Passione e dolore: le parole dell’amore.
Carlos fissava trepidante l’ingresso del
ristorante, aspettando che la persona più importante della sua vita varcasse
quella soglia: finalmente avrebbe chiesto a Carmen di sposarlo e per farlo
aveva scelto proprio il luogo del loro primo incontro. Allora lui lavorava come
cameriere e ogni sera gli toccava sfrecciare tra la miriade di tavoli che
riempivano la vasta sala bianca, piroettando come una trottola mentre reggeva i
vassoi stracolmi di leccornie.
Tre anni addietro, durante uno di quei massacranti
turni, aveva incrociato lo sguardo con la ragazza più bella che avesse mai
visto: mora, grandi occhi color cioccolato, un radioso sorriso a illuminarle il
volto. Era seduta con un’eleganza mai vista, le braccia scoperte erano posate
con estrema grazia sulla candida tovaglia e la schiena impercettibilmente
appoggiata alla spalliera plumbea. Il suo meraviglioso abito rosso, brillante
come un rubino, aveva fatto risaltare il suo colorito mediterraneo e aveva
accompagnato sinuoso le generose forme di colei che lo aveva indossato.
Tutti i presenti non avevano potuto non lanciare
continue occhiate alla solitaria fanciulla, chi per spogliarla con lo sguardo e
chi per cercare difetti inesistenti; lui si era limitato a fissarla trasognato,
incapace di muovere un solo muscolo di fronte a cotanta bellezza. Se non fosse
stato per il caposala, il quale lo aveva duramente ripreso, sarebbe rimasto
totalmente imbambolato davanti alla porta della cucina, perso com’era nella sua
contemplazione.
Per sua fortuna, era toccato proprio a Carlos il
compito di domandarle se stesse aspettando qualcuno: nessuno avrebbe mai
scommesso sulla nascita di un’intensa storia d’amore a partire da quella
serata, eppure così era stato per loro. Lei aveva cominciato a dialogare
garbatamente, lasciando che le ore scorressero come petali cullati dal vento,
parlando di ogni cosa; si era trattenuta sino alla chiusura e addirittura lo
aveva atteso all’uscita senza battere ciglio, con quel sorriso sbarazzino
capace di ammaliare qualunque uomo.
Il giovane cameriere le aveva offerto un passaggio
a casa e lei aveva accettato senza indugi, accomodandosi sul sedile stinto
della Panda che aveva comprato su internet, per poi baciarlo con ardore quando
erano arrivati a destinazione: fu così che cominciarono a frequentarsi sempre
più assiduamente e tra alti e bassi erano infine giunti al gran momento, cinque
anni dopo.
Per il trentaduenne era tempo di sancire la loro
unione di fronte a Dio, l’amava troppo per non gridarlo al mondo intero: lei
era come una meravigliosa rosa rossa, passionale come poche donne, elegante e
delicata come nessun’altra. Ovviamente, come ogni rosa che si rispetti, anche
Carmen aveva le sue spine, difatti era molto volubile e quando litigavano
sapeva come “pungerlo”: da brava avvocatessa era sempre stata un asso nel
difendersi e contrattaccare, persino laddove non aveva scusanti, senza contare
l’incontenibile furore che la dominava tutte le volte che discutevano.
Aveva perso il conto di tutte le volte in cui lei lo
aveva messo letteralmente in ginocchio, sfiancandolo e logorandolo come mai
nessuno aveva fatto in passato; c’erano state un paio di occasioni in cui erano
stati sul punto di lasciarsi, ma alla fine il loro amore era sempre riuscito a
farsi valere. Il dolce flusso dei suoi pensieri fu interrotto dall’arrivo della
donna, ineccepibile come al solito nel suo tubino nero e con i suoi lunghissimi
capelli corvini raccolti in un morbido chignon: il cuore di Carlos aveva
iniziato a battere all’impazzata nell’istante in cui la vide, mentre le gambe
presero a tremargli quando si alzò per spostarle la sedia.
«Tesoro,
sei bellissima!» esclamò radioso l’ormai indiscusso caposala della trattoria
più rinomata della città, i lunghi capelli biondi pettinati all’indietro e gli
occhi cerulei illuminati dalla felicità.
«Grazie
Carlos!» rispose Carmen inclinando leggermente la testa verso il proprio uomo,
il quale a sua volta prese un bel respiro e s’inginocchiò di colpo, frugando freneticamente
nella tasca destra dei pantaloni neri in cerca dell’attesissima scatolina:
quando l’ebbe trovata, la portò davanti a sé e l’aprì per mostrare all’amata un
meraviglioso anello in oro bianco, su cui era incastonato un meraviglioso
diamante.
«Lo
voglio!» disse di getto l’avvocatessa, il volto rigato da copiose lacrime di
gioia, la voce rotta dalla commozione mentre gli gettava le braccia al collo,
facendogli perdere l’equilibrio e cadere rumorosamente al suolo. Il consorte
era completamente basito di fronte a quella reazione, giacché lei aveva sempre
dimostrato un certo contegno fuori casa, senza contare che non aveva neanche
potuto “chiederle la mano”: aprì la bocca per esprimere quei dubbi, ma fu messo
a tacere da un rovente bacio, al termine del quale fu la donna a prendere
parola.
«Sappiamo
entrambi quanto tu sia impacciato in simili circostanze, perciò mettimi
l’anello al dito e pensiamo solo a progettare la nostra vita insieme, ok?» gli
soffiò dolcemente a pochi centimetri dal viso, guardandolo con una dolcezza
indescrivibile; Carlos si limitò a obbedire, ridendo inebetito dall’euforia
della fidanzata e dall’infinita gioia che provava, mentre pensava alla
meravigliosa avventura che attendeva lui e la sua ineguagliabile rosa.