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Autore: Kaiyoko Hyorin    21/08/2014    2 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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2. Madre degenera!


Yukiko si sentiva come cristallizzata mentre fissava sua madre. Cos'aveva fatto di sbagliato per farle venire in mente di lasciarla? Di lasciare il nome dei Natsuki? Come poteva accettare una condizione del genere?
– Sicurissima – ribatté intanto lei in risposta al presidente dell'organizzazione Hiwatari.
– Mh – fece di nuovo questo, prendendosi il mento in una mano e posando lo sguardo su suo figlio.
La stessa cosa fece Yukiko, stringendo i braccioli della sedia nell'inquadrare di nuovo entrambi gli Hiwatari nel proprio campo visivo. Anche Kei sembrava sorpreso, per non dire contrariato, se così si sarebbe potuta definire quel suo volto solitamente inespressivo.
– E va bene.
– Padre! – esclamò a quel punto il dranzerblader, facendo sentire per la prima volta la sua voce in quella stanza.
– È ora che tu metta la testa a posto, figliolo – ribatté lui – E non c'è modo migliore per farlo se non quello di costruirti una tua famiglia, a partire dal trovare una buona moglie.
Il cervello di Yukiko iniziò ad elaborare.
..moglie.
Moglie.
Moglie?!?!
EEEH?? – scattò in piedi nel momento stesso in cui realizzò pienamente il significato di tutto quanto, non riuscendo in alcun modo a frenarsi dall'esclamare quell'unica parola, puntando l'iridi sul presidente della Hiwatari.
Starai scherzando! – esclamò a sua volta Kei, alzando la voce.
– Affatto.
– Allora è deciso – si introdusse la signora Natsuki, alzandosi a sua volta e ignorando tanto la figlia quanto gli altri.
– Contatterò il nostro avvocato e vi farò inviare le carte al più presto – disse il padre di Kei, alzandosi a sua volta.
A quanto pareva la riunione era giunta al termine, consapevolezza che non fece altro che far montare l'irritazione nella moretta, la quale non riusciva ad accettare un simile epilogo, nemmeno se fosse stato uno scherzo.
– Non è divertente – tentò di nuovo di rivolgersi a sua madre, accigliata.
– Avrai tutto il tempo di conoscerlo tesoro – le rispose con serietà la donna a quel punto.
– Potrà venire a stare da noi, con il suo permesso ovviamente, così da conoscersi meglio entrambi – esordì il presidente, di nuovo rivolto alla presidentessa.
– Naturalmente, è un'ottima idea – annuì lei – Ho già provveduto a caricare in macchina alcune valigie.
– Perfetto – il signor Hiwatari si rivolse a uno dei suoi uomini al seguito – Provvedete affinché vengano caricate sulla nostra auto.
Ehi vecchio! – la voce di Kei si levò di nuovo e questa volta era talmente carica di tensione da indurre la ragazza a credere che l'aria fosse sul punto di fare scintille intorno a lui – Che cazzo significa?!
– La giovane Natsuki da questo momento sarà la tua fidanzata e come tale tornerà a casa con noi oggi stesso.
Oh. Mio. Dio..” Si ritrovò a scandire mentalmente la diretta interessata, trovando difficile quasi respirare. Non poteva essere. Non stava accadendo sul serio.
Gli occhi del blader mandarono lampi, occhi che poi si volsero solo una volta su di lei, tanto penetranti e affilati da poter essere paragonati a una pugnalata in pieno stomaco, prima che questi si voltasse di scatto e si dirigesse con passo deciso e teso verso la porta.
Sotto lo sguardo dei presenti uscì da quella sala riunioni, talmente incazzato da sbattere la porta a vetri dietro di sé con tanta energia da rischiare di ridurla in pezzi. Il silenzio che poi seguì al botto fu talmente pesante da poter essere definito un silenzio tombale. Una definizione che, per Yukiko, calzava a pennello mentre si lasciava ricadere sulla sedia, bianca come un lenzuolo.


