Lorenzo si svegliò di soprassalto scostando il piumino beige e mettendosi seduto.

Aveva sognato troppo. Era fin troppo certo che quell’acqua fosse vera. Gli stava entrando nella gola, nei polmoni e infine si era svegliato emettendo un gemito soffocato dalla paura.

“Era tutto vero, ne sono sicuro.” Si sentiva ancora i polmoni bruciare per l’assenza d’aria e per l’eccessiva percentuale di sale nei suoi organi.

Subito si tastò la gola per accertarsi che fosse ancora al suo posto e quando notò il pomo d’Adamo muoversi convulsamente su e giù si accorse che delle lacrime gli stavano rigando il viso.

“Era troppo vero per essere un sogno.” Non si sentiva così spaventato da quando aveva giocato per la prima volta ad Outlast.

Iniziò a prendersi le ginocchia e a dondolarsi come un paziente della Murkoff.

Un lampo squarciò il cielo nero: si preannunciava un brutto temporale che, secondo Lorenzo, sarebbe durato fino all’indomani sera. Iniziò a piovere e un fastidioso ticchettio iniziò a tamburellare le finestre.

Non smetteva di pensare al vuoto sotto i suoi piedi e all’acqua che entrava inesorabilmente nella sua bocca nonostante i suoi innumerevoli tentativi di sputarla fuori.

Erano come dei ricordi per lui.

Uno scricchiolio interruppe i suoi pensieri. Alzò la testa e si volse verso la porta di camera sua, la direzione in cui proveniva il rumore.

-Dil.-

Davanti a lui c’era una Diletta spaventata, attaccata allo stipite della porta tentando di farsi piccola piccola.

Lorenzo si ricordò in quel momento che Diletta era rimasta a dormire da lui per qualche giorno.

-Ho gli incubi…- Numerose lacrime iniziarono a rigarle il morbido viso per scendere fino a posarsi ai suoi piedi.

Lorenzo tese le braccia in direzione della ragazza e cercando di non essere interrotto dai singhiozzi che minacciavano di rompergli le parole le sussurrò:

-Dai vieni qui.- Sul viso del ragazzo si poteva intravedere un timido sorriso.

Anche Diletta inarcò le estremità della bocca in un sorriso e si diresse a passi lenti da Lorenzo.

Lui la accolse con un abbraccio e la coprì con il caldo piumino beige. Lei si accovacciò vicino al torace di Lorenzo e infilò la testa nell’incavo tra la gola e il mento del ragazzo. Lui si appoggiò alla testa biondo-castano. Un lampo illuminò le facce di entrambi, accompagnato da un tuono che squarciò l’aria. Dil si strinse a Lorenzo e lui la prese a rassicurare strofinando la sua mano sulla schiena della ragazza. Lori si ricordò in quel dato istante che Diletta aveva il terrore dei temporali.

-Non c’è nulla di cui aver paura Dil; è solo un po’di acqua che cade da dei batuffoli di cotone.- Scherzò lui.

La ragazza sembrava aver sentito la battuta dato che Lori sentì una risata soffocata provenire da lei.

Lui si stese di schiena e portò Dil sopra di lui: almeno avevano un po’più di spazio. Poi le prese il viso bagnato tra le mani e premette le sue labbra su quelle di lei. Passarono l’intera notte abbracciati l’un l’altro: il forte temporale era diventata la loro ninna nanna e, ormai, i loro brutti sogni erano solo dei lontani ricordi.