19/08/2014
2 recensioni‘The Return’
‘Buona notte Katniss’ dice Peeta con il suo tono dolce. Mi allegra il pensiero che non sia cambiato. Beh forse un tantino si, dopo che il Presidente Snow gli ha fatto il lavaggio del cervello. Tuttavia noto con piacere che con il tempo e facendo innumerevoli sforzi, pian piano Peeta sta tornando ad essere il ragazzo del pane che ho conosciuto durante la 74esima edizione degli Hunger Games.Dopo essere stati ‘condannati a morte’ una seconda volta da quell’essere ripugnante del presidente Snow ; io sono stata tratta in salvo da Haymitch e dai suoi fedeli alleati come Finnick Odair e il primo stratega Plutarch Havensbee. Peeta invece è stato catturato da Capitol City, insieme a Johanna Mason.
Sono stata portata al Distretto 13, che tutti pensavamo distrutto, ma che invece si teneva pronto per una terribile rivolta contro Capitol City. Per gli innumerevoli rivoltosi, sono diventata la scintilla che ha dato loro la possibilità di mettere in atto tutti i loro piani, finemente architettati. Durante la mia collaborazione con loro, per un periodo, non ho saputo niente di Peeta e quando l’ho ritrovato lui quasi mi ha ucciso.
Sconfitto il malevolo Presidente e la tirannia di Capitol City, ho dovuto affrontare in faccia la realtà; Boggs, Finnick, Prim e tanti altri, tutti morti. Probabilmente adesso sono in un posto migliore, insieme a Rue, Cato, Clove e tutti i tributi decaduti. Insieme a papà; è da tanto che non mi parla in sogno. Forse non approva quello che ho fatto durante la rivolta. Per fortuna avevo Peeta al mio fianco e lui è ancora con me.
Prim mi manca terribilmente, è molto triste non trovare più la mia paperella a giro per casa. Mia madre non vive più nel Distretto 12, proprio come Gale e adesso vado sempre da sola a caccia. Peeta odia uccidere; lo capisco, spesso abbiamo gli incubi sull’arena, anche a distanza di due anni.
Mi ha chiesto di sposarlo. Ho risposto ‘Sì’ ovviamente. Non potrei incontrare nessun’altro come Peeta. Dobbiamo ancora stabilire la data e in pochi lo sanno, ma credo che non avverrà tra molto tempo.
Quante cose sono cambiate, persino io lo sono, molto più di quanto qualcuno si possa immaginare.
‘Buona notte Peeta’ rispondo mentre il mio corpo si intorpidisce e cado in un sonno profondo.
La prima immagine che mi si presenta agli occhi è quella del lago, nei boschi. È lo stesso lago dove andavo con mio padre. Mi manca.
Mi sento chiamare. È la sua voce.
‘Katniss vieni! Ho una sorpresa per te oggi!’ mi incita ad avvicinarmi al lago. Gli corro incontro, ma mi fermo sulla riva. So nuotare, ma nel sogno sono bambina quindi ho paura di affogare.
‘Oggi ti insegnerò a nuotare, coraggio avvicinati.’ vedendo che non ho intenzione di proseguire continua ‘non aver paura, ci sono io qui a prenderti’. Avanzo leggermente fino a toccare con le punte dei piedi l’acqua fresca.
‘Coraggio’ rassicurata dalle parole di mio padre mi accingo a continuare la mia avanzata. Non so come, ma lo raggiungo. Mi fa un applauso e comincia a ridere, forse per la mia faccia, devo essere piuttosto spaventata.
All’improvviso mi distacco dal sogno, è come se fossi tornata piccola. Che strana sensazione. A volte vorrei veramente tornare bambina, a casa con i miei genitori e mia sorella. Allora si che eravamo una famiglia felice. Non avevamo molto ma ci bastavamo noi. Poi quel maledetto giorno l’esplosione in miniera, e tutto è crollato a pezzi. Mio padre da un giorno all’altro non era più con noi. Mia madre cadde in un oblio senza fine. Non si rendeva conto che mia sorella ed io avevamo bisogno di lei. Ci ha ‘abbandonate’. Fu quella la volta in cui vidi Peeta per la prima volta. Era già la mia ancora di salvezza, ancora prima di conoscerlo. Lì fermo davanti alla panetteria, sotto la pioggia che mi fissava, mentre io ero immobile, accasciata sotto un albero in attesa di un miracolo. E fu proprio lui che mi salvò, lanciandomi un pezzo di pane. Adesso Prim ha raggiunto papà. Non ho ancora ben realizzato questa cosa.
Come ero stata strappata dal lago così vengo ‘immersa’ in un altro ricordo.