Il viaggio in macchina fu spettatore di un ostinato silenzio.
Certo, a parte il leggero ma distinto sottofondo proveniente dalle cuffie della moretta che sedeva con lui sui sedili posteriori. Scoccando uno sguardo in tralice alla ragazza, la vide appoggiata al finestrino alla sua destra, gli occhi verdi fissi ad ammirare un panorama che in realtà non vedeva.
Approfittando della totale assenza di attenzione, Kei si scoprì a squadrarla, non senza un certo fastidio. Aveva un bel profilo, con la camicia slacciata abbastanza da permettergli di intravederne da quell'angolazione la bratellina del suo reggiseno. Non era messa male al riguardo, certo non era troppo prosperosa ma nemmeno si poteva definire piatta. Ad occhio e croce, avrebbe dovuto avere una terza, decise. Scendendo ancora seguì con lo sguardo la linea del suo fianco, sino a soffermarsi sulle gambe avvolte in quel paio di pantaloni eleganti e poste accavallate.
Se si fossero trovati entrambi in un'altra situazione, avrebbe anche potuto farci un pensierino.
La ragazza lo trasse dalle sue riflessioni, abbassando lo sguardo sul lettore mp3 che teneva in grembo, interrompendo la canzone che stava iniziando per far andare avanti la playlist. Pochi secondi dopo Kei credette di cogliere le note d'inizio di This is War.
Appoggiò il capo contro il sedile, spostando il proprio sguardo nella direzione opposta, oltre i vetri del proprio finestrino, mentre un accenno di mezzo sorriso gli delineava le labbra. Almeno in fatto di musica non aveva gusti così pessimi.


