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Autore: Rosalie97    20/08/2014    6 recensioni
Cosa avrebbe detto Mike se l'avesse vista? Zoey era sicura che l'avrebbe odiata, guardata per sempre con disprezzo. Ma ora Mike non c'era più, ed a lei non restava che il suo peggior nemico.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Gwen, Heather, Mal, Zoey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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<< Diamine, potevamo salvarlo >> disse interrompendo il silenzio.
L’altro non si voltò nemmeno a guardarla ma continuò a camminare lungo la costa. Più avanti c’era un molo, alla cui fine erano attraccate delle barche che avrebbero potuto fare perfettamente al caso loro.
<< Vai ancora avanti? >> replicò poi infine, rompendo il silenzio che per l’ennesima volta era calato. << Sono passati giorni, ed ancora mi rompi per qualcosa che anche tu sai era l’azione giusta da compiere. >>
<< Si, lo so, ma questo non vuol dire che non mi dispiaccia. >>
<< Avanti, era un sadico bastardo che ha tentato di ammazzarci un’infinità di volte. >>
<< Ma era cambiato! >> Insistette la ragazza, ed il giovane alzò gli occhi al cielo.
<< Smettila di farti tanti problemi. Succede, okay? Hai visto abbastanza film horror e di apocalissi zombie per capire che non sempre qualcuno si salva. >>
Quando ebbe finito di parlare si voltò di nuovo e riprese a camminare. Lei si affrettò a seguirlo. << Secondo te è morto? >>
Duncan sorrise piano, << Chi? Quel vecchio bastardo? Ah, non penso, ha la scorza dura quello >> annuì tra sé, tirando su col naso. << Ma pensare che sia morto mi da uno sfizio in più >> ammise facendo spallucce.
Gwen scoppiò a ridere. << Ad ogni modo, sei sicuro che sia più sicuro prendere una barca che non un aereo? >>
<< Non so pilotare un aereo, Gwen. >>
<< Magari un elicottero >> tentò nuovamente.
<< Nemmeno quello. La barca è più facile, e più sicura secondo me. >> Disse lui alzando lo sguardo verso il cielo. Ora che si erano allontanati dal centro dell’isola, la sabbia che aveva ricoperto tutto di dune si era diradata. Ed anche quegli scheletri comparivano più raramente.
<< Ma… >>
<< Fidati. Di me. >> Replicò lui quando arrivarono al molo e cominciarono a percorrerlo.
Gwen era vestita come al suo solito di nero. Indossava una canotta nera aderente e dei jeans dello stesso colore attillati che la facevano sembrare ancora più magra di quanto fosse in realtà. Ai piedi portava delle scarpe da ginnastica grigie un po’ rovinate per colpa della sabbia. A tracolla aveva la borsa in jeans abbastanza decolorata con i suoi vestiti di ricambio, delle scorte di cibo e di bevande e con ciò che le serviva come fazzoletti, uno o due libri da leggere per passare il tempo, il suo cellulare, l’IPod con le cuffie, i carica batterie e molto altro ancora. Quella borsa prima o poi sarebbe esplosa. Ma il lato positivo era che avrebbe potuto lanciarla agli scheletri in versione granata.
<< Mi fido di te, ma la sai guidare una barca? >> Replicò e Duncan alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta.
<< Una o due volte ne ho guidata una >> ammise.
<< Avevi una barca? >> replicò l’altra scioccata.
<< Uhm… Veramente no. Ad dire il vero le avevo rubate. >>
<< Ah, ecco, ora si spiega tutto >> disse lei, e Duncan la fulminò con un’occhiataccia.
Giunsero alla fine del molo e senza dire niente, il ragazzo fece un salto e atterrò su una degli yatch attraccati.
<< Aspettami qui. >>
<< Dove vai? >>
<< Tu fidati di me >> rispose semplicemente lui, ripetendo per l’ennesima volta la stessa frase che da giorni le diceva.
Quando ricomparve, le sorrise. Con sé aveva un’altra borsa piena di qualcosa che tintinnava.
<< Avrai mica rubato qualcosa? >>
<< Ehi, che ci vuoi fare? Sono fatto così >> scherzò lui. << Avanti, cerchiamoci una barca che vada bene per noi. >>
Quando la trovarono partirono subito. Era un piccolo panfilo di modeste dimensioni, dotato sia di vela che di motore.
<< Dove siamo diretti? >> Chiese Gwen sedendosi e sorridendo con il volto rivolto al cielo. Finalmente poteva godersi un po’ di vento fresco contro la pelle, si era stancata di quel caldo afoso e simile al clima di un deserto che aveva invaso le isole Hawaii.