Sono sempre con papà. Adesso però siamo nella foresta. Deve essere una delle prime volte che vado con lui perche mi sta spiegando le tecniche basilari della caccia. Lo guardo molto attentamente, per paura di poter dimenticare com’era fatto. Alto e possente. Capelli castani, la stessa tonalità dei miei, leggermente lunghi e ondulati, raccolti in un codino. È incredibile quanto gli assomigli. La sua faccia ha un’espressione dolce, però si può intravedere la stanchezza dovuta alle infinite ore di lavoro in miniera retribuite con uno stipendio da fame. I suoi occhi, color nocciola, profondi, mi guardano ‘Katniss mi stai ascoltando?’ annuisco, senza proferire parola, cercando di captare ogni suo singolo dettaglio.
Papà si allontana e comincia a cantare una canzone che adoro
“Verrai, verrai all’albero verrai, cui hanno appeso un uomo che tre
ne uccise, o pare? Strani eventi qui si son verificati e nessuno mai verrebbe a curiosare se a mezzanotte ci incontrassimo all’albero degli impiccati.
Verrai, verrai all’albero verrai, là dove il morto implorò l’amor suo di scappare? Strani eventi qui si son verificati e nessuno verrebbe mai a curiosare se a mezzanotte ci incontrassimo all’albero degli impiccati.
Verrai, verrai all’albero verrai, ove ti dissi ‘Corri se ci vuoi liberare’? Strani eventi qui si son verificati e nessuno verrebbe mai a curiosare se a mezzanotte ci incontrassimo all’albero degli impiccati.
Verrai, verrai all’albero verrai, di corda una collana, insieme a dondolare? Strani eventi qui si son verificati e nessuno verrebbe mai a curiosare se a mezzanotte ci incontrassimo all’albero degli impiccati.”
Quando smette di cantare mi sorride un po’ malinconicamente e poi inizia a svanire proprio come il sogno precedente.
Non ho ancora dimenticato quella canzone, nonostante sia triste e mi faccia entrare una terribile depressione. È pur sempre un ricordo di mio padre.
La foresta e papà che canta svaniscono, al loro posto appare tutta la famiglia al completo seduti a tavola in cucina, nella nostra vecchia casa. Siamo tutti allegri e spensierati (per quanto spensierati si possa essere nel Distretto 12). Ridiamo e scherziamo, e per quel poco che possiamo mangiamo anche. A volte mi piacerebbe poter dimenticare certi ricordi felici, così da non dover rimpiangere continuamente quei momenti.
Vorrei scordarmi di mio padre e di Prim. Non voglio più sentire un vuoto allo stomaco quando penso a loro. So che fanno parte del mio passato e sono indubbiamente persone che hanno reso la mia vita più bella, però sono stanca di dover stare male ogni volta che i ricordi riaffiorano alla mente.
Ad un tratto papà sparisce e a tavola rimaniamo solo io, mamma e Prim, parliamo come non facciamo da tempo immemore, quando sentiamo un’esplosione. ‘La miniera!’ esclamiamo tutte e tre all’unisono. Ci precipitiamo fuori casa, e una volta giunte davanti a quel luogo tutto circondato da fumo nero, aspettiamo, aspettiamo, ancora e ancora, ma mio padre non esce. Infine ci danno la notizia straziante che è morto, insieme a tutti i minatori che erano con lui.
Mi sveglio urlando, madida di sudore. Peeta accende l’abat-jour sul suo comodino e mi abbraccia tranquillizzandomi ‘Va tutto bene Katniss. Era solo un brutto sogno’. Mi accarezza la testa e mi da piccoli baci sulla fronte. Dopo poco spegne la luce e mi riaddormento tra le sue braccia.
Menomale che Peeta esiste.
Non sogno niente. Il mio sonno è tranquillo, mi desto solo una volta che è mattino fatto e il ‘ragazzo del pane’ è già a lavoro. Do uno sguardo all’orologio, le 10.15. era tanto tempo che non mi facevo una dormita così. Il resto della mattinata scorre velocemente e ripenso più volte ai sogni, o forse è meglio chiamarli incubi della scorsa notte. Preparo il pranzo e rimango in attesa di Peeta, quando sento suonare il campanello.
Ciò che mi si para davanti agli occhi è uno spettacolo veramente scioccante, mio padre è davanti all’uscio di casa. ‘Ciao Katniss’ sussurra dolcemente, poi perdo i sensi.
