e sto sul tetto 
Cara Margherita sono vent'anni che ti aspetto 
I matti siamo noi quando nessuno ci capisce 
Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce 
Ti lascio questa lettera, adesso devo andare
Perdona la calligrafia da prima elementare 
E ti stupisci che io provi ancora un'emozione? 
Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.

 
Si alzò lentamente, lasciando il mazzo, abbandonandolo senza curarsi di metterlo nel vaso lì vicino. Poteva sembrare esagerato che avesse portato un intero mazzo di fiori, quando andava a visitarlo tutti i giorni, ma, d’altro canto, quella era una giornata speciale, era come un regalo d’addio. Si allontanò, dirigendosi al bordo della scogliera.
<< Ti ho aspettato invano, stupido. Non hai mantenuto le promesse, mai, e io non sprecherò un altro giorno ad attenderti>> mormorò sottovoce, fissando tra le lacrime il mare, prima di lasciarsi andare giù con grazia, verso l’acqua e verso Percy, ignaro di due occhi grigi che, tra le lacrime, lo fissavano, augurandogli che potesse incontrare colui che amava.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE (ma posso davvero definirmi tale?)
Perdonate l’intrusione con questo mio delirio, volevo solo dirvi che se volete potete lanciarmi contro qualsiasi cosa e che sarei molto, molto felice se lasciaste una piccola recensione, grazie.
   
 
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