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Autore: Ila_JL    19/08/2014    1 recensioni
00.29
Merda, merda, merda.
Che cosa stupida che stava facendo. Ma ormai c’era dentro.
Dischiuse le labbra, scoprendole secche e incollate tra loro.
Con lentezza esasperante se le inumidì con la lingua.
Aprì e richiuse la bocca un paio di volte.
Ormai era questione di secondi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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00.30 : Buonanotte...

 
23.43
Il display luminoso della radiosveglia, appoggiata sulla mensola davanti al letto, illuminava leggermente il viso di Peeta, conferendo una certa dolcezza ai lineamenti del suo volto, finalmente rilassato.
“Abbiamo fatto un po’ tardi stasera” sorrise Peeta, accennando alla sveglia.
“Oh si, ma è stata una bella giornata” ribatté Katniss, con il viso appoggiato sulla spalla del ragazzo, rivolto verso la parete davanti al letto.
Con complici il buio e la possibilità di non guardarlo in faccia, il momento prima di addormentarsi rendeva Katniss lievemente più sciolta, permettendole di esprimere più liberamente i suoi pensieri, come quella sera. E per lei non era una cosa da poco.
Peeta la strinse di più contro il suo corpo, con il braccio sotto la schiena della ragazza. Con la mano le disegnava cerchi e figure immaginarie sul fianco, beandosi di quel contatto mentre rilassava tutti i muscoli, sperando di addormentarsi presto.
“Hai ragione, abbiamo fatto tante cose oggi” sospirò socchiudendo gli occhi.
Di fatto non avevano combinato molto più del solito, quel giorno, ma avevano condiviso quasi tutti i momenti della giornata. Ad Agosto erano infatti molto più liberi entrambi e trascorrevano insieme più tempo possibile.
“Buonanotte, tesoro” concluse il discorso il ragazzo, poggiando un lieve bacio sulla testa di Katniss.
Ma proprio l’ultima parola fece spalancare gli occhi della ragazza, prima quasi chiusi per il sonno.
Facendo finta di niente Katniss sollevò leggermente il capo, poggiò un bacio sul petto del ragazzo.
“Buonanotte.” Mormorò, e Peeta sorrise.

Tesoro, pensò Katniss. La fa facile, lui.
Era qualche giorno, infatti, che Peeta con una scioltezza invidiabile si rivolgeva a lei con questa parola, e, a volte, sempre con naturalezza l’aveva chiamata anche “amore”.
Solo al formulare questo pensiero il viso di Katniss si aprì in una smorfia.
Aveva apprezzato tanto quei piccoli gesti, anzi, ne era rimasta più contenta e stupita di quanto si aspettasse.
Ormai erano passati quasi sei mesi da quel primo, timido bacio scambiato in una notte difficile per entrambi, e da allora Peeta era diventato il suo “ragazzo”.
Altra smorfia.
Quindi si presupponeva che fosse una cosa del tutto naturale che si rivolgessero appellativi più affettuosi, no?
Beh per lui è sicuramente molto normale. Considerò la ragazza.

In quel momento sentì uno spasmo sotto la sua schiena.
Peeta si stava addormentando, rilasciando la tensione dei muscoli accumulata durante la giornata.
Ormai ne era abituata, così si scostò dalla sua comoda posizione per stendersi a pancia in su a lato del ragazzo, per non disturbarlo.

23.50
Osservava la parete davanti a lei, illuminata di rosso dalla sveglia.
Era uno dei pochi oggetti tecnologici della casa, insieme alla televisione e al telefono. Entrambi erano ben intenzionati a non avere una casa simile a quelle di Capitol City, zeppe di strumenti tecnologici e costosi.
Erano abituati ad avere la televisione in salotto, anche se raramente veniva accesa.
Il telefono si era rivelato anche utile, per le rare conversazione con sua madre, Johanna o il presidente Paylor.
Ma l’oggetto più utile si era inaspettatamente rivelato la sveglietta: offriva un appiglio alla ragazza, quando nel cuore della notte si svegliava di soprassalto a causa di qualche incubo.
Il display illuminato rivelava silenziosamente la verità: era a casa, con Peeta, nella sua camera da letto, non nella grotta, non nella giunga, non in una tenda in guerra. Stava bene, insomma.