Non ho la minima idea di quanto tempo ho passato svenuta. Ma quando mi riprendo sono sul divano, sdraiata. Non può essere vero quello che ho visto poco fa. Deve essere stata la suggestione dopo tutti i sogni che fatti su papà la scorsa notte. Mi metto a sedere un po’ indolenzita, devo essere caduta sul pavimento nello svenire. Non lo consiglio a nessuno. Mentre cerco di alzarmi in piedi scorgo Peeta uscire dalla cucina con aria preoccupata e un tantino scioccata allo stesso tempo. Tiene in mano un bicchiere d’acqua, non ha ancora visto che mi sono ripresa.
‘Peeta’ mormoro con aria confusa ‘cosa ci fai qui?’ ‘Katniss ben svegliata!’ commenta lui premuroso ‘mi hai fatto spaventare’. Lo guardo consapevole che lui sa ciò che è successo. ‘L’hai visto anche tu, non è vero? Allora non ho sognato!’ lui abbassa lo sguardo, non sa cosa dirmi.
‘È in cucina che ti aspetta’ aggiunge poco dopo. ‘Peeta ma com’è possibile? Quell’uomo non può essere mio padre, lui è morto anni fa’. ‘Dovete rimanere da soli. Devi parlare con lui. So che è difficile crederci Katniss, ma è veramente tuo padre.’
Segue silenzio, un silenzio che appare un’eternità. Alla fine sono io a romperlo ‘Va bene. Lo affronterò. Ma voglio che tu stia con me.’ ‘Katniss…’ cerca di replicare lui, ma inutilmente. Lo prendo per la mano e andiamo in cucina, insieme. Siamo una squadra io e lui; lo siamo sempre stati.
‘Katniss, bambina mia’ esclama mio padre nel vedermi. Non riesco a proferire parola, lo guardo senza battere ciglio. ‘Mi sei mancata’. Ancora silenzio. Non rispondo.
Passano i minuti, ci guardiamo senza dire nulla. Quando finalmente decido di aver tenuto la bocca chiusa abbastanza aggiungo ‘Tu.. Tu eri morto. Come può essere che adesso, a distanza di anni, sei qui davanti a me e affermi che ti sono mancata?!’ devo prendere fiato. Quelle parole sono uscite dalla mia bocca come un tornado che spazza via ogni cosa trovi sulla sua strada.
‘Perché? Perché ci hai abbandonate?’ lacrime calde cominciano a rigarmi il viso. ‘Per tempo immemore abbiamo sofferto. Io e Prim abbiamo perso l’affetto della mamma, e tutto per la tua morte. Arrivati a questo punto penso che di noi non te ne sia mai importato niente, altrimenti non avresti agito così, saresti tornato, quando ancora qualcosa poteva essere salvato!’.
‘Oh Dio, Katniss no!’ la sua espressione sembra ferita, non l’avevo mai vista sul suo volto quando ero bambina. ‘Tu non sai. Se io fossi stato a conoscenza di avere una famiglia sarei tornato. Ma ciò non è successo. Sono accadute troppe cose in questi anni, e se tu vorrai io ti racconterò tutto, così che tu non pensi che non mi interessa niente di te, della mamma o della piccola Prim’.
‘Prim non c’è più’ rispondo gelida.
‘Lo so, ho sofferto molto quando l’ho saputo. Oh la mia piccola paperella.’ A quel punto anche lui inizia a piangere.
Peeta è seduto su una sedia accanto a me, la sua espressione è indecifrabile, ma nei suoi occhi leggo che si sente di troppo. Gli stringo la mano per rassicurarlo, o forse per essere io quella a ricevere conforto.
‘Va bene, parla’ dico rivolgendomi a mio padre.
‘Tutto è cominciato quel giorno in cui c’è stata l’esplosione in miniera. Pensavo che fosse arrivata l’ora per me di lasciare questo mondo, e ci sono andato molto vicino. Ad essere sopravvissuti siamo stati solo io, il padre di Gale e un altro minatore che all’epoca non conoscevo, ma che col tempo è diventato il mio più caro amico. Il suo nome è George Popkins. Tutti e tre eravamo feriti; chi a una gamba, chi al braccio e chi alla testa’ sospira, beve un sorso d’acqua dal suo bicchiere e prosegue ‘all’epoca mi ricordavo tutto. E proprio per quello ero determinato a non voler gettare la spugna, volevo tornare da voi. Pensavamo non ci fosse via d’uscita, che saremmo rimasti intrappolati sotto terra per sempre. Ma poi vagando per le gallerie abbiamo trovato dei passaggi. Non ho idea di quanti giorni siano passati, ma alla fine abbiamo trovato una via d’uscita. Ho rivisto la luce del sole e pensavo di essere sbucato da qualche parte nel Distretto 12. Invece intorno a noi il paesaggio era desolato. Tutto ciò che ci circondava erano rovine. Quelle del distretto 13. Alcuni uomini ci soccorsero e ci aiutarono, portandoci nuovamente sotto terra. Fu allora che scoprimmo che il Distretto 13 esisteva ancora e che tramava contro Capitol City. Non ci chiesero mai chi fossimo. Ci hanno attribuito, per qualche strano motivo, dei nuovi nomi in codice. Io ero 32567. L’unica cosa che volevo era tornare a casa, ma lì non avevano nessuna intenzione di lasciarci andare perché ci stavano addestrando per una guerra. Facemmo tanti tentativi per fuggire, ma tutte le volte qualcuno ci scopriva e subivamo punizioni. Una volta per poco Mr Hawthorne non soccombette al dolore. Decidemmo che rimanere lì sarebbe stata la cosa migliore per il momento, anche perche provare a scappare rendeva tutto più difficile.
