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Autore: BlackSocks    19/08/2014    3 recensioni
E' la metà del 1900: l'epoca delle caldarroste sulle strade, delle cabine telefoniche, delle favolose ascese sociali, del misero dopoguerra.
Quali amori, quali vicende e avventure sconvolgeranno la vita di un'audace e splendida ragazza?
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quinto - Merletti e Mense Scolastiche

Fine settembre 1945, Avellino, Campania

Vito era disteso sul suo letto, nel camerone che divideva con altri nove ragazzi, nella parte del dormitorio maschile del Convitto. Era sicuro che domani sarebbe stata una giornata tremenda. Non solo perché lo spaventavano le materie -parlando con gli altri ragazzi aveva capito di essere molto indietro- ma c'era anche quella bambina stramba che cercava insistentemente di far amicizia con lui. Dopo l'episodio in cartoleria l'aveva incontrata ancora e lei non aveva fatto altro che chiacchierare amabilmente, anche se lui non aveva fatto niente per incoraggiarla. Inoltre lo imbarazzava il fatto di non avere una cartella nuova o scarpe dal taglio più elegante da mostrare. Sua madre spendeva molti soldi per mandarlo in quella scuola, non voleva di certo che ne spendesse di più, ma in un certo modo si sentiva a disagio con i suoi abiti.
Quella notte dormì male, e non solo per il ragazzo che russava accanto a lui.
Quando la mattina scese, prima nella mensa e in seguito in classe, si rese conto però che la differenza non era poi così marcata. C'erano, si, ragazzi vestiti con eleganza e ragazze con i colletti di merletto, ma anche ragazzi come lui, con gli scarponi ai piedi.
Si sedette al penultimo banco, vicino alla finestra. Da quel punto vide entrare dalla porta la bambina che tanto lo aveva angosciato. Aveva i lunghi capelli biondi legati in una treccia, un vestito di mussola azzurra e calze bianche. Era molto elegante e sembrava veramente provenire da una famiglia ricca, anche se non era propriamente così. La madre teneva che la figlia vestisse come una principessa, anche a costo di risparmiare altrove.
Jo guardò i suoi nuovi compagni, anche se non notò Vito, e prese posto nella seconda fila delle cinque.
La osservò. Era molto più bella e delicata di tutti gli altri compagni, anche delle ragazze più grandi e di condizioni economicamente più agiate.
Quasi tutti sedevano nei propri banchi, parlando con i vicini, chiacchierando, ridendo, alcuni erano in piedi, tranne Jo e Vito.
Ad un certo punto un ragazzotto si avvicinò a Jo.
«Che ci fai qui? Questo è il quarto ginnasio, non la quarta elementare» disse acidamente mentre le prendeva la treccia tra due dita.
Jo si girò. Lo osservò bene. In quel momento Vito si chiese se fosse il caso di intervenire.
«E tu invece? Questa è una classe, non un porcile» rispose lei tranquillamente.
Vito si irrigidì. Perchè andava sempre in cerca di guai quella ragazzina?
«Come ti permet-» iniziò col dire il ragazzo, ma proprio in quel momento entrò l'insegnate.
Lasciò andare la treccia e tornò al suo posto sotto lo sguardo severo della professoressa. Tutti gli studenti si alzarono. Vito si accorse, con suo disappunto, di essere in ansia per Jo.
Ridicolo, pensò, cosa me ne importa?
La professoressa si sedette alla cattedra. «Buon giorno!» disse sorridendo.
«Buon giorno professoressa» risposero loro mentre tornavano a sedersi, nello stesso modo in cui salutavano l'insegnate alle medie.
«Io sono la professoressa Fellaci e vi insegnerò lettere. Questo comprende: italiano, letteratura, greco e latino... e più in la anche filosofia. Spero che queste materie vi piacciano. Allora! Il primo giorno, eh? Siete contenti? Beh, comunque, oggi inizieremo a studiare l'alfabeto greco. Qualcuno qui già lo conosce? Pochini...» disse la professoressa mentre guardava solo Jo con la mano alzata.
«Ragazzi, ormai siamo grandi, no? Io credo in un metodo di insegnamento meno tradizionale. Per prima cosa cominciamo a cambiare i posti, così non va. Un ragazzo ed una ragazza per banco. Voi, si, voi tre la dietro, perchè non venitè qui in prima fila? Bene, grazie. Piccola, tu resta lì, sei bassina... ragazzo ecco tu vai qui, e tu vai lì, laggiù- sei alto!- ecco... ci siamo! Adesso passiamo alle presentazioni.» concluse un po' affannata dal grande agitar di braccia.