Yukiko non riusciva a darsi pace. Per tutto il viaggio non era riuscita a rilassare un solo muscolo, men che meno quando si era sentita gli occhi del dranzerblader addosso. Non poteva credere a ciò che stava accadendole. Non poteva accettarlo.
Erano stati questi i suoi pensieri, nonostante cercasse di svuotare la mente una canzone dopo l'altra, per tutta l'ora che impiegarono ad arrivare a destinazione. Già percorrendo il lungo viale alberato le era stato chiaro che la sua nuova dimora provvisoria non poteva aver nulla di simile alla sua, ma appena scesa dall'auto, la ragazza rimase sbalordita dall’enorme villa cui si trovò innanzi. Dopo alcuni istanti di muta ammirazione per quell'opera di un architetto a lei sconosciuto e senza dubbio competente, spostò lo sguardo sulle persone che erano venute ad accoglierle e la sorpresa si triplicò nel vedere una schiera di domestici fare loro l'inchino in segno di benvenuto.
– Bentornati a casa.
– William – chiamò il padrone della villa e capofamiglia, rivolgendosi ad uno di quei servizievoli pinguini – fai scaricare le valigie della signorina e preparatele subito una stanza.
L'uomo in questione, un tipetto di terza età con i classici baffi grigi e un po' allampanato, annuì ossequioso prima di dar disposizioni in merito.
Yukiko non fece in tempo a muoversi tuttavia che Kei precedette sia lei che il padre, ignorando tutto e tutti nel guadagnare la porta con passo deciso. Un'andatura che lo fece ben presto sparire oltre l'ampio portone d'ingresso e il cui atteggiamento venne altrettanto ignorato sia dal genitore che dalla servitù. Come se fosse stato invisibile.
Quell'osservazione personale le fece provare quasi una nota di dispiacere, talmente inattesa da indurla a cancellare ogni pensiero al riguardo in un battito di ciglia, quando la voce del presidente Hiwatari tornò a farsi sentire.
– Spero che il tuo soggiorno presso di noi sarà di tuo gradimento, mi assicurerò che venga soddisfatta ogni tua necessità.
– Oh.. la ringrazio..
– William ti mostrerà la tua stanza, mi rincresce non poterti dare un benvenuto appropriato ma ho delle questioni da sbrigare – lapidario, non la lasciò nemmeno finire e dette quelle parole già si stava muovendo verso la macchina alle loro spalle.
Ancora frastornata, Yukiko osservò l'auto nera allontanarsi lungo il viale, lasciandola lì sull'atrio completamente in balia degli eventi. Lo smarrimento che provava dentro la giovane, non fece altro che accendere in lei il senso di rifiuto per tutto quanto, un rifiuto che non riuscì affatto a non esternare in una delle sue solite reazioni impulsive.
– Che cavolo succede?! – esclamò al cielo, prendendosi la testa fra le mani e inarcando la schiena.
Cosa che fece sobbalzare il povero William, fermo al suo fianco in attesa che lei lo notasse. Soltanto quando anche l'eco di quelle parole si perse nell'aria lattiginosa del primo pomeriggio, questi si azzardò ad attirarne l'attenzione.
– Signorina?
– Mh? – ricordandosi di non essere sola, tanto meno circondata da persone conosciute, Yukiko si affrettò a ritrovare un certo contegno e, schiarendosi la voce con un colpetto di tosse, gli si rivolse – Il mio nome è Yukiko Natsuki.
– Le mostro la sua camera, signorina Natsuki.
Lei annuì, cercando di smorzare il rossore causatole dall'imbarazzo della scena appena conclusasi e seguì il maggiordomo all'interno dell'edificio. Eppure, di nuovo, appena varcato l'ingresso la ragazza si ritrovò di nuovo a restare a bocca aperta. Già vista da fuori la villa le era sembrata esageratamente grande, ma l'interno ora che ce l'aveva davanti era paragonabile soltanto la Reggia di un Re. Si sentì sminuita lì, in quell'immenso atrio, e lanciò un’occhiata al pinguino che le fece strada verso l'ampia scalinata che portava ai piani superiori.
William si fece da parte soltanto raggiunta una scura porta in legno lucidato e intarsiato, che provvedette ad aprire per lei, rivelando l'interno di quella che lui chiarì essere la sua stanza.
– Se avesse bisogno di qualcosa, signorina, non esiti a chiedere.
– O-ok – mormorò appena lei, mentre varcava la soglia della sua nuova camera, non riuscendo nemmeno a sbattere le palpebre.
Era una stanza talmente grande da poter essere paragonata soltanto ad un salotto, con un ampio letto matrimoniale a baldacchino dalle tende rosse e una portafinestra che, a doppia anta, si apriva su quello che era un balconcino con parapetto in marmo. Sulla stessa parete alla quale era accostato il letto v'era una scrivania degna di un romanziere, in mogano levigato, mentre dall'altro capo della stanza si trovava un grosso mobile ricolmo di scaffali, al cui centro era stato disposto un altrettanto ampio televisore al plasma di ultima generazione, con lettore dvd integrato e casse per il dolby-surround ai lati.
– Ommioddio! – esclamò la ragazza a quella vista, sgranando di nuovo gli occhi verdi.
Doveva assicurarsene e scattò verso l'elettrodomestico, piegandosi per vedere tutti gli ingressi di cui disponeva, finché con sua delizia non riuscì a trovarla: la porta USB. Immediatamente venne colta da un brivido, elettrizzata a quella piacevolissima scoperta, ma fu l'eccitazione di un attimo. L'istante successivo si ricordò del luogo in cui era e del motivo che l'aveva fatta trovare lì e tornando a drizzare la schiena si lasciò sfuggire un sospiro. Non era il caso che si facesse abbindolare da tutti quegli accessori di ultima generazione, c'era in gioco la sua vita, il suo futuro.