Il nostro soggiorno si prolungò per circa 5 anni, fino a quando Prim venne estratta per gli Hunger Games e tu ti offristi al suo posto. Il mondo mi crollò addosso. Stavo lottando per voi e forse non avrei più rivisto te. Ma poi vincesti, insieme a Peeta’ fa un cenno con la testa verso di lui e gli sorride tristemente. Peeta contraccambia.
Poi papà riprende il suo discorso ‘e allora mi sentii sollevato’ tornò a bere una sorsata d’acqua e fu allora che decisi di intervenire ‘Papà, mi dispiace. Ho reagito troppo male prima.. Io non potevo sapere ciò che ti era successo e…dopo averti visto sulla porta stamattina, pensavo che ci avessi dimenticate.’ Lui mi interrompe ‘Va tutto bene Kat non preoccuparti, in effetti vi avevo dimenticate ma non per mia scelta’. Rimango interdetta per un secondo, non capendo cosa intende dire, ma non proferisco parola, non voglio rovinare tutto, di nuovo.
‘Prima che tu fossi rispedita nell’arena da quel farabutto di Snow, io sono stato mandato in missione a Capitol City per portare informazioni al 13. Ero solo, i miei due amici erano rimasti al 13, credo, o forse erano stati mandati in missione anche loro, tuttavia non seppi più niente delle loro vite. Spero che siano vivi. Non ho mai smesso di cercarli. Tutto stava filando liscio, fino a quando mi hanno catturato, a quel punto sono stato scortato ai piedi del Presidente. Quell’uomo mi faceva ribrezzo, veramente. Dopo tutto quello che aveva fatto a te, a Peeta, ai tributi e ai Distretti… Gli ho sputato sulle scarpe, ma lui non si è scomposto e ha solo ordinato di darmi una lezione. Mi hanno fatto il lavaggio del cervello e ho rimosso tutto quello che riguardava la mia vita fino a quel momento. Sono stato obbligato a servire Snow fino alla sua morte. Poi quando anche Capitol City è caduta sono scappato, nemmeno io so dove mi stavo dirigendo. La mia memoria dopo un anno e poco più stava riaffiorando e avevo cominciato a ricordare alcuni nomi, tra cui il tuo, dopo averlo sentito ad un notiziario ma non riuscivo ancora a connettere per bene i ricordi.
Mi sono reso conto di essere nel Distretto 4, girovagavo per le strade, senza meta. Ad un tratto mi scontrai per sbaglio con una donna. Sono ancora convinto del fatto che sia stato il destino. Quella donna era tua madre. Appena l’ho vista ho avuto la sensazione che fosse un volto conosciuto. Solo poi, ho capito che era mia moglie. Era scioccata. Proprio come lo eri tu quando mi hai visto. Parlammo a lungo; le raccontai ciò che mi era successo e lei ha fatto lo stesso, mi ha parlato di te e di Prim. La mia bambina, morta. Ho pianto lacrime amare quando sono venuto a sapere ciò che ne era stato di lei.’ Sospira tristemente e abbassa gli occhi sul bicchiere. Passa con il dito intorno al bordo; a quel punto intervengo ‘So cosa intendi papà, anche per me è stato un duro colpo.’ Si avvicina a me e mi fa una carezza sulla testa, proprio come quando ero bambina. Questo è il nostro primo contatto fisico da anni. Gli sorrido malinconicamente. ‘Quindi dopo aver ritrovato la mia compagna, sono rimasto nel Distretto 4. Avevamo da recuperare il tempo perduto e non ero ancora pronto per rivederti, questo fino a qualche giorno fa. Tua madre mi ha detto quanto hai sofferto per la mia perdita, e dopo anni non volevo scombussolare la tua vita, però aver parlato con lei mi ha aiutato a capire che dovevo venire qui e vederti.’ Fa una pausa. Sorride. ‘Ed eccomi qua!’