Così si era affezionata a quelle luci, anche se in quel momento le rivelavano quanto tempo stesse passando a rimuginare sulle sue difficoltà ad esprimere tutto ciò che provava per il ragazzo che si stava addormentando al suo fianco.
Era giunta in modo naturale alla semplice conclusione di essere innamorata di lui, sebbene mai prima di allora avesse mai provato quei sentimenti. Proprio la novità, l’intensità di quello che provava le avevano fatto capire che ormai era inesorabilmente immersa nella loro storia.
Ma da lì a confessargli questo sentimento…
Rabbrividì, nonostante il caldo dell’estate.
Era terrorizzata, bloccata dal farlo, senza riuscire a spiegarsi il perché.
E in preda alla frustrazione, dal giorno in cui aveva compreso i suoi sentimenti, contemporaneamente alla consapevolezza di non riuscire ad esprimerglieli a parole, aveva iniziato a comportarsi in modo più gentile, con piccoli gesti con cui sperava disperatamente che lui capisse che qualcosa in lei era cambiato.

Decisamente patetica. Scosse la testa nel buio.

Aveva affrontato di tutto nella sua breve vita, ma al solo pensiero di formulare ad alta voce le due parole “Ti amo”, il cuore le accelerava senza controllo.
Almeno adesso però, riusciva a formularsele nella mente. Magre consolazioni.

00.02
Il corpo di Katniss si irrigidì, sentiva che stava per fare qualcosa di stupido.

Se quando la sveglia segna 01.30 sono ancora sveglia, mi giro e dormiente o sveglio dico a Peeta “buonanotte amore”.
Ecco, aveva partorito un pensiero davvero intelligente. Si maledisse.
Sfortunatamente l’unica persona abbastanza testarda e convincente che riuscisse a tenerle testa era.. solo lei stessa.
E questo sì, era un indice del fatto che probabilmente aveva perso gli ultimi neuroni che le erano rimasti, ma poteva anche essere l’unico modo per sbloccare quella situazione.
Ovviamente a quel punto non avrebbe di sicuro dormito, quindi sapeva che si sarebbe dovuta preparare a svolgere questa scommessa contro se stessa.

Chiuse gli occhi. Ce l’avrebbe fatta?
Sapeva che stava impazzendo: non voleva fare una cosa che aveva deciso lei stessa di fare e che quindi avrebbe potuto impedire in qualsiasi momento senza preoccuparsene. Aveva senso?
Scosse la testa, era completamente impazzita.
Tuttavia sentiva anche un altro sentimento dentro di lei, non solo l’ansia mista alla rassegnazione di avere problemi mentali notevoli.
Qualcosa che assomigliava molto all’impazienza, all’irrequietezza di un attesa per qualcosa che in realtà lei voleva fare.
Insomma, non ci stava capendo più niente.

00.14
Era davvero possibile che quei 12 minuti fossero passati così in fretta? Era rimasta ferma per così tanto tempo? Mancavano solo 16 minuti alle fatidiche parole…
Fissò la sveglia talmente intensamente che tutto il suo campo visivo si distorse, a metà tra il voler fermare e accelerare il tempo.

00.15
Cavolo.
Si girò di scatto sul fianco, dando le spalle a Peeta, il cui respiro si era regolarizzato, indice del fatto che si era probabilmente addormentato, ignaro del casino che si abbatteva nel cervello della ragazza.
Katniss cercò di rilassarsi sincronizzando il suo respiro con quello del ragazzo, era una strategia che metteva in atto spesso, e sempre funzionava.
Chiuse gli occhi, rilassando i muscoli delle gambe tese.
Sentiva il respiro sempre più profondo di Peeta. Sì, se la dormiva bene lui.

Le si spalancarono nuovamente gli occhi.

Che senso aveva dire quelle parole quando lui non le avrebbe sentite?
Un lato di lei, quello più codardo, ne era contenta: niente sua reazione, solo una sfida con se stessa.
D’altro canto, lo stesso lato che la stava facendo sentire in trepidazione e che voleva quasi mandare avanti l’orologio, però, era già delusa per il fatto che lui non l’avrebbe sentita, non avrebbe potuto apprezzare quelle parole che le costavano tutta questa fatica.
Avrebbe potuto svegliarlo… pensò poco convinta la sua parte più nobile.
Si, ma tanto domani mattina non se lo ricorderà. Eccola, quella vigliacca.
Ci mancava solo che si mettesse a litigare da sola.
Sospirò e si voltò verso la sveglia, per cercare di distogliere i suoi pensieri da quel conflitto interiore inutile.