Seccata per la propria leggerezza, deviò lo sguardo dal televisore a schermo piatto e in quel momento si accorse di un'altra porta lì accanto, a doppia anta, dipinta di un delicato color panna. Dopo un attimo di perplessità, non riuscì tuttavia a frenarsi dal porvisi di fronte con rinnovato slancio. La aprì con enfasi, ritrovandosi davanti una cabina armadio tanto spaziosa da farle rammentare per un istante le dimensioni della sua vecchia stanza.
– Non posso crederci..
Nel momento in cui mise piede all'interno, i sensori di movimento fecero accendere le luci sul soffitto, prendendola di sorpresa.
– Non posso crederci! – ripeté ancor più impressionata.
Questa volta ci mise quasi due minuti a ritrovare la propria lucidità ed uscire da quell'armadio, richiudendosi la doppia anta alle spalle. Poggiandovisi momentaneamente con la schiena, come se vi potesse essere un mostro pronto a balzar fuori, si lasciò andare ad un nuovo ed esausto sospiro di sconsolazione.
Non posso abbassare la guardia” si disse con un mezzo sorrisetto velato di amarezza “Non mi voglio sposare per affari… voglio una vita familiare piena di affetto e complicità, non ho alcuna intenzione di sposare quel... quel tipo!
Il pensiero di Kei, della sua reazione e del fatto che non le avesse mai nemmeno rivolto la parola per tutto il tempo, furono la causa di una nuova ondata di disperazione da parte della moretta, che scivolò sul pavimento con un lamento.
– Che diamine ti ha preso, mamma?! – esclamò di nuovo da sola.
Eppure quell'esclamazione fu l'origine del pensiero che la colse subito dopo. Alzandosi di scatto andò verso le proprie valigie e si mise a frugare dentro il trolley grigio fumo, finché non trovò il caricabatterie del cellulare. Soltanto a quel punto tirò fuori il piccolo apparecchio dalla tasca dei pantaloni, attaccandolo ad esso e inserendo la spina nella presa.
– Adesso mi sentirà – borbottò nuovamente fra sé e sé, mentre cercava il numero di sua madre nell'elenco. Sfiorò lo schermo in corrispondenza del simbolo verde, facendo partire la chiamata e impostando il viva-voce. Non dovette attendere molto prima di ricevere risposta dall'altro capo del telefono.
– Pronto?
Yukiko fece un bel respiro e poi, con tutto il fiato che aveva in corpo..
CHE CAVOLO STAI FACENDO, RAZZA DI MADRE DEGENERA!?!
Dall'altro capo del cellulare la signora Natsuki sussultò, assordata.
– Su, su tesoro, non parlare così..
STO CAZZO! MI HAI VENDUTA!
– Uhuh, l'ho fatto per te amore mio – le giunse dall'altoparlante – Sappiamo entrambe che non hai buongusto in fatto di uomini, così ho preso in mano la situazione! Uhuh, sono stata proprio brava.
Una vena iniziò a pulsare sulla tempia della moretta mentre fissava il telefono con sguardo omicida, furente.
Come, scusa?! – sibilò a quel punto.
– Yuki-chan, le decisioni della tua mamma non si discutono – le giunse con tono fin troppo leggero per essere nel bel mezzo di una discussione – ..e poi il figlio di Hiwatari è proprio un bel ragazzo, non poteva andare meglio di così.. – il suo tono compiaciuto le fece quasi perdere le staffe, non fosse per quel che la madre aggiunse subito dopo – ..e ti guardava in un modo, bambina mia! Ah, se solo tuo padre mi avesse guardata così...
Il viso di Yukiko si accese istantaneamente di un rosso tipicamente semaforico.
– M-Ma che stai dicendo?
– Uhuh, smetti di fare l'acida e vedi di socializzare. È per il tuo bene e di quello della N.C. – ribatté la signora Natsuki – Ora ti devo lasciare che sono con il nostro avvocato, ci aggiorniamo fra qualche giorno, ok? Baci!
*tuu-tuu-tuu*
La moretta si ritrovò a fissare allibita lo schermo del suo telefono, illuminatosi di nuovo sull'avviso di chiamata terminata. Un istante dopo dovette farsi forza fisica per impedirsi di scaraventarlo contro il muro in un eccesso di rabbia.
ME LA PAGHERAI, MAMMA!
Lo fece rimbalzare sul letto lì accanto con un gesto secco, ancora fissando l'oggetto adirata. Come si permetteva di essere così invadente?! D'accordo che l'ultima storia che aveva avuto non era finita nel migliore dei modi, ma arrivare a questo??
Improvvisamente priva di energie si lasciò ricadere sul letto a propria volta, allargando le braccia sulle morbide coperte mentre con lo sguardo si perdeva a osservare la scura stoffa del baldacchino sopra il suo capo.
No. Non era finita bene proprio per niente e questa era anche la causa del fatto che non avesse nessuno all'infuori di sua madre a cui rivolgersi. Il pensiero di quanto era accaduto le fece nascere una smorfia sulle labbra, mentre si copriva gli occhi con un braccio.
Dopo tutto quel tempo le faceva ancora male.
Era stata una stupida.
Probabilmente lo era ancora adesso.


...continua

[ANGOLO AUTRICE]
Ta-dan! Sto cercando di dare un po' più di spessore alla povera Yukiko, cosa che nella prima stesura non mi era riuscita nemmeno un po'. Spero che vi siate divertiti a leggere questo capitolo, io mi sono divertita a riscriverlo ^.^ Incitandovi a lasciarmi una piccola recensioncina vi saluto..
Alla prossima mirabolante avventura!!

Kaiy-chan
   
 
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