Gli sorrido a mia volta. È difficile dover assimilare tutte queste informazioni così, in una botta sola. Rifletto qualche minuto su che parole usare, cosa dire a mio padre dopo le sue tante rivelazioni. Erano quasi 10 anni che non lo vedevo, mi è mancato. Non voglio perderlo di nuovo, così non dico niente, gli butto le braccia al collo e ci abbracciamo per quella che sembra un’eternità. Non voglio staccarmi da lui, non di nuovo.
Peeta silenzioso si allontana ed esce di casa, forse andrà da Haymitch e da Effie, la coppia del momento nel Distretto 12. Spero che gli dica di mio padre, non voglio farlo io.
‘Mi sei mancato papà. Quante cose ho da raccontarti! Ma cominciamo da quando tutto ha avuto inizio: il giorno della mietitura dei 74esimi Hunger Games’. Gli narro per filo e per segno tutto ciò che mi è accaduto, ogni singolo dettaglio. Quando finisco la storia è ormai diventato buio e Peeta ancora non si vede.
‘Beh diciamo che ho perso abbastanza della tua vita, ma da adesso sarò di nuovo presente, potremo tornare nei boschi insieme e al lago…’ mi accarezza la schiena. ‘Tua madre e io stavamo pensando, sempre che a te faccia piacere, ti tornare a vivere nel 12’ lo guardo e lui guarda me. Ha capito dal mio sguardo che ne sono entusiasta. Ci abbracciamo nuovamente.
Prima che se ne vada gli dico di me e Peeta, del fatto che presto ci sposeremo e che voglio che sia lui ad accompagnarmi all’altare. Ricomincia a piangere, ma stavolta le sue sono lacrime di gioia. ‘Ci amiamo papà. È il ragazzo giusto’ mi rivolge un sorriso prima di andarsene. ‘Ne sono sicuro’ risponde ‘ci vediamo domani, prima che parta per il Distretto 4’.
‘Ciao papà’. Lui si allontana e lo saluto da lontano.
Chiudo la porta, prendo il cappotto ed esco, diretta verso casa di Haymitch ed Effie. Busso ‘Haymitch, apri! Sono Katniss!’ dopo poco qualcuno mi apre, ma non è né Haymitch né Effie. È Peeta.
Esce, dirigendosi verso casa nostra e noto solo ora che ha un atteggiamento strano.
‘Peeta, che hai?’ nessuna risposta.
‘Peeta che succede?’ Si gira, mi guarda negli occhi. I suoi sono gonfi di lacrime. ‘Ehi’ dico dolcemente ‘che ti succede?’. ‘I miei genitori sono morti per davvero. Non torneranno come ha fatto tuo padre.’
‘Lo so. Mi dispiace Peeta, davvero.’ Non so cosa dirgli. In questo momento mi sento terribilmente in colpa ed è come se tutta la mia felicità per l’aver rivisto mio padre fosse scomparsa improvvisamente. Cosa posso fare? Lui ha bisogno di me. Lo abbraccio e arriviamo a casa in silenzio. È tardi ormai. Andiamo a letto.
Dopo quella che è sembrata un’eternità, sono finalmente io a parlare ‘Peeta, non so cosa dire, improvvisamente mi sento in colpa perché ora tu stai soffrendo per causa mia. Non sai quanto vorrei che tutti i nostri amici e parenti defunti riprendessero vita’ sospiro ‘ma purtroppo non c’è niente che possiamo fare. Ho perso mia sorella, e lei non tornerà come ha fatto papà, lei non c’è più proprio come tutti gli altri. Dobbiamo abituarci all’idea.’ Lo stringo forte a me e gli do un bacio sulle labbra. ‘Il fatto che mio padre sia vivo è un miracolo. Vorrei che i miracoli accadessero più spesso.’ Abbasso gli occhi e comincio a giocherellare con il lenzuolo.
Poco dopo sussurra ‘Mi dispiace Katniss, dovrei partecipare alla tua gioia e invece mi sto comportando come un bambino stupido.’ Apre il cassetto e tira fuori qualcosa che poi stringe tra le mani.
È una perla.
‘Ricordi?’
‘Come potrei dimenticare? Siamo una squadra.’ Affermo decisa.
‘Ti amo Katniss.’Mi bacia appassionatamente.
‘Anche io ti amo.’ Ci addormentiamo abbracciati, proteggendoci a vicenda.
Questa è una cosa che non cambierà mai. Io ci sarò sempre per Peeta e Peeta ci sarà sempre per me.