Jo sorrise al nuovo compagno di banco. Lui, nonostante tutte le sue suppliche, era capitato proprio vicino a chi non voleva. «Te l'avevo detto che ci saremmo rivisti a scuola!» sorrise la bimba.
Vito voltò la testa.
Nel frattempo la signorina Fellaci era già andata avanti con le presentazioni, ed era il turno di Jo.
«Io sono Giovanna Grandimiglia, sono di un paese in provincia di Roma, ma mi sono trascferita qui con la mia famiglia qualche tempo fa. Ho quasi undici anni ed ho un fratello, Lor, più piccolo» disse seria.
«Caspita! Undici anni! Una bambina prodigio» commentò l'insegnate, fancendo diventare Jo rossa fino alle orecchie. «Andiamo avanti» disse riferendosi a Vito.
«Emh, mi chiamo Vito Del Colle, ho tredici anni, sono di Matera e sono qui al convitto»
Si presentarono tutti e le lezioni passarono, finalmente arrivò lo spacco di metà giornata e tutti scesero nella mensa.
«Allora, che te ne pare? Ti piace la nuova scuola? Ti trovi bene? Che ne pensi della signorina Lontacci? Io la trovo molto carina... ehy, allora? Mi rispondi?» chiese Jo agitatissima mentre cercava di stargli dietro mentre lui invece cercava di allontanandosi da lei. «Perchè mi segui?» chiese esasperato.
«Mica ti sto inseguendo! E' questa la strada per la mensa! Cooomunque, mi rispondi?»
«Non riesco a capire nemmeno una parola di ciò che dici! Vai troppo, troppo, troppo veloce.» disse lui fermandosi improvvisamente.
Jo sorrise «Scusa»
«Niente.» rispose Vito, sorridendo a sua volta.
«Ecco qui la bambina prodigio!» disse ridendo il ragazzotto della stessa mattina, accompagnato da altri tre ragazzi. Per schernirla tutti quanti passarono acconto a lei inchinandosi ripetutamente.
«Lasciali stare, sono degli idioti» disse Vito vendendo che Jo era diventata molto rossa in viso. «Tu arrossisci facilmente, eh?»
«Si... mia madre dice che secondo lei soffro di cuperosi» rispose portandosi le mani fredde sul viso.
Vito la guardò strabuzzando gli occhi e allontanandosi da lei di qualche passo.
«Ehy! Non è mica contagiosa!» rise lei dandogli un colpetto sulla spalla «Significa solo che ho i capillari sangugni fragili»
Rise anche lui. Infondo, non è tanto male, pensò, carina e simpatica... più o meno.
«Come ti è parso il ginnasio?» gli chiese cambiando argomento.
«Molto difficile, per ora.» rispose lui leggermente sconsolato.
«Ma dai... non così difficile. Io lo trovo molto più interessante della scuola media, sai? Lì era tutto abbastanza noioso, sempre le stesso cose, le stesse materie... chissà, magari qui sarà tutto più divertente!»
«Mah, io non ci conterei...»
«Ma sei tu che sei voluto venire qui!»
«Si, e non me ne pento. Sono sicuro si ciò che ho fatto ma... certe volte credo che forse... nah, niente»
«Dimmi!» ordinò lei toccandogli la spalla.
«Niente, niente... forse non ho abbastanza testa per andare così avanti negli studi, ecco.»
Lei lo guardò, seria, negli occhi e capì che quel che lui stava ammettendo con tanto imbarazzo poteva essere vero. Era diffcile diplomarsi per chi veniva dai paesi, lì le scuole erano molto più facili. In quel momento decise che lo avrebbe aiutato. Era un bravo ragazzo, era gentile più degli altri, anche se forse era introverso?, si, forse era quella la parola adatta, o semplicemente timido. Sapeva però che non avrebbe mai accettato l'aiuto se gli fosse stato offerto così direttamente... era meglio giocare d'astuzia.
«Lo pensano tutti, credimi. Non ti scoraggiare, vedrai che presto ti abituerai a questi ritmi... se ti va possiamo studiare insieme! Così ci aiutiamo a vicenda... sai, così è più facile» disse lei mentre sorrideva.
«Mmh, credo di... si» disse Vito titubante, c'era qualcosa nel modo in cui lei glielo aveva proposto che ricordava una velata beneficenza.
Entrarono nella mensa e assaggiarono per la prima volta un tipo di cibo che non avrebbero dimenticato mai più. «Oddio, mi sta salendo su! Che roba è?» disse disgustata lei portandosi una mano allo stomaco.
«Se fossi in te non lo finirei... c'è qualcosa di nero in questa pasta e fagioli... credo si stia muovendo»

 
ANGOLO AUTRICE: Oddio, scusate per il ritardo, il mio ENORME ritardo, ma sono stata in vacanza senza pc! In pratica isolata o quasi dal mondo... e scrivere dal telefono mi sembrava veramente da pazzi (sopratutto se vedeste il mio piccino, piccino telefono).
E mi spiace.
Cooomnque.... che ne pensate del capitolo? DITEMI TUTTE GENTE! Dai, dai, che sono felice oggi :3
   
 
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