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Autore: Tsuki 96    19/08/2014    2 recensioni
Appena nata, e in compagnia, già era considerata particolare. Confusione.
Nove anni dopo salvava un'amica, e gli altri cominciavano a guardarla con occhi diversi. Solitudine.
Tre anni dopo, una che mai avrebbe immaginato diventare sua amica cambiava le opinioni degli altri nei suoi confronti. Speranza.
Cinque anni dopo, un'altra tragedia le frantumava il mondo nei suoi occhi e abbandonava tutto. Sconforto.
Un anno dopo, infine, accetta una proposta offerta da un vampiro, ma è ancora lontana dal trovare un posto a cui sentire di appartenere.
Curiosa, riflessiva, imprevedibile e piena di rimorsi; non è umana, né una vampira.
[...] Io giudico in base ai miei sensi e alle mie osservazioni [...]
[...] Mary Flyer improvvisava la maggior parte delle volte, o così pareva a primo impatto con la sua persona. Infatti, solo dopo si potevano scorgere i nessi tra le sue azioni.
[...]Mary si ricompose rapidamente, emettendo un forte sospiro di esasperazione, quasi non avesse mai voluto arrivare a quel punto [...]
[...]Grazie, imbecille, pensò Mary [...]
[NdA: Attenzione, presenza di personaggi ed eventi più ispirati al videogioco che all'anime; con ciò intendo far riferimento anche al videogioco sequel: Diabolik Lovers More Blood)
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Chapter 1

 

Se c’era una cosa che odiava profondamente Mary, era avere delle persone dietro le spalle. Lo trovava insopportabile e aveva sempre l’impressione che qualcuno potesse accoltellarla alla schiena da un momento all’altro.

Sensazione non così irrazionale se si teneva conto della situazione in cui si trovava: appena fu di fronte al portone di legno antico della villa, non le fu difficile percepire la presenza di tre individui alle sue spalle e, per Dio, certamente non potevano essere i servitori. Emanavano le stesse vibrazioni di quel vampiro, Karl Heinz.

Indubbiamente si trattavano di tre dei suoi sei figli.

- Non per fare la guastafeste, ma avrei gradito una normale “accoglienza”… di fronte a me – parlò pacatamente, mantenendo lo sguardo fisso sul campanello che aveva avuto intenzione di suonare, e abbassò le mani sulla mantellina nera che indossa, lisciandone le pieghe; probabilmente si trattava di un gesto anti-stress.

Udì una risata cristallina e maliziosa, ma pur sempre cento volte più gradevole di quella di Karl Heinz, un fruscio di stoffe e uno schiocco della lingua seguito da uno sbuffo divertito. Uno di loro si avvicinò, collocandosi al suo lato destro e chinando la testa verso il viso di lei: con la coda dell’occhio vide altri due occhi verdi osservarla maliziosi, come era malizioso il sorrisetto che sfoggiava sul volto. Aspirò profondamente il suo odore; Mary si chiese perché diamine dovesse farlo così vicino da farla rabbrividire.

- Mh… - fece il giovane, chiudendo gli occhi e concentrandosi – emani un buon profumo, molto singolare… Bitch-chan~.

Bitchche?, pensò l’interessata, ricambiando il suo sguardo con un sopracciglio inarcato, sgranando gli occhi quando rifletté su quanto la sua espressione sembrasse… per-pervertita?

Improvvisamente sentì qualcosa di umido scivolarle sulla guancia sinistra e si voltò verso un ragazzo che stringeva a sé un orsetto di peluche e la fissava con occhi malinconici, leccandosi le labbra.

- Hm, concordo. Ha un buon sapore… neh, Teddy?

Mary si chiese, ancora, perché tutti i vampiri incontrati finora avessero in testa esclusivamente il sangue di buona qualità e il piacere (molto ambiguo, secondo lei) di nutrirsene.

Infine il terzo vampiro fece scorrere un braccio sul suo fianco e prese con l’altra mano il suo mento, girandolo prepotentemente verso di lui.

- Accoglienza? E come vuoi che si accolga del cibo, huh? – esclamò, con un ghigno e uno sguardo cattivo concentrato sul viso della fanciulla. Mary trattenne un sospiro annoiato, scrutando gli occhi verdi di quel narcisista – ormai li aveva etichettati, il pervertito, quello psicopatico e il megalomane -, domandandosi di nuovo perché avesse accettato la proposta del loro padre. Piuttosto, loro sapevano che lei non era umana?

- Bitch-chan~ non è educato ignorare le persone – le cinguettò nell’orecchio il primo che si era avvicinato: dai capelli castano-rossicci e il cappello che indossava, dedusse essere Laito.

- Chiedo scusa, Laito-kun, ero sovrappensiero… ma non è tanto meno educato chiamare una sconosciuta in quel modo, sai? – proferì tranquillamente Mary, volgendo i suoi occhi color ebano verso il viso di lui, lievemente sorpreso dalla sua calma.

- Non è educato non presentarsi, altrettanto – ribatté l’altro di fianco, puntando le sue iridi viola in tinta con i capelli su di lei, quasi a volerla trafiggere con mille aghi.

- Mary Flyer; piacere, Kanato-kun – disse immediatamente lei, impassibile. Sia lui che l’altro, probabilmente Ayato, sbuffarono. L’ultimo le si rivolse di nuovo, stringendole una spalla e ruotandola di mezzo angolo giro.

- Non che c’importi molto, Chichina…

Le osservò attentamente il profilo, soffermandosi sul busto. Sotto la frangia di capelli, dello stesso colore di Laito, i suoi occhi sbavarono indecentemente al posto della bocca.

- Non così tanto Chichinashi, però – considerò, sorridendole maliziosamente.

Doveva essere maniaco anche lui, perfetto, commentò nella sua testa Mary, trattenendosi dall’arrossire indignata, prima di rispondere alla sua sconcia provocazione.

- Non osare; mordo anch’io se necessario – disse, mantenendosi il più possibile indifferente. Kanato e Ayato si scambiarono uno sguardo, prima di scoppiare a ridere.

Laito invece ammutoliva, pensieroso.

  
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