<< Credo andremo o in Canada oppure negli Stati Uniti. Non penso che qualcuno tenterà di fermarci. Credo che la gente abbia altri problemi. Piuttosto, non ti chiedi come mai l’esercito non sia intervenuto? >>
<< Magari sono intervenuti, ma non qui >> azzardò Gwen.
<< Non lo so… >> ammise l’altro, per poi bloccarsi di colpo. << L’hai sentito? >>
<< Sentito cosa? >> Chiese Gwen, ma poco dopo, la ragazza scattò in piedi ed urlò: << Si! Cos’è? >>
<< Io penso sia… >>
Dal nulla comparve un elicottero. Era nero e molto piccolo. Si teneva alto, ma non abbastanza da non smuovere le acque del mare su cui si trovavano Gwen e Duncan. Il rumore era molto forte ed assordava i loro timpani.
<< Un elicottero! >> esclamò Gwen finendo la frase al posto del ragazzo. << C’è qualcun altro! Ehi! >> Urlò, facendo segni con le braccia e saltando, ma l’elicottero li superò e si allontanò in fretta nel cielo azzurro e pieno di nuvole. << Uffa, non si è fermato >> borbottò lei.
<< Beh, non c’era un punto d’atterraggio, e poi non so se sia una grande idea tentare di fermare degli sconosciuti. >> Disse Duncan.
<< E se fosse stato Chris? >>
<< Beh, in quel caso >> rise il punk voltandosi di poco verso di lei, << avrei avuto ragione. Quell’uomo ha la scorza dura >> sorrise e riprese a comandare il panfilo.
 
<< Siamo vicini al confine >> disse Brooke tornando nel retro del furgone ed avvisando tutti. << Tra poco ci fermiamo, c’è una stazione di rifornimento. >>
Tutti si lanciarono in esclamazioni come: << Si! >> o << Evviva! >> mentre la rossa si sedeva al suo solito posto e cominciava a tagliarsi una mela.
Heather non ne poteva più di stare lì dentro, e non sopportava più di dover vedere Brooke. Gli unici che le stavano un minimo simpatici erano Luana e Martin, il fratello della rossa antipatica. E poi c’era Alejandro, accanto al quale passava ogni notte. E quando non riusciva a dormire, lui l’abbracciava e l’attirava stretta sé. Forse era un po’ troppo sdolcinato per una come lei, per i suoi gusti, ma in un mondo come quello, in una situazione come quella che stava vivendo ora, si sentiva pienamente giustificata.
Quando si fermarono, scesero subito, ed ognuno di loro si sgranchì un po’. Dopo giorni e giorni chiusi in quel diavolo di trabiccolo, un po’ d’aria fresca faceva bene.
<< Heather >> intervenne Luke, e l’asiatica si voltò a guardarlo.
<< Si? >>
<< Più avanti c’è un piccolo supermercato secondo la mappa, ti dispiace portare qualcuno con te e andare a controllare se c’è qualcosa che possiamo portar via? Nel frattempo noi facciamo rifornimento qui e poi  vi raggiungiamo. >>
<< Certo, va bene. Ma come mai non lo chiedi a Brooke? >>             
<< Lei è il nostro capo, deve restare qui. >>
<< Giusto >> disse lei, infastidita. << E va bene. >> Tornò nel furgoncino, prese uno degli zaini vuoti e se lo mise in spalla. Uscì e cominciò ad incamminarsi. << Alejandro! >> Urlò, ed il latino-americano, che stava parlando con Luana, che aveva un’espressione molto seria in viso si voltò di scatto.
<< Cosa c’è, chica? >>
<< Devo andare a fare ispezioni, vieni con me? >>
Lui per tutta risposta annuì, afferrò una delle borse nel furgoncino e si affrettò a raggiungerla, dato che lei già si era incamminata.
<< E smettila di chiamarmi chica >> gli disse.
<< Scusami, chica >> la prese in giro lui scoppiando a ridere, e lei lo colpì al petto con il dorso della mano sinistra, per poi alzare gli occhi al cielo. Aveva scelto lui perché erano un’ottima squadra, e in questo modo avrebbero potuto starsene soli senza gli altri per un po’, il tempo che fosse servito perché il gruppo facesse rifornimento.