00.25
Deglutì, abbastanza rumorosamente.
Ultimi cinque minuti, e lei aveva perso tutto quel tempo…
Si sarebbe girata e basta, avrebbe aperto la bocca e poi fatto finta di niente.
Se Peeta fosse stato sveglio avrebbe sentito, e lei non avrebbe dato ulteriori spiegazioni.
Nel caso in cui Peeta fosse addormentato.. beh, le sarebbe servito da prova per un’altra volta.
Discorso chiuso.

00.26
Chiuse gli occhi nervosa. Quattro minuti. Poteva farcela. Era una cosa normale.
Le normali ragazze chiamano normalmente “amore” il proprio normale ragazzo.
E’ semplice.
Aveva sentito spesso sua madre e suo padre scambiarsi parole affettuose.
Persino Peeta lo faceva con lei, quindi era giusto che lei ricambiasse.
Ma non era solo questione di giustizia, di “do ut des”. Lei voleva farlo. Voleva chiamarlo “amore”, sebbene fosse una cosa piccola, una semplice parola. Per lei era molto importante.

00.28
Ci siamo quasi.
Ormai fissava la sveglia, senza pensare più a niente.

00.29
Merda, merda, merda.
Che cosa stupida che stava facendo. Ma ormai c’era dentro.
Dischiuse le labbra, scoprendole secche e incollate tra loro.
Con lentezza esasperante se le inumidì con la lingua.
Aprì e richiuse la bocca un paio di volte.
Ormai era questione di secondi.
Il suo cuore batteva furiosamente. Fece dei bei respiri profondi.
Buonanotte amore, scandì con le labbra, come per esercitarsi.

00.30
Al diavolo.
Distese le gambe. Chiuse gli occhi.
Con uno scatto improvviso si girò, prima sulla pancia, poi verso il ragazzo.
Riaprì gli occhi.
Peeta aveva il volto rilassato, la bocca dischiusa. Addormentato secco.
Non ce la posso fare. Si maledisse Katniss.
Tutto questo casino per niente.
Provò comunque ad aprire la bocca, nuovamente asciutta e appoggiò una mano sul braccio del ragazzo.

A quel contatto, gli occhi del ragazzo si aprirono, il viso si allungò in uno sbadiglio.
Peeta si tirò su, diede un altro bacio sulla fronte della ragazza.
“Vado in bagno, tesoro, scusa”
E si alzò lasciando Katniss di sasso, bloccata in quella posizione.
Peeta circumnavigò il letto e accese la luce del bagno, chiudendosi dentro.

Katniss si lasciò cadere sul cuscino, coprendosi gli occhi con un braccio.
Dannata fortuna.
Poi un pensiero la illuminò. Sarebbe stato più difficile, ma avrebbe avuto più senso.
Doveva solo aspettare che Peeta tornasse a letto, dirgli quelle due paroline a chiudere gli occhi.
Andata.

Sentì l’acqua del rubinetto scorrere. Poi silenzio.
Peeta uscì velocemente dal bagno, spense la luce. Chiuse la porta.
In un istante era nel letto, al fianco di Katniss.
Ci siamo.
Katniss si girò nuovamente verso di lui. Il cuore forte contro il petto.

“Buonanotte, amr…” La voce l’aveva abbandonata sull’ultima parola, la più importante, e non era sicura che lui avesse sentito.

Senza aspettare risposta, si girà sul fianco opposto, dandogli le spalle e chiuse gli occhi cercando di calmarsi.
Un secondo dopo le braccia di Peeta la circondarono da dietro, il suo petto contro la schiena della ragazza.
“Ciao, amore.” Dalla voce si capiva che stava sorridendo. Le posò un ultimo bacio sulla spalla.

Aveva capito tutto?
Katniss sorrise. Non aveva importanza. Era soddisfatta.

00.33
“Amore”, pensò. E sorrise.

 
 

 
NOTES:
Ok non insultatemi, se siete arrivati fino in fondo sono curiosa di sapere cosa ne pensate.
So che può sembrare banale, ma lo scopo di questa storiella è mostrare la grande e intrepida Katniss alle prese con una cosa da normale ragazza. Inevitabilmente lei si porta dietro la sua storia, e con essa la sua incapacità di parlare, di esprimersi, di spiegare i suoi sentimenti al ragazzo di cui è innamorata.
Ha senso? Non ne ho idea, e sono stata molto indecisa sul pubblicare o meno questa cosa.
Spero che riusciate a capire e a non pensarmi completamente pazza.
Vi ringrazio per la pazienza.
Ila
  
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