<< Come mai hai scelto me? >> Chiese lui, guardandola con un sorriso sornione dipinto in volto, e lei scosse la testa alzando nuovamente gli occhi al cielo. Avrebbe potuto mentirgli, ma quando lo guardò negli occhi, in quei bellissimi occhi color verde smeraldo, non poté che sorridere e dire:
<< Perché siamo un’ottima squadra di ammazza scheletri. Come gli spacchiamo il didietro noi non lo fa nessuno. >>
 
La ragazza piangeva piano, scossa da piccoli singhiozzi e tremolii che la facevano sembrare una piccola bambina indifesa. Il giovane dai capelli castani le era accanto, la abbracciava e le sussurrava parole dolci.
Cosa era successo? Perché stava accadendo tutto quel disastro?
<< Cosa sta succedendo? >> disse tra un singhiozzo e l’altro. << Perché… Perché succedono queste cose? >>
<< Shh, stai calma Iz. >> Le diceva lui sfiorandole i capelli. << Non lo so perché succedono, perché forse il mondo è fatto così. Accadono cose brutte alle persone che non se lo meritano. >>
Lei si era detta di essere forte, si era ripromessa che sarebbe stata una ragazza forte e che avrebbe protetto il suo Noah, ma in quel momento, dopo aver visto Cameron venire divorato da un branco di cani lupo affamati e aver perso di vista il gruppo, i suoi amici, era crollata. Chi voleva prendere in giro? Non era una leader, non come Magda.
<< Ho paura, Noah. Cosa succederà? Come potremo sopravvivere a tutto questo disastro? >>
<< Ce la faremo, vedrai, lo supereremo. Ti fidi di me? >>
<< Si, certo che mi fido di te >> lei alzò gli occhi verso il ragazzo, mentre lungo le guance le scorrevano lacrime calde come lingue di fuoco.
<< E allora smettila di piangere, non ce n’è motivo. Alzati in piedi e fatti valere, sii quella che sei veramente. Sei una leader, ci tirerai fuori da questo casino. E in ogni caso non sei sola, ci sono io al tuo fianco. >>
Lei continuò a guardarlo negli occhi.
<< Supereremo tutto, insieme. >>
<< Insieme >> ripeté lei stringendo le labbra una contro l’altra. Annuì piano.
<< Bene >> Noah sorrise, accarezzando il viso di Izzy. << Ed ora, credi di riuscire a stare in piedi e a guidarmi fuori da questa diavolo di foresta? >> Scoppiò piano a ridere. << Dopotutto sei tu la pazza fuggitiva che viveva nei boschi. >>
Iz scoppiò a ridere a sua volta e si liberò dalla stretta delle braccia del ragazzo. << Avanti >> disse facendo un sorriso, riprendendosi con una velocità incredibile ed asciugandosi le guance con il dorso della mano destra. << Usciamo da questo diamine di bosco infernale. >>



*Angolo autrice*
Ciao a tutti ed eccoci qui con il penultimo capitolo di The Bad Boy! Lo so, lo so, lacrime e tristezza a non finire perché oramai è finita ma prima o poi doveva succedere u.u *mode autoconvincimento che alla gente dispiace: on*
Ad ogni modo, questo è il penultimo capitolo, ma non disperate lettori, perchéé *mode Chris*, ci sarà un sequel! In contemporanea con l'ultimo capitolo di The Bad Boy pubblicherò anche il primo della nuova ff a capitoli che narrerà le vicende che accadranno ai partecipanti, quelli vivi, di Total Drama. Sarà ambientata qualche anno dopo alla comparsa del ciclone e degli scheletri, e le cose saranno un tantino diverse. La fan fiction si chiamerà The Bad Girl (lo so, la mia fantasia supera ogni limite u.u) e la principale protagonista sarà Dakota, ma non disperatevi (se la odiate) perchè sarà un tantino diversa da come la conosciamo, e ci saranno anche comparse della Zoal, di Courtney, racconterò cosa è successo ad Heather ed Alejandro e se hanno raggiunto Toronto ecc. 
Mi auguro di fare un buon lavoro e non una specie di scarto di fan fiction e che la leggiate in molti, tutti voi che seguite The Bad Boy. (Giustamente vorrete sapere cosa accade ai nostri cari personaggi, no? Hehe)
Ora vi saluto, 
vi ringrazio per esservi interessati alla prima ff che ho pubblicato qui sul fandom e per il fatto che vi sia piaciuta (ricordo quanto fossi scioccata quando le recensioni continuavano ad arrivare una dopo l'altra e tutte positive haha).
Un abbraccio a tutti,
ciao <3
  
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